1. C’È UN SOLO UOMO CHE SECONDO LO STATUTO DEL M5S, DEPOSITATO L’11 APRILE ALLA CAMERA, HA LA POSSIBILITÀ DI GESTIRE SOLDI USCITI DALLE CASSE DELLO STATO SENZA RENDICONTARLI. QUELL’UOMO È GIUSEPPE GRILLO. UN NON ELETTO: POTEVA FARLO? 2. SE GRILLO UTILIZZA SOLDI PUBBLICI PER LA PROPRIA COMUNICAZIONE POLITICA, NON FA UN’OPERAZIONE IDENTICA A QUELLA DEI GIORNALI DI PARTITO? USA SOLDI DELLA COLLETTIVITÀ PER FARE INFORMAZIONE? CHE DIFFERENZA C’È, PER ESEMPIO, TRA I FINANZIAMENTI ALL’UNITÀ E IL DENARO GIRATO ALLO STAFF DELLA COMUNICAZIONE CHE UTILIZZA IL SITO PRIVATO DEL FONDATORE DEL MOVIMENTO PER DIFFONDERE IL PROPRIO LAVORO?

Andrea Malaguti per La Stampa

Nel caotico, riottoso, eppure idealmente e giustamente francescano universo del Movimento 5 Stelle - capace di rinunciare a 42 milioni di finanziamenti statali e di restituire di soli stipendi quasi 400 mila euro ogni mese - c'è un solo uomo che secondo lo Statuto del Gruppo, depositato l'11 aprile alla Camera, ha (per lo meno in teoria, più difficilmente in pratica), la possibilità di gestire soldi usciti dalle casse dello Stato senza rendicontarli. Quell'uomo è Giuseppe Grillo.

Ed è proprio su di lui che l'onorevole del Pd Giuseppe Fioroni - dopo averlo anticipato a «Omnibus» su La7 - presenterà domani un'interrogazione per chiedere al Presidente della Camera, Laura Boldrini, e ai colleghi parlamentari, «come il compenso istituzionale di un gruppo possa essere affidato secondo Statuto a un soggetto diverso da un componente del gruppo stesso». Un inedito nella storia repubblicana.

In sostanza: perché Grillo, un non eletto, ha potenzialmente nella propria diretta disponibilità circa la metà degli oltre due milioni e mezzo di euro destinati annualmente al Movimento per il funzionamento delle attività di Palazzo? La risposta è contenuta con chiarezza tra i 21 articoli dello Statuto stesso: per la comunicazione. Che storicamente rappresenta circa il 50% del budget dei gruppi. Grillo pretende di gestirla personalmente. Di scegliere a chi affidarla. E per questo ha chiesto, nel Codice di comportamento degli eletti, un impegno vincolante e scritto a tutti i suoi 163 parlamentari, ottenendo adesione unanime. Perfetto. Ma la domanda è: poteva farlo?

È questo il senso dell'interrogazione di Fioroni. Che si porta dietro un corollario politico non irrilevante: se Grillo utilizza soldi pubblici per la propria comunicazione politica, non fa un'operazione identica a quella dei giornali di partito? Usa soldi della collettività per fare informazione? Che differenza c'è, per esempio, tra i finanziamenti all'Unità e il denaro girato allo staff della comunicazione che utilizza il sito privato del fondatore del Movimento per diffondere il proprio lavoro?

Nei giorni del dibattito feroce su indennità e diaria, su casta e anticasta, la risposta a questi interrogativi rischia di diventare esplosiva. Esternamente. Ma anche nella pancia di un gruppo ormai incapace di tenere sotto controllo le proprie inquietudini e costretto a riunirsi nuovamente domani alle sei di sera per la definitiva resa dei conti.

Un'analisi più approfondita dello Statuto aiuta a capire meglio i dubbi sollevati dall'onorevole del Pd. L'articolo 16, intitolato «comunicazione», recita testualmente: «Il gruppo utilizza il sito www.movimento5stelle.it quale strumento di comunicazione per la divulgazione delle informazioni sulle attività svolte, nonché quale mezzo per l'acquisizione dei contributi partecipativi dei cittadini all'attività politica e istituzionale. (....). Il Gruppo si avvarrà di un gruppo unitario di comunicazione (...). La concreta consistenza della struttura e composizione del gruppo Comunicazione, in termini di organizzazione, risorse e strumenti, sarà definita da Giuseppe Grillo, nella sua qualità di garante del Movimento 5 Stelle (...) L'assemblea delibererà sull'assunzione dei singoli addetti e determinerà l'entità dello stanziamento di cui al comma successivo».

Oggi è la segreteria del Gruppo parlamentare a erogare gli stipendi ai dipendenti dello staff comunicazione (2.500 euro ai responsabili di Senato e Camera Messora e Biondo, 2.000 euro per gli altri), ma il testo non chiarisce se Grillo possa avocare a sé l'intera pratica. Per altro, sempre ipoteticamente, senza rendicontarla. L'articolo 4, intitolato «l'assemblea», spiega infatti: «(...) devono essere deliberate dall'Assemblea tutte le spese che, unitariamente o per voce omogenea, superano i centomila euro. Tutte le voci di spesa comprese tra i diecimila e i centomila euro dovranno essere comunicate all'Assemblea con cadenza almeno trimestrale».

Per i lavori del gruppo, fa notare qualcuno nel Pd, vengono erogati all'incirca 1.300 euro a parlamentare. La cifra, moltiplicata per 163, supera i duecentomila euro (poco oltre i 2.5 milioni annuali). Se la metà - centomila euro, appunto - dovesse andare alla comunicazione, potrebbe essere gestita senza consenso assembleare e senza pezze d'appoggio?

Curiosità che nelle ore in cui il papa ligure chiede anche con un tweet un «decreto per l'abolizione dei rimborsi elettorali e il dimezzamento dello stipendio dei parlamentari», potrebbero scatenare l'ennesima polemica.

All'articolo due, comma 5, dello Statuto si può ancora leggere: «Il gruppo riconosce nella rete internet lo strumento capace di assicurare l'informazione dei cittadini e la trasparenza del proprio operato, ed individua come strumento ufficiale per la divulgazione delle informazioni il sito www.movimento5stelle.it». Il tempio del Fondatore come punto di caduta dell'intera informazione internettistica. La Verità. E la Via. Ma pagate in che modo?

 

 

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