A CHI VA LA BANCA DEL MEZZOGIORNO, GINGILLO CREATO DA TREMONTI PER FINANZIARE (COI SOLDI DELLE POSTE) IMPRENDITORI DEL SUD? A PIETRO D’ANZI, FRESCO DI BARCLAYS ITALIA: AFFARI SPERICOLATI, FINANZIAMENTI SOSPETTI E UN BILANCIO NON PROPRIO BRILLANTE, TANTO CHE BARCLAYS VUOLE CHIUDERE LE FILIALI ITALIANE - LÌ ERA IL BRACCIO DESTRO DI VITTORIO DE STASIO, CACCIATO DALLA BANCA PERCHÉ INDAGATO PER PER TRUFFA, ESTORSIONE, CONCORSO IN ASSOCIAZIONE A DELINQUERE E MINACCIA…

1- LE POSTE PREMIANO IL MANAGER DEL DISASTRO
BANCA DEL MEZZOGIORNO, IL NUOVO CAPO È REDUCE DAL TRACOLLO DI BARCLAYS ITALIA

Vittorio Malagutti per "il Fatto Quotidiano"

La Banca del Mezzogiorno, istituto pubblico partorito due anni fa dalla fervida fantasia dell'ex ministro Giulio Tremonti, ha da ieri un nuovo amministratore delegato. Si chiama Pietro D'Anzi ed è approdato al vertice su designazione delle Poste, che sono l'azionista unico della banca. D'Anzi, 48 anni, si è appena lasciato alle spalle la brutta avventura di Barclays Italia. Affari spericolati, finanziamenti sospetti e un bilancio non proprio brillante, se è vero, come si vocifera in ambienti finanziari, che il grande istituto britannico ha deciso di vendere le sue filiali nella Penisola.

Il nuovo capo della Banca del Mezzogiorno era un manager di prima fila del gruppo Barclays in Italia. Con i gradi di responsabile della rete commerciale, D'Anzi era uno dei collaboratori più stretti di Vittorio De Stasio, che nel settembre scorso è stato costretto ad abbandonare in gran fretta la poltrona di amministratore delegato di Barclays Italia. Nel giro di poche settimane si è capito il motivo del ribaltone.

De Stasio era indagato dalla procura di Catanzaro per truffa, estorsione, concorso in associazione a delinquere e minaccia. L'inchiesta era partita da una truffa milionaria all'Unione europea orchestrata da imprenditori foraggiati con i prestiti della banca inglese. Secondo la ricostruzione dei magistrati il manager della Barclays ha dato via libera a finanziamenti per 12 milioni a un'azienda di Pietro Bonaldi, che è ancora latitante all'estero. In cambio dei prestiti De Stasio avrebbe ricevuto 250 mila euro su conti esteri. Nei mesi scorsi un filone d'indagine è approdato alla procura di Milano dove De Stasio, denunciato anche dalla banca inglese, questa volta è finito nel mirino dei magistrati per infedeltà patrimoniale.

Nel frattempo D'Anzi ha fatto carriera. Nel senso che a settembre dell'anno scorso ha preso il posto del suo ex capo De Stasio al vertice di Barclays. E' durata poco: nel giro di qualche mese è arrivata la chiamata della Banca del Mezzogiorno. Le Poste erano alla ricerca di un nuovo amministratore delegato per l'istituto che, nei piani di Tremonti, dovrebbe servire a finanziare le piccole medie imprese del Sud.

La poltrona di numero uno era vacante dopo le dimissioni di Piero Montani. Nel consiglio della banca pubblica troviamo il presidente delle Poste, Massimo Sarmi e anche un collezionista di poltrone del calibro di Franco Carraro, già presidente del Coni e Federcalcio.

Sulla scelta di D'Anzi per la poltrona pubblica a quanto pare non hanno pesato i suoi stretti rapporti con il suo amico De Stasio finito sotto indagine. D'altra parte il nome di D'Anzi non figura nella lunga lista degli indagati dell'inchiesta nata a Catanzaro e poi approdata a Milano. E la stessa Barclays gli aveva confermato la sua fiducia promuovendolo alla guida della sua controllata italiana.

Nel 2008 era stato proprio De Stasio a chiamare D'Anzi in Barclays con il ruolo di general manager. I due si erano conosciuti qualche anno prima quando De Stasio lavorava alla banca Bipop (gruppo Capitalia) di cui D'Anzi era stato consulente. A partire dal 2009 la rete della Barclays è cresciuta a gran velocità grazie a un'offerta commerciale molto aggressiva. La banca inglese puntava a reclutare nuovi clienti offrendo tassi da record ai propri depositanti. Una strategia che si è rivelata fallimentare. Nel frattempo però, secondo quanto è emerso dalle indagini di questi mesi, la Barclays di De Stasio si è conquistata a suon di prestiti la fiducia di altri clienti eccellenti.

Per esempio lo stampatore Vittorio Farina, amico e socio in affari di Luigi Bisignani, coinvolto nell'inchiesta sulla cosiddetta P4. Farina, indagato per appropriazione indebita, ha ricevuto un finanziamento di 250 mila euro. Altri soldi sono andati a Katsiarina Kushniarova (di nazionalità bielorussa), nipote acquisita del banchiere Fabrizio Palenzona. Circa 450 mila euro arrivavano da un conto estero del latitante Bonaldi e per questa operazione la Kushniarova è indagata per riciclaggio.

Kushniarova e Palenzona, che è stato sentito come testimone in procura a Milano, hanno comprato insieme una casa a Roma. Un acquisto finanziato dalla Barclays con un mutuo di 1,2 milioni.


2- BARCLAYS DOPO L'USCITA DA BLACKROCK ESCE ANCHE DALL'ITALIA?

Bluerating - Barclays dopo aver ceduto l'intera partecipazione in BlackRock, potrebbe cedere ora tutte le sue filiali in Italia nel tentativo di concentrarsi sui mercati più redditizi, secondo voci rilanciate dal Wall Street Journal.

Intanto a seguito del collocamento del 20% di BlackRock ottenuto nel giugno del 2009 assieme a 6,6 miliardi in contanti in contropartita della cessione delle attività di asset management al gruppo statunitense (20% che era stato valutato all'epoca 6,9 miliardi di dollari), la banca britannica, che aveva già svalutato la quota a 5,5 miliardi di dollari circa, contabilizzerà una minima plusvalenza.

Infatti i 26,2 milioni di azioni sono state collocate a 160 dollari l'una, 2,6 milioni di titoli sono ancora a disposizione per coprire l'eccesso di domanda allo stesso prezzo, mentre 6,38 milioni sono stati riacquistati dalla stessa BlackRock a 156,80 dollari l'una. Il totale fa dunque poco meno di 5,61 miliardi di dollari.

 

PIETRO D'ANZIvittorio de stasioGIULIO TREMONTI FABRIZIO PALENZONA

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