BERSANI SPACCA DI PIETRO - SCONTRO FINALE NEL PARTITO DI TONINO: A RISCHIO I 20 DEPUTATI IDV PER MANTENERE IL GRUPPO AUTONOMO - DONADI E DE MAGISTRIS INCARICATI DI PILOTARE LA SCISSIONE INTERNA E FORMARE UNA LISTA DI SOSTEGNO A PD E SEL - CULATELLO INCONTRA DONADI E “BENEDICE” LA RIVOLTA CONTRO DI PIETRO, CHE TIENE DURO E AZZANNA “I TRADITORI E I GIUDA CHE SI SONO VENDUTI PER UN PIATTO DI LENTICCHIE…”

Ettore Colombo per IlMessaggero.it

L'Idv è a pezzi. La possibilità di mantenere il gruppo parlamentare alla Camera è ad altissimo rischio e, a partire già dai prossimi giorni, potrebbe subire un'emorragia stimata in almeno quattro deputati. Ieri sera tardi, quando si è riunito, presso la sede nazionale dell'Idv, l'intergruppo di deputati e senatori per fare il punto, filtrava solo l'ultima, disperata, richiesta dell'ex capogruppo alla Camera Massimo Donadi: «Tonino, fai un passo indietro». Richiesta che sarà seccamente respinta al mittente.
Il tracollo del gruppo parlamentare alla Camera (oggi già a rischio perché a quota venti) sotto la soglia di sicurezza indispensabile per avere diritto a mantenere un gruppo non mette paura ai dipietristi doc. «Ci daranno la deroga - dicono - ci sono precedenti in tal senso», ma fonti vicine alla presidenza della Camera non sembrano così convinte che finirà proprio in questo modo: «Se il gruppo Idv scende sotto i venti deputati è probabile che dovrà iscrivere i suoi parlamentari al Misto». Del resto, spiega un'altra fonte vicina a uno dei vicepresidenti, «in tempi di lotta agli sprechi è difficile sostenere che bisogna spendere altre decine di milioni di euro, e per pochi mesi, quando non si ha più diritto al gruppo autonomo».

Al di là della questione parlamentare, resta il problema politico. Donadi ha visto Bersani («Per parlare di politica. Non entro nel Pd», ci ha tenuto a precisare subito) l'altro ieri. Poi, nel pomeriggio di ieri, ha visto il leader della piccola ma combattiva formazione dei Moderati, capeggiata dal deputato torinese, indipendente nel Pd, Giacomo Portas. Oltre a Donadi ci sarebbero, poi, un altro paio di deputati dell'Idv già con le valigie in mano. Si parla del campano Nello Formisano e del teramano, cioè abruzzese, Augusto Di Staninslao, mentre un altro dimissionario dal gruppo Idv, il toscano Fabio Evangelisti, spiega: «Mi dimetto da deputato, ma resto nel gruppo».

L'idea che sta maturando tra questi deputati dissidenti in toto dalla linea isolazionista di Di Pietro è di costituire un sottogruppo all'interno del gruppo Misto (bastano tre deputati per averne diritto) che potrebbe contare in questo momento su cinque parlamentari: Donadi, Formisano, Di Stanislao, un altro ex-Idv, il piemontese Renato Cambursano e il pugliese Lorenzo Ria, dimessosi da pochi giorni dall'Udc di Casini per aderire al Pd. Il nome, per ora ventilato, del mini-gruppo sarebbe Riformisti per il centrosinistra. Obiettivo: costruire la quarta gamba della coalizione, oltre alle tre già presenti (Pd, Sinistra e libertà, Psi), per dare spazio e voce a moderati e riformisti come a movimenti civici, a partire da quella lista arancione che sta costruendo il sindaco di Napoli De Magistris.

A Di Pietro rimarranno fedeli, dunque, circa quindici deputati sui venti attuali (nel 2008 furono ben 27 gli eletti alla Camera nelle liste dell'Idv). La pattuglia è capeggiata dal friulano Ivan Rota, poi c'è il pugliese Pierfelice Zazzera e, via via, gli altri, fino al pasdaran Francesco Barbato, ma vi sono anche quelli che, pur non volendo rompere col Pd, resteranno con Tonino. Totalmente ribaltata la situazione al Senato, dove il capogruppo Felice Belisario, pasdaran del dipietrismo, controlla in modo militare tutti e dieci i senatori (il minimo necessario per avere diritto al gruppo) su dodici che sono, in teoria. Nel gruppo, infatti, restano ma a far numero, due dissidenti storici: Pancho Pardi ed Elio Lannutti.

E Tonino? Irato non per il niet di Beppe Grillo (i rapporti tra i due sembra che continuino a essere ottimi) ma contro «i traditori e i Giuda che si sono venduti per un piatto di lenticchie», medita due mosse a sorpresa. Per le politiche prepara una mini-coalizione anti-soglia di sbarramento con pezzi della sinistra radicale: Rifondazione comunista di Ferrero, dissidenti di Sel, il movimento dei professori di Alba (Revelli, Pepino, e altri), movimenti e associazioni di ogni tipo, più alcuni esponenti di peso della Fiom-Cgil. Poi vuole offrire a tutti, Pd compreso (ma si dice anche disposto a fare una corsa solitaria) la propria candidatura a governatore del Molise.

Terra originaria di Tonino, dove la sua Idv (ma lui in persona, in verità) sfiorò il 30% dei voti. Il Molise è piccolo, certo, ma a gennaio 2013 si vota, dopo l'annullamento delle elezioni del 2011, quando il candidato del centrosinistra Paolo Di Laura Frattura perse per un soffio contro il governatore uscente, Michele Iorio (Pdl), il quale peraltro si ricandiderà. Di Pietro potrebbe, perciò, fare la mossa del cavallo. Candidarsi lui, cercare di sconfiggere il padre-padrone del Molise, il centro-destra e, soprattutto, rifarsi una verginità politica.

 

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