vito ciancimino - mario mori

“CIANCIMINO ERA UNA SORTA DI AGENTE SOTTO COPERTURA” - E’ LA DICHIARAZIONE SHOCK DEL GENERALE MARIO MORI AL PROCESSO PER LA TRATTATIVA STATO MAFIA - “LUI STESSO AVEVA PROPOSTO DI INSERIRSI, PER CONTO DELLO STATO, NEL SISTEMA ILLEGALE DEGLI APPALTI. NESSUN DARE E AVERE CON COSA NOSTRA, VOLEVAMO SOLO TROVARE INFORMAZIONI”

Salvo Palazzolo per “la Repubblica”

 

DON VITO CIANCIMINODON VITO CIANCIMINO

Ventiquattro anni dopo, è ancora l’estate dei misteri. Sfilano tutti nell’aula bunker dell’Ucciardone dove sono imputati, per la prima volta insieme, ormai da tre anni, i capi della mafia siciliana e uomini delle istituzioni. Il cancelliere della Corte d’assise li chiama uno per uno. «Riina Salvatore, Bagarella Leoluca, Cinà Antonino».

 

Don Vito e Massimo Ciancimino Don Vito e Massimo Ciancimino

I mafiosi. «Mancino Nicola, Mori Mario, De Donno Giuseppe, Dell’Utri Marcello»: l’ex ministro dell’Interno, gli ufficiali del Ros, il senatore. Per la procura di Palermo sono i protagonisti di una trattativa che sarebbe iniziata nell’estate delle stragi Falcone e Borsellino. Con un intermediario d’eccezione, l’ex sindaco mafioso di Palermo Vito Ciancimino. «Non ci fu alcuna trattativa — dice il generale Mori, chiedendo di parlare davanti ai giudici — nessuna negoziazione che presuppone un dare e un avere. Io volevo solo avere informazioni su Cosa nostra in quel momento drammatico».

SALVO LIMA E VITO CIANCIMINOSALVO LIMA E VITO CIANCIMINO

 

È la difesa che l’ex comandante del Ros ha sempre ribadito in questi anni. Ora sintetizza: «Vito Ciancimino era una sorta di agente sotto copertura. Lui stesso aveva proposto di inserirsi, per conto dello Stato, nel sistema illegale degli appalti». Lo ribadisce anche l’ex colonnello De Donno, che iniziò i primi contatti con Ciancimino.

 

Mario MoriMario Mori

Quei dialoghi fra i carabinieri e il sindaco mafioso sono il cuore del processo, che proseguirà ancora per un anno. Mori risponde alle accuse del figlio di don Vito, che ha già deposto. Massimo Ciancimino sostiene che nel giugno 1992 Mori ricevette un “papello” da suo padre, il foglio con le richieste di Riina per fermare le stragi. Mori ribatte: «Mai ricevuto papelli. Il mio primo incontro con Vito Ciancimino fu il 5 agosto».

 

Il Capitano dei Carabinieri De Donno Caso Totò RiinaIl Capitano dei Carabinieri De Donno Caso Totò Riina

Ovvero, dopo le stragi Falcone e Borsellino. Poi, giù con un duro atto d’accusa: «Le dichiarazioni di Massimo Ciancimino hanno creato una sorta di processo mediatico — dice Mori — Ha detto che suo padre era vicino a un esponente dei Servizi, un mediatore fra Stato e mafia: il fantomatico signor Franco. Prima, Ciancimino l’ha identificato nel prefetto Gianni De Gennaro, poi nel consigliere Ugo Zampetti, il segretario generale del Quirinale. Messinscena del tutto inattendibile».

 

GIOVANNI BRUSCAGIOVANNI BRUSCA

È una lunga autodifesa quella di Mori. Il pm Nino Di Matteo, in aula con i colleghi Teresi, Del Bene e Tartaglia, sbotta: «Già nel processo per la mancata cattura di Provenzano, il generale aveva rifiutato di sottoporsi all’interrogatorio del pm. Anche in questo dibattimento abbiamo chiesto il suo esame, vedremo se accetterà di rispondere».

 

Perché di una «trattativa» e di un «papello» ha parlato pure Giovanni Brusca, il boss che azionò il telecomando della strage Falcone. Ha detto in aula: «A fine giugno 1992, Riina mi disse, ”lo Stato finalmente si è fatto sotto”. E mostrava soddisfatto un papello con una serie di richieste: dall’abolizione del carcere duro alla revisione dei processi». È il papello che non si è mai trovato.

toto riina    toto riina

 

Nell’aula bunker, la procura chiama a deporre un maresciallo dei carabinieri, Saverio Masi, oggi caposcorta del pm Di Matteo, sostiene di essere stato vicinissimo a quel documento. Racconta: «Nel 2005, durante una perquisizione a casa di Massimo Ciancimino, lo trovò il capitano Angeli, ma i superiori gli dissero di non sequestrarlo sostenendo che già lo avevano». Parole che nei mesi scorsi hanno portato a una raffica di denunce e controdenunce.

 

MASSIMO CIANCIMINOMASSIMO CIANCIMINO

Masi è stato anche condannato a sei mesi per falso ideologico. «Mi hanno impedito di fare indagini », si difende lui, e accusa: «All’epoca, fui allontanato da tutte le attività investigative che avrebbero potuto portarmi alla cattura di Provenzano. Nel 2004, incrociai anche un altro latitante, Messina Denaro, davanti a una villa di Bagheria. Feci una relazione di servizio, che i miei superiori mi chiesero di ammorbidire. Cosa che non ho fatto».

Ultimi Dagoreport

ignazio la russa matteo salvini giorgia meloni maurizio lupi

DAGOREPORT: HOMO HOMINI “LUPI” - DIVENTATO UN BRAVO SOLDATINO DELLA FIAMMA, PER LA SERIE "IN POLITICA NON SI SA MAI...", IL MODERATISSIMO CIELLINO MAURIZIO LUPI SI BARCAMENA TRA I FRATELLI LA RUSSA E I FRATELLI D'ITALIA - ALLE LUSINGHE DI CANDIDARLO NEL 2027 A SINDACO DI MILANO DI 'GNAZIO, ORA AGGIUNGONO LE COCCOLE DELLA DUCETTA CHE SI E' SCAPICOLLATA ALL’ASSEMBLEA DEL NANO-PARTITO FONDATO DAL SOSIA DELLA FIGLIA DI FANTOZZI - ESSI': SE PASSA LA NUOVA LEGGE ELETTORALE, CON SOGLIA DEL 40%, ANCHE L’1% DI “NOI MODERATI” POTREBBE SERVIRE ALLA MELONA PER DE-SALVINIZZARE LA MAGGIORANZA... - VIDEO

antonio tajani pier silvio berlusconi marina roberto occhiuto deborah bergamini pietro labriola alessandro cattaneo

DAGOREPORT – QUALCOSA DI GROSSO SI STA MUOVENDO IN FORZA ITALIA: STUFA DI ESSERE PRESA PER I FONDELLI DAL PARACULISMO POLITICO DI TAJANI E DEI SUOI COMPARI SETTANTENNI GASPARRI E BARELLI, MARINA BERLUSCONI DA' IL VIA LIBERA AL CAMBIO DI LEADERSHIP IN FORZA ITALIA: IL PRESCELTO E' ROBERTO OCCHIUTO, REDUCE DA UNA TRIONFALE RICONFERMA ALLA PRESIDENZA DELLA REGIONE CALABRIA - IL PROSSIMO 17 DICEMBRE IL 56ENNE GOVERNATORE LANCERÀ LA SUA CORRENTONA NAZIONALE IN UN LUOGO SIMBOLO DEL BERLUSCONISMO, PALAZZO GRAZIOLI, CONTORNATO DAI FEDELISSIMI DELLA CAVALIERA DI ARCORE, i "NORDISTI" DEBORAH BERGAMINI E ALESSANDRO CATTANEO - CHE C'AZZECCA ALL'EVENTO DI OCCHIUTO, LA PRESENZA DELL'AD DI TIM, PIETRO LABRIOLA? C'ENTRA LO SMANTELLAMENTO DEL SERVIZIO CLIENTI "TELECONTACT" DI TIM...

antonio angelucci tommaso cerno alessandro sallusti

FLASH – UCCI UCCI, QUANTI SCAZZI NEL “GIORNALE” DEGLI ANGELUCCI! NON SI PLACA L’IRA DELLA REDAZIONE CONTRO L’EDITORE E I POCHI COLLEGHI CHE VENERDÌ SI SONO ZERBINATI ALL'AZIENDA, LAVORANDO NONOSTANTE LO SCIOPERO CONTRO IL MANCATO RINNOVO DEL CONTRATTO NAZIONALE E PER CHIEDERE ADEGUAMENTI DEGLI STIPENDI (ANCHE I LORO). DOPO LO SCAMBIO DI MAIL INFUOCATE TRA CDR E PROPRIETÀ, C’È UN CLIMA DA GUERRA CIVILE. L’ULTIMO CADEAU DI ALESSANDRO SALLUSTI, IN USCITA COATTA (OGGI È IL SUO ULTIMO GIORNO A CAPO DEL QUOTIDIANO). AL NUOVO DIRETTORE, TOMMASO CERNO, CONVIENE PRESENTARSI CON L'ELMETTO DOMANI MATTINA...

elly schlein giuseppe conte giorgia meloni rocco casalino

DAGOREPORT - QUESTA VOLTA, ROCCO CASALINO HA RAGIONE: ELLY SCHLEIN SULLA QUESTIONE ATREJU “HA SBAGLIATO TUTTO” - LA GRUPPETTARA DEL NAZARENO, CHIEDENDO UN FACCIA A FACCIA CON GIORGIA MELONI, HA DIMOSTRATO DI ESSERE ANCORA UNA VOLTA UN’ABUSIVA DELLA POLITICA. HA SERVITO SUL PIATTO D’ARGENTO ALLA DUCETTA L’OCCASIONE DI FREGARLA, INVITANDO ANCHE GIUSEPPE CONTE PER UN “THREESOME” IN CUI LA PREMIER AVREBBE SPADRONEGGIATO – IN UN CONFRONTO A TRE, CON ELLY E PEPPINIELLO CHE SI SFANCULANO SULLA POLITICA INTERNAZIONALE, DAL RIARMO ALL’UCRAINA, E FANNO A GARA A CHI SPARA LA “PUTINATA” O LA “GAZATA” PIÙ GROSSA, LA DUCETTA AVREBBE VINTO A MANI BASSE – QUEL FURBACCHIONE DI CONTE NON SI TIRA INDIETRO: NONOSTANTE LA DEM SI SIA SFILATA, LUI CONFERMA LA SUA PRESENZA AL DIBATTITO: "MI DISPIACE DEL FORFAIT DI ELLY, PER ME È IMPORTANTE CHE CI SIA UN CONFRONTO E POTEVAMO FARLO ANCHE INSIEME. POTEVAMO INCALZARE LA PREMIER..."

alessandro giuli beatrice venezi gianmarco mazzi

DAGOREPORT - A CHE PUNTO SIAMO CON IL CASO VENEZI? IL GOVERNO, CIOÈ IL SOTTOSEGRETARIO ALLA CULTURA GIANMARCO MAZZI, HA SCELTO LA STRATEGIA DEL LOGORAMENTO: NESSUN PASSO INDIETRO, “BEATROCE” IN ARRIVO ALLA FENICE DI VENEZIA NEI TEMPI PREVISTI, MENTRE I LAVORATORI VENGONO MASSACRATI CON DISPETTI E TAGLI ALLO STIPENDIO. MA IL FRONTE DEI RESISTENTI DISPONE DI UN’ARMA MOLTO FORTE: IL CONCERTO DI CAPODANNO, CHE SENZA L’ORCHESTRA DELLA FENICE NON SI PUÒ FARE. E QUI STA IL PUNTO. PERCHÉ IL PROBLEMA NON È SOLO CHE VENEZI ARRIVI SUL PODIO DELLA FENICE SENZA AVERE UN CURRICULUM ADEGUATO, MA COSA SUCCEDERÀ SE E QUANDO CI SALIRÀ, NELL’OTTOBRE 2026 - CI SONO DUE VARIABILI: UNA È ALESSANDRO GIULI, CHE POTREBBE RICORDARSI DI ESSERE IL MINISTRO DELLA CULTURA. L’ALTRA È LA LEGA. ZAIA SI È SEMPRE DISINTERESSATO DELLA FENICE, MA ADESSO TUTTO È CAMBIATO E IL NUOVO GOVERNATORE, ALBERTO STEFANI, SEMBRA PIÙ ATTENTO ALLA CULTURA. IL PROSSIMO ANNO, INOLTRE, SI VOTA IN LAGUNA E IL COMUNE È CONTENDIBILISSIMO (LÌ LO SFIDANTE DI SINISTRA GIOVANNI MANILDO HA PRESO UNO 0,46% PIÙ DI STEFANI)