1. MA TU GUARDA CHE SORPRESA! IL CONDANNATO DI HARDCORE TEME DI FINIRE AL GABBIO E RICATTA QUELLI CHE HANNO AVUTO LA BELLA PENSATA DI GOVERNARCI INSIEME 2. RE GIORGIO MONITA E MANDA A DIRE CHE SE NON FACCIAMO I BRAVI LUI ALLORA SE NE VA 3. LETTANIPOTE FA IL CHIERICHETTO OFFESO PERCHÉ SI SENTE PUGNALATO ALLE SPALLE PROPRIO MENTRE È NEGLI STATI UNITI A FINIRE DI VENDERE QUEL CHE RESTA DELL’ITALIETTA 4. LETTAZIO COME AL SOLITO MILLANTA MEDIAZIONI IMPOSSIBILI, NELLA CREDULITÀ GENERALE 5. UN VERO SPASSO, LA FUGA CON DESTREZZA DELLE BANCHE DAL PANTANO TELECOM. LE ISTITUZIONI, COME SEMPRE, CASCANO DAL PERO (SIAMO SOLO UNO STATO DI NECESSITA’)

a cura di Colin Ward (Special Guest: Pippo il Patriota)

1. SIAMO SOLO UNO STATO DI NECESSITA'
Ma tu guarda che sorpresa. Il Condannato di Hardcore teme di finire al gabbio e ricatta quelli che hanno avuto la bella pensata di governarci insieme. Re Giorgio monita e manda a dire che se non facciamo i bravi lui allora se ne va. Lettanipote fa l'offeso perché si sente pugnalato alle spalle proprio mentre è negli States a finire di vendere quel che resta dell'Italia. Lettazio come al solito millanta mediazioni impossibili, nella credulità generale.

Di qui al 4 ottobre, data del prossimo ultimatum fissato dal Rapitore della Legislatura, ovviamente si alterneranno marce indietro e sempre nuove minacce. Ma intanto l'agenda di un'intera nazione, che sarebbe alle prese con ben altri problemi, è nelle mani di un anziano bauscia in preda alla depressione più totale, nonostante la fidanzatina di mezzo secolo più giovane. In sostanza, 60 milioni di italiani ora devono sperare che la brava guagliona Francesca Pascale faccia il miracolo e a Silvio torni la ragione.

2. NANO DECADENCE
Il riassunto della giornata di ieri nella prima pagina del Corriere delle banche: "Il Pdl annuncia le dimissioni di massa. I parlamentari votano per l'abbandono delle Camere se il Cavaliere dovesse decadere. Il leader sposta la residenza a Roma. Napolitano: verificherò. Berlusconi: c'è un'azione eversiva, non dormo da 55 giorni".

Quando già stai per indignarti per l'egocentrismo del Banana, ecco il predicozzo degli occupanti di via Solferino che ti fa subito solidarizzare con lo stimato evasore: "Ci vuole una smisurata dose di irresponsabilità e di provincialismo per minacciare dimissioni di massa dal Parlamento mentre a Wall Street il presidente del Consiglio rassicura gli investitori internazionali sulla stabilità dell'Italia", scrive padre Massimo Franco ("Irresponsabilità", p. 1). Ancora una volta il dogma farlocco della "stabilità" agitato come misura di tutte le cose e, ovviamente, la convinzione, mai veramente argomentata ma data per scontata, che il bene primario dell'Italia coincida con la fiducia degli "investitori internazionali".

Come da copione, su Repubblica arriva il socio Ennio Doris nelle vesti di pompiere ("Ma Doris frena l'amico: ‘Adesso serve il buonsenso", p. 2). Ma le reazioni dei "buoni" sono affidate a retroscena di fuoco. "Letta furibondo convoca i ministri azzurri. ‘Se crolla il governo la responsabilità sarà vostra'. Il premier da New York reagisce: non ci faremo ricattare, se lo scordino. Lo zio Gianni ha assicurato: per ora il Cavaliere non intende arrivare alla rottura" (p. 3).

Poi tocca alle velinazze di Re Giorgio: "Napolitano: se è un diktat a me, non passa. Preoccupazione per le ‘continue oscillazioni' del Pdl. ‘Verificherà cos'hanno deciso'" (Repubblica p. 4). Sulla Stampa dei Lingotti in fuga, "Napolitano: ‘Nessuno s'illuda che io sciolga le Camere'. Il Presidente infuriato ha pronta nel cassetto la lettera d'addio'. La promessa: ‘Se davvero si dimetteranno io ne denuncerò il carattere eversivo" (p. 3).

Infine, il Giornale di Casa con l'interpretazione autentica: "Forza Italia apre la crisi. Si dimettono tutti. Deputati e senatori lasceranno dopo il voto sulla decadenza di Berlusconi. Spiazzata la sinistra. In assenza di fatti nuovi, addio governo e maggioranza: il partito pronto alle elezioni" (p. 1). Dentro, lo sfogo del Padrone: "Il sospetto di Berlusconi contro Letta e Napolitano. L'affondo del Cavaliere: non possono restare inermi mentre mi fanno fuori. ‘Non dormo da 55 notti. E' il momento più brutto della mia vita" (p. 3).

3. MA FACCE RIDE!
Francesco Boccia: "Ora serve una franca verifica di maggioranza" (Repubblica, p. 7).

4. INFORMATIVE A OROLOGERIA
Sarà un caso, ma senza l'ex procuratore capo Laudati, a Bari ristudiano le carte e la Finanza squaderna proprio oggi una nuova informativa su Tarantini, le escort per Papi Silvio e gli affari con Finmeccanica e Protezione incivile. Tanto per terrorizzare ulteriormente l'azionista di maggioranza del governino di larghe intese.

"Berlusconi e i soldi alle ragazze. ‘Sapeva che erano prostitute'. Dossier della Finanza: ‘Quelle sono foraggiatissime'. ‘Raccomandò l'imprenditore con l'ex capo di Finmeccanica Guarguaglini. L'ex premier promosse un incontro d'affari con Bertolaso" (Repubblica, p. 11). Per il Corriere, "Dalle escort a Finmeccanica. Le quattro bugie di Tarantini'. Il rapporto della Finanza: così Berlusconi lo indusse a dire il falso'. Erano stati i pm a suggerire una rilettura delle intercettazioni a confronto con le dichiarazioni di Tarantini e altri testimoni. Nei prossimi giorni l'accusa dovrà decidere se sollecitare il rinvio a giudizio del Cavaliere" (p. 6).

5. NON FA SOSTA LA SUPPOSTA
Il primo effetto del nuovo ultimatum di B. pare che sia un ritrovato ottimismo di Saccomanno Saccomanni, almeno per il Corriere: "Iva, verso lo stop all'aumento. Saccomanni: cerchiamo un miliardo. ‘Alla fine lo troveremo'. L'ipotesi di nuovi tagli ai ministeri" (p. 11). Repubblica: "Letta: tagli alla spesa per restare sotto il 3%. Service tax anticipata, dubbi di Saccomanni. I Comuni: per noi va bene" (p. 9).

E certo che per voi "va bene": avete massacrato di tasse i cittadini e siete pure alla canna del gas. Comunque il pezzo più ricco come al solito è quello di Alessandro Barbera per la Stampa: "I soldi per l'Iva li troveremo e la spesa pubblica va tagliata'. Saccomanni: ‘Opzioni non indolori'. Sul tavolo anche aumenti delle accise. Il ministro conferma che una parte sarà trovata con tagli lineari" (p. 17). Ben tornato, Tremontino!

6. TELECOM-MEDIA
Un vero spasso, la fuga con destrezza delle banche dal pantano Telecom. Le sedicenti istituzioni, come sempre, cascano dal pero: "Letta: difenderemo la rete Telecom. Bernabè da Napolitano. Saccomanni: acceleriamo sulle regole per gli asset strategici. Il titolo affonda: -4,6%" (Stampa, p. 8).

Repubblica dà ampio spazio all'abile sceneggiata di Franchino Bernabebè: "Ho saputo del blitz spagnolo dai comunicati'. Bernabè alza l'ennesima bandiera bianca. Il manager incontra Napolitano. ‘Dovevamo pensarci tutti prima. Ogni ipotesi su Telecom dipende dal consenso di Telco. Il management non ha potere decisionale" (p. 13). Insomma, è pronto a restituire il suo lauto stipendio. Titolo muscolare anche sulla prima pagina del Sole: "Bernabè sfida i soci Telco: Telecom va ricapitalizzata". Poche pippe e fuori i piccioli, insomma.

Il Corriere delle banche azioniste si fa passare la calcolatrice dai soci Telco (Mediobanca, Intesa e Generali) e spiega quanto vale la rete di trasmissione e come spacchettarla: "Almeno 15 miliardi. Su 55mila dipendenti del gruppo, 30 mila lavorano alla rete. Il nodo dei debiti. Gli ostacoli per la separazione e le misure allo studio dell'esecutivo. I paletti della governance. Angelo Rovati (governo Prodi) aveva proposto una soluzione con l'intervento della Cdp ma fu costretto a dimettersi. Lo scorporo non può essere immediato. E' stato calcolato che oggi servirebbero almeno due anni di lavoro per farlo" (p. 13).

7. GLI SCHERZETTI DI AIRONE PASSERA
Quel che resta dei Patrioti che fecero vincere le elezioni al Banana impedendo la vendita di Ali-taglia ai francesi è davvero poca cosa. Per non parlare della famosa "banca di sistema" teorizzata da Airone Passera, che dal ponte di comando di quell'Intesa nella quale vorrebbe tanto tornare fece da interessato regista della carnevalata aerea. Per la Stampa siamo al redde rationem: "Alitalia, il giorno della verità. Aumento di capitale da 150 milioni. Oggi il consiglio, ok all'operazione dai grandi soci. Adr: una crescita dei francesi può penalizzare Fiumicino" (p. 11).

Repubblica fa già terrorismo: "Piano lacrime e sangue targato Parigi, pronto il taglio di oltre 2000 posti. Coinvolti piloti, hostess e personale di terra. Stop anche a 30 aerei" (p. 17). Mentre sul Sole furoreggia il ministro allo Sviluppo economico (non pervenuto) Zanonato Flavio: "Stop ai francesi, per Alitalia altri partner. Lavoriamo a una soluzione ponte con le banche" (p. 7). Sull'ex compagnia di bandiera taglia corto il saggio Marco Ponti, del Politecnico di Milano: "La fusione è l'unica alternativa al fallimento. Evitiamo l'intervento di Cdp o di Ferrovie, sarebbe una ripubblicizzazione dopo aver già speso 5 miliardi dei contribuenti" (Repubblica, p. 16).

Ma il pezzo più divertente lo scrive Giorgio Meletti sul Cetriolo Quotidiano: "L'Alitalia? Per il Pd ci pensa l'azionista. Il responsabile economico del partito Matteo Colaninno non è solo figlio ma anche socio del padre e lavora per lui. Ad della holding di famiglia, vicepresidente Piaggio, consigliere Immsi: non salta una riunione e guadagna 390 mila euro, più la retribuzione da onorevole" (p. 7). Poi uno si chiede perché il Piddì sta sulle balle a impiegati e operai (da licenziare o cassintegrare) e perde regolarmente le elezioni. Fassino va in barca con Bazoli, Chiamparino gioca a scopone con Marpionne e le politiche economiche le "pensa" il figlio del Capitano coraggioso. Che banda, ragazzi!

8. ABRAMO BAZOLI SCUCCHIAIA L'INTESA
Per colpa di questo disgraziato sito e del pezzo di ieri sul Financial Times, i tremebondi giornaloni di Lor signori sono costretti a occuparsi di quanto accade ai piani alti dei propri creditori. "Intesa, voci sull'uscita di Cucchiani ma la banca smentisce. Il ruolo di Messina, la visita in Bankitalia. Guzzetti (Cariplo): non risultano tensioni al vertice dell'istituto" (Corriere, p. 35).

"Scontro in Intesa, Cucchiani in bilico. Il Ceo ai ferri corti con il presidente Bazoli. Pesano le divergenze su strategie e organizzazione. Lunedì un chiarimento. Martedì i consigli. In caso di successione si fa il nome di Messina" (Stampa, p. 26). Il Sole fa il punto sull'oggetto del contendere: "Dissidi sui dossier caldi di Piazza Affari. Da Rcs a Telecom, da Alitalia a Zaleski, tutti i fronti su cui è coinvolto l'istituto" (p. 37).
Come al solito, l'unico giornalone che non cita lo scoop di Dagospia è Ri-pubblica. Del resto l'eleganza non è di casa, dalle parti di Largo Fochetti.

9. LA BAVA SEPARATA DALLE OPINIONI
"John Elkann: più peso alle donne. Mia figlia scienziata, perché no?". In giornate del genere il Corriere di don Flebuccio de Bortoli vede bene di dedicare un'intera paginata ai vaniloqui del padroncino Yacht Elkann, adeguatamente stimolato da un servizievole Cazzullo.

Inizio degno del Grande Capo Estikazzi: "Ho un rapporto forte con le mie nonne e le mie sorelle. Ho sperimentato le difficoltà con mia madre (vi siete solo fatti causa, ndr). Ho un legame molto stretto da anni con mia moglie. Ora ho anche una figlia. L'universo femminile è ben presente nella mia vita. Ho imparato dalla compagne di scuola e dalle colleghe di lavoro. Il nostro gruppo sta mettendo un grandissimo impegno nel valorizzare le donne" (p. 17). Infatti mette in mobilità prevalentemente i maschietti.

10. GOMORRA PER DAVVERO
Tutta da leggere l'intervista del produttore Pietro Valsecchi ad Antonio Massari, che sul Cetriolo Quotidiano ha sputtanato l'operazione-fiction su Gomorra. "Basta con i set a casa dei boss, non tutto è spettacolo. Chiedo a Saviano di dire la sua: è accettabile usare la villa di un camorrista per le scene di Gomorra? Ci dia una mano su questa riflessione" (p. 14). E ora che farà il prode scrittore?

colinward@autistici.org

 

 

NAPOLITANO E TESTA BERLUSCONI BERLUSCONI NAPOLITANO ENRICO LETTA E BERLUSCONI SILVIO BERLUSCONI ENRICO LETTA Enrico Letta a colloquio con obama article GIANPIERO TARANTINIASSEMBLEA GENERALI DI BANCA DITALIA FRANCO BERNABE FOTO LA PRESSE FRANCO BERNABECorrado Passera CUCCHIANI-BAZOLIMatteo Colaninno JOHN ELKANN SERGIO MARCHIONNE ED EMILIO BOTIN FOTO LAPRESSE Pietro Valsecchi

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