SCORDAMMOCI O’ PROCESS’ - UNA BELLA SORPRESA NEL NUOVO CODICE DI ONORABILITÀ PER MANAGER E SOCI DELLE ASSICURAZIONI, FIRMATO IN EXTREMIS DALL’EX MINISTRO PAOLO ROMANI: NESSUNA REVOCA DELLE CARICHE PER CHI HA PROCESSI INIZIATI PRIMA DEL 24 GENNAIO - SE GERONZI (CONDANNATO IN PRIMO GRADO) FOSSE ANCORA PRESIDENTE DELLE GENERALI, NON SAREBBE COSTRETTO A SOSPENDERSI - LO STESSO PER CALTAGIRONE, VICEPRESIDENTE DEL LEONE DI TRIESTE, E CARLO CIMBRI, ATTUALE AD DI UNIPOL (CONDANNATI IN PRIMO GRADO PER IL CASO UNIPOL-BNL)…

Stefano Agnoli per "Corriere della Sera"

Il decreto sui requisiti di onorabilità, indipendenza e professionalità di manager e soci di controllo delle compagnie assicurative era atteso da quasi sette anni, e la notizia è che ora è finalmente arrivato. Pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del 9 gennaio come ultimo atto di Paolo Romani, predecessore di Corrado Passera al ministero dello Sviluppo, diventerà esecutivo il 24 gennaio.

Va detto subito che ciò che più colpisce, dopo una così lunga e complicata gestazione, non è solo la sua non retroattività, che viene confermata e che fa sì che chi oggi non sia in possesso di quei requisiti possa comunque concludere il suo mandato. A sorprendere è anche un'esplicita precisazione che fa svanire le residue preoccupazioni di chi - amministratore, direttore generale, sindaco o azionista che esercita notevole influenza su una compagnia assicurativa - abbia qualche procedimento in corso: la sospensione e la revoca dalla carica attualmente ricoperta potrà avvenire, nel caso, solo in relazione a procedimenti giudiziari avviati dopo l'entrata in vigore delle nuove disposizioni. Insomma, nessuna conseguenza se i «procedimenti» (dall'iscrizione della notizia di reato o dall'avvio di un processo? Il testo non lo specifica) sono iniziati prima del 24 gennaio. Il che si traduce in una sorta di colpo di spugna sul passato.

Materia delicata, come si capisce. Se Cesare Geronzi fosse ancora presidente delle Generali con il nuovo regolamento non sarebbe costretto a sospendersi malgrado la doppia condanna in primo grado per Cirio e Ciappazzi. Lo stesso per amministratori oggi regolarmente in carica come Francesco Gaetano Caltagirone, vicepresidente del Leone di Trieste (condanna in primo grado a Milano lo scorso ottobre e rinvio a giudizio due giorni fa a Roma per il caso Unipol-Bnl) e Carlo Cimbri, attuale amministratore delegato di Unipol (anche per lui condanna in primo grado a Milano per Unipol-Bnl).

Degli effetti ambigui del regolamento doveva comunque essere ben conscio anche l'ex ministro Romani, che nella più totale riservatezza ha firmato il decreto l'11 novembre scorso. All'ultimo minuto dell'ultimo tempo supplementare, visto che il premier Silvio Berlusconi si sarebbe recato il giorno successivo al Colle per rassegnare ufficialmente le sue dimissioni. Dopo l'ultimo sì della Corte dei Conti è arrivata lunedì scorso la pubblicazione in Gazzetta.

Il decreto (in dieci articoli) ha una lunga storia: previsto dal codice delle assicurazioni approvato nel 2005, la sua ratifica era ritenuta imminente nei primi mesi del 2010. La pratica, però, ritornò nei cassetti per le dimissioni a maggio di Claudio Scajola, titolare del dicastero. Come allora, tuttavia, il suo «cuore» sta nell'articolo 7 («Decadenza, sospensione ed eventuale revoca dalle cariche») che prevede che il «difetto» dei requisiti comporti la decadenza dall'ufficio. Una decisione che dovrà essere dichiarata dal consiglio di amministrazione entro 30 giorni. La sospensione, invece, potrà essere disposta in caso di condanne non definitive e misure relative a parecchi generi di reati: quelli contemplati dal codice civile nei capitoli relativi a scioglimento, liquidazione e fallimento dell'impresa; la legge antimafia; le norme che regolano i settori assicurativo, bancario, finanziario e dei valori e mercati mobiliari; i delitti contro l'economia pubblica e la pubblica amministrazione; l'applicazione di misure cautelari di tipo personale.

In questi casi il consiglio di amministrazione della compagnia assicurativa dovrà obbligatoriamente iscrivere l'eventuale revoca dei soggetti sospesi nell'ordine del giorno della prima assemblea utile degli azionisti. Come si intuisce, è proprio agli organi amministrativi delle compagnie che viene lasciata ampia discrezionalità di valutazione e decisione. Da oggi al 24 gennaio cresceranno le speculazioni su possibili referenti «ad hoc» del regolamento Romani. Di certo si sa che rispetto alla «versione Scajola» è stato eliminato (articolo 6, requisiti di indipendenza) il riferimento all'impossibilità per amministratori e soci di controllo di intrecciare collegamenti di tipo partecipativo, finanziario o contrattuale con altri soggetti interessati, ammorbidendo così gli obblighi relativi ai legami di tipo personale. Situazioni, secondo alcuni, riconducibili alla galassia Ligresti.

 

PAOLO ROMANI Cesare Geronzi CARLO CIMBRIFRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE SILVIO BERLUSCONI MARIO MONTI

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…

parolin prevost

PAROLIN È ENTRATO PAPA ED È USCITO CARDINALE - IN MOLTI SI SONO SBILANCIATI DANDO PER CERTO CHE IL SEGRETARIO DI STATO DI BERGOGLIO SAREBBE STATO ELETTO AL POSTO DI PAPA FRANCESCO – GLI “AUGURI DOPPI” DI GIOVANNI BATTISTA RE, IL TITOLO FLASH DEL “SOLE 24 ORE” (“PAROLIN IN ARRIVO”) E LE ANALISI PREDITTIVE DI ALCUNI SITI - PERCHÉ I CARDINALI HANNO IMPALLINATO PAROLIN? UN SUO EVENTUALE PAPATO NON SAREBBE STATO TROPPO IN CONTINUITÀ CON BERGOGLIO, VISTO IL PROFILO PIU' MODERATO - HA PESATO IL SUO “SBILANCIAMENTO” VERSO LA CINA? È STATO IL FAUTORE DELL’ACCORDO CON PECHINO SUI VESCOVI...

matteo renzi sergio mattarella elly schlein maurizio landini

DAGOREPORT – IL REFERENDUM ANTI JOBS-ACT PROMOSSO DALLA CGIL DI LANDINI, OLTRE A NON ENTUSIASMARE MATTARELLA, STA SPACCANDO IL PD DI ELLY SCHLEIN - NEL CASO CHE UNA DECINA DI MILIONI DI ITALIANI SI ESPRIMESSERO A FAVORE DELL’ABOLIZIONE DEL JOBS-ACT, PUR NON RIUSCENDO A RAGGIUNGERE IL QUORUM, LANDINI ASSUMEREBBE INEVITABILMENTE UN'INVESTITURA POLITICA DA LEADER DELL'OPPOSIZIONE ANTI-MELONI, EMARGINANDO SIA SCHLEIN CHE CONTE - E COME POTRANNO I RIFORMISTI DEM, I RENZIANI E AZIONE DI CALENDA VALUTARE ANCORA UN PATTO ELETTORALE CON UN PD "LANDINIZZATO", ALLEATO DEL POPULISMO 5STELLE DI CONTE E DE SINISTRISMO AVS DI BONELLI E FRATOIANNI? - A MILANO LA SCISSIONE DEL PD È GIÀ REALTÀ: I RIFORMISTI DEM HANNO APERTO UN CIRCOLO IN CITTÀ INSIEME A ITALIA VIVA E AZIONE. MA BONACCINI DIFENDE ELLY SCHLEIN

sergio mattarella giorgia meloni

DAGOREPORT - L'ARDUO COMPITO DI MATTARELLA: FARE DA ARBITRO ALLA POLITICA ITALIANA IN ASSENZA DI UN’OPPOSIZIONE - IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON VUOLE SOSTITUIRSI A QUEGLI SCAPPATI DI CASA DI SCHLEIN E CONTE, NÉ INTENDE SCONTRARSI CON GIORGIA MELONI. ANZI, IL SUO OBIETTIVO È TENERE IL GOVERNO ITALIANO DALLA PARTE GIUSTA DELLA STORIA: SALDO IN EUROPA E CONTRO LE AUTOCRAZIE – IL PIANO DI SERGIONE PER SPINGERE LA PREMIER VERSO UNA DESTRA POPOLARE E LIBERALE, AGGANCIATA UN'EUROPA GUIDATA DA FRANCIA, GERMANIA E POLONIA E LONTANA DAL TRUMPISMO - LE APERTURE DI ''IO SONO GIORGIA" SUL 25 APRILE E AFD. MA IL SUO PERCORSO VERSO IL CENTRO E' TURBATO DALLL'ESTREMISMO DI SALVINI E DALLO ZOCCOLO DURO DI FDI GUIDATO DA FAZZOLARI...

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”