de benedetti boschi renzi padoan

LE RIVELAZIONI DI CDB: ''RENZI DICEVA 'MI SO' ROTTO I COGLIONI DELLA MERKEL … E JUNCKER È UN CRETINO''. IL TUTTO MENTRE PARLAVA MALE DI LUI E DEL SUO GIGLIO TRAGICO: “QUELLO DI RENZI NON ERA UN GOVERNO. ERANO SOLO QUATTRO PERSONE”. E LUI LE VEDEVA TUTTE: MATTEO, LA BOSCHI, PADOAN E DELRIO

 

Giacomo Amadori e Carlo Tarallo per La Verità

 

de benedetti

L' epitaffio su un' epoca, quella del Pd renziano, l' ha messo a verbale l' ingegner Carlo De Benedetti, tessera numero 1 del Pd, presidente onorario del gruppo editoriale Gedi (quello di Repubblica) e riferimento del partito radical chic. Infatti grazie a uno scoop dell' inviato del Sole 24 Ore Angelo Mincuzzi e dal giornalista investigativo Lorenzo Bagnoli abbiamo scoperto che l' imprenditore italo-svizzero considera 5 milioni di euro (quelli investiti nelle banche Popolari) spiccioli per le spesucce e che ha fatto da spin doctor per il Jobs act.

 

L' Ingegnere era stato convocato davanti alla Consob la mattina dell' 11 febbraio 2016 «nell' ambito di indagini amministrative relative a ipotesi di abuso di informazioni privilegiate con riguardo a operazioni effettuate» dalla Romed spa di De Benedetti tra il 16 e il 19 gennaio 2015 su azioni ordinarie di sei cosiddette Banche popolari. «In quei giorni del 2015, poco prima che il governo Renzi varasse il decreto per trasformare le Popolari in Spa nel Consiglio dei ministri del 20 gennaio, qualcuno aveva operato in Borsa sui titoli delle banche coinvolte» hanno ricordato i giornalisti del Sole 24 Ore.

 

Nell' audizione, oltre a difendersi, De Benedetti ha tracciato un ritratto desolante per il lettore-elettore di sinistra del governo dei mille giorni di Renzi, vantandosi di esserne stato l' advisor non pagato. «Non è un governo, sono quattro persone» ha detto.

 

L' Ingegnere parla di breakfast a Palazzo Chigi e di cene frequenti a casa sua, dove si attovagliavano i magnifici quattro di cui sopra: Renzi, Maria Elena Boschi, Pier Carlo Padoan e Graziano Delrio. L' istantanea è quella di un clamoroso corto circuito mediatico-politico-imprenditoriale ben oltre le informazioni privilegiate per giocare in Borsa di cui si è discusso sino a oggi. Qui il problema non è l' insider trading, ma il fatto che il governo fosse guidato da un sedicente premier ombra, nonché tycoon e imprenditore. Perlomeno Silvio Berlusconi si è candidato e ci ha messo la faccia. Del suo potenziale conflitto di interessi erano tutti al corrente. Di quello di De Benedetti no.

 

«ROBETTA»

carlo de benedetti foto di alessandro contaldo 20160820161617_000_G5I7EVEIQ.1-0

Ma torniamo al verbale. L' Ingegnere, per difendersi dalle accuse di utilizzo di informazioni privilegiate, fa notare che un guadagno di 600.000 euro per lui sono bazzecole. «L' operatività della Romed è stata di 620 milioni, di cui 5.066.451 sulle Popolari, cioè per dirle che questa è un' operazione fuori size (misura, ndr) perché se lei prende tutte le altre operazioni sono almeno da 20 milioni. Quindi 5 milioni, per noi è un' operazione che non facciamo... d' altronde noi facciamo 20 miliardi all' anno, se fossimo andati avanti con 5 milioni non li faremmo mai. Ma se io avessi saputo, avrei fatto 20 anche sulle Popolari, o di più, e ho fatto meno! Ma perché l' avrei fatta così piccola? Se avessi saputo?».

 

boschi padoan

A «interrogare» De Benedetti sono Maria Antonietta Scopelliti, responsabile divisione Mercati della Consob, e il responsabile dell' Ufficio abusi di mercato, Giovanni Portioli. I quali vogliono vederci chiaro in quelle operazioni. Il 15 gennaio, alle 7 del mattino, cinque giorni prima che il governo varasse il decreto, De Benedetti incontra il premier a Palazzo Chigi.

 

I due fanno colazione insieme. Racconta De Benedetti: «Accompagnandomi all' ascensore di Palazzo Chigi mi ha detto: "Ah! Sai, quella roba di cui ti avevo parlato a Firenze, e cioè delle Popolari, la facciamo". Ma proprio mentre un commesso stava aprendo la porta dell' ascensore», aggiunge De Benedetti, «fu proprio nel dirci: "ciao, arrivederci", mi ha detto: "Ah, ti ricordi di quella volta, ti ricordi di quando ti parlai che volevo fare le Popolari? Ecco, lo faremo".

DELRIO BICICLETTA

 

Non mi ha detto con che. Ero già un piede sull' ascensore; non mi ha detto se le faceva con un decreto, con disegno, quando». Per De Benedetti la certezza che passasse la riforma, trasmessa al suo investitore, «derivava» da quel colloquio mattutino. Il giorno prima aveva incontrato anche il direttore generale di Bankitalia, Fabio Panetta. Il quale gli avrebbe detto alla fine del colloquio, sulla porta dell' ascensore: «L' unica cosa positiva che mi pare che finalmente il governo si sia deciso ad implementare quella roba che noi chiediamo da anni e cioè la riforma delle Popolari».

 

Ma lo scoop di Mincuzzi e Bagnoli offre altre chicche. «Io normalmente», dice ancora De Benedetti ai funzionari della Consob, «con Renzi faccio, facciamo breakfast insieme a Palazzo Chigi e io devo dire che quando lui ha iniziato, quando lui ha chiesto di conoscermi, che era ancora sindaco di Firenze, e mi ha detto: "Senta"... ci davamo del Lei all' epoca, mi ha detto: "Senta, io avrei il piacere di poter ricorrere a Lei per chiederle pareri, consigli quando sento il bisogno". Gli ho detto: "Guardi! Va benissimo. Non faccio, non stacco parcelle, però sia chiara una roba: che se Lei fa una cazzata, io Le dico: caro amico, è una cazzata"».

 

RENZI E BOSCHI

Gli 007 della Consob chiedono a De Benedetti se abbia incontrato qualcun altro dello staff della presidenza del Consiglio. «No», risponde De Benedetti. «Guardi io sono molto amico di Elena Boschi, ma non la incontro mai a Palazzo Chigi. Lei viene sovente a cena a casa nostra ma non ... diciamo io, del Governo vedo sovente la Boschi, Padoan. Anche lui viene a cena a casa mia e basta». Ci mancherebbe, visto che la sottosegretaria si è scandalizzata per l' invito alle otto del mattino dell' ex presidente della Consob Giuseppe Vegas. Ma è a questo punto che l' Ingegnere tira giù il sipario sul renzismo: «Perché poi sa, quello lì si chiama governo, ma non è un governo, sono quattro persone».

 

De Benedetti a verbale dice la sua anche su Delrio: «L' ho visto quando era a Palazzo Chigi perché poi, ad un certo punto, a mio parere, quando Delrio (all' epoca sottosegretario, ndr) era sembrato un po' troppo popolare, l' hanno mandato al ministero: insomma, questo è il motivo per cui non siede più a Palazzo Chigi ecco. Sì, sì ma Delrio lo conosco bene, lo stimo molto».

RENZI MERKEL

 

«JUNCKER? CRETINO»

Nel suo discettare di massimi sistemi, regala anche alcune perle che certo non faranno piacere nei circoli internazionali: «Quando Renzi è arrivato a Palazzo Chigi, ha instaurato questa abitudine di vedermi alle sette del mattino e in quelle occasioni si parla un po' di tutto, ma soprattutto di politica italiana oppure di cose della Libia». A questo punto De Benedetti sembra riportare i commenti di Renzi: «Mi so' rotto i coglioni della Merkel () Comunque, va bene, non ne posso più dei tedeschi, Juncker è un cretino, insomma queste cose qui che fanno parte del suo bagaglio, del suo modo di parlare».

 

JUNCKER RENZI

De Benedetti parla anche del Jobs act e di ciò che aveva suggerito a Renzi quando era ancora sindaco di Firenze: «Io gli dicevo che lui doveva toccare, per primo, il problema lavoro e il Jobs act è stato - qui lo dico senza, senza vanto, anche perché non mi date una medaglia, ma il Jobs act gliel' ho suggerito io all' epoca come una cosa che poteva, secondo me, essere utile e che poi, di fatto, lui poi è stato sempre molto grato perché è l' unica cosa che gli è stata poi riconosciuta».

 

Chissà se i lettori di Repubblica ed Espresso saranno contenti di sapere che il Jobs act, considerato da molti la riforma che ha precarizzato il lavoro, è stata ideata dal loro editore di riferimento.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni mantovano alfredo giovanbattista fazzolari gian marco chiocci rossi

DAGOREPORT - CHI AVEVA UN OBIETTIVO INTERESSE DI BRUCIARE IL DESIDERIO DI GIORGIA MELONI, PIÙ VOLTE CONFIDATO AI SUOI PIÙ STRETTI COLLABORATORI, DI ARRUOLARE L’INGOMBRANTE GIAN MARCO CHIOCCI COME PORTAVOCE? - IN BARBA ALLA DIFFIDENZA DEI VARI SCURTI, FAZZOLARI E MANTOVANO, FU L’UNDERDOG DE’ NOANTRI A IMPORRE FORTISSIMAMENTE (“DI LUI MI FIDO”) COME DIRETTORE DEL TG1 L’INTRAPRENDENTE CHIOCCI, DOTATO DI UNA RETE RELAZIONALE RADICATA IN TUTTE LE DIREZIONI, DAL MONDO DELLA SINISTRA ALL’INTELLIGENCE DI DESTRA - BEN CONOSCENDO IL CARATTERINO DELL’EX DIRETTORE DE “IL TEMPO” E ADNKRONOS, BEN LONTANO DALLA DISPONIBILITÀ AD ACCETTARE ORDINI E DINIEGHI, OCCORREVA CORRERE AI RIPARI PRIMA CHE LA SGARBATELLA PROCEDESSE ALL’INFELICE NOMINA, FACENDO CIRCOLARE LA VOCE DEL SUO TRASLOCO DALLA DIREZIONE DEL TG1 A BRACCIO MEDIATICO DELLA PREMIER - NEL CASO, SEMPRE PIÙ LONTANO, DI VEDERE CHIOCCI A PALAZZO CHIGI, ALLORA VORRÀ DIRE CHE L’EQUILIBRIO DI POTERI ALL’INTERNO DELLA FIAMMA MAGICA È FINITO DAVVERO IN FRANTUMI...

marcello viola alberto nagel giorgia meloni francesco gaetano caltagirone luigi lovaglio mps mediobanca piazza affari

DAGOREPORT - MEDIOSBANCA! I GIOCHI ANCORA NON SONO FATTI. E LE PREMESSE PER UN FUTURO DISASTRO SONO GIÀ TUTTE SUL TAVOLO - AL DI LÀ DELLE DECISIONI CHE PRENDERÀ LA PROCURA DI MILANO SUL PRESUNTO “CONCERTO” DEL QUARTETTO CALTA-GIORGETTI-LOVAGLIO-MILLERI NELLA PRIVATIZZAZIONE DEL 15% DI MPS, IL PROGETTO TANTO AUSPICATO DA GIORGIA MELONI DI DARE VITA A UN TERZO POLO BANCARIO, INTEGRANDO MPS, BPM E MEDIOBANCA, SI È INCAGLIATO DI BRUTTO: LO VUOLE SOLO FRATELLI D’ITALIA MENTRE FORZA ITALIA SE NE FREGA E LA LEGA E' CONTRO, SAPENDO BENISSIMO CHE L’OBIETTIVO VERO DEL RISIKONE BANCARIO È QUEL 13% DI GENERALI, IN PANCIA A MEDIOBANCA, NECESSARIO PER LA CONQUISTA CALTAGIRONESCA DEL LEONE DI TRIESTE - AL GELO SCESO DA TEMPO TRA CALTA E CASTAGNA (BPM) SI AGGIUNGE IL CONFLITTO DI CALTA CON LOVAGLIO (MPS) CHE RISCHIA DI ESSERE FATTO FUORI PER ‘’INSUBORDINAZIONE’’ - ANCHE LA ROSA DEI PAPABILI PER I NUOVI VERTICI DI MEDIOBANCA PERDE PETALI: MICILLO HA RIFIUTATO E VITTORIO GRILLI NON È INTERESSATO - LA BOCCIATURA DELL’OPERAZIONE DI FITCH, CHE VALUTA MPS CON UN RATING PIÙ BASSO RISPETTO A MEDIOBANCA - LAST BUT NOT LEAST: È SENZA FINE LO SCONTRO TRA GLI 8 EREDI DEL VECCHIO E IL CEO MILLERI, PARTNER DEVOTO DI CALTARICCONE…

silvia toffanin francesca fialdini giorgia cardinaletti tommaso zorzi alessandro giuli pietro tatafiore barbara castorina

A LUME DI CANDELA - TOMMASINO ZORZI NON SARÀ OPINIONISTA AL “GRANDE FRATELLO”: NONOSTANTE LE SPINTE DI CASCHETTO, IL SUO NOME È STATO BOCCIATO – CI MANCAVA IL MINISTRO GIULI-VO IN VERSIONE OFFICIANTE: HA CELEBRATO IL MATRIMONIO DEL SUO CAPO UFFICIO STAMPA, PIERO TATAFIORE, CON BARBARA CASTORINA, TITOLARE DELL'AGENZIA VISVERBI CHE HA ASSISTITO IN PASSATO PROFESSIONALMENTE GIULI (AVRÀ RIFILATO UN ALTRO PIPPOZZO SUL “PENSIERO SOLARE”?) - BIANCA BERLINGUER E ILARIA D'AMICO (CHE LASCIA CASCHETTO) NELL'AGENZIA DI PRESTA - GIORGIA CARDINALETTI AL POSTO DI FRANCESCA FIALDINI - DOPO LA CHIUSURA DI TANGO, COSTAMAGNA OSPITE SU RETE 4 (NEL PROGRAMMA DOVE LAVORA IL SUO COMPAGNO) - LUI È UN POLITICO DI PRIMO PIANO, LEI È UNA BELLA GIORNALISTA. I DUE SONO STATI AMANTI E LUI HA FAVORITO LA SUA ASCESA. DURANTE UNA RECENTE INTERVISTA HANNO FATTO FINTA DI NON CONOSCERSI DANDOSI DEL LEI. DI CHI STIAMO PARLANDO?

luca zaia matteo salvini francesco acquaroli conte bonelli schlein fratoianni matteo ricci

DAGOREPORT - DALLA RIFORMA ELETTORALE AL RIMPASTO DI GOVERNO, IL FUTURO DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È APPESO COME UN CACIOCAVALLO AL SUO PRIMO TEST CRUCIALE: LE REGIONALI – SCATENEREBBE UNO SCONQUASSO NELLA LITIGIOSA COALIZIONE DI GOVERNO SE FRATELLI D'ITALIA DOVESSE PERDERE LE MARCHE, DOVE LA RICONFERMA DEL MELONIANO ACQUAROLI E' INCERTA - A QUEL PUNTO, A NOVEMBRE, LA MELONA VORRÀ ASSOLUTAMENTE IMPORRE UN CANDIDATO ALLA FIAMMA NEL VENETO LEGHISTA - LA DUCETTA HA BEN RAGIONE DI PRETENDERLO: MALGRADO IL SUO 28-29%, ATTUALMENTE FDI GOVERNA SOLO IN TRE REGIONI: MARCHE, ABRUZZO E LAZIO - PER FARCELA, LA DUCETTA DOVRA' CONVINCERE LUCA ZAIA AD APPOGGIARE, COL 40% DI CONSENSI DI CUI GODE LA SUA LISTA, IL SUO CANDIDATO ALLA PRESIDENZA - NEL CASO IN CUI IL "DOGE" NON ACCETTI LA PROPOSTA, A QUEL PUNTO, GIÀ TAGLIATO FUORI DA SALVINI, LE AMBIZIONI DI ZAIA DI RICOPRIRE UN DOMANI LA PRESIDENZA DELL'ENI O MAGARI LA CARICA DI MINISTRO DOVRA' RIPORLE NEL CASSETTO DEI SOGNI...

stefano belingardi clusoni belen rodriguez

DAGOREPORT - LA ''FARFALLINA'' DI BELEN È TORNATA A BATTERE. DOPO UN’ESTATE TURBOLENTA DI SCAZZI E POLEMICHE, PER LA "SCIO-GIRL" ARGENTINA È ARRIVATO UN NUOVO E AITANTE  BELLIMBUSTO - LUI È STEFANO BELINGARDI CLUSONI, ARCHITETTO MILANESE CHE, CON IL SUO STUDIO "BE.ST", NEGLI ULTIMI ANNI HA RIDISEGNATO LO SKYLINE DELLA CITTÀ MENEGHINA - GALEOTTO UN LOCALE IN SARDEGNA, DOVE I DUE SONO STATI PIZZICATI A BACIARSI CON PASSIONE, INCURANTI DEGLI SGUARDI INDISCRETI - A CONFERMARE LA LIASON È LA STESSA BELEN CON UN CAROSELLO DI FOTO SU INSTAGRAM SULLE SUE "HERMOSAS VACACIONES” -DALLO SCAZZO CON IL BENZINAIO ALLE PATATINE LANCIATE IN UN LOCALE: L’ESTATE IRREQUIETA DELL'EX DI CORONA E DE MARTINO - VIDEO

stefano de martino striscia la notizia antonio ricci gerry scotti la ruota della fortuna pier silvio berlusconi

DAGOREPORT - PIER SILVIO, QUESTA VOLTA, HA VINTO. PIAZZARE LA “RUOTA DELLA FORTUNA” NEL VUOTO PNEUMATICO DELLA PROGRAMMAZIONE ESTIVA, È STATA UNA MOSSA SCALTRA ALL’INSEGNA DI UN SOLO IMPERATIVO: FIDELIZZARE IL PUBBLICO DEI TELE-MORENTI - L’OPERAZIONE È RIUSCITA, IL PAZIENTE È ANCORA IN VITA, MA È SOLO IL PRIMO ROUND DI UNA GUERRA ANCORA MOLTO LUNGA: GIÀ IN SOVRAPPOSIZIONE, IERI SERA, “AFFARI TUOI” ERA LEGGERMENTE IN VANTAGGIO SUL PROGRAMMA DI GERRY SCOTTI, E LA SCELTA DI FAR RIPARTIRE LA TRASMISSIONE DI DE MARTINO DI MARTEDÌ, ANZICHE' DI LUNEDI', HA LASCIATO INTERDETTI GLI ADDETTI AI PALINSESTI - COMUNQUE VADA IL DUELLO NEI PROSSIMI DUE MESI, “PIER DUDI”, ALLA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, ERA STATO CATEGORICO: "'STRISCIA LA NOTIZIA' INIZIERÀ A NOVEMBRE. ANCHE SE CIÒ CHE VA IN ONDA, E NON SARÀ COSÌ, DOVESSE FARE UN TRILIONE DI ASCOLTI" - GLI ESORDI CON MARIA DE FILIPPI, IL FLOP ALL'''ISOLA DEI FAMOSI'' CONDOTTA DALLA MARCUZZI, PRESTA CHE LO SBOLOGNA E LA RISCOSSA CON CASCHETTO (E TANTI ''PACCHI'' A MO' DI CULO): L'IRRESISTIBILE ASCESA DI STEFANO DE MARTINO, ALFIERE DI RAI-MELONI, CHE SOGNA IL FESTIVAL DI SANREMO - VIDEO