SPINGENDO LA DECADENCE PIÙ IN LÀ - IL CAVALIERE PUNTA AL VOTO ANTICIPATO PER EVITARE LA DECADENZA E ATTACCA NAPOLITANO: “E’ LUI IL MANDANTE, MI VUOLE IN GALERA”…

Francesco Bei per "La Repubblica"

Perché ormai il dado è tratto e i falchi hanno preso il sopravvento. Per questo, se anche il premier riuscisse ad anticipare il «chiarimento» in Parlamento prima del 4 ottobre e della riunione della giunta delle elezioni, Forza Italia comunque gli voterebbe contro. Sfiducia.

«I nodi vengono al pettine - osserva Daniele Capezzone - e del resto a me è sempre sembrato miope il tentativo di Letta, capo politico di una maggioranza politica, di tenere separate le questioni del governo da quelle di Berlusconi». Guglielmo Epifani, parlando con il premier al telefono, gli ha consigliato di giocare in velocità con la verifica, provando a mettere il Pdl con le spalle al muro prima del voto sulla decadenza.

Ma anche questo escamotage è destinato a fallire di fronte al grumo di furore e irrazionalità che da Berlusconi in giù ha contagiato tutto il gruppo dirigente.

Dunque - se Berlusconi non cambierà idea come gli è capitato spesso in questo periodo - sarà crisi di governo, il treno è già lanciato ad altissima velocità e non c'è più nessuno a fermarlo. Anche perché le condizioni che il Cavaliere pone restano inaccettabili per il Pd.

Nelle prossime ore, oggi stesso, Berlusconi si aspetta risposte chiare e inequivocabili sulla richiesta di rinvio della legge Severino alla Corte costituzionale. È l'unica cosa che le colombe sono riuscite a strappare. «Napolitano è il mandante, mi vuole in galera. Se riuscite a convincerlo a fermare la macchina della decadenza benissimo, ma gli ho dato settimane di tempo e non è successo nulla».

Nelle riunioni fiume a palazzo Grazioli Berlusconi usa ormai toni sprezzanti nei confronti del capo dello Stato. Soprattutto lo accusa di non aver mantenuto quelle fantomatiche promesse che gli sarebbero state fatte al momento della formazione del governo. Promesse di intervenire sulla Cassazione, anzitutto, per impedire che il processo Mediaset fosse assegnato alla sezione feriale ma restasse «al mio giudice naturale, la terza sezione». Che evidentemente Berlusconi supponeva più favorevole. Promesse di fermare le altre procure al lavoro, da Napoli a Bari.

Ci sarebbe in effetti un'ultima strada per evitare la catastrofe. E lo stesso Angelino Alfano l'ha suggerita ieri a Letta. Quella di un decreto del governo che interpreti in maniera non retroattiva le norme del decreto Severino. Ma è un sentiero strettissimo e avrebbe bisogno di tutt'altro clima politico per essere percorso.

Per questo anche i più moderati nel centrodestra ieri sera scuotevano la testa rassegnati, come un gregge in attesa di essere immolato alla divinità del Capo. Renato Schifani e Renato Brunetta, pur avendo raccolto alacremente le lettere di dimissioni dei parlamentari, ancora sperano che nel Pd si apra una crepa, che arrivi almeno un segnale di disponibilità politica verso le ragioni del Cavaliere. Ma il pessimismo rende neri i pensieri e rallenta le reazioni.

Persino il consiglio dei ministri che oggi avrebbe dovuto varare un decreto monstre da tre miliardi di euro - rinvio dell'Iva, correzione del rapporto Deficit/ Pil, missioni militari - è tornato in forse. Ieri sera ancora non era stato convocato, in attesa del colloquio di questa mattina fra Letta e il capo dello Stato. «Che senso ha prevedere tagli per miliardi di euro - confida un ministro - se c'è la crisi di governo e torniamo dritti nella procedura d'infrazione europea?».

Insomma, vista la tensione politica il governo potrebbe saltare oggi stesso. Con le dimissioni dei ministri del Pdl. A quel punto Letta andrebbe in Parlamento rovesciando sulla testa del Cavaliere la responsabilità dell'aumento dell'Iva, del pagamento della seconda rata dell'Imu e della prevedibile tempesta che ci sarà sugli spread.

E tuttavia Berlusconi, incurante dei consigli di Fedele Confalonieri, degli inviti alla prudenza di Ennio Doris e dei timori dei figli, marcia spedito verso la crisi e le elezioni anticipate, sulla strada lastricata da Denis Verdini e Daniele Santanché. Il terrore di finire in cella per un ordine di custodia cautelare, l'umiliazione e il discredito che ne deriverebbero, lo accecano e non gli fanno vedere alternative.

Così l'unica salvezza che gli è rimasta è far saltare in aria tutto il Palazzo. Il problema non è la giunta delle elezioni, ma il voto dell'aula del Senato. È quello che va evitato. Se il Cavaliere ci riuscisse, trascinando la legislatura verso la fine con il sacrificio umano dei suoi parlamentari, sarebbe salvo. Resterebbe senatore fino alla riunione delle nuove Camere. E a quel punto si ricomincerebbe tutto da capo. Mesi e mesi guadagnati.

A nulla servirebbe la sentenza di conferma dell'interdizione dai pubblici uffici. Anche la decadenza stabilita dai magistrati di Milano, che nulla c'entra con la legge Severino, andrebbe infatti votata dalla Camera di appartenenza. Ma a quel punto Berlusconi conta di aver vinto il premio di maggioranza con il Porcellum e di scagliare tutto il «suo» Parlamento contro la magistratura e le leggi.

 

BERLUSCONI VERDINI ALFANO INAUGURAZIONE SEDE FORZA ITALIA FOTO LAPRESS berlusconi alfano DANIELE CAPEZZONE - copyright PizziGIORGIO NAPOLITANO IN VACANZA IN ALTO ADIGE LA CONDANNA DI BERLUSCONI PELLEGRINAGGIO A PALAZZO GRAZIOLI RENATO SCHIFANI MANIFESTAZIONE PDL A VIA DEL PLEBISCITO AGOSTO RENATO BRUNETTA NITTO PALMA confalonieri berlusconi letta ennio doris

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni francesco acquaroli antonio tajani matteo salvini donald trump

DAGOREPORT: A CHE PUNTO È L'ARMATA BRANCA-MELONI? TORNATA SCORNATA DAL G7 MENO UNO (TRUMP SE NE FOTTE DI LEI E DELL'EUROPA), I PROBLEMI REALI BUSSANO ALLA PORTA DI PALAZZO CHIGI. A PARTIRE DALL'ECONOMIA: LA GUERRA IN MEDIORIENTE POTREBBE FAR SCHIZZARE IL PREZZO DEL PETROLIO, E CONSEGUENTE AUMENTO DI OGNI PRODOTTO - AGGIUNGERE LA LOTTA CONTINUA CON SALVINI, LA PIEGA AMARA DEI SONDAGGI NEI CONFRONTI DEL GOVERNO E LA POSSIBILE SCONFITTA NELLE MARCHE DEL SUO FEDELISSIMO ACQUAROLI: IL PD CON MATTEO RICCI E' IN VANTAGGIO DI 5 PUNTI E LA STATISTA DELLA GARBATELLA È TENTATA DI ANTICIPARE IL VOTO NELLE MARCHE A SETTEMBRE – SULLE ALTRE QUATTRO REGIONI, LA FIAMMA E' INDECISA SUL TERZO MANDATO CHE FAREBBE FELICE ZAIA IN VENETO, DESTABILIZZANDO IL PD IN CAMPANIA. MA IERI, PRESSATO DA VANNACCI, SALVINI HA PRESO A PRETESTO IL "NO" DI TAJANI, PER SFANCULARE VELOCEMENTE (E SENZA VASELINA) I SUOI GOVERNATORI, ZAIA E FEDRIGA - IL ''NO'' DI TAJANI ERA TRATTABILE: L'OBIETTIVO E' LA FUTURA PRESIDENZA DELLA REGIONE LOMBARDIA (IL CANDIDATO ''COPERTO'' DI FORZA ITALIA È..)

tommaso inzaghi

DAGOREPORT - IL TRASFERIMENTO DI SIMONE INZAGHI IN ARABIA? UN AFFARE DI FAMIGLIA. L’ARTEFICE DELL’OPERAZIONE CHE HA PORTATO L’EX ALLENATORE DELL’INTER ALLA CORTE DELL’AL-HILAL È STATO TOMMASO INZAGHI, IL FIGLIO DI SIMONE E DI ALESSIA MARCUZZI, PROCURATORE CHE FA PARTE DELL'AGENZIA DI FEDERICO PASTORELLO, LA P&P SPORT MANAGEMENT – LE LAUTE COMMISSIONI, LA TRATTATIVA CHE ANDAVA AVANTI DA TEMPO (GIÀ PRIMA DEL RITORNO CON IL BARCELLONA SIMONE INZAGHI AVEVA PROPOSTE DALL’ARABIA), LO STRANO MESSAGGIO SOCIAL DI TOMMASO INZAGHI E LE VOCI SU UNO SPOGLIATOIO IN TENSIONE PRIMA DELLA FINALE DI CHAMPIONS PER...

francesco gaetano caltagirone alberto nagel francesco milleri

DAGOREPORT - GONG! ALLE ORE 10 DI LUNEDÌ 16 GIUGNO SI APRE L’ASSEMBLEA DI MEDIOBANCA; ALL’ORA DI PRANZO SAPREMO L’ESITO DELLA GUERRA DICHIARATA DAL GOVERNO MELONI PER ESPUGNARE IL POTERE ECONOMICO-FINANZIARIO DI MILANO - LO SCONTRO SI DECIDERÀ SUL FILO DI UNO ZERO VIRGOLA - I SUDORI FREDDI DI CALTARICCONE DI FINIRE CON IL CULO A TERRA NON TROVANDO PIÙ A SOSTENERLO LA SEDIA DI MILLERI SAREBBERO FINITI – L’ATTIVISMO GIORGETTI, DALL’ALTO DELL’11% CHE IL MEF POSSIEDE DI MPS – L’INDAGINE DELLA PROCURA DI MILANO SU UNA PRESUNTA CONVERGENZA DI INTERESSI TRA MILLERI E CALTAGIRONE, SOCI DI MEDIOBANCA, MPS E DI GENERALI - ALTRO GIALLO SUL PACCHETTO DI AZIONI MEDIOBANCA (2%?) CHE AVREBBE IN TASCA UNICREDIT: NEL CASO CHE SIA VERO, ORCEL FARÀ FELICE LA MILANO DI MEDIOBANCA O LA ROMA DI CALTA-MELONI? AH, SAPERLO….

iran israele attacco netanyahu trump khamenei

DAGOREPORT - STANOTTE L'IRAN ATTACCHERÀ ISRAELE: RISCHIO DI GUERRA TOTALE - È ATTESO UN VIOLENTISSIMO ATTACCO MISSILISTICO CON DRONI, RISPOSTA DI TEHERAN ALL'"OPERAZIONE LEONE NASCENTE" DI NETANYAHU, CHE QUESTA MATTINA HA COLPITO IL PRINCIPALE IMPIANTO DI ARRICCHIMENTO IRANIANO, UCCIDENDO L'INTERO COMANDO DELL'ESERCITO E DELLE GUARDIE RIVOLUZIONARIE. LA MAGGIOR PARTE DI LORO È STATA FATTA FUORI NELLE PROPRIE CASE GRAZIE AI DRONI DECOLLATI DALLE QUATTRO BASI SOTTO COPERTURA DEL MOSSAD A TEHERAN - ISRAELE HA DICHIARATO LO STATO DI EMERGENZA: GLI OSPEDALI SPOSTANO LE OPERAZIONI IN STRUTTURE SOTTERRANEE FORTIFICATE - TRUMP HA AVVERTITO OGGI L'IRAN DI ACCETTARE UN ACCORDO SUL NUCLEARE "PRIMA CHE NON RIMANGA NULLA", SUGGERENDO CHE I PROSSIMI ATTACCHI DI ISRAELE CONTRO IL PAESE POTREBBERO ESSERE "ANCORA PIÙ BRUTALI" - VIDEO

lauren sanchez jeff bezos venezia

FLASH! – I VENEZIANI HANNO LA DIGA DEL MOSE PURE NEL CERVELLO? IL MATRIMONIO DI JEFF BEZOS È UNA FESTICCIOLA PER 250 INVITATI DISTRIBUITI TRA QUATTRO HOTEL: GRITTI, AMAN, CIPRIANI E DANIELI - NIENTE CHE LA SERENISSIMA NON POSSA SERENAMENTE SOSTENERE, E NULLA A CHE VEDERE CON LE NOZZE MONSTRE DELL'INDIANO AMBANI, CHE BLOCCARONO MEZZA ITALIA SOLO PER IL PRE-TOUR MATRIMONIALE – DITE AI MANIFESTANTI IN CORTEO "VENEZIA NON E' IN VENDITA" CHE I 10 MILIONI DI EURO SPESI DA MR.AMAZON SI RIVERSERANNO A CASCATA SU RISTORATORI, COMMERCIANTI, ALBERGATORI, GONDOLIERI E PUSHER DELLA CITTÀ…