IL CILE SVOLTA (DI NUOVO) A DESTRA – IL NUOVO PRESIDENTE È JOSÉ ANTONIO KAST: UN POPULISTA NOSTALGICO DI PINOCHET (VOTÒ A FAVORE DEL DITTATORE NEL PLEBISCITO DEL 1988) E AMMIRATORE DI DONALD TRUMP – KAST HA VINTO CON FACILITÀ ANCHE GRAZIE AL FATTO CHE LA SUA OPPOSITRICE ERA UNA CANDIDATA COMUNISTA, JEANNETTE JARA – IL NEO-PRESIDENTE HA OTTENUTO IL 58% DELLE PREFERENZE CON UNA CAMPAGNA TUTTA GIOCATA SUL TEMA “SICUREZZA”
IL CILE SVOLTA A DESTRA, KAST È IL NUOVO PRESIDENTE
Estratto da www.rainews.it
Il risultato era largamente atteso, visti i numeri del primo turno.
I voti dell'elettorato di destra e centrodestra, che al voto del mese scorso si erano divisi su diversi candidati consentendo alla comunista Jeannette Jara di arrivare prima, stavolta si sono riversati su José Antonio Kast: un populista di estrema destra, nostalgico del dittatore Pinochet e ammiratore dichiarato delle politiche di Donald Trump come di quelle, in Europa, di Viktor Orbán.
E infatti Kast ottiene circa il 58% delle preferenze, lasciando indietro Jara al 42% circa.
A spoglio ancora in corso, quando l'esito si è consolidato, Jara ha ammesso la sconfitta congratulandosi con l’avversario: “La democrazia ha parlato forte e chiaro. Ho appena contattato il presidente eletto José Antonio Kast per augurargli successo per il bene del Cile”, ha scritto Jara su X. “A coloro che ci hanno sostenuto e hanno aderito alla nostra candidatura, sia chiaro che continueremo a lavorare per migliorare la vita nel nostro Paese. Insieme e a testa alta, come abbiamo sempre fatto”.
Al termine di una lunga campagna elettorale centrata sui temi della sicurezza e della immigrazione, si è concretizzata in questo modo una drastica svolta a destra - che porta il Cile in uno scenario inedito dal ritorno della democrazia nel 1990.
Kast arriva alla presidenza a 59 anni e al terzo tentativo di insediarsi nel palazzo de La Moneda. Gli elettori cileni, stimolati a discutere della crescente presenza di gang venezuelane e dell'incremento del tasso di omicidi, hanno premiato la sua ricetta di pugno di ferro contro delinquenza e immigrazione clandestina.
Nell'ultimo dibattito televisivo il leader dell'ultradestra aveva promesso la chiusura delle frontiere e aveva dato 92 giorni di tempo ai residenti illegali per lasciare il Paese, esattamente il tempo che intercorre tra il ballottaggio e l'insediamento alla presidenza, l'11 marzo. Le sue parole avevano peraltro subito scatenato una crisi al confine settentrionale con il Perù, dove si erano riversati centinaia di migranti, principalmente venezuelani, in cerca di rifugio.
Il tema “sicurezza” è per molti versi una psicosi indotta e sfruttata politicamente: il Cile è tra i Paesi più sicuri di tutta l'America Latina. Ma ha avuto un impatto anche sulla campagna della candidata della sinistra Jara, costretta nelle ultime settimane a inseguire l'avversario sul suo campo parlando di lotta alla criminalità e lasciando più in ombra le promesse di crescita economica e riduzione della diseguaglianza.
[…]
A soli sei anni dalle proteste sociali del 2019 che proiettarono Boric alla presidenza e a trentacinque dalla fine da una delle dittature più lunghe e sanguinarie del mondo, il Cile vede tornare adesso alla presidenza uno dei più convinti difensori del governo militare. Kast è infatti il primo presidente che votò a favore di Pinochet nello storico plebiscito del 1988, quello che impedì al dittatore cileno di perpetuarsi al potere.
jose antonio kast 1
JOSE ANTONIO KAST
jeannette jara 2
JOSE ANTONIO KAST
jose antonio kast 2
jose antonio kast 2
JOSE ANTONIO KAST




