1. BERLUSCONI È FINITO, IL PD È SFINITO: I GRANDI SCONFITTI SONO LETTA E NAPOLITANO 2. ENRICHETTO CHIAGNE (“ADESSO C’È BISOGNO DI NON SOFFIARE SUL FUOCO, C’È BISOGNO DEI POMPIERI. NEL PDL SOPRATTUTTO. MA ANCHE NEL PD”), MA NEL PD NESSUNO FOTTE: NÉ EPIFANI-BERSANI-BARCA NÉ IL PAROLAIO MATTEUCCIO RENZI CHIEDONO LE ELEZIONI ANTICIPATE, TUTTI TERRORIZZATI DA SILVIO PELLICO BERLUSCONI CHE COL CACCHIO SI RITIRA: CON IL VIDEOMESSAGGIO È PARTITA LA FASE MARTIRIOLOGICA 3. LETTAENRICO È TALMENTE TERRORIZZATO CHE HA PRECETTATO TUTTI I MINISTRI A ROMA 4. MA L’AUTUNNO SARÀ CALDISSIMO CON IL CONGRESSO DEL PD E IL BANANA AI DOMICILIARI

Goffredo De Marchis per "La Repubblica"

«Adesso c'è bisogno di non soffiare sul fuoco, c'è bisogno dei pompieri. Nel Pdl soprattutto. Ma anche nel Pd». La preoccupazione di Enrico Letta si avverte in tanti segnali. Nella decisione di guardare da solo, in tv, la lettura della sentenza della Cassazione. Nella scelta di "precettare" tutti i ministri a Roma, come rivela Cécile Kyenge in un messaggio inviato alla festa regionale dell'Unità dell'Emilia Romagna per giustificare la sua assenza: «Il premier ci ha chiesto di non lasciare la Capitale ».

Letta sente più di una volta Giorgio Napolitano al telefono. «Ci dobbiamo affidare al capo dello Stato», racconta ai suoi interlocutori. Ma non basta: «Spero che Berlusconi non faccia mosse azzardate, ma temo il contraccolpo». Un contraccolpo che può portare a una fibrillazione permanente, al di là persino delle migliore intenzioni, fino a un logoramento delle larghe intese nel giro di qualche mese.

L'ombra delle elezioni anticipate ora si scorge all'orizzonte. Possono arrivare prima del famoso cronoprogramma dettato dal presidente della Repubblica, che dovrebbe tenere l'esecutivo al riparo da imboscate fino al 2015. Forse la prossima primavera è già la data giusta. «Sarebbe corretto andare avanti e rimanere concentrati sui problemi - spiega il viceministro Stefano Fassina - ma se il Pdl alza il tiro è finita. Il Pd non regge».

Tanto più che il partito democratico è atteso da un congresso già molto bellicoso. Che può trasformarsi, nella corsa dei candidati alla segreteria, nello smarcarsi dalla scomoda alleanza con Berlusconi, in un antipasto della campagna elettorale.

Per il 2014, ovvio, mica per il 2015. Si deve resistere, per il momento. «Mantenere il sangue freddo», dice Letta. Magari girare la difficoltà in un'opportunità. Possibile? Una strada c'è. Letta e Napolitano la indicano praticamente all'unisono. «Esprimo piena adesione alle parole del presidente della Repubblica sul pronunciamento della Cassazione», scrive il premier in un comunicato ufficiale.

«La strada maestra è il rispetto per la magistratura e per le sue sentenze. Per il bene del Paese è necessario ora che, anche nel legittimo dibattito interno alle forze politiche, il clima di serenità e l'approccio istituzionale facciano prevalere in tutti l'interesse dell'Italia rispetto agli interessi di parte». Poche parole, pesate una per una. Fatte seguire da una rigida consegna del silenzio per i ministri del Pd, per i capigruppo, con l'eccezione del segretario Guglielmo Epifani col quale il premier concorda il breve messaggio del leader di Largo del Nazareno. «Aspettiamo la mossa degli altri », è la parola d'ordine in casa democratica. La mossa di Berlusconi, prima di tutto. Che arriva con il videomessaggio serale.

L'ala governista del Pd, che si è tenuta in costante contatto con Palazzo Chigi, è convinta di poter ancora sostenere le larghe intese. E di essere maggioranza nel partito. Ma l'incognita della reazione del centrodestra, una volta sbollita la rabbia, è una zavorra gigante. E si farà sentire nel dibattito congressuale, con effetti inevitabili sull'esecutivo. Letta è allarmato per le prime risposte di sottosegretari come Biancofiore e Miccichè, che rimettono il loro mandato nelle mani del Cavaliere. Conta sull'appoggio dei "pompieri" ministri: da Alfano a Quagliariello a De Girolamo a Lupi a Lorenzin. Ma sa anche che terrà fede all'impegno solenne di «non andare avanti a ogni costo». Quella è in fondo la promessa alla quale tiene di più.

Già oggi si capirà come le larghe intese possono resistere alla sentenza. Nel consiglio dei ministri convocato per stamattina. Se Berlusconi ha chiesto ai suoi rappresentanti nell'esecutivo un gesto forte se ne misureranno le conseguenze. Oppure se pensa che l'Italia e gli italiani vengono prima di lui, la dichiarazione che a Palazzo Chigi sognano di ascoltare nelle prossime ore. Questo approccio ancora non c'è, anzi nel videomessaggio non si pronuncia una sola parola sull'esecutivo. Che è un segno di non belligeranza ma non è nemmeno una professione d'amore e di responsabilità.

Comunque, ci sono i provvedimenti in scadenza, mille fronti scoperti, a cominciare dal finanziamento ai partiti che proprio ieri si è arenato per colpa delle barricate di Pd e Pdl, insuperabili anche di fronte alla mediazione infruttuosa di Gaetano Quagliariello. Un governo più debole è esposto agli equilibri dei partiti di maggioranza. Equilibri in trasformazione dopo la sentenza sul processo Mediaset.

 

ENRICO LETTA E BERLUSCONI LETTA E napolitano BERLU E NAPOLITANO berlusconi ai saldiENRICO LETTA E SILVIO BERLUSCONIsilvio berlu occhiali SILVIO BERLUSCONI SILVIO BERLUSCONIDAVANTI LA CASSAZIONE

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