1- CI VOLEVA L'AMMAZZA-GIUDICI PER AVER UN PARLAMENTO UNITO, GOVERNO COMPRESO 2- ESSÌ, MICA SOLO I BERLUSCONES HANNO VOTATO L’EMENDAMENTO LEGHISTA CHE VUOLE LA RESPONSABILITÀ CIVILE DEI MAGISTRATI, AGGIUNGERE I COMPAGNI DEL PD E TERZO POLO 3- I SOSPETTI SUL VOTO DI IERI SONO TANTI. IL PIÙ GRANDE INVESTE IL PRESIDENTE DELLA CAMERA, PERCHÉ FINI HA CONCESSO IL VOTO SEGRETO, COME RICHIESTO DALLA LEGA? 4- UN TRAPPOLONE TRASVERSALE CHE NON HA FATTO PER NULLA DISPERARE IL GUARDASIGILLI PAOLA SEVERINO CHE SI LIMITA A PARLARE DI “RISPETTO DEL PARLAMENTO”, MA “SAREBBE STATO PREFERIBILE UN PROVVEDIMENTO COMPLESSIVO” 5- TRAVAGLIO CONTRO: “CI SVEGLIA DAL SOGNO CHE BASTI UN GOVERNO TECNICO PER RIPULIRE UNA POLITICA MARCIA E CANCELLARE VENT’ANNI DI BERLUSCONISMO BIPARTISAN”

1 - TUTTI CONTRO I PM (MA IN SEGRETO): LA CAMERA VOTA LA RESPONSABILITÀ CIVILE
Fabrizio d'Esposito per il "Fatto quotidiano"

La prima immagine è di ieri mattina presto, alle otto e mezzo. Nel Transatlantico di Montecitorio, si raduna un capannello politico-istituzionale. Il presidente della Camera Gianfranco Fini e tre esponenti della maggioranza che sostiene il governo Monti: Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl; Donatella Ferranti, che guida il Pd in commissione Giustizia alla Camera; Rocco Buttiglione dell'Udc, la principale formazione del Terzo Polo. Con loro c'è anche Mario Pescante del Pdl, relatore della cosiddetta legge "comunitaria". Fini fa una domanda secca a Cicchitto: "Allora che fate sull'emendamento Pini: reggete?".

Il capogruppo berlusconiano si mostra sicuro: "Proveremo a reggere, non dovrebbero esserci problemi" . Nemmeno cinque ore dopo, intorno alle tredici, la seconda immagine proviene dall'aula: i deputati del Pdl, della Lega e dei Responsabili sono in piedi. Applaudono. E sfottono anche. Il bersaglio è l'Italia dei Valori. Cantano: "Vola Palomba, Palomba vola", con riferimento a un parlamentare dipietrista esperto di giustizia, Federico Palomba, appunto.

Contrariamente alle rassicurazioni di Cicchitto, l'emendamento del leghista Gianluca Pini sulla responsabilità civile dei magistrati, ferocemente punitivo, è infatti passato nonostante il no del governo. Questi i numeri dell'aula di Montecitorio: presenti 476, vo-tanti 475, un astenuto, 264 favorevoli, 211 contrari. Sulla carta, il no doveva essere ampio, molto ampio. Ben 388 voti: 181 del Pd, 143 del Pdl (che non si è mai espressamente pronunciato contro), 32 dell'Udc, 20 di Futuro e Libertà, 18 dell'Idv.

Chiaro che il partito di Silvio Berlusconi si è sfilato dall'accordo di maggioranza e ha votato insieme alla Lega ex forcaiola e ai Responsabili. Sempre sulla carta, però, i voti di centrosinistra e Terzo Polo sono 245, a fronte dei 211 registrati. Ne mancano 34, che non sono i 50 denunciati da Antonio Di Pietro, che parla di vendetta della Casta in prossimità del ventesimo anniversario di Mani Pulite, ma sono comunque molti.

Chi sono i franchi tiratori? Il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, appena sente parlare di voto trasversale liquida l'argomento con fastidio rabbioso: "Cazzate. È un vecchio trucco, il Pdl aveva annunciato che votava no e invece ha votato sì". Ma i sospetti sul voto di ieri sono tanti. Il più grande investe il presidente della Camera, e lo si coglie parlando con deputati del Pd e dell'Idv: perché Fini, senza colpo ferire, ha concesso un controverso voto segreto, come richiesto dalla Lega?

A caldo, si ha la sensazione che sia stato un trappolone trasversale, con una micidiale convergenza di elementi. Tre, in tutto. Il primo è il nuovo e surreale clima da inciucio, compresa la giustizia, come testimoniano le ultime interviste di Luciano Violante del Pd, che sul caso Del Turco ha detto chiaramente che se un giudice sbaglia deve pagare. Del resto, nello stesso dibattito che ha preceduto il voto, la gran parte dei partiti ha parlato di questione giusta, anche se posta male dall'emendamento Pini.

Il secondo è il timore di una nuova Tangentopoli (da ultimo alimentato dallo scandalo Lusi) subito rilanciato da Di Pietro: "C'è una nuova P2 parlamentare. Ma stavolta ci sarà una Mani Pulite del popolo che alzerà i forconi". Il terzo infine è la vendetta di pancia di Berlusconi e Bossi, un modo per ristabilire la vecchia maggioranza e far capire chi comanda, soprattutto quando ci sono di mezzo gli odiati pm.

Il risultato finale è stato quello di incendiare la sobrietà del governo Monti, ufficialmente nato per per la crisi economica del Paese. I vertici dell'Anm, Luca Palamara e Giuseppe Cascini, parlano di "intimidazione e vendetta" e di "norma incostituzionale" e annunciano "stato di agitazione e sciopero".

Per quanto riguarda la maggioranza, al di là dei toni forti, adesso è destinata a partire una lunga mediazione per correggere la "comunitaria" al Senato. Difficile pronosticare il punto di caduta. Al di là dei toni forti, il Pd non si può permettere di far cadere Monti, al punto che nel Pdl circola una battuta: "Di questo passo infileremo da qualche parte anche la separazione delle carriere".

Il Guardasigilli Paola Severino è in linea con il tono generale della polemica: rispetto del Parlamento, questione da non eludere ma "sarebbe stato preferibile un provvedimento complessivo". Tra l'altro, il ministro ancora non ha risposto agli emendementi del Pd al blando ddl anti-corruzione in esame, altro test significativo.

Ed è per questo che la previsione più gettonata individua due tappe: far partire in commissione alla Camera un confronto sul tema e stralciare quindi la norma contestata dal testo approdato a Palazzo Madama. Sempre che il punto che Bersani chiede a Monti "sui partiti" non partorisca sorprese clamorose.

Lo ammette, a microfoni spenti, un autorevole parlamentare democrat: "Già siamo in forte sofferenza sulla questione del lavoro, adesso anche la giustizia complica tutto, spalancando altre praterie a Di Pietro". Il vero nodo da sciogliere è questo: quanto altro ingoierà la responsabilità di Bersani? Tenendo presente che i falchi del Pdl, vogliono approvare al Senato il testo della "comunitaria" così come approvato con l'emendamento Pini.

2 - LEGGE LEGA-PDL-VIOLANTE
Marco Travaglio per il "Fatto quotidiano"

Ma sì, forse è meglio così. Ben venga il voto della Camera sull'emendamento leghista che costringerà i magistrati a pagare di tasca propria i "danni" a ogni persona indagata e poi assolta. Ben venga perché, anche se fosse approvato anche dal Senato e diventasse legge, non entrerebbe mai in vigore, visto che è contrario alla Costituzione e alla normativa europea: serve soltanto a spaventare i magistrati che si lasciano spaventare. Ben venga perché ci sveglia dal sogno che basti un governo tecnico per ripulire una politica marcia dalle fondamenta e cancellare vent'anni di berlusconismo bipartisan.

Ben venga perché così è chiaro a tutti che, sulla giustizia e sulla tv, continua a comandare B. E che il Parlamento che dovrebbe "fare le riforme", cambiare la legge elettorale, combattere corruzione, mafia ed evasione è sempre quello che dichiarò Ruby nipote di Mubarak, varò una dozzina di leggi ad personam e salvò dal carcere Cosentino (due volte), Tedesco e Milanese.

Ben venga perché costringe il governo Monti a uscire dalla comoda e ambigua "continuità" col precedente e a scegliere non fra destra e sinistra (etichette giurassiche), ma fra i due partiti trasversali che si fronteggiano da tempo immemorabile: quello dell'impunità e quello della legalità. Per fortuna, mentre il Parlamento si arrocca a difesa dei suoi delitti come quello spazzato via vent'anni fa da Mani Pulite, il partito della legalità cresce: lo testimoniano le oltre 16 mila firme raccolte in poche ore dalla legge del Fatto sulla responsabilità giuridica dei partiti dopo il caso Lusi.

Ora la ministra Severino non può cavarsela con frasette alla vaselina per deplorare l'"intervento spot" che "rende poco armonioso il quadro complessivo", auspicare "qualche miglioramento in seconda lettura", previa "riflessione sul tema per riaprire il dialogo", e annunciare "una seconda fase" (la solita, mitologica "fase 2").

Prendersela soltanto col Pdl e con la Lega è troppo facile: erano anni che tentavano di farla pagare (nel vero senso della parola) ai giudici per le indagini sui loro leader-lader. Ieri, fra i 261 sì alla porcata padan-berlusconiana, si annidavano - nascondendo la mano grazie al voto segreto avventatamente concesso da Fini - almeno 50 deputati dell'altro fronte (Pd, Udc, Fli e Idv).

Del resto i partiti maggiori (Pdl, Pd e Lega) e qualcuno minore (tipo l'Api di Rutelli) hanno a che fare con la giustizia e, nel segreto dell'urna, non è parso vero a qualche furbastro di assestare una bella legnata ai magistrati, o almeno di metter loro paura. L'idea malata e somara che l'errore giudiziario scatti ogni qual volta un cittadino finisce sotto inchiesta o sotto processo o agli arresti e poi venga assolto, dunque debba pagare direttamente il magistrato, accomuna trasversalmente la gran parte del mondo politico e di quello intellettuale retrostante.

Proprio in questi giorni l'Unità, tornata a essere l'organo ufficiale del Pd, s'è lanciata in una delirante campagna in difesa di Ottaviano Del Turco, arrestato nel 2008 per tangenti, poi rinviato a giudizio e ora a processo. Anticipando la sentenza, l'Unità ha deciso che Del Turco è innocente a prescindere. Poi l'ha intervistato per fargli chiedere "un atto riparatore dalla politica" per un'assoluzione che non c'è. Poi ha interpellato Violante, il quale ha sostenuto che siccome "non si è trovato il denaro", Del Turco dev'essere per forza innocente (uno come lui i soldi non li farebbe mai sparire).

E s'è portato avanti col lavoro, dimenticando che gli arresti e i rinvii a giudizio non li fa il pm, ma il gip e il gup: "Se Del Turco dovesse risultare innocente, è chiaro che il magistrato inquirente dovrebbe risponderne direttamente". E certo: siccome i processi servono a stabilire se uno è innocente o colpevole, se tutti gli assolti potessero rivalersi sul pm, non si troverebbe più un pm disposto ad aprire un'indagine. Un'idea talmente demenziale che Polito l'ha subito elogiata sul Corriere. E ieri, Lega e Pdl l'hanno tradotta in legge. Per una questione di Siae, la chiameremo "legge Violante".

 

GIUDICI GiudiciGIUDICI DOCGianfranco Fini CICCHITTO antonio di pietro idvLuciano Violante BERLUSCONI E BOSSIpaola severinoTravaglio e PM Ingroia sotto l'ombrellone - Da Panoramala01 ottaviano delturco

Ultimi Dagoreport

simone canettieri giorgia arianna meloni

DAGOREPORT - MASSÌ, CON I NEURONI SPROFONDATI NELLA IRRITABILITÀ PIÙ SCOSSA, ARIANNA MELONI AVEVA URGENTE BISOGNO, A MO’ DI SOLLIEVO, DELL’ARTICOLO DI DEBUTTO SUL “CORRIERONE” DI SIMONE CANETTIERI - MESSA DALLA SORELLA GIORGIA A CAPO DELLA SEGRETERIA DI FDI, ARIANNA NON NE HA AZZECCATA UNA - ALLA PARI DI QUALSIASI ALTRO PARTITO DI MASSA, OGGI FDI SI RITROVA ATTRAVERSATO DA UNA GUERRIGLIA INTESTINA FATTA DI COLPI BASSI, RIPICCHE E SPUTTANAMENTI, INTRIGHI E COMPLOTTI – DALLA SICILIA (CASINO CANNATA-MESSINA) A MILANO (AFFAIRE MASSARI-LA RUSSA), FINO AL CASO GHIGLIA-RANUCCI, DOVE IL FILO DI ARIANNA SI È ATTORCIGLIATO PERICOLOSAMENTE INTORNO AL COLLO - CHE LA SORELLINA NON POSSIEDA LA ‘’CAZZIMMA’’ DEL POTERE, FATTA DI SCALTREZZA E ESPERIENZA, SE N'E' AMARAMENTE ACCORTA ANCHE LA PREMIER. E PUR AMANDOLA PIÙ DI SE STESSA, GIORGIA L’AVREBBE CHIAMATA A RAPPORTO PER LE SCELTE SBAGLIATE: SE IL PARTITO VA AVANTI COSÌ, RISCHIA DI IMPLODERE… - VIDEO

carlotta vagnoli flavia carlini

COME SIAMO POTUTI PASSARE DA ELSA MORANTE E MATILDE SERAO A CARLOTTA VAGNOLI? È POSSIBILE CHE SI SIA FATTO PASSARE PER INTELLETTUALI DELLE FEMMINISTE INVASATE CHE VERGAVANO LISTE DI PROSCRIZIONE ED EVOCAVANO METODI VIOLENTI E LA GOGNA PUBBLICA DIGITALE PER “FARE GIUSTIZIA” DEI PROPRI NEMICI? LA CHIAMATA IN CORREITÀ DEL SISTEMA EDITORIALE CHE HA UTILIZZATO QUESTE “VEDETTE” LETTERARIE SOCIAL DA MILIONI DI FOLLOWER PER VENDERE QUALCHE COPIA IN PIÙ – VAGNOLI PUBBLICA PER EINAUDI, FLAVIA CARLINI HA VERGATO UN ROMANZO INCHIESTA SULL’ITALIA DEL GOLPE INFINITO PER SEM (FELTRINELLI) . MA SULLA BASE DI COSA? BASTA AVERE UN MINIMO SEGUITO SOCIAL PER ESSERE ACCREDITATI COME SCRITTORI O DIVULGATORI?

silvia salis giorgia meloni elly schlein matteo renzi

DAGOREPORT - IN ITALIA, DOPO TANTI OMETTI TORVI O INVASI DI VANITÀ, SI CERCANO DONNE FORTI. DONNE COL PENSIERO. DONNE CHE VINCONO. E, NATURALMENTE, DONNE IN GRADO DI COMANDARE, CAPACI DI TENER TESTA A QUELLA LADY MACBETH DELLA GARBATELLA CHE DA TRE ANNI SPADRONEGGIA L’IMMAGINARIO DEL 30% DEGLI ELETTORI, ALIAS GIORGIA MELONI - IERI SERA ABBIAMO ASSISTITO ATTENTAMENTE ALLA OSPITATA DI SILVIA SALIS A “OTTO E MEZZO”, L’EX LANCIATRICE DI MARTELLO CHE DALLA LEOPOLDA RENZIANA E DAL CONI DELL’ERA MALAGÒ HA SPICCATO IL VOLO NELL’OLIMPO DELLA POLITICA, SINDACO DI GENOVA E SUBITO IN POLE COME LEADER CHE SBARACCHERÀ ELLY SCHEIN E METTERÀ A CUCCIA LA CRUDELIA DE MON DI COLLE OPPIO - DOPO MEZZ’ORA, PUR SOLLECITATA DA GRUBER E GIANNINI, CI SIAMO RITROVATI, ANZICHÉ DAVANTI A UN FUTURO LEADER, DAVANTI A UNA DONNA CHE DAREBBE IL PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA ALL'AUTORE DE "IL MANUALE DELLA PERFETTA GINNASTICATA" - ECCITANTE COME UN BOLLETTINO METEO E LA PUBBLICITÀ DI TECHNO-GYM, MELONI PUO' DORMIRE SONNI TRANQUILLI - VIDEO

john elkann donald trump

DAGOREPORT – ITALIA, BYE BYE! JOHN ELKANN NON NE PUÒ PIÙ DI QUESTO DISGRAZIATO PAESE CHE LO UMILIA SBATTENDOLO PER 10 MESI AI "SERVIZI SOCIALI", COME UN BERLUSCA QUALSIASI, E STUDIA LA FUGA NEGLI STATI UNITI - PRIMA DI SPICCARE IL VOLO TRA LE BRACCIA DEL SUO NUOVO IDOLO, DONALD TRUMP, YAKI DEVE LIBERARSI DELLA “ZAVORRA” TRICOLORE: CANCELLATA LA FIAT, TRASFORMATA IN UN GRUPPO FRANCESE CON SEDE IN OLANDA, GLI RESTANO DUE GIORNALI, LA FERRARI E LA JUVENTUS – PER “LA STAMPA”, ENRICO MARCHI È PRONTO A SUBENTRARE (MA PRIMA VUOLE SPULCIARE I CONTI); PER “REPUBBLICA”, IL GRECO KYRIAKOU È INTERESSATO SOLO ALLE REDDITIZIE RADIO, E NON AL GIORNALE MANGIASOLDI E POLITICAMENTE IMPOSSIBILE DA GOVERNARE) - DOPO IL NO DI CARLO FELTRINELLI, SAREBBERO AL LAVORO PER DAR VITA A UNA CORDATA DI INVESTITORI MARIO ORFEO E MAURIZIO MOLINARI – SE IL CAVALLINO RAMPANTE NON SI TOCCA (MA LA SUA INETTA PRESIDENZA HA SGONFIATO LE RUOTE), PER LA JUVENTUS, ALTRA VITTIMA DELLA SUA INCOMPETENZA, CI SONO DUE OPZIONI IN BALLO…

italo bocchino giorgia arianna meloni

DAGOREPORT – PER QUANTO SI SBATTA COME UN MOULINEX IMPAZZITO, ITALO BOCCHINO NON RIESCE A FARSI AMARE DALLA FIAMMA MAGICA DI GIORGIA MELONI: LUI SI PRODIGA NELL'OSPITATE TELEVISIVE CON LODI E PEANA ALLA STATISTA DELLA SGARBATELLA, MA È TUTTO INUTILE: TROPPO CHIACCHIERATO E CON UN GIRO DI AMICIZIE DISCUTIBILI, L'EX DELFINO DI FINI NON ENTRA A ''PA-FAZZO CHIGI'' – LE SUE DICHIARAZIONI SIBILLINE SUL CASO GHIGLIA NON L’HANNO AIUTATO: HA SPECIFICATO, NON A CASO, CHE IL SUO INCONTRO CON  IL COMPONENTE DEL GARANTE DELLA PRIVACY ALLA SEDE DI FDI È DURATO “VENTI MINUTI AL MASSIMO”, METTENDO IN DIFFICOLTÀ ARIANNA MELONI – SE È TANTO "IMPRESENTABILE", PERCHÉ NON LO CACCIANO DA DIRETTORE EDITORIALE DEL "SECOLO D'ITALIA"? SAREBBE UN GIOCO DA RAGAZZI ESTROMETTERLO. MA QUANTI SEGRETI CONOSCE L’EX SANCHO PANZA DI FINI, APPASSIONATO DI INTELLIGENCE E VICINO A LOBBISTI CONSIDERATI IMPRESENTABILI DALLA FIAMMA MAGICA DELLA MELONA? - VIDEO

giovambattista fazzolari roberto carlo mele

FLASH – I DAGO-LETTORI HANNO FATTO IL LORO DOVERE: HANNO SCOPERTO L'IDENTITÀ DELL’UOMO CHE DUE GIORNI FA ERA ATTOVAGLIATO CON GIOVAMBATTISTA FAZZOLARI DA “VITTI”, A PIAZZA SAN LORENZO IN LUCINA. SI TRATTEREBBE DI ROBERTO CARLO MELE, ESPONENTE DI SPICCO DI FRATELLI D’ITALIA (FIGURA NELL'ESECUTIVO DEL PARTITO COME SEGRETARIO AMMINISTRATIVO). COME “FAZZO”, DEVE AMARE MOLTO LA RISERVATEZZA, VISTO CHE ONLINE NON SI TROVANO SUE FOTO – ANCHE “L’UOMO PIÙ INTELLIGENTE” CHE CONOSCE GIORGIA MELONI (PENSA GLI ALTRI), SEMPRE RESTIO AI SALOTTI, HA FATTO IL SUO INGRESSO UFFICIALE NELLA ROMANELLA POLITICA DEL “FAMOSE DU’ SPAGHI”…