BERSANI COMMISSARIATO DAI SINISTRATI BAFFINO E WALTER-EGO - DOPO L’ATTACCO AL SUO CONSIGLIERE ECONOMICO FASSINA, IERI IL PRESIDENTE DELLA TOSCANA ROSSI HA DETTO L’INDICIBILE: “VELTRONI E D’ALEMA DEVONO FARSI DA PARTE” - NON A CASO: IL SOSTEGNO AL GOVERNO MONTI È STATO VOLUTO DALL’IMMORTALE DUPLEX DIESSINO (CULATELLO VOLEVA IL VOTO SUBITO PER SALVARE LA SUA POLTRONA DI SEGRETARIO) - VENDOLA SCOMMETTE: IL GOVERNO AVRÀ VITA BREVE (LA CGIL NON MOLLERÀ SU PENSIONI E LAVORO), PRESTO ALLE URNE ALLEATO COL PD…

Maria Teresa Meli per il "Corriere della Sera"

Nichi Vendola ha fatto una scommessa. Politica, si intende. Il leader di Sel è convinto che il governo Monti non avrà vita lunga. E aspetta al varco della (secondo lui) inevitabile alleanza Bersani, con cui continua a mantenere rapporti stretti. I calcoli del governatore della Puglia si basano su diversi fattori, due dei quali riguardano il Pd. Primo, la Cgil ha fatto sapere riservatamente alle forze politiche di «riferimento» che su pensioni e mercato del lavoro non mollerà. Secondo, all'interno dello stesso Pd i mal di pancia per questa avventura governativa sono sì minoritari, ma si avvertono quasi tutti nell'area della maggioranza interna che fa capo al segretario.

Nei prossimi due mesi si capirà se la scommessa di Vendola ha un fondamento. Ma anche se il leader di Sel dovesse perderla, le fibrillazioni nel Pd non cesserebbero. Infatti se per un anno e mezzo non si vota, il mondo della politica assisterà alla lunga campagna congressuale del partito, di cui ci sono già le prime avvisaglie. E a quel punto, le assise nazionali potrebbero tenersi prima delle elezioni, e da quell'appuntamento potrebbe scaturire un nuovo partito e nascere un nuovo leader.

È uno scenario ancora lontano, ma ben presente a tutti i «Democrats». Come testimoniano le parole pronunciate ieri, nel corso della trasmissione «Un giorno da pecora», da Enrico Rossi. Il presidente della Toscana, senza troppe diplomazie, ha invitato Veltroni e D'Alema a farsi da parte. Già, perché Rossi ha capito (e non solo lui), che il Pd è tornato nelle mani dei due leader di un tempo.

Sono loro che hanno fortissimamente voluto questo governo, sono loro che hanno spinto Bersani a rinunciare alle elezioni e al progetto di candidarsi, e sono ancora loro che cercano di preparare il partito del futuro e di gestire questa lunga campagna congressuale.

Ma ecco le parole del governatore toscano, chiare come non mai: «Veltroni è uno che il Pd l'ha pure costruito, ma dovrebbe capire che ora è arrivato il momento di farsi da parte. Aveva detto che sarebbe andato in Africa... Ma anche D'Alema dovrebbe capire che un'epoca si è chiusa: probabilmente avrà dei ruoli internazionali, però basta». Più esplicito di così... Eppure sono proprio l'ex segretario e il presidente del Copasir la migliore assicurazione sulla vita del governo Monti. Entrambi sono determinati a far sì che non si vada a votare prima del tempo.

La rinnovata diarchia D'Alema-Veltroni è uno dei nodi che il Pd deve sciogliere. Ma ce ne sono anche di più urgenti. Per esempio, il nodo della linea economica, riassumibile in questa domanda: la linea è quella di Enrico Letta o quella di Stefano Fassina? Bersani, finora, ha coperto da tutti gli attacchi il «suo» responsabile economico, anche se in privato lo ha invitato a diminuire il numero delle esternazioni. Servirà l'assemblea nazionale del 16 e 17 dicembre a sciogliere questo ed altri nodi? Difficile, perché le fibrillazioni provocate da un confronto interno potrebbero farsi sentire sul governo. Molte delle critiche alla linea Fassina, infatti, sono in realtà critiche alla linea Bersani.

Ma c'è una parte del Pd che ritiene che sia ora più che mai necessario sciogliere i nodi, per evitare che con il passare del tempo si trasformino in un groviglio inestricabile, che potrebbe essere di nocumento al partito e al governo. Fioroni, per esempio, la pensa così: «Siamo arrivati al momento della verità: dobbiamo sostenere lealmente Monti, fugare le titubanze di alcuni, e fare chiarezza su cosa intendiamo per Pd, che deve essere un soggetto politico riformatore e innovatore e non un partito della sinistra. L'esperienza di questo governo è importantissima perché salverà l'Italia dalla crisi e rilancerà il Pd».

I sondaggi sembrano dare ragione a Fioroni. Il Pd aumenta i consensi da quando Monti è a Palazzo Chigi. E che non sia un caso è convinzione di Gentiloni: «La fronda da sinistra al governo è speculare a quella di una parte del Pdl: sono cose senza senso. Se il Pd sosterrà le scelte di Monti cambierà pelle. In meglio». A questo punto, però, una notazione è doverosa, la fa un bersaniano, stufo del tiro al segretario: «Se il partito sale nei sondaggi sarà anche merito di chi lo guida».

 

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