giampiero mughini formigoni

COMUNIONE E CARCERAZIONE – MUGHINI SUL CASO FORMIGONI: "TANGENTOPOLI NON C’ENTRA NULLA. AI TEMPI C’ERANO DEGLI UOMINI CHE INCASSAVANO TANGENTI IN NOME DI QUEI PARTITI LA CUI VITA COSTITUIVA IL CUORE DELLA NOSTRA DEMOCRAZIA. ADESSO, NEL TERZO MILLENNIO, CHI PECCA LO FA PER AVERE CASE PIÙ BELLE, VACANZE PIÙ CONFORTEVOLI, VIAGGI IN MARE SU YACHT DI GRAN LUSSO. CHE TRISTEZZA”

mughini

Giampiero Mughini per Dagospia

 

Caro Dago, è fin troppo ovvio che l’immagine di un uomo di 72 anni di nome Roberto Formigoni che entra in un carcere dove probabilmente resterà a lungo è un’immagine dolorosa. Stessi alla mia sensibilità umana, mi comporterei esattamente come Vittorio Feltri: portargli delle arance in cella.

 

roberto formigoni (2)

A differenza di Vittorio, e beninteso senza conoscere di prima mano le mille e mille pagine degli atti processuali, non credo affatto a una sia pur relativa innocenza del “Celeste” rispetto ai reati corruttivi di cui è giudicato colpevole. Un mio grande amico ed espertissimo della materia (ossia di come funziona la sanità pubblica e degli intrecci tra la sanità pubblica e quella privata), l’avvocato calabrese Enzo Paolini, mi scrive che non si trattava di una “bottiglia di Calvados”.

 

formigoni

Ho di Formigoni un ricordo molto nitido, che risale nientemeno a circa quarant’anni fa, gli anni a cavallo tra i Settanta e gli Ottanta. Erano i tempi di un acceso scontro tra i militanti cattolici di Comunione e liberazione e una parte del mondo laico che li insultava e li sbeffeggiava (la tragedia della morte nel 1977 dello studente bolognese Francesco Lorusso viene dritta dritta da quello scontro belluino).

 

Da laico non condividevo affatto quello scontro, reputavo che i cattolici di Comunione e liberazione avessero il pieno diritto di avere e vantare quella loro identità morale e religiosa, ogni volta che mi riferivo a loro lo facevo con rispetto. Ne venne che acconsentissero a che io incontrassi uno dei loro leader intellettuali, Roberto Formigoni appunto, per uno scambio reciproco e civile di opinioni, lui cattolico io laico.

ROBERTO FORMIGONI

 

Avevamo cominciato a parlare da poco quando gli dissi più o meno così: “Formigoni lei parla dei laici come di gente che vive alla giornata, che non ha un suo decalogo morale. Guardi che lei si sbaglia. Io sono un laico e ce l’ho eccome un mio decalogo morale da cui non sgarro di una virgola”. Lui mi rispose così, ed è come se ce lo avessi davanti anche se sono passati quarant’anni: “No, lo so che i laici della sua generazione ce l’hanno un decalogo morale. Voi avete letto Benedetto Croce avete introiettato la sua lezione morale”.

 

Chiacchierammo ancora un po’ e ci salutammo nel segno di un rispetto reciproco che era assoluto. Negli anni l’ho poi incontrato qualche altra volta, sempre di sfuggita. Da Croce o da altri che lo avessi imparato, dal mio decalogo morale non mi sono mai allontanato di un centimetro. Mi chiedo che cosa sia avvenuto nel cuore e nell’anima di Formigoni per avere accettato con se stesso di sgarrare gravemente da quel suo decalogo morale, che io talmente rispettavo.

FORMIGONI

 

Poi una seconda cosa. A partire dall’ “affare Formigoni” in molti ricordano le vicende di Tangentopoli. Ebbene non c’entrano nulla. Ai tempi di Tangentopoli c’erano degli uomini che incassavano tangenti in nome e in rappresentanza di quei partiti la cui vita costituiva il cuore della nostra democrazia pluripartitica. L’amministratore delegato della Dc, Severino Citaristi, subì non ricordo più se 60 o 70 processi.

 

Non una lira era mai andata nelle sue tasche. Una volta la moglie di Riccardo Lombardi andò in banca a depositare un assegno che proveniva da una “tangente” riscossa dalla sinistra del Psi di cui Lombardi era il leader. Non una lira di quell’assegno giovava alle spese personali e al sistema di vita del per me indimenticabile Riccardo Lombardi. Adesso, nel terzo millennio, le cose sono cambiate di molto. Chi pecca lo fa per avere case più belle, vacanze più confortevoli, viaggi in mare su yacht di gran lusso. Che tristezza.

ROBERTO FORMIGONI

 

 

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