SONDAGGI ALLA MANO, IL CAINANO SI TOGLIE LO SFIZIO DI SEPPELLIRE ALEDANNO - “FAI UN PASSO INDIETRO, SE TI RIPRESENTI ROMA E’ PERSA” - GIANNI ACCAREZZA L’IDEA DI UNA “EXIT STRATEGY” MA NON VUOLE UN EX AN AL SUO POSTO - TRAMONTATE PRIMA DI NASCERE LE IPOTESI ABETE E MALAGO’ - POTREBBE ESSERE LA MELONI A SFIDARE ZINGARETTI, MA PER ALEDANNO SAREBBE UNO SCHIAFFO - ALLA FINE UNA CANCELLIERI METTERA’ A POSTO LE COSE…

Mauro Favale per "la Repubblica"

«Gianni, ma li hai visti i sondaggi? Se ti ripresenti, Roma è persa. Che ne dici di fare un passo indietro e lasciare che a candidarsi col Pdl sia qualcun altro?». Silvio Berlusconi gioca d'anticipo. A otto- nove mesi dalle Comunali 2013 è intervenuto personalmente in una missione che, nella capitale, va avanti da mesi: convincere Gianni Alemanno a non correre per il secondo mandato.

Qualche giorno fa, il leader del Pdl ha telefonato al sindaco di Roma per sondare il terreno. Perché nonostante le dichiarazioni ufficiali e la presenza, un mese fa, del segretario Angelino Alfano al battesimo della lista civica di Alemanno per le prossime elezioni, il vero obiettivo è quello di cambiare cavallo.

Possibilmente prima che la corsa parta ufficialmente, per riuscire a trovare un candidato che, al netto dell'alto numero di indecisi e del prevedibile boom dei grillini (l'ultimo sondaggio li dava al 10%) possa mettere realmente in difficoltà Nicola Zingaretti, l'uomo su cui punta il centrosinistra.

La consapevolezza di perdere, infatti, nel Pdl romano è piuttosto alta. Salvo, appunto, non si cambi candidato, abbandonandone uno dall'immagine ormai opaca (la rete è piene di ironie su Alemanno e la neve, il maltempo e il traffico) e affidandosi a un nome nuovo che catalizzi un po' di entusiasmo. Lo scenario capitolino, per ora, è inchiodato in attesa che si chiarisca il quadro nazionale.

Ma la cerchia ristretta degli interlocutori dell'attuale sindaco (compresi i suoi due maggiori sponsor nel 2008, il senatore Andrea Augello e il deputato Fabio Rampelli) da mesi sta provando a convincerlo a fare un passo indietro.

Ora arriva la "moral suasion" di Berlusconi. Di fronte alla quale Alemanno ha preso tempo, provando a dettare le sue condizioni, conscio che una via d'uscita da Roma (verso il Parlamento), alla luce dei sondaggi negativi, potrebbe anche giovargli: «Se io mi faccio da parte, però - ha risposto - il candidato del Pdl non deve arrivare dalle file degli ex An. Anzi, potrebbe essere proprio un esterno».

In questo modo, Alemanno potrebbe fare il gesto nobile di ritirarsi di fronte a un nome capace di allargare la coalizione, intascando magari un accordo con l'Udc. Per questo nei mesi scorsi aveva molto puntato su Luigi Abete, presidente di Bnl e di Cinecittà studios, che però non ha trovato l'accoglienza sperata, sia dall'attuale sindaco che dallo stesso Abete. Una candidatura, dunque, che pare tramontata. Così come quella di Giovanni Malagò (presidente del Circolo Canottieri Aniene, ottima rete di relazioni, amicizie trasversali), che sembrerebbe più una boutade estiva.

E allora rimane il nome di Giorgia Meloni, che rappresenta ciò che Alemanno vorrebbe evitare. L'ex ministro, però, è giovane, ha un profilo più nuovo e un ottimo radicamento in città. Tre giorni fa, l'ex assessore alla cultura Umberto Croppi aveva maliziosamente ipotizzato: «Alemanno parla di primarie, sicuro che non si faranno. La Meloni, però, potrebbe batterlo o metterlo in seria difficoltà».

Aggiungendo anche che «nel Pdl sanno di perdere ma cominciano a temere che con Alemanno la sconfitta sarebbe più netta». Alemanno ha replicato appellandosi alla mozione degli affetti, nella speranza che alle primarie fissate il 26 gennaio prossimo, la Meloni non si presenti: «Io non la temo, con Giorgia siamo amici da molto tempo». Una categoria, l'amicizia, sulla quale si sa, almeno in politica, non conviene fare troppo affidamento.

 

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