1- MACCHÉ POLITICA E MAGISTRATI! E SE FOSSE LA CANCELLIERA A CANCELLARE IL BANANA? 2- “BERLUSCONI, PARLANDO CON LAVITOLA DOPO AVERLO INVITATO A “RESTARE LÌ”, ALL’ESTERO, AVREBBE APOSTROFATO LA MERKEL COME UNA “CULONA INCHIAVABILE” IN UN MONDO NORMALE, UN’INTERCETTAZIONE DI QUESTO TENORE NON VERREBBE 3- E “IL GIORNALE” REPLICA “”IL FATTO” GETTA FANGO SU BERLUSCONI CON UNA CHIACCHIERA” 4- LA FIRMA RONDOLINO, UNO CHE S’INTENDE DI SOF-CORE: AUTORE NEL 1997 DI UN ROMANZO (“UN COSÌ BEL POSTO”) CHE SPINSE IL MAGO DALEMX A CACCIARLO DA PALAZZO CHIGI 5- “IN UN MONDO NORMALE, UN’INTERCETTAZIONE DI QUESTO TENORE NON VERREBBE NEPPURE ALLEGATA AGLI ATTI, VISTO CHE L’INCHIESTA NON SI OCCUPA DEL GOVERNO TEDESCO, MA DISTRUTTA ALL’ORIGINE”

1- "LA CULONA INCHIAVABILE"
Sara Nicoli per Il Fatto


La calunnia, si sa, è un venticello. L'ultima indiscrezione sulle intercettazioni tra il Cavaliere e Tarantini, invece, è un uragano. Incontenibile. Entra di prima mattina in Transatlantico a Montecitorio sotto forma di "pizzino" firmato dalla Jena della Stampa ("ci mancherebbe solo che uscisse un'intercettazione in cui Berlusconi dice volgarità sulla Merkel") e l'effetto è deflagrante.

"Ma, allora, anche alla Stampa sanno...". Gli sguardi di alcuni deputati pidiellini di stretta osservanza arcoriana s'incrociano con quelli di un leghista di rito maroniano ed è terrore puro: "Se esce la roba può succedere di tutto; ma te lo immagini - chiede preoccupato il primo del Pdl al leghista - se la Merkel lo viene a sapere???".

È ormai mezzogiorno quando qualcuno coglie un fitto dialogo tra due cronisti di primo piano nel Palazzo. Che sanno. Cioè, dicono di sapere. Parlano. E pronunciano un'espressione greve, "culona inchiavabile". "Fonte certa", spacciano. Si fa anche il nome del cronista che l'ha svelata, nessuno eccepisce.

Qualcuno, che vola alto nella conoscenza delle lingue, la traduce all'impronta "Arsch zu schließen" (ma, chissà, poi se è letterale) e si chiede, velenoso, se gliela avranno riferita così alla Cancelliera, oppure in italiano.

La storia, in un attimo, si sparge come un'epidemia, al capannello dei cronisti nel cortile della Camera si aggiungono via via anche i deputati che non dubitano - e questo sorprende - che davvero quell'espressione tanto macista e volgare possa averla pronunciata il Cavaliere, parlando con "quella sanguisuga di Tarantini" casomai "in un momento di concitazione" . Ma "c'è proprio tutto Silvio in quella frase; di sicuro era incazzato...".

Ci vuol poco a creare una verità dal nulla. Ieri nessuno ha pensato di aspettare le carte prima di dare per scontato che Berlusconi, parlando con Valter Lavitola dopo averlo invitato a "restare lì", all'estero, si sia lasciato andare davvero a un simile trivio apostrofando la Merkel come una "culona inchiavabile".

Casomai - era questa la preoccupazione dei cronisti - chi mai la pubblicherebbe una frase tanto imbarazzante, ma c'è stato subito chi ha buttato lì Dagospia mentre le bacheche Face-book di alcune "firme" della politica hanno cominciato a grondare battute e commenti non meno salaci di quelli di presidenziale lignaggio. Forse, tra un po' si saprà la verità. Tanto, non sarà più una notizia.

2- IL FATTO GETTA FANGO SU BERLUSCONI CON UNA CHIACCHIERA
Fabrizio Rondolino no per Il Giornale

Gira voce che Berlusconi, al telefono con Giampaolo Tarantini, abbia espresso un giudizio poco lusinghiero su Angela Merkel. Forse è vero, forse non lo è. In un mondo normale, quell'intercettazione sarebbe illegale, perché Berlusconi è un parlamentare della Repubblica, e per intercettarlo ci vuole un'autorizzazione del Parlamento.

In un mondo normale, un'intercettazione di questo tenore non verrebbe neppure allegata agli atti, visto che l'inchiesta non si occupa del governo tedesco, ma distrutta all'origine. In un mondo normale, le intercettazioni non vengono in ogni caso né divulgate né pubblicate, se non per quei brevi frammenti che effettivamente contribuiscono a definire il reato eventualmente commesso.

Ma siamo in Italia, e non soltanto tutte queste regole vengono regolarmente infrante, ma da ieri abbiamo anche una nuova forma di sputtanamento a mezzo stampa: il Fatto Quotidiano ha riportato la presunta battuta di Berlusconi sulla Merkel non perché qualcuno abbia visto o letto (illegalmente) gli atti, ma perché in Transatlantico qualche cronista e qualche deputato mostravano di conoscerla.

Vale la pena leggerne un passaggio, per coglierne appieno il metodo: «Gli sguardi di alcuni deputati pidiellini di stretta osservanza arcoriana s'incrociano con quelli di un leghista di rito maroniano ed è terrore puro: "Se esce la roba può succedere di tutto; ma te lo immagini - chiede preoccupato il primo del Pdl al leghista - se la Merkel lo viene a sapere?". È ormai mezzogiorno quando qualcuno coglie un fitto dialogo tra due cronisti di primo piano nel Palazzo. Che sanno. Cioè, dicono di sapere». E questo sarebbe un resoconto?

Chiunque frequenti la Camera è in grado di raccogliere ogni giorno almeno una decina di voci su questo o quel politico (e anche su questo o quel giornalista), dalle più inverosimili alle più innocue: se il giorno dopo non finiscono sui giornali, è precisamente perché i giornali li scrivono i giornalisti, i quali per lavoro devono discernere le voci dai fatti. Troppo facile, altrimenti, giocare con il lettore: il sentito dire può andar bene per una cena brillante, ma se si traveste da notizia diventa un imbroglio.

Stupisce che proprio il Fatto ricorra ad un metodo così infantile e così palesemente scorretto: il giornale di Padellaro e Travaglio è infatti diventato un fenomeno editoriale non perché parlasse male ogni giorno di Berlusconi (qui sono rimasti soltanto posti in piedi), ma perché ogni giorno trovava una notizia - un «fatto» - utile a consolidare l'antiberlusconismo della testata. La differenza fra propaganda e giornalismo sta tutta qui, e ignorarla o calpestarla non è una buona notizia per un giornale di notizie.

È bene essere chiari su un punto, tanto più che stiamo entrando in un nuovo uragano mediatico-giudiziario: l'intrusione sistematica nella vita privata del presidente del Consiglio, esposto quotidianamente a rivelazioni più o meno imbarazzanti, non c'entra niente con l'accertamento della verità, processuale o politica o giornalistica che sia.

Neppure il peggior delinquente è stato oggetto di intrusioni così vistose nella sfera privata, neppure il più feroce dei dittatori è stato violato così ripetutamente nell'intimità. 
A che serve tutto questo?

Forse ad avere un'opinione più chiara di Berlusconi? O forse a sentirci migliori? Siamo il Paese che ama passare senza soluzioni di continuità da piazza Venezia a piazzale Loreto: non dovremmo mai dimenticarlo. Spiare dal buco della serratura è una modalità particolarmente odiosa di fare i conti con la propria storia.

Non serve né alla giustizia (che dovrà pur fare i conti, prima o poi, con la realtà del processo e non con le ipotesi dell'accusa), né tantomeno al giornalismo e alla politica, che ne escono sviliti e indeboliti.

«Forse, tra un po' si saprà la verità. Tanto, non sarà più una notizia»: si chiude così, il pezzo del Fatto, con un'ironia che vorrebbe essere allegra e che invece ha un retrogusto inquietante. Se le voci diventano notizie e la verità non fa più notizia, l'opinione pubblica cessa di esistere come tale: non è più un tribunale imparziale, motore e serbatoio della democrazia, ma una gogna allestita di volta in volta da questo o quel commando di ultrà.

 

berlusconi merkel Merkel Berlusconi Sarko Merkel Nonleggerlo blog03 Berlusconi e la Merkel a OnnaAngela MerkelRONDOLINOMERKELANGELA MERKELMerkelmerkel merkel

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…

parolin prevost

PAROLIN È ENTRATO PAPA ED È USCITO CARDINALE - IN MOLTI SI SONO SBILANCIATI DANDO PER CERTO CHE IL SEGRETARIO DI STATO DI BERGOGLIO SAREBBE STATO ELETTO AL POSTO DI PAPA FRANCESCO – GLI “AUGURI DOPPI” DI GIOVANNI BATTISTA RE, IL TITOLO FLASH DEL “SOLE 24 ORE” (“PAROLIN IN ARRIVO”) E LE ANALISI PREDITTIVE DI ALCUNI SITI - PERCHÉ I CARDINALI HANNO IMPALLINATO PAROLIN? UN SUO EVENTUALE PAPATO NON SAREBBE STATO TROPPO IN CONTINUITÀ CON BERGOGLIO, VISTO IL PROFILO PIU' MODERATO - HA PESATO IL SUO “SBILANCIAMENTO” VERSO LA CINA? È STATO IL FAUTORE DELL’ACCORDO CON PECHINO SUI VESCOVI...

matteo renzi sergio mattarella elly schlein maurizio landini

DAGOREPORT – IL REFERENDUM ANTI JOBS-ACT PROMOSSO DALLA CGIL DI LANDINI, OLTRE A NON ENTUSIASMARE MATTARELLA, STA SPACCANDO IL PD DI ELLY SCHLEIN - NEL CASO CHE UNA DECINA DI MILIONI DI ITALIANI SI ESPRIMESSERO A FAVORE DELL’ABOLIZIONE DEL JOBS-ACT, PUR NON RIUSCENDO A RAGGIUNGERE IL QUORUM, LANDINI ASSUMEREBBE INEVITABILMENTE UN'INVESTITURA POLITICA DA LEADER DELL'OPPOSIZIONE ANTI-MELONI, EMARGINANDO SIA SCHLEIN CHE CONTE - E COME POTRANNO I RIFORMISTI DEM, I RENZIANI E AZIONE DI CALENDA VALUTARE ANCORA UN PATTO ELETTORALE CON UN PD "LANDINIZZATO", ALLEATO DEL POPULISMO 5STELLE DI CONTE E DE SINISTRISMO AVS DI BONELLI E FRATOIANNI? - A MILANO LA SCISSIONE DEL PD È GIÀ REALTÀ: I RIFORMISTI DEM HANNO APERTO UN CIRCOLO IN CITTÀ INSIEME A ITALIA VIVA E AZIONE. MA BONACCINI DIFENDE ELLY SCHLEIN

sergio mattarella giorgia meloni

DAGOREPORT - L'ARDUO COMPITO DI MATTARELLA: FARE DA ARBITRO ALLA POLITICA ITALIANA IN ASSENZA DI UN’OPPOSIZIONE - IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON VUOLE SOSTITUIRSI A QUEGLI SCAPPATI DI CASA DI SCHLEIN E CONTE, NÉ INTENDE SCONTRARSI CON GIORGIA MELONI. ANZI, IL SUO OBIETTIVO È TENERE IL GOVERNO ITALIANO DALLA PARTE GIUSTA DELLA STORIA: SALDO IN EUROPA E CONTRO LE AUTOCRAZIE – IL PIANO DI SERGIONE PER SPINGERE LA PREMIER VERSO UNA DESTRA POPOLARE E LIBERALE, AGGANCIATA UN'EUROPA GUIDATA DA FRANCIA, GERMANIA E POLONIA E LONTANA DAL TRUMPISMO - LE APERTURE DI ''IO SONO GIORGIA" SUL 25 APRILE E AFD. MA IL SUO PERCORSO VERSO IL CENTRO E' TURBATO DALLL'ESTREMISMO DI SALVINI E DALLO ZOCCOLO DURO DI FDI GUIDATO DA FAZZOLARI...

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”