renzi prodi franceschini

IL BLUFF DI MATTEO – OGGI RENZI PROVA A FARE IL DUCETTO PER AGGIRARE L’ISOLAMENTO: HO VINTO IL CONGRESSO E VADO AVANTI. PURE CONTRO LA MINORANZA PD – ALL’ASSEMBLEA DEI CIRCOLI A MILANO PRESENTI ANCHE FRANCESCHINI ED ORLANDO, CHE DOMANI SARA' IN PIAZZA DA PISAPIA. CON LUI ANCHE LA FINOCCHIARO E CUPERLO

 

Carmelo Lopapa per La Repubblica

 

RENZI INSTAGRAM renzi palazzo chigiRENZI INSTAGRAM renzi palazzo chigi

Le conclusioni sono già nel titolo, a sentire i renziani più ortodossi: "Italia 2020". Per dire fin da ora che non si tornerà mai più indietro, non all' Italia dell' Ulivo 2006, per intendersi, quella delle dieci sigle sedute attorno al tavolo. Certo è che nella due giorni di assemblea dei circoli del Pd, che si aprirà oggi in un teatro Milanese, Matteo Renzi non farà alcuna marcia indietro.

 

«Ascoltiamo tutti, siamo il partito più aperto alla società civile, al rinnovamento, ma non siamo disposti a rinnegare la missione per la quale siamo nati», sarà uno dei punti cruciali del suo intervento di apertura. E con molto probabilità anche di quello di chiusura domani. Parole soppesate alla vigilia, più di quanto non sia stato fatto in altre occasioni. Il momento è delicato. Il sipario scenderà sabato qualche ora prima che a Roma, a Piazza Santi Apostoli, si apra quello sulla manifestazione voluta da Giuliano Pisapia e che battezzerà l' altra anima di un centrosinistra che per ora non c' è.

 

RENZI FRANCESCHINIRENZI FRANCESCHINI

Scongiurato, almeno coi tempi, l' effetto match. Ma sul piano politico si sentirà eccome. I paletti il segretario Pd li metterà fin da oggi. Col preciso intento di scartare le polemiche, uscire dall' assedio di questi giorni al Nazareno.

 

Come? Puntando tutto sulla parola d' ordine «futuro, con l' energia dei militanti di tutta Italia», spiega il vicesegretario Maurizio Martina. Un futuro tutto da declinare, a pochi mesi dalle politiche, «e più che con chi, sarà importante il come», è la tesi del segretario. Che non ha intenzione dicono - di ignorare gli appelli, gli inviti che da Romano Prodi a Dario Franceschini (anche lui all' assemblea milanese) sono giunti insistenti nei giorni seguiti alla sconfitta ai ballottaggi.

PRODI BERSANIPRODI BERSANI

 

«Ma bisogna anche rispettare una comunità che ha fatto un congresso, che ha visto la partecipazione di migliaia di persone e poi di milioni di simpatizzanti alle primarie, i quali hanno dato fiducia a un progetto, prima ancora che a una leadership», ripeterà il segretario dem. «E il progetto deve guardare avanti, deve guardare al Paese».

 

Senza ritorni a un passato che ha dato tanto al centrosinistra, è il concetto, ma che ha avuto anche tanti limiti. A cominciare dalle coalizioni con i loro compromessi. Tradotto sul piano concreto, vuol dire anche se «se qualcuno ci chiederà di abiurare la filosifia del Jobs act o le politiche sull' immigrazione o sulla sicurezza, che col ministro Minniti stiamo portando avanti, allora non siamo d' accordo».

 

Giuliano Pisapia3Giuliano Pisapia3

Nessuna chiusura, però, sarà l' altro refrain. «Pronti a discuttere di tutto con chiunque». Ma gli interlocutori principali saranno i pezzi di società civile, per esempio quelli invitati oggi e domani. Come Mauro Berruto, coach della nazionale di Pallavolo chiamato a parlare di "gioco di squadra", o don Luigi Ciotti e Lucia Annibali. Loro con altri per rimarcare «l' impegno civico» del Pd, quello delle "magliette gialle", della rete, delle comunità.

 

OVAZIONE PER ANDREA ORLANDOOVAZIONE PER ANDREA ORLANDO

La partita politica, nelle intenzioni di Renzi, è rinviata alla direzione del 10 luglio. Ma la minoranza interna non dà tregua. «Ha preso un po' più di un milione di voti alle primarie, vero, ma alle elezioni ci vanno in 40 milioni», incalza Andrea Orlando, che oggi dovrebbe farsi vedere a Milano prima di spostarsi da Pisapia domani. E come lui Gianni Cuperlo.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…

giorgia meloni mantovano alfredo giovanbattista fazzolari gian marco chiocci rossi

DAGOREPORT - CHI AVEVA UN OBIETTIVO INTERESSE DI BRUCIARE IL DESIDERIO DI GIORGIA MELONI, PIÙ VOLTE CONFIDATO AI SUOI PIÙ STRETTI COLLABORATORI, DI ARRUOLARE L’INGOMBRANTE GIAN MARCO CHIOCCI COME PORTAVOCE? - IN BARBA ALLA DIFFIDENZA DEI VARI SCURTI, FAZZOLARI E MANTOVANO, FU L’UNDERDOG DE’ NOANTRI A IMPORRE FORTISSIMAMENTE (“DI LUI MI FIDO”) COME DIRETTORE DEL TG1 L’INTRAPRENDENTE CHIOCCI, DOTATO DI UNA RETE RELAZIONALE RADICATA IN TUTTE LE DIREZIONI, DAL MONDO DELLA SINISTRA ALL’INTELLIGENCE DI DESTRA - BEN CONOSCENDO IL CARATTERINO DELL’EX DIRETTORE DE “IL TEMPO” E ADNKRONOS, BEN LONTANO DALLA DISPONIBILITÀ AD ACCETTARE ORDINI E DINIEGHI, OCCORREVA CORRERE AI RIPARI PRIMA CHE LA SGARBATELLA PROCEDESSE ALL’INFELICE NOMINA, FACENDO CIRCOLARE LA VOCE DEL SUO TRASLOCO DALLA DIREZIONE DEL TG1 A BRACCIO MEDIATICO DELLA PREMIER - NEL CASO, SEMPRE PIÙ LONTANO, DI VEDERE CHIOCCI A PALAZZO CHIGI, ALLORA VORRÀ DIRE CHE L’EQUILIBRIO DI POTERI ALL’INTERNO DELLA FIAMMA MAGICA È FINITO DAVVERO IN FRANTUMI...

marcello viola alberto nagel giorgia meloni francesco gaetano caltagirone luigi lovaglio mps mediobanca piazza affari

DAGOREPORT - MEDIOSBANCA! I GIOCHI ANCORA NON SONO FATTI. E LE PREMESSE PER UN FUTURO DISASTRO SONO GIÀ TUTTE SUL TAVOLO - AL DI LÀ DELLE DECISIONI CHE PRENDERÀ LA PROCURA DI MILANO SUL PRESUNTO “CONCERTO” DEL QUARTETTO CALTA-GIORGETTI-LOVAGLIO-MILLERI NELLA PRIVATIZZAZIONE DEL 15% DI MPS, IL PROGETTO TANTO AUSPICATO DA GIORGIA MELONI DI DARE VITA A UN TERZO POLO BANCARIO, INTEGRANDO MPS, BPM E MEDIOBANCA, SI È INCAGLIATO DI BRUTTO: LO VUOLE SOLO FRATELLI D’ITALIA MENTRE FORZA ITALIA SE NE FREGA E LA LEGA E' CONTRO, SAPENDO BENISSIMO CHE L’OBIETTIVO VERO DEL RISIKONE BANCARIO È QUEL 13% DI GENERALI, IN PANCIA A MEDIOBANCA, NECESSARIO PER LA CONQUISTA CALTAGIRONESCA DEL LEONE DI TRIESTE - AL GELO SCESO DA TEMPO TRA CALTA E CASTAGNA (BPM) SI AGGIUNGE IL CONFLITTO DI CALTA CON LOVAGLIO (MPS) CHE RISCHIA DI ESSERE FATTO FUORI PER ‘’INSUBORDINAZIONE’’ - ANCHE LA ROSA DEI PAPABILI PER I NUOVI VERTICI DI MEDIOBANCA PERDE PETALI: MICILLO HA RIFIUTATO E VITTORIO GRILLI NON È INTERESSATO - LA BOCCIATURA DELL’OPERAZIONE DI FITCH, CHE VALUTA MPS CON UN RATING PIÙ BASSO RISPETTO A MEDIOBANCA - LAST BUT NOT LEAST: È SENZA FINE LO SCONTRO TRA GLI 8 EREDI DEL VECCHIO E IL CEO MILLERI, PARTNER DEVOTO DI CALTARICCONE…