giuseppe conte vaccino

“CONTE NON DECIDE NULLA” – IL M5S E’ IN AUTOGESTIONE, GIUSEPPI NON CONTROLLA PIU’ NULLA E PIGOLA: “NON MI SENTO SCONFESSATO DALLA RIUNIONE DEI SENATORI IN CUI È STATO CHIESTO CHE AL COLLE RESTI MATTARELLA” – DI PEPPINIELLO APPULO NEL MOVIMENTO NON SI FIDANO PIÙ. PERCHÉ PENSANO CHE POTREBBE NON CONSIDERARE UN'IPOTESI DA SCONGIURARE LA SALITA AL COLLE DI MARIO DRAGHI CON CONSEGUENTE PRECIPIZIO VERSO IL VOTO ANTICIPATO…

ANNALISA CUZZOCREA per la Stampa
 

diretta facebook di fine anno di giuseppe conte 5

C'è un regista che non sa da dove cominciare a girare. E ci sono gli attori, che recitano a soggetto. Il Movimento ha dato prova - negli ultimi giorni - di un impazzimento se possibile maggiore di quello che ha caratterizzato gli ultimi passaggi della sua storia. E non perché sia successo qualcosa di particolare, ma solo perché l'elezione del presidente della Repubblica - le operazioni politiche che sempre la precedono - illuminano come fossero riflettori accesi sulla scena tutte le crepe dei 5 stelle in Parlamento.
 
 
«Non mi sento sconfessato dalla riunione dei senatori in cui è stato chiesto che al Colle resti Mattarella», ha detto ieri Giuseppe Conte intercettato - in centro, a Roma - dalle telecamere del Fattoquotidiano.it. Ha annunciato un'assemblea congiunta dei gruppi per la prossima settimana, ma se andrà come quella di martedì sera, è difficile serva a molto.
 

MATTEO SALVINI E GIUSEPPE CONTE

Due giorni fa la stragrande maggioranza dei parlamentari si è espressa contro l'obbligo vaccinale per il Covid-19. Conte, prima del Consiglio dei ministri decisivo, privato anche di uno dei suoi fedelissimi - il capodelegazione Stefano Patuanelli che alla riunione di governo non è andato - ha chiamato Mario Draghi per dirgli: «Possiamo arrivare a votare l'obbligo per gli ultrasessantenni, ma servono i ristori, serve un nuovo scostamento di bilancio, bisogna comunicare bene la ragione delle nuove misure».
 
E insomma ha dovuto fare il contrario di quello che chiedevano i suoi parlamentari, perché - lo ha detto lui stesso - «dobbiamo lasciare un po' di margine ai ministri, la situazione è delicata». Ma non è mai la cautela, a infiammare un gruppo di eletti. Né lo è l'eterno temporeggiare: «Non ha deciso ancora nulla neanche sui referenti regionali, vuole aspettare il Quirinale, ci schianteremo anche alle prossime amministrative», scrive un deputato nelle chat che più che mai sono sfogatoi contro la linea.

diretta facebook di fine anno di giuseppe conte 4

 
Chiunque la rappresenti. Per quanto Conte si affanni a negare, per quanto il suo vice Michele Gubitosa provi a coprire, vale - per quel che è accaduto al Senato, dove un gruppo di eletti ha scelto come candidato M5S per il Colle Mattarella - quel che ha detto con i suoi toni icastici Paola Taverna: «E che è, l'autogestione?».
 
La capogruppo al Senato Castellone - che ha prevalso in quello che doveva essere il fortino contiano in Parlamento contro il candidato del leader, Ettore Licheri - continua a lamentarsi: «Non vengo coinvolta, nessuno mi dice nulla, queste trattative stanno avvenendo al buio!». La vicepresidente Taverna prova a spiegarle: «Perché se vi diciamo le cose poi saltano». Apriti cielo, i 5 stelle al Senato vogliono che Conte sia "affiancato" nelle trattative. Non credono che alla cabina di regia con i ministri e i capigruppo vengano svelate le vere carte. Alla fine, quella che chiedono, è davvero l'autogestione.
 

diretta facebook di fine anno di giuseppe conte 6

Quella dei bei tempi della prima legislatura. In cui - disse un giorno Beppe Grillo mettendo fine all'andazzo - «votano per decidere se votare, votano per andare al bagno!». Che non sia più tempo di assemblearismo, tre governi dovrebbero averlo insegnato. Al suo posto, però, servono leader a cui affidarsi. E il problema è che di Giuseppe Conte in troppi - dentro ai 5 stelle, soprattutto in Parlamento - non si fidano più. Perché pensano, a torto o a ragione, che sotto sotto il presidente potrebbe non considerare un'ipotesi da scongiurare la salita al Colle di Mario Draghi con conseguente precipizio verso il voto anticipato.
 

enrico letta giuseppe conte

Nessuno crede che Camere così balcanizzate siano ancora in grado di trovare un accordo su un governo che porti a compimento la legislatura. E davanti a loro, gli eletti M5S hanno un'altissima percentuale di nulla. Il combinato disposto di calo nei consensi, taglio dei parlamentari e capo politico che vuole liste a sua immagine e somiglianza fanno sì che solo in pochissimi possano sperare nella candidatura. Uno dei pochi a schierarsi per la salita di Draghi al Colle, senza paura, è stato l'ex viceministro dello Sviluppo Stefano Buffagni, che ai colleghi ha detto: «A questo punto è il modo migliore di preservarlo, cosa può cambiare qualche altro mese a Palazzo Chigi?». Ragionamento opposto a quello dell'ex ministra della Scuola Lucia Azzolina, preoccupata dal picco dei contagi di queste ore: «Ma come si fa a pensare di poter cambiare governo in questo momento? Le strutture ministeriali ci mettono tre o quattro mesi per entrare a pieno regime, non ce lo possiamo permettere. Non capisco come sia possibile solo pensarlo».

giuseppe conte

 
Non sorprende insomma che anche nelle interviste ufficiali sul Colle, i 5 stelle arrivino a dire tutto e il contrario di tutto («Non datene più!», ha chiesto a gran voce l'assemblea, mentre Francesca Galizia si è spinta a chiedere: «Ma non è che possiamo tornare in Rai? Non ci stiamo danneggiando da soli?». Come sul due per mille: quando il M5S si è deciso a chiederlo, ha scoperto di aver appena scritto uno statuto in cui non è prevista la democrazia interna e che per questo non ne ha diritto, a meno che non lo cambi.
 

PIERFERDINANDO CASINI GIUSEPPE CONTE

Un deputato di lungo corso accusa Conte di non essere in grado di gestire i gruppi dal punto di vista umano: «Dovrebbe chiamarci uno a uno, coccolarci, non fare l'orario di ricevimento come all'università. Le persone per seguirti vogliono essere considerate, sennò è certo che nel segreto dell'urna scriveranno il contrario di quello che vuoi». Lo sa bene l'ex capo politico Luigi Di Maio, che tentava fino all'ultimo di trattenere i parlamentari in odore di addio con riunioni e inviti a cena. Adesso è immobile, il ministro degli Esteri.
 
L'inerzia della paura rischia di condurre di nuovo tutti nelle sue braccia senza che debba fare alcuna mossa. Perché la variabile è quella, la fiducia. E deputati e senatori sono convinti che il capo della Farnesina non abbia nessuna voglia né alcun interesse ad andare al voto. Arrivano a pensare che possa guidare un governo politico che nasca dalle ceneri di quello di unità nazionale, facendo fare un giro completo a questa folle legislatura.

giuseppe conte luigi di maio foto di bacco (1)

 

 

giuseppe conte luigi di maio foto di bacco (2)

Ultimi Dagoreport

benjamin netanyahu giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – CORRI A CASA IN TUTTA FRETTA, C’È UN CAMALEONTE CHE TI ASPETTA: QUELLA SIGNORINA ALLA FIAMMA CHE VUOLE MANTENERE UN RAPPORTO CON L’EUROPA MA NELLO STESSO TEMPO, TEMENDO DI ESSERE SCAVALCATA A DESTRA DA SALVINI, SBATTE GLI OCCHIONI A TRUMP. LA STESSA CHE IMPLORA LA FINE DELLA TRAGEDIA DI GAZA MA L’ITALIA CONTINUA A FORNIRE ARMI A ISRAELE (SECONDO PAESE DOPO GLI USA DOPO LA DECISIONE DI MERZ DI FERMARE L’INVIO DI ARMI A NETANYAHU) - A UNA DOMANDA SULL'EXPORT MILITARE ITALIANO VERSO ISRAELE, CROSETTO IN PARLAMENTO HA DETTO: "ABBIAMO ADOTTATO UN APPROCCIO CAUTO, EQUILIBRATO E PARTICOLARMENTE RESTRITTIVO". RISULTATO? NESSUNO È PIÙ IN GRADO DI SAPERE CON ESATTEZZA COSA L’ITALIA VENDE O ACQUISTA DA ISRAELE – TRA LA DISCORDANZA DELLE DICHIARAZIONI UFFICIALI E LA TRACCIABILITÀ REALE DELLE FORNITURE BELLICHE A NETANYAHU, C’È DI MEZZO LO SPORT PREFERITO DEL GOVERNO MELONI: IL SALTO TRIPLO DELLA VERITÀ… - VIDEO

elly schlein giuseppe conte goffredo bettini gaetano manfredi piero vincenzo de luca roberto gualtieri silvi salis vincenzo decaro michele emiliano

DAGOREPORT - IL PD GUIDATO DA ELLY SCHLEIN? E' COME "'A PAZZIELLA 'MMAN 'E CRIATURE". IL GIOCATTOLO STA IN MANO AI BAMBINI. E LORO CHE FANNO? CI GIOCANO, SO' BAMBINI. E LO FANNO A PEZZI - CONFONDENDO LA LEADERSHIP CON L'AMBIZIONE, LA SEGRETARIA DEL PD SI E’ RINTANATA IN UN BUNKER: DIFFIDA DI TUTTI E SI CIRCONDA SOLO DEI SUOI “PASDARAN”: BONAFONI, ALIVERNINI E TARUFFI - NON SOPPORTA L’ASSE TRA CONTE E BETTINI; VIVE CON LA PAURA CHE BONACCINI VOGLIA SOSTITUIRLA AL PRIMO PASSO FALSO E CHE SILVIA SALIS LE FREGHI LA SEGRETERIA – SOSPETTI VERSO IL SINDACO DI NAPOLI GAETANO MANFREDI, POSSIBILE “PAPA STRANIERO” DEL “CAMPO LARGO” – ELLY DIFFIDA (EUFEMISMO) DI PRODI, CHE NON LA VEDE CANDIDATA PREMIER, E DI FRANCESCHINI, CHE LA PENSA ALLO STESSO MODO MA NON LO DICE - IL FASTIDIO VERSO MISIANI, GUALTIERI, MANCINI E ONORATO - VOLEVA ELIMINARE I ''CACICCHI'' MA HA RINCULATO CON DE LUCA E SOFFRE LE SMANIE DI EMILIANO IN PUGLIA - QUALCHE ANIMA PIA SPIEGHI ALLA GRUPPETTARA DI BOLOGNA CHE NON SIAMO ALL’OCCUPAZIONE DEL LICEO, NÉ TANTOMENO SUL CARRO DEL PRIDE DOVE SI È ESIBITA IN MODALITÀ “CUBISTA” SULLE NOTE DI “MARACAIBO” (VIDEO)

beppe grillo marco travaglio giuseppe conte elly schlein eugenio giani

DAGOREPORT: IL CONTE TRAVAGLIATO - DI BOTTO, SIAMO RITORNATI AI TEMPI DI BEPPE GRILLO: SULL’OK ALLA CANDIDATURA IN TOSCANA DEL DEM EUGENIO GIANI, CONTE NON TROVA IL CORAGGIO DI METTERCI LA FACCIA E RICICCIA IL ''REFERENDUM'' ONLINE TRA GLI ISCRITTI, L’UNO VALE UNO, LA “BASE” DA ASCOLTARE - MA L'EX "AVVOCATO DEL POPOLO" NON DOVEVA ESSERE IL LEADER CHE I 5STELLE NON HANNO MAI AVUTO, QUELLO CHE SI IMPONE E TRACCIA LA VIA AL SUO PARTITO? - DATO CHE GIANI, PER VINCERE, PUO' FARE A MENO DEI VOTI 5STELLE, NEL PD S'INCAZZANO CON LA SUBALTERNITÀ A CONTE DI ELLY SCHLEIN CHE HA ACCETTATO E PROMOSSO LA CANDIDATURA DEL 5STELLE ROBERTO FICO IN CAMPANIA: "QUESTI INGRATI È MEGLIO LASCIARLI CHE PRENDERLI" - MA TRA ELLY E PEPPINIELLO, C’È DI MEZZO LA COLONNA DI PIOMBO DI MARCO TRAVAGLIO, CHE DETTA OGNI MATTINA I DIECI COMANDAMENTI DELL'IDEOLOGIA M5S, CONVINTO COM'È CHE IL "CAMPOLARGO" PD-M5S SIA UNA DISGRAZIA PEGGIORE DELL''ARMATA BRANCA-MELONI...

netflix disney plus streaming

DAGOREPORT - “TOPOLINO” HA FAME - DISNEY SCUCE 3 MILIARDI DI DOLLARI PER COMPRARSI LE ATTIVITÀ MEDIA DELLA NFL, LA LEGA DEL FOOTBALL AMERICANO. QUALE SARÀ IL PROSSIMO PASSO? UN CONSOLIDAMENTO NELLO STREAMING È INEVITABILE (IL MERCATO È SATURO DI SERVIZI E CONTENUTI) E C’È CHI SI SPINGE A UN’ACQUISIZIONE DI PESO, COME NETFLIX - LA PIATTAFORMA CAPITALIZZA IL DOPPIO MA FATTURA UN TERZO DELLA DISNEY  – RUMORS ANCHE SU UN INTERESSE DI AMAZON PER SPOTIFY: LÌ I SOLDI NON SAREBBERO UN PROBLEMA (IL SERVIZIO DI E-COMMERCE DI BEZOS CAPITALIZZA 2MILA MILIARDI CONTRO I 130 DELLO STREAMING MUSICALE)...

matteo piantedosi giorgia meloni carlo nordio giusi bartolozzi alfredo mantovano almasri

DAGOREPORT - GIORGIA MELONI RISCHIA DI BRUTTO SUL CASO ALMASRI: PRENDERSI LA RESPONSABILITÀ DELLA SCARCERAZIONE E DEL RIMPATRIO (CON VOLO DI STATO) DEL TORTURATORE LIBICO EQUIVALE A UNA PUBBLICA SCONFESSIONE DEI MINISTRI NORDIO E PIANTEDOSI, CHE IN AULA HANNO MINIMIZZATO CON BUGIE LA QUESTIONE ATTACCANDO I GIUDICI – IL TRIBUNALE DEI MINISTRI, SCAGIONANDO LA STATISTA DELLA GARBATELLA E RINVIANDO A GIUDIZIO I DUE MINISTRI E IL SOTTOSEGRETARIO ADDETTO AI SERVIZI SEGRETI, HA APERTO UNA BOTOLA DOVE, DALL'ALTO DEL SUO DILENTATTISMO, MELONI È CLAMOROSAMENTE CADUTA - LO "SCUDO" PER SALVARE GIUSI BARTOLOZZI NON ESISTE: NON ESSENDO STATA RINVIATA A GIUDIZIO, IL GOVERNO NON PUÒ  ESTENDERE "IL CONCORSO" NEL REATO COL MINISTRO NORDIO. COSI', IL PARLAMENTO PUO' NEGARE L'AUTORIZZAZIONE A PROCEDERE CONTRO PIANTEDOSI, NORDIO E MANTOVANO, MA LA PROCURA DI ROMA NON AVRÀ ALCUNO OSTACOLO A RINVIARE A GIUDIZIO LA BARTOLOZZI, CON CONSEGUENTI ''RICADUTE POLITICHE'' SU MELONI - PERCHE' NON HANNO MESSO IL SEGRETO DI STATO...