LA CASSAZIONE NON SCASSERÀ IL GOVERNO LETTA: AL BANANA CONVIENE TENERLO IN VITA

Ugo Magri per "lastampa.it"

Nel giro stretto berlusconiano sono in pochi a illudersi che il 30 luglio la Cassazione salverà il Cavaliere. Un po' perché, sospirano ad Arcore, dargli ragione significherebbe sconfessare in blocco tutti i suoi accusatori, dalla Procura milanese ai tribunali che l'hanno condannato: e solo dei kamikaze oserebbero tanto. Ma soprattutto, aggiungono, la «sezione feriale» della Suprema Corte non è affatto ben disposta nei confronti dell'imputato. I suoi componenti sono stati passati ai «raggi x».

E' saltato fuori, ad esempio, che il presidente Esposito ha effettivamente un figlio che fu amico della Minetti; però questo sarà un motivo in più per mostrarsi inflessibile nei confronti di Silvio. E comunque, già in passato Esposito fu super-severo nei confronti di Berruti, vecchio amico e sodale del Cav, per giunta su una questione di diritti televisivi parecchio simile a quella di cui si sta discutendo.

Di un altro componente del collegio sono emerse le simpatie a sinistra; di un altro ancora suscita sospetti il passato da giudice del lavoro... La strada degli avvocati Coppi e Ghedini sembra molto in salita. I due legali valuteranno se battersi o meno per un rinvio a settembre del giudizio, ma non sono così persuasi che ne valga la pena. Perfino i muri di Villa San Martino trasudano pessimismo...

Dobbiamo perciò attenderci il 31 luglio un cataclisma politico? La condanna (se tale effettivamente sarà) comporterà la caduta automatica del governo Letta? Qualche giorno fa l'esito sembrava ineluttabile, quasi il riflesso condizionato di un centrodestra dove i «falchi» la fanno da padroni. Adesso, invece, Berlusconi lancia segnali rassicuranti, come se la parola «crisi» non appartenesse al suo lessico.

E personaggi che hanno trascorso ore con lui, a soppesare gli scenari possibili, garantiscono: nulla ha veramente deciso. Anzi, se la bilancia pende da una parte, è nel senso di permettere che il governo passi quantomeno l'estate. Per una somma di ragioni. Primo, non si tornerebbe comunque alle urne, Napolitano pretenderebbe una nuova legge elettorale al posto del Porcellum.

E se il Pdl si chiamasse fuori, nascerebbe un esecutivo esposto ai venti grillini. Durerebbe quanto basta per causare danni terrificanti alle tivù del Biscione (già i Cinque Stelle contestano le concessioni). E magari ne verrebbe fuori un sistema elettorale che Berlusconi vede come il fumo negli occhi, tipo doppio turno alla francese o Mattarellum. Restando invece al governo, non dovrebbe temere sorprese.

L'altro motivo di cautela riguarda i sondaggi. Enrico Letta è popolare, il suo governo pure. Facendolo ruzzolare come effetto immediato della condanna, Silvio darebbe l'impressione di anteporre i fatti suoi agli interessi dell'Italia. Sarebbe il modo più sicuro per uscire di scena. Invece Berlusconi intende restarci a lungo, anche senza seggio al Senato (nemmeno Grillo ce l'ha).

È convinto che i quattro anni di carcere, più interdizione dai pubblici uffici, non gli precluderebbero un ruolo futuro. Tre anni sono stati cancellati già dall'indulto, quello restante non lo porterebbe in nessun caso dietro le sbarre per effetto dell'art.656 cpp. Al massimo, dovrebbe scontare i domiciliari; più probabile un affidamento ai servizi sociali che, per quanto possa risultare grottesco, lascerebbe l'ex-premier libero di far politica...

Insomma, la reazione del Cavaliere è tutt'altro che scontata. Non a caso Napolitano, a quanti si recano in visita sul Colle, suggerisce il massimo della prudenza. «Tranquillizzare Berlusconi» è la parola d'ordine che risuona nelle più alte sfere della Repubblica.

 

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