1. NELLA CONFERENZA STAMPA ‘FURBI’ ET ORBI DI GALAN, IN UN CRESCENDO ROSSINIANO DI CONTRADDIZIONI (I 18 CONTO CORRENTI CONTEGGIATI DALLE FIAMME GIALLE E DALLA PROCURA ESISTONO A SUA INSAPUTA) LA PARTE PIU’ FOLLE E’ IL DUELLO CON LA SUA EX SEGRETARIA CLAUDIA MINUTILLO CHE HA SPIFFERATO AGLI INQUIRENTI LE MAZZETTE DI GALAN 2. L’ATTACCO DEL “DOGE” VENEZIANO: “VOLEVO ASSUMERE MIA CUGINA, MA HO DOVUTO PRENDERE LA MINUTILLO, BRAVISSIMA E CALDEGGIATA DAL GRUPPO DI FORZA ITALIA”. MA GALAN LA LICENZIÒ “PER L’ANTIPATIA CHE AVEVA CON MIA MOGLIE MA LA VERITÀ È CHE ERA ANTIPATICA A TUTTI. AVEVO LA SEGRETARIA PIÙ LUSSUOSAMENTE VESTITA DELL’EMISFERO BOREALE. UN GIORNO LA VIDI CON UN CAPPOTTO CHANEL DA 16 MILA EURO” 3. CLAUDIA MINUTILLO È UNA FURIA E CONTRATTACCA: ‘’MAI AVUTO UN CAPPOTTO DI CHANEL DA 16MILA EURO E NON È CERTO PER QUELLO, E PER I VESTITI LUSSUOSI DI CUI PARLA GALAN, CHE SONO STATA ALLONTANATA DAL MIO POSTO DI SEGRETARIA NEL 2004”

1. LA DIFESA DI GALAN: “SUL MIO CONTO SOLO FESSERIE DELLA PROCURA”

Grazia Longo per ‘La Stampa’

 

giancarlo galan presenta la sua difesa alla cameragiancarlo galan presenta la sua difesa alla camera

La sensazione più diffusa, durante l’ora e passa di conferenza stampa del deputato azzurro Giancarlo Galan è che forse dovrebbe mettersi d’accordo con se stesso prima di lanciare strali contro i suoi accusatori. Tanto per capirci, oscilla dal perentorio «nel procedimento penale contro di me si è manifestato un fumus persecutionis evidentissimo», al cauto «non sono stato né tradito dagli ex collaboratori, né perseguitato dai giudici. Non mi sento perseguitato». Poi però scarica tutto sulla Guardia di Finanza: «I magistrati sono stati indotti in errore da una falsa rappresentazione della Guardia di finanza su basi presuntive e non documentali».
 

Giura di non essersi «mai accorto di quello che faceva il mio assessore mentre governavo il Veneto» per poi rilanciare «io mi sono fatto un’idea: qualcuno quei soldi se li è presi». E ancora: snocciola dati su entrate e uscite dai suoi conti correnti ma non sa indicare a quanto ammonta il suo patrimonio o quante siano le sue società: «In molte ho solo quote di partecipazione irrisorie. Quanto al patrimonio, non ho idea della sua consistenza, ma non conta».

 

I 18 conto correnti conteggiati dalle Fiamme gialle e dalla procura esistono a sua insaputa: «Non avevo idea di averne così tanti, compreso quello per il Telepass». A sua insaputa pure le barche, «ne ho solo due, e sono da pesca. Quella a vela sequestrata con tanto di sigilli non so a chi appartenga, non certo a me».

giancarlo galan presenta la sua difesa alla camera 2giancarlo galan presenta la sua difesa alla camera 2

 

Insomma per l’ex governatore del Veneto «sono state dette colossali fesserie sulla mia condizione patrimoniale. Io non ho colpe: sono stato investito da un ciclone umano, mediatico, giudiziario. La villa «l’ho comprata da un dentista già restaurata. Ho speso solo 700 mila euro e i lavori erano finiti già nel 2007. Quante balle!».
 

Le carte del Mose rivelano «cospicue operazioni commerciali nel Sud Est asiatico nell’ordine di 50 milioni di dollari?» Galan asserisce categoricamente: «Non ho mai avuto interessi nel gas in Indonesia». Gli inquirenti tirano in ballo il prestanome Paolo Venuti? La replica: «Non ho mai avuto un prestanome, il titolare della società in Indonesia aveva il mio stesso commercialista. Di qui l’equivoco sul mio conto». Quanto ai soldi «me li sono guadagnati prima di scendere in politica. Ho incassato 660 milioni di lire nel 1993 e 94.

 

Sono stato liquidato da Publitalia con 700 mila che ho investito in azioni Antonveneta a 1 miliardo e 100 milioni». Nega di aver intascato tangenti: «A parte il fatto che il Mose è un’opera statale, avrei preso 900 mila euro per il rilascio del parere della commissione di salvaguardia nel 2002 e mi avrebbero dato i soldi nel 2006. Quattro anni dopo? Folle. E poi io sono convinto che i Mose sia l’opera di ingegneria idraulica più avanzata della storia dell’umanità. Nelle 160 mila pagine dell’inchiesta non c’è nemmeno uno che dica che mi ha dato un euro».

 

Difende a spada tratta anche sua moglie: «Non ha mai fatto la cubista, non ne ha neanche il fisico nonostante sia una bella donna». Nelle 30 pagine in cui ha sintetizzato la memoria di 500 pagine destinate alla Giunta per le autorizzazioni alla Camera, dalla quale sarà sentito domani, c’è un capitolo pieno di omissis. È quello dedicato all’ex segretaria Minutillo, sua accusatrice.

claudia minutillo giancarlo galanclaudia minutillo giancarlo galan

 

Strepitoso l’esordio in salsa nepotista: «Volevo assumere mia cugina, ma ho dovuto prendere la Minutillo, bravissima e caldeggiata dal gruppo di Forza Italia». La licenziò «per l’antipatia che aveva con mia moglie ma la verità è che era antipatica a tutti. Avevo la segretaria più lussuosamente vestita dell’emisfero boreale. Un giorno la vidi con un cappotto da 16 mila euro». Alla «tipica grafia di una donna» Galan allude infine circa la «mia falsa firma sul versamento di 50 mila euro sul conto di San Marino».

 

2. MAI AVUTO UN CAPPOTTO DI CHANEL DA 16MILA EURO

Da ‘La Repubblica’

 

CANTIERE DEL MOSE CANTIERE DEL MOSE

‘’Mai avuto un cappotto di Chanel da 16mila euro e non è certo per quello, e per i vestiti lussuosi di cui parla Galan, che sono stata allontanata dal mio posto di segretaria nel 2004». Claudia Minutillo è una furia, le dichiarazioni dell’ex governatore del Veneto l’hanno ferita e fatta imbestialire. «Sono sconcertata dalle sue parole, quando mi arrestarono un anno fa lui mi difese, disse che ero una lavoratrice integerrima, e ora se ne esce con queste dichiarazioni? Addirittura dicendo che ero antipatica a tutti…davvero poco credibile».
 

La Minutillo, attraverso il suo avvocato Carlo Augenti, ribadisce ancora una volta quello che aveva spiegato a Repubblica nella sua prima intervista: «Fu Sandra Persegato, la moglie di Galan, a volere che me ne andassi, perché non sopportava più che io passassi tutto il tempo con lui per questioni di lavoro, e che gestissi io la sua vita. Umanamente la capisco, ma mi fecero fuori senza nemmeno dirmelo in faccia, la comunicazione mi arrivò da Lia Sartori, la eurodeputata del Pdl. E comunque, la storia del cappotto di Chanel è una vera sciocchezza».
 

claudia minutillo 1claudia minutillo 1

Galan ha fatto capire, nella sua conferenza stampa, che la Minutillo avrebbe cominciato a parlare con i magistrati quasi per salvare sé stessa. «Altra balla, ho deciso di collaborare con la giustizia nel momento stesso in cui mi hanno messo le manette, addirittura ancor prima di vedere il mio avvocato». Infine, rigetta totalmente l’accusa di essersi intascata soldi: «Mai preso bustarelle per me, non sono una “tangentara”. Io sono stata usata da altri». ( fa. to.)

 

3. MA SPUNTA L’INTERCETTAZIONE

Fabio Tonacci per ‘La Repubblica’

 

Giancarlo Galan non dice tutto. Nella conferenza stampa urbi et orbi archivia troppo frettolosamente passaggi invece fondamentali del castello di accuse contro di lui, che i pubblici ministeri sono convinti di poter dimostrare e sostenere in un eventuale dibattimento. A cominciare dai conti di famiglia.
 

CONFIDENZE DOPO LA CENA
Sostiene l’ex governatore del Veneto, contando su una perizia di parte, che i finanzieri hanno commesso errori marchiani nel ricostruire il suo patrimonio, perché hanno considerato “solo” gli anni dal 2000 al 2013. E che dunque, sommando i proventi precedenti, «non esista la sproporzione di 1,2 milioni tra quanto ho dichiarato e quanto ho speso, anzi: sono in attivo di 702mila euro». Aggiungendo poi che Paolo Venuti, l’uomo che gli inquirenti sentono trafficare su un affare da 50 milioni di euro per il gas in Indonesia, altro non sia che il suo commercialista.
 

claudia minutillo  giancarlo galanclaudia minutillo giancarlo galan

E però è lo stesso Venuti a smentirlo, involontariamente. I pm Stefano Ancilotto, Paola Tonini e Stefano Buccini in sede di Riesame hanno depositato un’intercettazione ambientale nuova, tra Venuti e la moglie Alessandra Farina. Risale ad alcune settimane fa. I due parlano in macchina, dopo una cena con Galan e la moglie Sandra Persegato. L’argomento sono i soldi che gestiscono per conto loro. «Quelli in Svizzera li tengo io — afferma Paolo — quelli in Croazia li tiene lui. Un milione e otto». Denaro di cui non c’è traccia nei conti allegati al memoriale.
 

La discussione tra i coniugi Venuti si è accende perché la Persegato, a quanto si intuisce, ha chiesto loro contezza del reale patrimonio del marito. Ed ecco cosa dice Alessandra Farina: «Lui (Galan, ndr) è lucidissimo… se è un milione e otto, puoi dargliene 100mila (alla Persegato, ndr) non so… ma anche questo va contro la sua volontà, se li è guadagnati lui, farà lui quello che vuole… Gli ho detto: “Ma lei sa che li hai?”. Lui mi ha detto di sì, ma pensa una cifretta, non sa in cosa consiste… ma io adesso, non è che
voglia insomma… occuparmi… sono la prestanome, lui vuole che vadano a sua figlia e a sua figlia andranno».
 

LE QUOTE SOCIETARIE
Paolo Venuti e Alessandra Farina sono dunque, per loro stessa ammissione, prestanome di Galan. I quali, dopo gli arresti di Piergiorgio Baita e di Giovanni Mazzacurati, sono consapevoli che la magistratura ha buttato un occhio sul “tesoretto” dell’ex governatore. Ci sono decine di intercettazioni, non ancora rese pubbliche, in cui i coniugi Venuti
discutono di questo. In una, in particolare, parlano esplicitamente di «come poter fronteggiare la ricostruzione patrimoniale della procura».
 

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Ma non è il loro unico pensiero. È su ordine dell’allora governatore, scrive il gip Scaramuzza, che Adria Infrastrutture (la società di Claudia Minutillo) intesta alla Pvp di Venuti il 7 per cento delle quote «al fine di poter partecipare agli utili» derivati dall’approvazione dei project financing.
 

RISTRUTTURATA A SUA INSAPUTA
La faccenda della villa di Cinto Euganeo, poi, sta particolarmente a cuore all’ex governatore, che così la spiega: «Fu acquistata a un’asta giudiziaria nel 1999 per 300 milioni di euro da un dentista di Pantelleria, io la compro nel 2005 per un prezzo di poco inferiore a un milione di euro. Il dentista l’ha restaurata prima, io ho speso 400mila euro nella parte centrale e 300mila nella barchessa, in tutto 700mila euro per i quali ho contratto un mutuo da 200 mila».

 

Dunque sarebbe una colossale balla quanto messo a verbale da Piergiorgio Baita, e cioè che quella ristrutturazione l’avrebbe pagata la sua Mantovani («…quando non davo l’incarico mi arrivava Galan dicendo: “Guarda che i lavori sono fermi”, o mi arrivava Paolo Venuti che teneva i conti della villa»). Gli investigatori però sul punto non arretrano di un centimetro. Primo, perché sostengono che non sia vero che il dentista l’avesse consegnata a Galan già ristrutturata. E, secondo, perché hanno tre testimonianze, di Baita, del ragionier Buson della Mantovani, e della Minutillo, che raccontano un’altra storia.
 

mazzacurati giovannimazzacurati giovanni

Fu la Tecnostudio srl, l’impresa di Danilo Turato, ad occuparsi materialmente del restauro. La stessa ditta, nello stesso periodo, ottiene da Baita cinque lavori «sovrafatturati per 1,1milioni di euro». Una parte, «circa 600mila euro» sostiene Baita, è servita per la villa di Cinto Euganeo. Quindi delle due, l’una. O a Galan è stata ristrutturata la casa a sua insaputa, oppure sapeva, e ha taciuto.
 

 

IL CONTO A SAN MARINO
Con tanto di perizia calligrafica, invece, il deputato punta a dimostrare alla Giunta delle autorizzazioni che il deposito di 50mila euro sul suo conto a San Marino («aperto nel 2004 ma come semplice gesto simbolico dopo un accordo commerciale tra Regione Veneto e San Marino») e il successivo ritiro siano stati eseguiti grazie a documenti con in calce la sua firma falsificata. Gli investigatori però fanno un altro ragionamento: «Possibile che qualcuno possa aver prima messo, poi ritirato, 50mila euro dal suo conto, senza che la banca lo abbia mai avvertito?».

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