UN MARZIANO IN CAMPIDOGLIO! DAL BLOCCO DEI LAVORI DELLA METRO C ALL’ACEA, “RE CALTA” GUIDA LA SCHIERA DI QUELLI CHE GIÀ SI SONO STANCATI DI MARINO

Mariagrazia Gerina per "Il Fatto Quotidiano"

In campagna elettorale, i suoi avversari gli hanno appioppato l'appellativo di "marziano". L'altra notte, il sindaco Ignazio Marino ha offerto, involontariamente, ai suoi detrattori una immagine ancora più sprezzante del suo rapporto con la città. Quella del funambolo che sospeso in aria ha attraversato la vasta lingua d'asfalto che divide i Fori. "È vero il mio mestiere somiglia un po' al suo", si è schermito.

Solo che sotto di sé il sindaco venuto da Marte si ritrova una fossa piena di leoni che aspettano un suo passo falso. Basta scorrere gli ultimi titoli del Messaggero di patròn Caltagirone per capire con quale stato d'animo il potere forte per eccellenza stia seguendo i primi passi della giunta Marino.

Nel mirino, da settimane, la decisione di bandire le auto private dall'ultimo tratto dei Fori Imperiali. Ma anche le proteste per la nuova discarica sull'Ardeatina, il "ritorno ad Equitalia", etc.. "Casilino 900, tornano i rom. Il quartiere trema ancora", recitava il Messaggero del 24 luglio. Tutto fa brodo. E non è ancora venuto il meglio. Perché l'area archeologica sarà pure stata liberata dalle auto.

Ma ora minaccia di essere occupata dalle gru, dai camion e dalle betoniere, che già venerdì scorso, prontamente fotografate dal quotidiano romano, si sono radunate in centro per protestare contro il blocco dei lavori della metro C. Peccato che a brandire la serrata dei cantieri sia proprio il consorzio guidato dalla Vianini di Caltagirone, che ha avuto in appalto la realizzazione dell'opera. Oggetto del contendere i "maggiori oneri", finiti nel mirino della Corte dei Conti. Sul piatto ci sono 500 milioni già stanziati. Ma l'assessore alla Mobilità della giunta Marino ha chiesto in cambio di vedere il cronoprogramma dei lavori.

Roba da mandare su tutte le furie l'editore del Messaggero. Sulle spine anche per il prolungamento della metro B, che si è impegnato a realizzare con la precedente giunta in cambio di una colata di cemento. E per gli impegni assunti dal nuovo sindaco in campagna elettorale contro la privatizzazione di Acea, cuore dell'antico asse tra Alemanno e l'editore del Messaggero, che nella società capitolina siede come azionista privato di peso.

Non è l'unico a cui Marino in questi primi mesi di mandato ha pestato i piedi. Ai costruttori il nuovo sindaco si è presentato nominando titolare dell'urbanistica, Giovanni Caudo. Primo atto da assessore: la revoca della delibera con cui Alemanno aveva reso disponibile anche l'agro romano al cemento.

Il punto è che di cambiali in bianco l'ex sindaco di Roma ne ha firmate parecchie. E il suo successore non sembra intenzionato ad onorarle. Perciò con il tempo la lista degli scontenti è destinata ad allungarsi. Costruttori grandi e piccoli, imprenditori interessati agli appalti.

Dicono che neppure il prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro, fortemente legato al suo predecessore, abbia troppo in simpatia il nuovo inquilino del Campidoglio. E qualcuno interpreta persino la riuscita del blitz capeggiato da Alemanno, che durante la notte dei fori ha guastato la festa al sindaco, come un segnale dei rapporti difficili tra la nuova amministrazione e chi gestisce l'ordine pubblico in città.

Di certo, un esordio brusco il sindaco di Roma ce l'ha avuto con il corpo della polizia municipale, finito nei mesi scorsi nel mirino della Magistratura. In meno di ventiquattr'ore, Marino ha costretto alle dimissioni il comandante dei vigili. Ora si prepara a sostituirlo con una fiorentina, Antonella Manzione, già braccio destro del sindaco Renzi. Uno dei tanti acquisti "stranieri".

Dal bolognese Girella, capo ufficio stampa, al torinese Tricarico, suo uomo di fiducia. Mentre la nomina del milanese Danilo Poggi a guida della azienda capitolina dei trasporti è solo la prima mossa del "repulisti" promesso sulle municipalizzate, cuore della parentopoli alemanniana.

Una delle partite più pesanti, però, è quella che Marino dovrà giocare nelle prossime ore sui rifiuti. La "monnezza" - si dice - sia il vero "oro" di Roma. E se finora è stata appannaggio solo di Manlio Cerroni, patròn di Malagrotta, la promessa di riaprire il mercato potrebbe fare gola a molti. Compreso lo stesso Caltagirone.

 

Ignazio Marino Ignazio Marino Francesco Gaetano Caltagirone Pecoraro IL Prefetto GIuseppe Pecoraro

Ultimi Dagoreport

sigfrido ranucci giovambattista fazzolari

DAGOREPORT - UCCI UCCI, TUTTO SUL CASO RANUCCI: DAI PRESUNTI CONTATTI DI SIGFRIDO CON I SERVIZI SEGRETI PER L'INCHIESTA DI "REPORT" SUL PADRE DI GIORGIA MELONI AL PEDINAMENTO DI SIGFRIDO, CHE COINVOLGEREBBE FAZZOLARI, IL BRACCIO DESTRO (E TESO) DI LADY GIORGIA – RANUCCI, OSPITE IERI SERA DI BIANCA BERLINGUER, HA PRECISATO, MA CON SCARSA CHIAREZZA, COSA E' ACCADUTO NELLE DUE VICENDE: “NON SONO STATO SPIATO DA FAZZOLARI. SO CHE È STATO ATTIVATO UN MECCANISMO PER CAPIRE CHI FOSSE IL NOSTRO INFORMATORE. SI TEMEVA FOSSE QUALCUNO DEI SERVIZI, MA NON È ACCADUTO” - SULL'ALTRA VICENDA DEL PEDINAMENTO: "NON SO SE SONO STATO SEGUITO MATERIALMENTE" – RIGUARDO L'ATTENTATO: "NON HO MAI PENSATO CHE DIETRO CI FOSSE UNA MANO POLITICA" - DAGOSPIA CERCA DI FAR LUCE SUI FATTI E I FATTACCI... - VIDEO

giorgia meloni marina berlusconi antonio tajani

DAGOREPORT – IL DESIDERIO DI FARSI INCORONARE REGINA D'ITALIA, PER IL MOMENTO, LA MELONA LO DEVE RIPORRE NEL CASSETTO DEI SOGNI - L’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, BOCCIATA DA TUTTI I PARTITI CHE NON INTENDONO FINIRE CANNIBALIZZATI DALLA MELONI, STA MANDANDO IN PEZZI FORZA ITALIA - TAJANI FA IL POSSIBILISTA E GLI AZZURRI ESPLODONO. LASCIAMO POI PERDERE LA FAMIGLIA DI ARCORE CHE VEDREBBE SPARIRE IL NOME BERLUSCONI DAL SIMBOLO DEL PARTITO - A MILANO SI VOCIFERA DI UN TERRIBILE SCAZZO AL CALOR BIANCO TRA UN TAJANI IN MODALITA' RIBELLE E CRISTINA ROSSELLO, VICINISSIMA A MARINA - L'IDEONA DI FARSI INCORONARE "SUA MAESTA' GIORGIA I" FA STORCERE IL NASO ANCHE AI VARI POTENTATI SOTTERRANEI DEI FRATELLINI D’ITALIA (LOLLOBRIGIDA-LA RUSSA-RAMPELLI)...

zaia stefani salvini meloni fico schlein de luca

DAGOREPORT – L'ESITO DELLE REGIONALI IN VENETO, CAMPANIA E PUGLIA E' GIA’ SCRITTO MA SARA' IMPORTANTISSIMO PER “PESARE” OGNI PARTITO IN VISTA DELLE STRATEGIE PER LE POLITICHE DEL 2027 – I VOTI DELLE VARIE LISTE POTREBBERO CAMBIARE GLI EQUILIBRI INTERNI ALLE COALIZIONI: SE IN CAMPANIA E PUGLIA LE LISTE DI DECARO E DI DE LUCA FARANNO IL BOTTO, PER L'EX ROTTAMATRICE DI ''CACICCHI'' ELLY SCHLEIN SAREBBE UNO SMACCO CHE GALVANIZZEREBBE LA FRONDA RIFORMISTA DEL PD - ANCHE PER CONTE, UN FLOP DEL SUO CANDIDATO ALLA REGIONE CAMPANIA, ROBERTO FICO, SCATENEREBBE LA GUERRIGLIA DEI GRILLINI CHE DETESTANO L'ALLEANZA COL PD - LADY GIORGIA TIENE D’OCCHIO LA LEGA: SE PRECIPITA NEI CONSENSI IN VENETO, DOVE E' STATA FATTA FUORI LA LISTA ZAIA, PROVEREBBE A SOSTITUIRE IL MALCONCIO CARROCCIO CON AZIONE DI CARLETTO CALENDA...

villa casa giorgia meloni antonio tajani matteo salvini

DAGOREPORT - AH, CHE STREGONERIA È IL POTERE: TRAFIGGE TUTTI. SOPRATTUTTO I PARVENU. E COSÌ, DA PALAZZO GRAZIOLI, CHE FU LA SEDE INFORMALE DI GOVERNO E DI BUNGA-BUNGA DI BERLUSCONI PREMIER, SIAMO PASSATI A "VILLA GRAZIOLI" CON LA NUOVA DOVIZIOSA DIMORA DELL’EX ABITANTE DELLA GARBATELLA, DOVE OCCUPAVA CON MADRE E SORELLA DUE DISGRAZIATE CAMERE E CUCINA - UN IMMOBILE CHE STA SOLLEVANDO UN POLVERONE DI POLEMICHE: VILLA O VILLINO? COL SOLITO AGOSTINO GHIGLIA CHE AVREBBE SOLLECITATO GLI UFFICI DELLA PRIVACY DI TROVARE UN MODO PER LIMITARE LE INFORMAZIONI DA RENDERE PUBBLICHE ALLA CAMERA, IN RISPOSTA A UN’INTERROGAZIONE DELLA BOSCHI SULLA RISTRUTTURAZIONE DELLA VILLA – LA SINDROME DI "IO SO' GIORGIA E NUN ME FIDO DE NESSUNO!" HA POI TRASFORMATO LA MAGIONE NEL SUO BUNKER PERSONALE, LONTANO DAGLI SGUARDI E ORECCHIE INDISCRETE CHE INFESTANO PALAZZO CHIGI - TUTTO BENE QUANDO VENGONO CHIAMATI A RAPPORTO I SUOI FEDELISSIMI, MOLTO MENO BENE QUANDO TOCCA AGLI ALTRI, AGLI “ESTRANEI” DELLA CONVENTICOLA MELONIANA. DAL CENTRO DI ROMA PER RAGGIUNGERE “VILLA GRAZIOLI” CI VOGLIONO, IN LINEA D’ARIA, BEN 40 MINUTI DI MACCHINA. ANCHE DOTATI DI SIRENE E LAMPEGGIANTI, È “UN VIAGGIO”…. - VIDEO

simone canettieri giorgia arianna meloni

DAGOREPORT - MASSÌ, CON I NEURONI SPROFONDATI NELLA IRRITABILITÀ PIÙ SCOSSA, ARIANNA MELONI AVEVA URGENTE BISOGNO, A MO’ DI SOLLIEVO, DELL’ARTICOLO DI DEBUTTO SUL “CORRIERONE” DI SIMONE CANETTIERI - MESSA DALLA SORELLA GIORGIA A CAPO DELLA SEGRETERIA DI FDI, ARIANNA NON NE HA AZZECCATA UNA - ALLA PARI DI QUALSIASI ALTRO PARTITO DI MASSA, OGGI FDI SI RITROVA ATTRAVERSATO DA UNA GUERRIGLIA INTESTINA FATTA DI COLPI BASSI, RIPICCHE E SPUTTANAMENTI, INTRIGHI E COMPLOTTI – DALLA SICILIA (CASINO CANNATA-MESSINA) A MILANO (AFFAIRE MASSARI-LA RUSSA), FINO AL CASO GHIGLIA-RANUCCI, DOVE IL FILO DI ARIANNA SI È ATTORCIGLIATO PERICOLOSAMENTE INTORNO AL COLLO - CHE LA SORELLINA NON POSSIEDA LA ‘’CAZZIMMA’’ DEL POTERE, FATTA DI SCALTREZZA E ESPERIENZA, SE N'E' AMARAMENTE ACCORTA ANCHE LA PREMIER. E PUR AMANDOLA PIÙ DI SE STESSA, GIORGIA L’AVREBBE CHIAMATA A RAPPORTO PER LE SCELTE SBAGLIATE: SE IL PARTITO VA AVANTI COSÌ, RISCHIA DI IMPLODERE… - VIDEO