alessandro portelli caso terni

LA CLASSE OPERAIA NON E’ ANDATA IN PARADISO MA A DESTRA – IL SAGGIO DI ALESSANDRO PORTELLI SUL CASO TERNI, LA “MANCHESTER D’ITALIA”, ROCCAFORTE DELLA SINISTRA PASSATA ALLA LEGA E POI AL BERLUSCONI IN SEDICESIMO, STEFANO BANDECCHI – LE CRITICHE AL PD E LA CONTESTAZIONE NEL 2014 ALL’ALLORA ZARINA DELLA CGIL CAMUSSO: “C'ERAVAMO STUFATI DI ESSERE PRESI PER IL CULO” – L’INNAMORAMENTO PER SALVINI? SI TRATTA DI COMMERCIANTI, FARMACISTI, "TUTTE BRAVISSIME PERSONE, NON ESTREMISTE NÉ RAZZISTE", CHE PERÒ HANNO "PAURA DI CADERE"...

Fabio Martini per “la Stampa” - Estratti

 

ALESSANDRO PORTELLI COVER IL CASO TERNI

Sembrava una legge della natura, come l'alternarsi del giorno e della notte: per mezzo secolo in Emilia-Romagna, Toscana, Umbria le sinistre hanno vinto sempre, inesorabilmente e nettamente, ogni elezione. Locale, nazionale, europea. Sembrava non dovesse finire mai e invece negli anni Novanta sono cadute le prime roccaforti. Alcune, a cominciare da Bologna, sono poi tornate a sinistra, altre come Terni, civile cittadina operaia della bassa Umbria, hanno dato vita a cambiamenti tanto bruschi da risultare incomprensibili, almeno ad occhio nudo.

 

Tanto più alla luce di una storia politica e sociale davvero originale: tenacemente di sinistra e, da qualche tempo, tutta spostata a destra.

 

Gli elettori della cittadina umbra avevano dimostrato un comportamento fuori "linea" in occasione delle prime elezioni democratiche della storia italiana, le Comunali del 1946: allora votarono in modo massiccio per il Pci, con un 43 per cento superiore persino al 38 per cento di Bologna, futura vetrina nel mondo del comunismo italiano. Restarono a lungo coerenti con quel voto, fino a quando, nel 2018 - per dimostrare che si erano stancati - elessero un sindaco di centro destra.

 

SALVINI TERNI

Ma non uno come tanti: fecero di Terni la prima città importante conquistata dalla Lega fuori dal Nord. Nelle Comunali del maggio 2023, tutto sembrava suggerire una conferma e invece i Fratelli d'Italia, inebriati dalle vittorie altrove, sfidarono il sindaco uscente con un proprio candidato, con il risultato che i due esponenti "ufficiali" del centro destra persero e venne eletto uno "straniero": il livornese Stefano Bandecchi, proprietario dell'Università Unicusano, presidente della Ternana calcio, ex parà, inquisito per frode fiscale.

 

Un tycoon di provincia che aspirerebbe a diventare un nuovo Berlusconi, ma che si è reso protagonista di sparate paradossali, come la memorabile rissa dell'agosto scorso in Consiglio comunale, inaugurata dal sindaco che ha intimato a un consigliere di opposizione di smettere di ridere, altrimenti gli sarebbero «volati via tutti i denti dalla bocca». E poi lo ha aggredito.

 

SALVINI TERNI 3

Proprio a Terni, alla sua cangiante composizione politica e sociale, alla sua parabola materiale e immateriale, dedica un libro il professor Alessandro Portelli, tra i fondatori in Italia di quel ramo della ricerca storica centrata sulle testimonianze orali dei protagonisti. Il titolo del libro è eloquente: Dal rosso al nero. La svolta a destra di una città operaia, (Donzelli), saggio originale perché il filo del ragionamento, centrato sugli ultimi 10 anni di storia cittadina, si dipana attraverso le testimonianze di centinaia di abitanti della città. 

 

Terni, una città di poco più di centomila abitanti, ha vissuto per oltre un secolo attorno a una delle migliori invenzioni della classe dirigente post risorgimentale: scommettere su un'industria siderurgica nazionale e realizzarla proprio a Terni, attorno alle grandi Acciaierie, consolidò il mito della "Manchester d'Italia", ma da qualche anno l'azienda non tira come una volta.

 

stefano bandecchi sindaco di terni

L'incantesimo si rompe il 16 ottobre 2014: tutta Terni va in piazza assieme agli operai che protestano contro i 550 licenziamenti richiesti dalla ThyssenKrupp e quando arriva in piazza la leader della Cgil Susanna Camusso, è una pioggia di fischi. Un protagonista: «È stata contestata perché il sindacato non prendeva una chiara posizione. E, parlando un po' in politichese, c'eravamo stufati di essere presi per il culo».

 

operai delle acciaierie terni in corteo a roma, feriti in scontri con polizia 8

Strappo sentimentale e simbolico con il sindacato, cui segue la crisi di rigetto verso il Pd, erede lontano del Pci. Di nuovo i testimoni: «Un partito che s'è fatto la guerra interna», «molto attento a ragionare solo con i centri di potere (...)

 

E l'innamoramento per la destra? L'affresco di Portelli e dei suoi ternani è potente: «In piazza con Salvini non ci sono solo commercianti e farmacisti, c'è un'Italia di individui che si sentono proprietari di qualcosa, magari anche solo di un posto di lavoro, e hanno paura di perderlo. I "garantiti" non si sentono più tali: sono quasi tutte "bravissime persone… non estremiste né razziste né cattive" che però hanno "paura di cadere"».

stefano bandecchi litiga con il capo ufficio stampa fuori dal comune a terni 6operai delle acciaierie terni in corteo a roma, feriti in scontri con polizia 9operai delle acciaierie terni in corteo a roma, feriti in scontri con polizia 7 MAURIZIO LANDINI MAURIZIO LANDINI operai delle acciaierie terni in corteo a roma, feriti in scontri con polizia 31 operai delle acciaierie terni in corteo a roma, feriti in scontri con polizia 3operai delle acciaierie terni in corteo a roma, feriti in scontri con polizia 27rissa sfiorata tra stefano bandecchi e marco celestino cecconi al consiglio comunale di terni 9

Ultimi Dagoreport

igor taruffi elly schlein

DAGOREPORT - QUALCUNO DICA A ELLY SCHLEIN CHE STA AFFONDANDO IL PD! - NON SOLO TOSCANA E UMBRIA, DALLA CAMPANIA ALLA SICILIA FINO ALLA PUGLIA, SI MOLTIPLICANO I PROBLEMI SUI “TERRITORI” - A FINIRE NEL MIRINO LO “SPICCIAFACCENDE” DI ELLY, IGOR TARUFFI, RESPONSABILE ORGANIZZAZIONE DEL NAZARENO. DOVE C’È LUI, C’È CASINO, VISTA LA SUA PROPENSIONE A SALVAGUARDARE I CACICCHI FEDELI ALLA MIGLIORE ALLEATA DEL GOVERNO MELONI - IN SUO SOCCORSO È ARRIVATO ANCHE IL BERSANIANO NICO STUMPO CHE NON RIESCE AD EVITARE I PASTICCI CHE "LO STRATEGA IN VERSIONE PIZZICAGNOLO" TARUFFI COMBINA A CAUSA DELLA SCARSA CONOSCENZA DELLE REGOLE E DELLE DIVERSE REALTA’ LOCALI. E PER LA PRIMA VOLTA…

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…