1- C’ERA UNA VOLTA FINI E BOCCHINO D’ACCORDO SU TUTTO. OGGI SCAZZANO SU TUTTO! 2- CONTRO L’IDEA DI GIANFRY DI SCIOGLIERSI IN QUALCOSA CHE SI CHIAMA “MILLE PER L’ITALIA, PER UN PATRIOTTISMO RIFORMATORE”, AL FINE DI CONVINCERE IL FANTOMATICO ELETTORATO “MODERATO”, IL BEGANIZZATO MEZZOBOCCHINO PREPARA, L’USCITA DA FUTURO E LIBERTA’ PER RIENTRARE IN UN NUOVA FORMAZIONE CON GLI EX COLONNELLI AN 3- DOPO LA LITE TRA UMBERTO CROPPI E BOCCHINO DELL’ALTRA SETTIMANA, IERI GRAN RISSA TRA BOCCHINO E FINI NELL’UFFICIO PRIVATO DEL CAPO ALLA CAMERA CON URLA PAZZESCHE SENTITE DA TUTTI I COMMESSI: “INDIETRO NON SI TORNA E QUELLI NON LI VOGLIO” 4- E L’EX PORTACHIAVI DI FINI AVREBBE CONFERMATO IL TRADIMENTO: “DOBBIAMO PORTARE CON NOI GLI EX DI AN IN USCITA DAL PDL. ALTRIMENTI NON ANDIAMO DA NESSUNA PARTE”

Enrico Paoli per "Libero"

Una volta c'erano mani tese e braccia alzate. Poche parole, molte certezze. Soprattutto prima di Fiuggi. Una volta c'erano Gianfranco Fini e Italo Bocchino quasi d'accordo su tutto. Oggi litigano su tutto. Ieri il grande pieno, oggi c'è il grande vuoto, da riempire con documenti più o meno riservati, dal titolo roboante: "Mille per l'Italia, per un patriottismo riformatore", sorta di passaggio da Ezra Pound a Garibaldi. Una volta c'erano le parole d'ordine oggi c'è il tentativo di dare ordine alle parole con le quali provare a convincere il fantomatico elettorato "moderato".

Al quale Gianfranco Fini, leader di Futuro e Libertà in cerca di futuro, ha deciso di guardare. Solo lui però. Perché Italo Bocchino, numero due di un partito arrivato già ai titoli di coda, dopo aver sostenuto la necessità di riaprire un canale di dialogo con Silvio Berlusconi, ha cambiato idea convincendo gli altri colonnelli di Fli a trattare con gli ex An, in rotta di collisione con il Pdl, o con quello che verrà. Solo loro però, non Fini. Il quale ha letteralmente mandato a quel paese Bocchino nel corso di un infuocato incontro nell'ufficio privato del capo alla Camera. «Indietro non si torna e quelli non li voglio», avrebbe gridato Fini.

«Dobbiamo portare con noi gli ex di An in uscita dal Pdl», avrebbe replicato Bocchino, «altrimenti non andiamo da nessuna parte». E i segnali in chiaro che sta lanciando Bocchino non lasciano molti dubbi. «Paginate sui giornali. Interviste. Banchetti. "No a Forza Italia". E poi la richiesta di primarie», scrive Italo sul sito di Generazione italia, «un bel "Vogliamo le preferenze". E via cantando. Gli ex An sembrano non aver preso tanto bene il ritorno in campo di Berlusconi e soprattutto il paventato ritorno a Forza Italia. Ma è tutta una finta: e lo diciamo rivolgendoci ai milioni di elettori ex An che hanno creduto nel Pdl e in minima parte ci credono ancora».

Insomma, venite da noi. Ma per andare dove? Ecco, bella domanda, da che parte vogliono andare gli attori di un film in bianco e nero, entrato nella dissolvenza finale? A Itaca, come evocato da Marcello Veneziani e Renato Besana su Il Giornale, Libero e sul magazine on line Totalita.it che pubblica tutti gli interventi, o verso la terra di mezzo dei moderati?

Nessuno lo sa esattamente, a partire da Fini. Il quale è fermamente convinto che il manifesto programmatico messo a punto dal suo personale think tank -"Mille per l'Italia, per un patriottismo riformatore" - che sarà presentato ufficialmente a Roma il prossimo 30 settembre, cambierà le sorti dell'Italia.

A leggerlo, invece, come ha potuto fare Libero, si ha la sensazione che Fini non è Garibaldi (e, soprattutto, la Tulliani non è Anita) e il documento è poco più di un libro delle buone intenzioni. Si parla di cittadinanza per gli immigrati di seconda generazione, di unioni civili per differenti «format familiari», di pareggio di bilancio, di merito, di tagli alla spesa e di Federalismo europeo con gli «Stati uniti d'Europa». C'è anche un capitolo dedicato all'accorpamento di Regioni e Comuni, come se questa fosse la soluzione per tirare fuori l'Italia dalla palude in cui è finita.

E poi maggiore attenzione all'artigianato e all'impresa, detraibilità dell'Imu e "fattore famiglia". Ovviamente c'è un capitolo dedicato alla cultura. «Se si investissero ogni anno 5 miliardi», si legge nel documento, «la media degli altri Paesi europei è di circa 6,5 miliardi, il guadagno sarebbe vicino ai 100 miliardi». Insomma le solite cose, buone per una lista civica nazionale più che per un partito, con l'obiettivo di aggregare associazioni e intellettuali. I Mille a cui fa riferimento Fini, infatti, dovrebbero essere le mille migliori teste del Paese.

A dire il vero il presidente della Camera aveva già tentato un'operazione simile con il Secolo, quando era diretto da Flavia Perina, lanciando un appello agli intellettuali di tutte le aeree affinché dessero le loro idee al movimento in costruzione. Con scarsi risultati. Troppa filosofia e poca concretezza per tempi in cui prevale il pragmatismo. E l'idea di istituire «un servizio civile da prestare negli anni della scuola media e superiore » sa tanto di Guf (roba del Fascismo) più che di futurismo. La cosa dei Mille, ovviamente, non piace affatto a Bocchino e ai suoi compagni sodali in Fli, come Briguglio e Granata, tanto da cercare di farla abortire.


E se l'aborto non dovesse riuscire l'altra soluzione sarebbe quella di appropriarsene tramite Tatarella, che hanno fatto nominare coordinatore. Non va dimenticato che Granata è stato schierato in Sicilia, dove correrà per la presidenza della Regione. E per competere nell'isola serve un Fli che viri a destra e non al centro. Dove c'è già l'Udc di Casini. Solo che Fini, il prossimo 30 settembre, scioglierà Fli per confuire nei Mille. Sempre che il presidente della Camera trovi altri 999 fedeli disposti a seguirlo.

 

Italo Bocchino e Gianfranco Fini Fini e Bocchino davanti ai fotografi LE COPPIE FINI E BOCCHINO DA 'NOVELLA'ITALO BOCCHINO GIANFRANCO FINI Fini e BocchinoFlavia Perina Menia Briguglio e Bocchino Fabio Granata e Flavia Perina PIER FERDINANDO CASINI

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