di maio ilva

DI MAIO, TANTO FERVORE PER NULLA - MAXI CONVOCAZIONE AL MISE PER ANALIZZARE L'OFFERTA DEGLI INDIANI DI ANCELOR MITTAL PER L’ILVA - SOLO CHE AL TAVOLO CI SONO BEN 62 INVITATI E IL SINDACO PD DI TARANTO SBROCCA: “E’ UNA SCENEGGIATA, E’ DILETTANTISMO SPACCONE: NON VENGO” - LUIGINO GIOCA D'AZZARDO: VUOLE SPAVENTARE IL GRUPPO INDIANO PERCHÉ RIDUCA IL NUMERO DEGLI ESUBERI

1 - ILVA, IL TAVOLO DEI 62 INVITATI FA LITIGARE DI MAIO E TARANTO

Alessandro Di Matteo per “la Stampa”

 

di maio

Dopo la Tav, l'Ilva: Luigi Di Maio convoca il tavolo sull'acciaieria tarantina ma non si limita ad invitare sindacati, commissari dell' azienda e rappresentanti della ArcelorMittal, il possibile acquirente dell' impianto. Il vicepremier, a sorpresa, allarga la riunione a ben 62 interlocutori, compresi i sindaci della zona, i presidenti di Puglia, Liguria e Piemonte e, soprattutto, tante associazioni di cittadini e comitati di protesta.

 

Tutti convocati per questa mattina alle 10 al ministero dello Sviluppo economico per valutare, in due ore, il dossier aggiuntivo che ArcelorMittal presenterà. Un "raduno" che scatena un' ondata di critiche e che imbarazza la Lega, appunto come era successo solo pochi giorni fa dopo le indiscrezioni sul possibile stop alla Tav Torino-Lione.

 

OPERAI ARCELOR MITTAL

Appena diramati gli inviti arrivano le defezioni, in tanti sono convinti che non si arriverà a nessuna conclusione con un tavolo così affollato. Il sindaco di Taranto Rinaldo Melucci, Pd, si sfila subito, accusa Di Maio di «dilettantismo spaccone» e annuncia che non parteciperà all'incontro, una «sceneggiata». Stessa decisione da parte del presidente della Provincia e degli altri sindaci dei Comuni coinvolti.

 

La ArcelorMittal usa toni diplomatici, ma non nasconde stupore e fastidio. «La nostra società non era stata messa previamente al corrente di tale decisione, che quindi anche per noi è del tutto inattesa». Va bene il «dialogo con tutti i portatori d' interesse», ma «in un percorso condiviso, consono e costruttivo».

 

ILVA

Negative anche le reazioni dei sindacati. Il leader dei metalmeccanici della Cisl Marco Bentivogli parla di «rischio passerella» perché con un tavolo così affollato l' iniziativa «sembra più un atto dovuto per dire che la riunione c' è stata» piuttosto «che un confronto vero». Francesca Re David della Fiom chiede già una nuova riunione perché quello di oggi sarà un«incontro oggettivamente informativo, per la quantità di persone coinvolte e per la durata prefissata».

 

Sul fronte politico attaccano sia Pd che Fi, mentre la Lega per ora sceglie un silenzio imbarazzato. Carlo Calenda, predecessore di Di Maio al Mise, accusa il ministro di montare «un circo Barnum. L' obiettivo è non decidere, giusto che il sindaco di Taranto lo dica». Ettore Rosato, Pd, invita Di Maio ad «assumersi le sue responsabilità. È incredibile che prima degli interessi dei cittadini, dei lavoratori e del Paese ci sia la sua campagna elettorale».

 

banch ilva

Mara Carfagna, Fi, teme il peggio: «Per come si stanno mettendo le cose, salvo colpi di scena, il governo chiuderà Ilva. Tutto il Sud pagherebbe un prezzo altissimo». Solo il presidente della Puglia Michele Emiliano, Pd, apprezza: «A chi fa paura la presenza dei cittadini ai tavoli istituzionali ai quali col governo del Pd non era ammessa neanche la Regione Puglia?».

 

Dura le reazione di Di Maio alle critiche: «Per me hanno diritto a partecipare tutte le rappresentanze dei cittadini coinvolti, incluse le associazioni e i comitati che in questi anni hanno svolto un ruolo essenziale. Ed è per questo che li ho invitati». Il tavolo «non è stato convocato per trasformarsi in un club privato. Chi preferisce può liberamente scegliere di non partecipare. Da ministro lo accetto, ma ne trarrò le dovute conseguenze. È finita l'epoca delle riunioni che escludono i cittadini da qualsiasi tipo di discussione».

 

2 - IL BLUFF DEL MINISTRO: SPAVENTARE MITTAL PERCHÉ RIDUCA IL NUMERO DEGLI ESUBERI

Federico Capurso per “la Stampa”

 

PROTESTA DEGLI OPERAI DELL ILVA

Le gigantesche ciminiere dell'Ilva continuano a fumare lente, nella notte di Taranto, mentre Luigi Di Maio, da solo, inizia a spingere lentamente l'impianto siderurgico più grande d'Europa per portarlo ad un soffio dal naufragio. Fare affondare l' Ilva, nei ragionamenti di Di Maio, sarebbe un disastro - proprio ora che la chiusura sembra scongiurata.

 

Ma portarla al limite, è necessario, nei progetti del M5S. Perché l'azzardo, quasi spregiudicato, è animato dalla convinzione che si possa ottenere di più dall' accordo con l'investitore, il colosso indiano dell' acciaio ArcelorMittal. Un di più che, una volta chiusa la partita, permetta al leader del Movimento di intestarsi una vittoria politica senza precedenti. Il progetto industriale Il piano che ArcelorMittal presenterà oggi al Mise trova concorde Di Maio, ma solo a metà.

IMPIANTO ILVA A TARANTO

 

Dal punto di vista ambientale i progressi fatti con il nuovo progetto hanno soddisfatto pienamente il ministro. «È un cambiamento radicale rispetto alla proposta presentata al precedente governo», ragiona con i suoi. E per questo non si chiederanno sostanziali modifiche al piano, che porterebbe nelle previsioni tecnologie all' avanguardia, «mai viste su impianti industriali del genere».

 

Diverso, invece, il discorso che riguarda il piano occupazionale proposto dal colosso industriale indiano. «Insufficiente»: ha sentenziato Di Maio. «Dobbiamo chiedergli uno sforzo in più. Il piano, così com'è, non è abbastanza ambizioso». Il problema però - di cui Di Maio è ben cosciente -, è che il colosso indiano dell' acciaio difficilmente vorrà spendere ancora, visto l'impegno finanziario enorme per ridurre l' impatto ambientale.

 

I PROSSIMI PASSI

ILVA DI TARANTO

Un tentativo disperato, però, si farà. Perché una vittoria ambientale, a fronte di una sconfitta sui livelli occupazionali dell'azienda, non potrebbe essere rivendicata di fronte ai propri elettori. Il primo passo è già stato compiuto, convocando per oggi al tavolo del Mise 62 soggetti tra istituzioni, associazioni e sigle sindacali, oltre ai tecnici del ministero, per assistere alla presentazione del nuovo piano industriale di ArcelorMittal.

 

Un incontro con l'investitore che, vista la durata di sole due ore e la quantità di soggetti coinvolti, rischia di portare a nient'altro che al caos. Le rimostranze dei sindacati e quelle più pacate degli indiani, così come le proteste del sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, che si sarebbe trovato seduto al tavolo con i rappresentanti di quelle stesse associazioni di cittadini che a maggio scorso lo avevano chiamato «assassino», erano previste.

 

IL FUOCO DI FILA CONTRO

ilva

Di Maio però ha permesso al leader del Movimento di mostrare i muscoli, soprattutto ad ArcelorMittal, utilizzando toni tanto aggressivi quanto inusuali. E al tempo stesso mai così utili - ragionano al Mise - come in questa difficile, disperata trattativa. Ma il vero obiettivo di questo tavolo allargato a dismisura, dietro al teatro di dichiarazioni e all' invocazione della trasparenza, è quello di «rallentare la corsa», spiegano gli uomini più vicini al ministro.

 

Perché mai come oggi, per l' Ilva, il tempo è denaro. Ogni mese che passa senza l'accordo con ArcelorMittal, infatti, vengono bruciati 30 milioni di euro di cassa. E si avvicina la chiusura dello stabilimento. Per questo, di fronte a una melina prolungata, ArcelorMittal - questa la speranza di Di Maio - potrebbe cedere e offrire sul piatto del ministero un terzo e ultimo piano, migliore dal punto di vista delle tutele occupazionali. Persino qualche piccola rinuncia sulle tecnologie per ridurre l' impatto ambientale - ragionano al Mise - sarebbe considerata accettabile a fronte di un sostanziale miglioramento del piano occupazionale.

ILVA

 

Questa partita, però, Di Maio sa di doverla giocare da solo. I sindacati, le associazioni, i sindaci del territorio, rischiano di essere solo chiamati ad assistere, senza poter davvero incidere, a questo braccio di ferro con Mittal, ad un soffio dal naufragio dell' Ilva. Ad un soffio, per altri versi, dal naufragio politico di Di Maio.

 

 

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