mario draghi giuseppe conte

CONTE HA LE ARMI SPUNTATE - PEPPINIELLO APPULO A PAROLE DICE DI NON VOLER DEMORDERE: I CINQUE STELLE RESTANO CONTRARI ALL’AUMENTO DELLE SPESE MILITARI, MA NON VUOLE LA CRISI DI GOVERNO. OGGI INCONTRERÀ DRAGHI E GLI DIRÀ CHE SE LA NORMA FOSSE INSERITA NEL DEF IL MOVIMENTO VOTEREBBE NO, MA È CONVINTO DI POTER DERUBRICARE LA QUESTIONE DELL’ORDINE DEL GIORNO AL DECRETO UCRAINA A UNA DIVERGENZA PARLAMENTARE - COME FARE? IL GOVERNO POTREBBE METTERE LA QUESTIONE DI FIDUCIA E RISOLVERE SUL NASCERE LA QUESTIONE…

Carlo Bertini per “la Stampa”

 

MARIO DRAGHI GIUSEPPE CONTE

Non è bastato il vertice di ieri sera tra governo e capigruppo di maggioranza: servirà il faccia a faccia di oggi tra Mario Draghi e Giuseppe Conte per provare a evitare una lacerazione sulle spese militari in Senato.

 

E una ancora più pericolosa sul Documento di Economia (Def), il canovaccio della legge di bilancio. Almeno questa è la speranza di Enrico Letta, che lancia (tra le righe) un avviso al suo alleato, quando dice che si rischia «una terza recessione», che tutti hanno «una grande responsabilità» verso il paese. Tradotto, provocare una crisi di governo ora sarebbe una follia.

 

giuseppe conte 2

Ma Conte per ora non demorde, «nessun passo indietro», avverte. Oggi dirà al premier che i 5stelle voterebbero no se l'aumento fosse inserito nel Def ed è convinto di poter derubricare la questione dell'ordine del giorno al decreto Ucraina a una divergenza parlamentare: che «non avrebbe impatto sul governo», assicura la capogruppo Elena Castellone.

 

Mariolina Castellone

Ma il problema esiste, visto che Draghi anticiperà alla prossima settimana la presentazione del Def, dove questa voce potrebbe essere espunta o smussata per far cadere la tensione, visto che il voto dirimente sarà quello in autunno sulla manovra di bilancio. Il clima va raffreddato infatti, visto che la Lega avvisa che «la maggioranza può fare a meno dei grillini».

 

URSULA VON DER LEYEN OLAF SCHOLZ MARIO DRAGHI

Il governo dunque valuta una richiesta di fiducia al Senato sul decreto Ucraina, per azzerare i voti sugli atti di indirizzo in aula. In commissione (dove forse il voto slitterà a domani) la maggioranza sarà invece costretta a contarsi sull'ordine del giorno della Meloni per l'aumento al 2 per cento del Pil delle spese militari, a cui il governo darà parere favorevole. La Meloni vuole così marcare le divisioni della maggioranza e non si farà sfuggire l'occasione.

guerini draghi

 

I 5stelle pure vogliono marcare il punto e votare no, insieme a Leu. Per questo alla video-call di ieri, a cui non ha partecipato l'irriducibile presidente della commissione Esteri del Senato Vito Petrocelli, il Pd con Alessandro Alfieri (molto vicino al ministro Guerini) e con la capogruppo Simona Malpezzi, ha proposto una mediazione per evitare una spaccatura: un ordine del giorno di tutti i partiti di maggioranza, che contempli una gradualità dell'incremento di spesa.

 

mario draghi giuseppe conteu

Pure a questa soluzione i grillini si sono opposti, dicendo che non c'è spazio per una mediazione (che vedrebbe favorevoli Forza Italia e Italia Viva) e che se ne deve parlare in un altro provvedimento. Il che fa pensare ad un rinvio della querelle alla manovra di bilancio. A questo punto si attende il faccia a faccia di oggi tra Conte e Draghi per vedere come finirà.

 

Draghi ha messo in conto il brutto spettacolo di una frattura in commissione, ma vorrebbe evitare un redde rationem in piena guerra aperta.

GIUSEPPE CONTE E MARIO DRAGHI

 

Per tutto il giorno ieri è andato in scena un muro contro muro e così fino a sera, tanto che i dem sostengono che questa ostinazione sia dovuta alle votazioni per la leadership di Conte.

 

«Gli impegni con la Nato sulle spese militari sono stati presi nel 2014, non possono essere onorati dopo due anni di pandemia e in un momento di emergenza energetica. Farlo con una tempistica così stretta sarebbe una presa in giro per gli italiani», ribadisce il capo grillino. «Un riarmo inutile sarebbe una follia».

conte renzi

 

Ma c'è chi lo strattona senza alcun garbo: «Per avere un like in più, nel difficile confronto elettorale con la sua ombra, Conte ha minacciato la crisi di governo in caso di aumento delle spese militari», lo provoca Matteo Renzi.

Ultimi Dagoreport

spionaggio paragon spyware giorgia meloni fazzolari mantovano giorgetti orcel francesco gaetano caltagirone flavio cattaneo

DAGOREPORT - E TRE! DALLO SPIONAGGIO DI ATTIVISTI E DI GIORNALISTI, SIAMO PASSATI A TRE PROTAGONISTI DEL MONDO DEGLI AFFARI E DELLA FINANZA: CALTAGIRONE, ORCEL, CATTANEO - SE “STAMPA” E “REPUBBLICA” NON LI FANNO SMETTERE, VEDRETE CHE OGNI MATTINA SBUCHERÀ UN NUOVO E CLAMOROSO NOME AVVISATO DI AVERE UN BEL SPYWARE NEL TELEFONINO - COME NEL CASO DEGLI ACCESSI ABUSIVI ALLA PROCURA ANTIMAFIA (FINITI IN CHISSÀ QUALCHE SCANTINATO), I MANDANTI DELLO SPIONAGGIO NON POSSONO ESSERE TROPPO LONTANI DALL’AREA DEL SISTEMA DEL POTERE, IN QUANTO PARAGON FORNISCE I SUOI SERVIZI DI SPYWARE SOLO AD AUTORITÀ ISTITUZIONALI - A QUESTO PUNTO, IL CASO È CORNUTO: O SI SONO TUTTI SPIATI DA SOLI OPPURE IL GOVERNO MELONI DEVE CHIARIRE IN PARLAMENTO SE CI SONO APPARATI “FUORILEGGE”. PERCHÉ QUANDO IL POTERE ENTRA NEI CELLULARI DEI CITTADINI, NON C’È PIÙ DEMOCRAZIA…

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…

monique veaute

NO-CAFONAL! – ARCO DI TRIONFO PER MONIQUE VEAUTE, QUELLA VISPA RAGAZZA FRANCESE CHE NEL 1984 GIUNSE A ROMA PER LAVORARE ALL’ACCADEMIA DI FRANCIA DI VILLA MEDICI - DA ABILISSIMA CATALIZZATRICE DI GENIALI E VISIONARIE REALTÀ ARTISTICHE INTERNAZIONALI, DETTE VITA A UN FESTIVAL CHE SCOSSE LO STATO DI INERZIA E DI AFASIA CULTURALE IN CUI ERA PIOMBATA ROMA DOPO L’ERA DI RENATO NICOLINI – L'ONORIFICENZA DI ''COMMANDEUR DE L'ORDRE DES ARTS ET DES LETTRES'' NON POTEVA NON ESSERE CONSEGNATA DALL’AMBASCIATORE FRANCESE SE NON A VILLA MEDICI, DOVE 40 ANNI FA TUTTO È NATO….

de luca manfredi schlein tafazzi conte landini silvia salis

DAGOREPORT - LA MINORANZA DEL PD SCALDA I MOTORI PER LA RESA DEI CONTI FINALE CON ELLY SCHLEIN. L’ASSALTO ALLA GRUPPETTARA (“NON HA CARISMA, CON LEI SI PERDE DI SICURO”), CHE HA TRASFORMATO IL PD DA PARTITO RIFORMISTA IN UN INCROCIO TRA UN CENTRO SOCIALE E UN MEETUP GRILLINO – NONOSTANTE LA SONORA SCONFITTA SUBITA NELLE MARCHE E IL FLOP CLAMOROSO IN CALABRIA, LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA RESISTE: TRINCERATA AL NAZARENO CON I SUOI FEDELISSIMI QUATTRO GATTI, NEL CASO CHE VADA IN PORTO LA RIFORMA ELETTORALE DELLA DUCETTA, AVREBBE SIGLATO UN ACCORDO CON LA CGIL DI “MASANIELLO” LANDINI, PER MOBILITARE I PENSIONATI DEL SINDACATO PER LE PRIMARIE – IL SILENZIO DEI ELLY ALLE SPARATE DI FRANCESCA ALBANESE - I NOMI DEL DOPO-SCHLEIN SONO SEMPRE I SOLITI, GAETANO MANFREDI E SILVIA SALIS. ENTRAMBI INADEGUATI A NEUTRALIZZARE L’ABILITÀ COMUNICATIVA DI GIORGIA MELONI – ALLARME ROSSO IN CAMPANIA: SE DE LUCA NON OTTIENE I NOMI DEI SUOI FEDELISSIMI IN LISTA, FICO RISCHIA DI ANDARE A SBATTERE…