SE C’È INTERNET, C’È GRILLO - C’È UN FILO ROSSO TRA LA BANDA LARGA E LA BANDA GRILLO: “M5S” RACCOGLIE VOTI LÌ DOVE INFORMATICA E SOCIAL NETWORK SPOPOLANO, OVVERO AL NORD DOVE È CONCENTRATO IL 50% DELLA BANDA LARGA ITALIANA - NON È UN CASO CHE TUTTI I SUOI SUCCESSI ELETTORALI SIANO ARRIVATI IN TERRITORIO PADANO E CHE, A PARTE LE GRANDI CITTÀ, I GRILLINI SIANO QUASI INESISTENTI AL SUD…

Edoardo Segantini per il "Corriere della Sera"

La diffusione di Internet e dei social network è uno dei motori che spingono la macchina di Beppe Grillo e del Movimento 5 Stelle. Fra la penetrazione del digitale e la crescita del nuovo partito (o antipartito) la corrispondenza appare stretta. Il dato, emerso come ipotesi nei commenti ai risultati elettorali, viene ora documentato con precisione da un'inchiesta del Corriere della Sera basata su una ricerca della società di analisi Between.

Partiamo da quattro indicatori chiave della Società dell'Informazione e dal loro andamento negli ultimi sette anni. Dal 2005 a oggi, in Italia, gli utenti di banda larga su telefono fisso sono passati dal 14% nel 2005 al 37% della popolazione; i possessori di smartphone da zero al 51%; gli utenti di Internet, il 30% sette anni fa, sono oggi il 55%; infine il popolo dei social network come Facebook e Twitter è passato da zero al 50%. Quest'ultimo, in particolare, ha fatto un grande balzo tra il 2008 e il 2009 (dal 10% al 34%).

I dati diventano ancor più interessanti se disaggregati per regione. In generale emerge una distanza notevole tra Centro-Nord e Sud. Soprattutto, nell'uso della Rete e dei social network. Gli utenti di Internet sono oltre il 50% nel Centro-Nord, con punte del 59% in Lombardia e in Trentino-Alto Adige, mentre arrivano al massimo al 45% (con record negativi in Puglia e Basilicata del 41-42%) nel Mezzogiorno. I fan di Facebook e Twitter sono geograficamente distribuiti allo stesso modo, ma con una percentuale particolarmente alta in Lombardia e Lazio.

In questo panorama la Sardegna fa un po' storia a sé: da un lato l'isola appartiene a pieno titolo al Sud, nei pregi e nei difetti, dall'altro se ne discosta per essere stata culla dell'innovazione digitale: qui, nel 1993, è nato il primo Internet provider italiano (Video on Line di Nicky Grauso, poi ceduto a Telecom Italia); qui è nata Tiscali di Renato Soru, sintesi vivente del binomio tecnologia-politica.

Se ora sovrapponiamo alla carta tecnologica la mappa del Movimento 5 Stelle, ci accorgiamo che il grillismo si è propagato soprattutto nell'Italia digitale. La nuova formazione ha ricevuto l'impulso più forte nelle regioni del Nord, dove la crescita del web sociale è stata più impetuosa. A parte Genova, città natale dell'ex comico e del suo movimento (13,86%), ricordiamo La Spezia (10,7%), Belluno (10,38%), Pistoia (10,2%), Piacenza (9,82%), la roccaforte leghista di Verona (9,35%), Bologna (9,5%), Ravenna (9,83%), Rimini (11,32%), per non dire di Parma, dove il movimento ha espresso un sindaco, e di Emilia-Romagna e Piemonte, dove ha esponenti in Consiglio regionale.

Tutti luoghi ad alto tasso di Rete. Come il mitico Nord-Est - un tempo leghista e prima ancora «bianco» - dove, secondo un sondaggio citato dal Gazzettino , il Movimento 5 Stelle sarebbe al 26% delle intenzioni di voto. O come Milano - la città più cablata d'Europa in fibra ottica con Stoccolma - dove il sindaco Pisapia, nella campagna elettorale che lo portò a Palazzo Marino, si avvantaggiò della capacità dei suoi sostenitori di contrastare sui blog, talvolta deridendola non proprio amabilmente, la sua avversaria Moratti. E di creare, con gli stessi strumenti, il fenomeno virale del «favoloso mondo di Pisapie».

In questa sovrapposizione di mappe anche i tempi coincidono: il big bang dei social network è avvenuto tra il 2008 e il 2009; ed è a partire dal 2009 che i grillini si sono presentati alle elezioni con diverse liste civiche a 5 Stelle. «Colpiscono due elementi: non solo la correlazione tra diffusione di Internet e successo del movimento - dice Cristoforo Morandini, partner di Between -. L'altro aspetto è il ruolo di epicentro svolto da Genova, città del leader, nel terremoto politico. Tutto parte dalla Superba, come le mappe evidenziano».

Può al contrario stupire che la regione di Nichi Vendola - il governatore che ha fatto dell'innovazione tecnologica la sua bandiera - non si discosti dal resto del Sud. «Bari non è la Puglia - osserva però Morandini -: se si confrontano, anziché le regioni intere, le aree urbane, si vede che le differenze tra Centro-Nord e Sud sono meno marcate. Questo vale per il capoluogo pugliese ma anche per Napoli».

Dai dati esce confermato il carattere metropolitano di Internet: quanto più si vive in Rete (e la città è di per sé reticolare) tanto più si vuole comunicazione, dice Peppino Ortoleva, storico dei media all'Università di Torino. «La base più rilevante del movimento di Grillo è la generazione esclusa dal lavoro, fra i trenta e i quarant'anni. Abituata a stare in Rete, si sente al tempo stesso protagonista e tagliata fuori. Se mi baso sulla mia esperienza di docente, aggiungo che i più tentati dal grillismo sono i giovani di livello culturale medio-basso, con un modesto livello di diffidenza verso la demagogia e verso l'assenza di proposte concrete».

Un po' diverso è il parere di Renato Mannheimer. «In realtà - dice il sociologo - mi sarei aspettato un divario digitale Nord-Sud ben più profondo. Il voto a Grillo, secondo me, è più accentuato al Nord indipendentemente dalle differenze di penetrazione del web. L'informatica è un mezzo cruciale, ma un peso più importante hanno i fattori culturali, a cominciare dall'insoddisfazione per i partiti tradizionali e la loro immoralità. Grillo così raccoglie un elettorato molto eterogeneo: giovane, ma non solo; leghista, di sinistra e anche conservatore».

 

BEPPE GRILLO PRIMO PIANO DI BEPPE GRILLO IL PESO DEL MOVIMENTO STELLE IN ITALIA BEPPE GRILLO MOVIMENTO 5 STELLEIL PESO DI INTERNET IN ITALIA Nicola_GrausoRenato SoruRenato Mannheimer

Ultimi Dagoreport

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO