husam el gomati francesco cancellato alfredo mantovano giorgia meloni

CHE COINCIDENZA: LE PERSONE SPIATE CON IL SOFTWARE DELLA “PARAGON” SONO TUTTE CRITICHE DEL GOVERNO MELONI – GIORNALISTI CHE PARLANO DEI GIOVANI FASCISTI IN FRATELLI D’ITALIA, ATTIVISTI PRO-MIGRANTI, OPPOSITORI LIBICI CHE ACCUSANO I SERVIZI: CHI AVEVA INTERESSE A TENERLI SOTTO CONTROLLO? SE SI DÀ PER BUONA LA VERSIONE DI PALAZZO CHIGI (CHE AFFERMA DI NON SAPERE NIENTE) LE IPOTESI SONO DUE: O UN AGENTE TROPPO SOLERTE CHE SI È MOSSO PER ACCREDITARSI PENSANDO DI FARE UN FAVORE ALLA MELONI, O UN’INDAGINE DELLA MAGISTRATURA – FINANZA, CARABINIERI, POLIZIA: TUTTI ESCLUDONO DI AVER UTILIZZATO IL SOFTWARE “GRAPHITE”. ALLORA CHI HA “INFRANTO I TERMINI DI SERVIZIO E IL QUADRO ETICO”, PORTANDO PARAGON A STRACCIARE IL CONTRATTO?

1. IL PROPRIETARIO DEL SOFTWARE DI SPIONAGGIO USATO NELLA PRESUNTA VIOLAZIONE DI WHATSAPP CHIUDE IL CONTRATTO CON L'ITALIA

Traduzione di un estratto dell’articolo di Stephanie Kirchgaessner e Angela Giuffrida per www.guardian.com

 

alfredo mantovano giorgia meloni

[…] La decisione di porre fine al contratto con l'Italia ha fatto seguito alle rivelazioni che un giornalista investigativo italiano e due attivisti critici nei confronti dei rapporti dell'Italia con la Libia erano tra le persone che erano state presumibilmente prese di mira con lo spyware. Il lavoro di tutti e tre gli individui è stato critico nei confronti del governo di destra del primo ministro italiano Giorgia Meloni.

 

Rispondendo alle accuse di coinvolgimento nella tarda serata di mercoledì, l'ufficio della Meloni ha negato che dietro le presunte violazioni ci siano servizi segreti nazionali o il governo. […]

 

2. LIBIA E ONG AL CENTRO DELLO SPIONAGGIO QUELLE STRANE COINCIDENZE COL GOVERNO

Estratto dell’articolo di Ilario Lombardo per “La Stampa”

 

francesco cancellato

Seguire i profili di chi, inconsapevole, ha scoperto di avere lo smartphone inquinato dallo spyware Graphite, aiuta a disegnare una prima mappa per orientarsi in una storia ancora piena di ombre.

 

Una storia che ne intreccia un'altra, in cima alle cronache politiche di questi giorni: la vicenda della scarcerazione di Almasri, torturatore libico inseguito da un mandato di cattura della Corte penale dell'Aja che l'Italia ha volutamente deciso di non eseguire.

 

Una scelta politica che solo nelle ultime ore trova la sua motivazione in due parole, inconfessabili fino a qualche giorno fa per la premier Giorgia Meloni e i suoi ministri: sicurezza nazionale.

 

luca casarini

La Libia è il grande buco nero delle certezze democratiche italiane, il terreno dove gli apparati di intelligence operano su diversi livelli di intesse […]. Da quello che sta emergendo, i target dello spyware prodotto dall'israeliana Paragon vanno cercati tra le Ong, nella galassia degli attivisti che si battono per i diritti umani calpestati dai miliziani libici e che, per gli innumerevoli salvataggi in mare, sono entrati più volte nel mirino del governo italiano.

 

Secondo la nota pubblicata mercoledì da Palazzo Chigi, […] le utenze italiane colpite dall'attacco hacker sarebbero sette. Finora, assieme a Francesco Cancellato, direttore del sito Fanpage – autore di una documentatissima inchiesta sui fenomeni di razzismo e antisemitismo tra i giovani di Fratelli d'Italia - era emerso il nome di Luca Casarini, di Mediterranea Saving Humans.

 

Husam el Gomati

La Stampa è venuta a conoscenza del fatto che altri due attivisti della stessa organizzazione hanno subito l'infiltrazione nel proprio smartphone: uno è un rifugiato sudanese, l'altro è Beppe Caccia, l'armatore della nave umanitaria.

 

È un indizio incontrovertibile di dove sarebbero state indirizzate le attività di spionaggio. A cui se ne aggiunge un altro che abbiamo ricostruito. Il software israeliano di sorveglianza, come è noto, ha puntato anche su Husam el Gomati, oppositore libico che vive in Svezia e che su Telegram denuncia i rapporti indicibili e di ferro tra il governo italiano e i trafficanti di esseri umani.

 

LO SPIONAGGIO SUI GIORNALISTI - VIGNETTA BY ELLEKAPPA

Da anni El Gomati sostiene la tesi della complicità degli 007 italiani in Libia, arrivando a ipotizzare un loro coinvolgimento addirittura nell'omicidio di Bija, forse il più noto trafficante libico, ucciso nella sua auto a Tripoli lo scorso settembre.

 

Appena una settimana fa, il 31 gennaio, El Gomati denuncia come «falso» un articolo pubblicato su Il Giornale. Siamo nel pieno del caso Almasri. Il quotidiano vicino al governo Meloni, edito da Antonio Angelucci, eletto con la Lega, assume la difesa dell'esecutivo e prova a far emergere dalla polveriera libica le ragioni che avrebbero portato alla liberazione del comandante accusato di sistematici stupri e vari omicidi.

 

spyware Paragon

Partendo dai documenti pubblicati da El Gomati, l'articolo racconta di un «piano per indebolire il governo italiano» orchestrato «ad arte dai servizi segreti di Tripoli che rispondevano a fazioni non favorevoli all'Italia».

 

I quotidiani The Guardian e Haaretz hanno svelato (non smentiti) che l'azienda Paragon ha interrotto il contratto con il governo italiano perché sarebbe stato violato il codice etico per l'utilizzo dello spyware. Palazzo Chigi continua a sostenere di non c'entrare nulla con questa storia […].

 

spyware computer

[…]  Se né la premier Meloni né il delegato ai servizi di sicurezza, il sottosegretario Alfredo Mantovano, erano informati, chi ha ordinato di entrare nelle comunicazioni WhatsApp di figure che sono considerate in qualche modo una controparte avversaria del governo: un giornalista che ha scoperchiato le nefandezze neofascisteggianti di Gioventù Nazionale, almeno tre attivisti di una Ong entrata in collisione con le norme sui migranti della destra, e un oppositore libico che accusa i servizi segreti italiani?

 

Paragon ha solo confermato che i suoi clienti italiani erano «un'agenzia di polizia e un'organizzazione di intelligence» e Haaretz ha precisato come la società israeliana lavori esclusivamente con entità statali.

 

ehud barak.

La risposta che fonti di primo piano del governo hanno fornito in queste ore aprirebbe due piste: o qualche agente troppo solerte che si è mosso di propria iniziativa per accreditarsi, nella convinzione di fare un favore a Meloni; o più semplicemente è in corso un'indagine della magistratura, che ha tutto il potere di ordinare intercettazioni di questo tipo, magari per provare l'associazione a delinquere nel favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Tutte le opposizioni hanno comunque chiesto al governo di chiarire e di riferire in Parlamento.

 

3. GIORNALISTI SPIATI, DALLA PARAGON STOP ALL’ITALIA: “VIOLATI I CONTRATTI”

Estratto dell'articolo di Valeria Pacelli per "il FAtto quotidiano" 

 

Husam el Gomati

Il caso Paragon, la società israeliana produttrice dello spyware al centro del presunto spionaggio contro giornalisti e attivisti, sta diventando per il governo italiano una grana non da poco. Perché se da una parte l’azienda, fondata dall’ex premier israeliano Ehud Barak, ha rescisso i contratti con il nostro Paese, dall’altra due giorni di mancate spiegazioni da parte di Palazzo Chigi lasciano ampi spazi di ambiguità e poca chiarezza.

 

Soprattutto nel momento in cui ll Fatto rivela che quel software era in uso ai servizi italiani e la stampa estera racconta come il passo indietro degli israeliani sia dovuto all’aver “infranto i termini di servizio e il quadro etico concordato” da parte dell’Italia. È quindi il nostro Paese ad aver monitorato 7 target, a partire dal direttore di Fanpage Francesco Cancellato e l’attivista Luca Casarini? E se così fosse, chi li avrebbe spiati?

Palazzo Chigi ha già escluso un coinvolgimento dei servizi, ma le opposizioni chiedono al governo di riferire in aula.

 

[…]

 

GIOVANNI CARAVELLI - FOTO LAPRESSE

Palazzo Chigi, mercoledì, nell’unica nota sulla questione, ha assicurato che gli 007 italiani non c’entrano nulla. Ma molti aspetti in questa vicenda non tornano.

Il primo riguarda chi in Italia abbia utilizzato i software di Paragon. Il quotidiano israeliano Haaretz ieri ha spiegato che la società lavora solo con enti statali (tra cui l’Fbi, negli Usa).

Tra i clienti italiani viene citata un’agenzia di polizia e un’organizzazione di intelligence.

 

Due giorni fa Il Fatto aveva già rivelato che sia Aisi che Aise, i servizi segreti per l’interno e l’estero, in passato avevano avuto in dotazione lo spyware in questione. Non è la piattaforma principale alla quale s’appoggia l’intelligence, ma quel software è stato utilizzato per casi specifici e limitati nel tempo e per testarne le capacità.

 

giorgia meloni alfredo mantovano

Abbiamo poi chiesto conto anche a Finanza, Carabinieri e Polizia e tutti escludono di aver utilizzato il software in questione. Mistero. Tuttavia sull’uso di questi strumenti il governo si è trincerato dietro un: “Siamo disponibili a riferire al Copasir”. E da Chigi ieri non è arrivata alcuna spiegazione neanche dopo le notizie sulla chiusura dei contratti. Per il Guardian, Paragon avrebbe chiuso l’accordo perché l’Italia avrebbe “infranto i termini di servizio e il quadro etico concordato nell’ambito del contratto”. Sembra che l’azienda punti il dito contro un cattivo uso del software da parte dell’Italia.

 

[…] già venerdì, quando la campagna di spionaggio era diventata pubblica, Paragon aveva avviato un “congelamento preventivo”. Haaretz ha aggiunto un dettaglio: l’azienda avrebbe chiesto spiegazioni all’Italia, che mercoledì ha risposto, negando ogni coinvolgimento.

 

Spiegazione che non avrebbe convinto la società, la quale di lì a poco avrebbe deciso di chiudere i contratti. Anche su questo punto nessuna smentita da Palazzo Chigi. […]

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