winston churchill giulio andreotti

DOVE SONO ANDATI I BATTUTISTI DI UNA VOLTA – QUANDO I PARLAMENTI ERANO ANCORA VERI CENTRI DI POTERE E DIBATTITO, C’ERANO UOMINI CHE ANCHE NELL’INSULTO METTEVANO IRONIA E FANTASIA E OLTRE ALLA CLAVA SAPEVANO USARE IL FIORETTO – CHURCHILL, ANDREOTTI E IL PETTO DELL’ONOREVOLE “PUNTINI”: QUANDO LA BATTUTA È SPECCHIO DEI TEMPI

Giuseppe Basini per “Libero Quotidiano”

 

churchill

Benjamin Disraeli, primo ministro conservatore e massimo esponente dell' imperialismo britannico, in un acceso dibattito parlamentare di metà Ottocento, così apostrofò un oppositore: «Onorevole collega ella può vantarsi di aver commesso praticamente tutti i reati contemplati dal nostro codice penale, tranne quelli che richiedono coraggio». Molto efficace.

 

Winston Churchill, che non amava Attlee, laburista e suo successore, così sibilava: «Giunse a Westminster un taxi vuoto e ne scese Clement Attlee». Elegante. Da noi il vecchio Giolitti, desideroso di voti cattolici, a Zanardelli che gli rimproverava di non far mettere mai in votazione la sua legge sul divorzio, rispose con un piccolo passaggio in un corposo discorso: «Ci sarebbe ancora la questione del divorzio, che mi viene di nuovo sollecitata, ma questo in Italia interessa solo all' on. Zanardelli e al Papa e tutti e due non hanno moglie». Ineffabile.

 

Gabriele D'ANNUNZIO

Sia Mussolini sia D' Annunzio furono deputati, ma non fu in Parlamento che incrociarono i ferri, ma a Fiume, durante l' avventura legionaria. Mussolini che voleva strumentalizzare l' evento per i suoi fini si recò in visita a D' Annunzio e volle imitare il suo linguaggio immaginifico, così, ricordando che era stato leggendario aviatore, lo salutò con un «salve aereofante».

 

d'annunzio

Il Vate, polemico perché Mussolini si guardava bene dal partecipare personalmente alla rischiosa avventura, rispose, dato che il futuro Duce era stato bersagliere, «salve a te lestofante». Mussolini, irritato per le risate dei presenti, ebbe la presenza di rispondere, indicandoli, «ed essi? Furfanti anch' essi». Non male.

 

giancarlo pajetta napolitano berlinguer

Ancora nel secondo dopoguerra, qualche invettiva graffiante c' era sempre, come nel caso di una deputata governativa, chiamiamola "Puntini", particolarmente prosperosa, che fu involontariamente chiamata in causa da De Gasperi, quando, nello scontro sul Patto Atlantico, ebbe a dire: «Quanto ai comunisti, sappiano che se cercheranno di sovvertire il risultato delle libere elezioni con la violenza, troveranno a sbarrare loro la strada i nostri petti», provocando il motteggio di Pajetta: «Scelgo quello dell' onorevole Puntini».

 

Sarcastico. Mentre Almirante, ad Oronzo Reale che aveva fatto una tirata antifascista, rispose: «Oronzo quanto sei (pausa ) strano». Nazional popolare. Ancora Churchill, ad una oppositrice che gli aveva detto che se fosse stata sua moglie gli avrebbe dato il caffè avvelenato, rispose: «Signora se io fossi suo marito lo berrei».

almirante

 

Esilarante. Quando i Parlamenti erano ancora veri centri di potere e di dibattito e i governi e i partiti dipendevano da quel che succedeva nelle aule, c' erano uomini di spessore che, anche nell' insulto, sapevano mettere ironia e fantasia e utilizzavano pure il fioretto, non solo la clava.

 

L' ARTE PERDUTA DELL' INSULTO

Ma oggi? Buffone, pagliaccio, servo di questo, servo di quello, venduto, animale e poi coretti da scuola primaria «onestà, onestà» a cui si risponde «serietà, serietà». Ma va là.

andreotti de gasperi

L' arte del grande insulto si è persa e vi sono ormai anche pochi a saperlo notare con ironia come Andreotti, che, dopo un infuocato scontro parlamentare in cui metà della camera gridava «ladri, ladri» e l' altra rispondeva con «assassini, assassini», commentò: «Era bello a vedersi».

 

Molto levigato. Intendiamoci, non tutto nei Parlamenti colti e brillanti che furono era perfetto, anzi da noi, finita la fase marcata da uomini che avevano traversato gli eventi della guerra e della guerra civile, formatisi perciò nel dramma più che nella commedia (e che infatti governarono abbastanza bene, riportando, almeno economicamente, l' Italia ai primi posti) si produsse purtroppo negli anni un certo autocompiacimento delle forme, sterile e bizantino, menefreghista e un po' cinico, in cui, invece della soluzione dei problemi si cercava il modo di evitarli, affascinati dal puro tecnicismo del potere, dai suoi riti e dai suoi linguaggi criptici e sapienziali.

andreotti de gasperi

 

Tipico esponente di questo mondo fu Ciriaco De Mita, definito da Agnelli «un intellettuale della Magna Grecia», ma il rappresentante massimo fu Aldo Moro, non a caso chiamato «mi spezzo, ma non mi spiego».

 

La prima Repubblica in Italia morì anche di questo, di un linguaggio fumoso che serviva solo a coprire i problemi e a tenere lontana la gente. Era inevitabile una reazione e vi fu, quando, venuto meno l' equilibrio obbligato della Guerra Fredda e della (necessaria) resistenza anticomunista, la gente, arcistufa della perenne esclusione, cominciò a cercare qualcuno di parola franca e mano ruvida, magari non esperto dei problemi, ma che desse l' impressione di voler almeno provare a risolverli.

 

Dei barbari insomma, magari rozzi e talvolta superficiali, ma ancora sani, non rovinati dai narghilè del potere e dalla convinzione che la linea più breve tra due punti fosse l' arabesco, barbari un po' pratici imprenditori e un po' sognanti.

 

SECONDA REPUBBLICA

MATTEO SALVINI LUIGI DI MAIO GIUSEPPE CONTE

La seconda Repubblica sembrò (e fu) un miglioramento, ma il vecchio, soprattutto sotto forma delle antiche incrostazioni comuniste e giustizialiste, tese a perpetuare uno scontro ormai artificiale, riuscì a guastare anche il nuovo, fino a quando, con la controriforma (consociativa, malgrado le apparenze) che abolì il principale progresso e cioè la legge elettorale uninominale, non si tornò ad una simil prima Repubblica, perfino peggiorata in senso partitocratico.

 

churchill

La rigenerazione, che resta comunque una necessità, sta così provando di nuovo a riaffacciarsi, sperando però che ai barbari non si sostituiscano gli scemi, perché non perderemmo più solo l' aplomb, ma anche benessere e Libertà.

 

Cossiga, cultore professionista del paradosso veritiero, si divertì anch' esso a citare Churchill, parlando però di noi: «Quando dissero a Churchill che c' erano dei cretini in Parlamento, lui rispose meno male, è la prova che siamo una democrazia rappresentativa». Ma avrebbe potuto ricordare anche De Gaulle, sia sui concittadini: «Abolire la stupidità? Troppo vasto programma», che sugli americani: «Potete star certi che gli americani faranno tutte le stupidaggini che vengono loro in mente, oltre ad alcune che sono oltre ogni immaginazione».

 

matteo salvini luigi di maio

In realtà non si possono pretendere Parlamenti diversi dalle società che li esprimono e l' epoca della grande borghesia come classe di governo, con la sua cultura, la sua preparazione (e le sue ingiustizie) è finita, da noi e all' estero, e con essa è finito anche il suo spirito pungente e dissacratore.

 

Segno dei tempi. Qualche rara eccezione c' è ancora, come quel deputato che definì Renzi «l' unico esempio storico di bambino che mangi i comunisti», però sono sempre più sporadiche e l' unico guizzo di questa legislatura è dovuto al deputato Giacomoni, che, vistosi chiamato Giacomini dal presidente Roberto Fico, reagì storpiando a sua volta il suo cognome al femminile, con una peraltro calma e spiritosa risposta del presidente, che disse: «Questa resterà negli annali». In effetti...

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…

giorgia meloni mantovano alfredo giovanbattista fazzolari gian marco chiocci rossi

DAGOREPORT - CHI AVEVA UN OBIETTIVO INTERESSE DI BRUCIARE IL DESIDERIO DI GIORGIA MELONI, PIÙ VOLTE CONFIDATO AI SUOI PIÙ STRETTI COLLABORATORI, DI ARRUOLARE L’INGOMBRANTE GIAN MARCO CHIOCCI COME PORTAVOCE? - IN BARBA ALLA DIFFIDENZA DEI VARI SCURTI, FAZZOLARI E MANTOVANO, FU L’UNDERDOG DE’ NOANTRI A IMPORRE FORTISSIMAMENTE (“DI LUI MI FIDO”) COME DIRETTORE DEL TG1 L’INTRAPRENDENTE CHIOCCI, DOTATO DI UNA RETE RELAZIONALE RADICATA IN TUTTE LE DIREZIONI, DAL MONDO DELLA SINISTRA ALL’INTELLIGENCE DI DESTRA - BEN CONOSCENDO IL CARATTERINO DELL’EX DIRETTORE DE “IL TEMPO” E ADNKRONOS, BEN LONTANO DALLA DISPONIBILITÀ AD ACCETTARE ORDINI E DINIEGHI, OCCORREVA CORRERE AI RIPARI PRIMA CHE LA SGARBATELLA PROCEDESSE ALL’INFELICE NOMINA, FACENDO CIRCOLARE LA VOCE DEL SUO TRASLOCO DALLA DIREZIONE DEL TG1 A BRACCIO MEDIATICO DELLA PREMIER - NEL CASO, SEMPRE PIÙ LONTANO, DI VEDERE CHIOCCI A PALAZZO CHIGI, ALLORA VORRÀ DIRE CHE L’EQUILIBRIO DI POTERI ALL’INTERNO DELLA FIAMMA MAGICA È FINITO DAVVERO IN FRANTUMI...

marcello viola alberto nagel giorgia meloni francesco gaetano caltagirone luigi lovaglio mps mediobanca piazza affari

DAGOREPORT - MEDIOSBANCA! I GIOCHI ANCORA NON SONO FATTI. E LE PREMESSE PER UN FUTURO DISASTRO SONO GIÀ TUTTE SUL TAVOLO - AL DI LÀ DELLE DECISIONI CHE PRENDERÀ LA PROCURA DI MILANO SUL PRESUNTO “CONCERTO” DEL QUARTETTO CALTA-GIORGETTI-LOVAGLIO-MILLERI NELLA PRIVATIZZAZIONE DEL 15% DI MPS, IL PROGETTO TANTO AUSPICATO DA GIORGIA MELONI DI DARE VITA A UN TERZO POLO BANCARIO, INTEGRANDO MPS, BPM E MEDIOBANCA, SI È INCAGLIATO DI BRUTTO: LO VUOLE SOLO FRATELLI D’ITALIA MENTRE FORZA ITALIA SE NE FREGA E LA LEGA E' CONTRO, SAPENDO BENISSIMO CHE L’OBIETTIVO VERO DEL RISIKONE BANCARIO È QUEL 13% DI GENERALI, IN PANCIA A MEDIOBANCA, NECESSARIO PER LA CONQUISTA CALTAGIRONESCA DEL LEONE DI TRIESTE - AL GELO SCESO DA TEMPO TRA CALTA E CASTAGNA (BPM) SI AGGIUNGE IL CONFLITTO DI CALTA CON LOVAGLIO (MPS) CHE RISCHIA DI ESSERE FATTO FUORI PER ‘’INSUBORDINAZIONE’’ - ANCHE LA ROSA DEI PAPABILI PER I NUOVI VERTICI DI MEDIOBANCA PERDE PETALI: MICILLO HA RIFIUTATO E VITTORIO GRILLI NON È INTERESSATO - LA BOCCIATURA DELL’OPERAZIONE DI FITCH, CHE VALUTA MPS CON UN RATING PIÙ BASSO RISPETTO A MEDIOBANCA - LAST BUT NOT LEAST: È SENZA FINE LO SCONTRO TRA GLI 8 EREDI DEL VECCHIO E IL CEO MILLERI, PARTNER DEVOTO DI CALTARICCONE…