katharina zeller

CHIAMATE LA CROCE VERDE! - KATHARINA ZELLER, SINDACA DI MERANO CHE SI È SFILATA LA FASCIA TRICOLORE, SI ARRAMPICA SUGLI SPECCHI PER GIUSTIFICARE IL SUO GESTO ED EVOCA UN COMPLOTTONE A SFONDO SESSISTA (CIAO CORE!) - LA 38ENNE SOSTIENE DI NON AVER INDOSSATO LA FASCIA PER NON ASSECONDARE L'EX PRIMO CITTADINO, DARIO DAL MEDICO: "ERA UN GESTO TESO A PRESENTARMI COME UNA BAMBINA OBBLIGATA AD UBBIDIRE A UN ESPERTO UOMO MATURO. NON HO RIFIUTATO IL TRICOLORE, MA UNA PREPOTENZA MUSCOLARE ESIBITA" - IL LINK ALLA PETIZIONE PER LE DIMISSIONI DI ZELLER

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Dimissioni per la neosindaca Katharina Zeller: la fascia tricolore non è un optional!

 

https://www.change.org/p/dimissioni-per-la-neosindaca-katharina-zeller-la-fascia-tricolore-non-%C3%A8-un-optional?source_location=search

 

Estratto dell'articolo di Giampaolo Visetti per www.repubblica.it

https://www.repubblica.it/politica/2025/05/20/news/katharina_zeller_merano_sindaca_tricolore_intervista-424421734/?ref=RHLF-BG-P1-S1-T1-RIAPERTURA_

 

katharina zeller non indossa la fascia tricolore 7

Katharina Zeller, a 38 anni lei è stata eletta prima donna sindaco di Merano alzando la bandiera interetnica, anche grazie ai voti dei cittadini di lingua italiana e proponendosi come candidata Svp, il partito di raccolta del gruppo tedesco, decisa a unire e non a riaprire divisioni tra i gruppi linguistici dell’Alto Adige: perché il suo primo gesto è stato togliersi la fascia tricolore al momento del passaggio delle consegne con l’ex sindaco Dario Dal Medico?

 

“Non mi sono sfilata la fascia per mancare di rispetto al tricolore. Rappresenta l’Italia, la mia patria: in qualità di vicesindaco negli ultimi anni ho sempre indossato il tricolore in ogni occasione ufficiale e così farò anche in futuro. Mi sono opposta a un gesto provocatorio, teso a presentarmi come una bambina infantile obbligata ad ubbidire a un esperto uomo maturo”.

 

Non le è venuto il dubbio che il suo gesto potesse venire equivocato e strumentalizzato?

“Ero emozionata e a mente fredda non lo rifarei. Capisco che una parte di cittadini non solo altoatesini, ignara delle ragioni politiche della prepotenza di un sindaco di destra appena sconfitto dalla sue ex vice sostenuta anche dal centrosinistra, possa essersi sentita offesa. Per questo è stato un gesto istintivo ma inopportuno: non ho problemi a chiedere scusa”.

DARIO DAL MEDICO KATHARINA ZELLER

 

Lei ora viene ritratta come una vecchia pasionaria pantirolese e indipendentista, esaltata come un’eroina dall’estrema destra tedesca: vive questa immagine di anti-italiana come un’opportunità politica?

“Al contrario. Io sono l’opposto di queste anti-storiche nostalgie. Ho vissuto dieci anni a Roma, lì mi sono laureata in diritto amministrativo e mi sento pienamente europea, italiana e sudtirolese. Faccio politica per unire e non per dividere: tutti i gruppi linguistici dell’Alto Adige hanno una storia di dolore e di soprusi e da tempo abbiamo girato pagina per vivere insieme. Non sarò mai simbolo e strumento degli estremisti che vivono di rancore, tedeschi o italiani che siano”.

 

KATHARINA ZELLER

Come esperta di diritto non sapeva che indossare la fascia tricolore è una consuetudine al passaggio di consegne tra vecchio e nuovo sindaco?

“Nel 2017 il Consiglio regionale del Trentino Alto Adige ha approvato una mozione che equipara la fascia tricolore al collare con lo stemma del municipio. La fascia è obbligatoria solo quando un sindaco esercita le funzioni di ufficiale di stato civile, o nelle cerimonie pubbliche.

 

Si è deciso, proprio per superare le divisioni etniche e per rispettare ogni sensibilità, di adottare l’effige comunale affinché tutti si sentano pienamente rappresentati. Già nel 1997, quando venne in visita il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, molti sindaci indossarono solo il collare municipale: nessuno si sentì offeso”.

 

Non crede che il clamore scatenato dal suo rifiuto confermi la resistenza di un problema di convivenza?

“No perché gli attacchi partono solo da esponenti estremisti dei partiti, sia italiani che tedeschi. Sui social sono travolta da insulti sessisti e da minacce di una violenza sorprendente. Mi ordinano di andarmene dall’Italia, di emigrare in Austria, o di dimettermi subito. Chi ogni giorno lavora per la pace e per la convivenza, manifesta invece solidarietà e comprensione: anche per il mio profilo di donna impegnata in politica”.

KATHARINA ZELLER - 1

 

Cosa intende dire?

“Se al mio posto ci fosse stato un nuovo sindaco di sesso maschile, il mio predecessore non lo avrebbe affrontato fisicamente in modo tanto invasivo, pretendendo l’obbedienza pubblica a un ordine”.

katharina zeller non indossa la fascia tricolore 3

 

Se la fascia tricolore le fosse stata offerta tra le mani, invece che calata sul collo, l’avrebbe autonomamente indossata?

“Sì. Ripeto: non ho rifiutato il tricolore, ma una prepotenza muscolare esibita per riaprire i conflitti e i rancori di cui le destre estreme hanno bisogno per non diventare irrilevanti”.

katharina zeller 4

 

Perché non ha indossato comunque la fascia, chiarendo invece con le parole di sentire umiliata la sua persona?

“[...] Il tricolore è stato usato come un’arma per dividere e per ferire l’identità della minoranza di lingua tedesca, presentandomi come una sorta di opportunista traditrice. La preda da aggredire non ero solo io, ma la comunità che ora rappresento. Consumato l’agguato, guarda caso, le immagini sono state subito lanciate in rete con giudizi violenti”.

 

Non pensa sia sbagliato reagire con una provocazione ad una provocazione?

“Ho reagito con fermezza, ma pure con educazione. Ho appoggiato la fascia sul tavolo chiarendo che il collare municipale in certe occasioni assolve alla stessa funzione simbolica: non l’ho calpestata, non le ho sputato addosso. Se avessi voluto ammiccare alle vecchie divisioni etniche mi sarei presentata in costume tirolese, mettendoci sopra la fascia con disprezzo. Io invece mi sento una sindaca dell’Italia e non sarò una prima cittadina tedesca: rispetto il tricolore, continuerò ad onorarlo e a indossarlo in ogni occasione ufficiale”. [...]

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