giuseppe conte massimo d alema dalema

IN TEMPO DI MORÌA DI LEADER, PURE UN GIUSEPPI È UNO STATISTA - CONTE SI ''OFFRE'' A ZINGARETTI COME FEDERATORE DEL NUOVO ULIVO, DA D'ALEMA A +EUROPA E RENZI, CON QUEL CHE RESTA DEL M5S DI SINISTRA. E A NICOLA VA BENISSIMO, VISTO CHE DETESTA L'IDEA DI FARE IL CANDIDATO PREMIER - IN CAMBIO DI QUESTA NUOVA VISIONE ''GOVERNISTA'', CONTE PROMETTE AI GRILLINI CHE LA VERIFICA NON SARà TROPPO SBILANCIATA IN FAVORE DEL PD O DI ITALIA VIVA

 

1 - CONTE SI “OFFRE” A ZINGARETTI: IO FEDERATORE DEL NUOVO ULIVO

Adalberto Signore per “il Giornale

 

giuseppe conte luigi di maio vincenzo bianconi nicola zingaretti roberto speranza

Questa estate gli sono bastate quattro settimane per togliere i panni del premier dell' alleanza sovranista M5s-Lega e indossare il doppio petto da presidente del Consiglio del nuovo asse filoeuropeista M5s-Pd. Ora, passati sei mesi, Giuseppe Conte è pronto a rilanciare, deciso a completare la traversata. Non solo proponendosi come il garante dei dem nei nuovi equilibri di governo post regionali, ma provando a candidarsi a federatore di una sorta di Ulivo 2.0.

 

Un' alleanza strutturale tra il Pd, le diverse anime del centrosinistra (da +Europa a Leu), l' ala sinistra del M5s e, chissà, magari anche le Sardine o quel che diventerà nei prossimi mesi il movimento nato in piazza Maggiore a Bologna.

Nicola Zingaretti Luigi Di Maio Giuseppe Conte

 

D' altra parte, il voto di ieri segna un prepotente ritorno in scena del bipolarismo, con i Cinque stelle inchiodati tra il 5 e il 6%. Una débâcle, soprattutto considerando che alle politiche del 2018 il Movimento aveva superato il 27% in Emilia-Romagna e il 43% in Calabria. Un patrimonio di consensi che in meno di due anni Luigi Di Maio è riuscito a dilapidare completamente. Impresa, va detto, a suo modo quasi impossibile.

 

Il sostegno trasversale che ha caratterizzato la creatura di Beppe Grillo, infatti, si è andato velocemente ricollocando nelle aree da cui veniva. Prima a destra, con la crescita esponenziale della Lega nell' anno di governo gialloverde. E ora a sinistra, al punto che il confermato governatore dell' Emilia Romagna Stefano Bonaccini ha potuto beneficiare anche del voto disgiunto degli elettori grillini.

 

MATTEO RENZI GIUSEPPE CONTE

In questo scenario, dunque, l' idea che da tempo coltiva Nicola Zingaretti - e prima di lui Dario Franceschini - di dar vita ad un' alleanza strutturale Pd-M5s sembra guadagnare terreno. Certo, resta l' incognita della riforma della legge elettorale, ma lo schema di due poli che si contendono la vittoria torna prepotentemente d' attualità. Ecco perché Conte, da tempo in rotta d' intercettazione verso il Pd, è pronto a farsi garante non solo dell' attuale alleanza ma anche di quella che potrebbe delinearsi in futuro.

 

Il premier, infatti, ha dalla sua un rapporto saldo con l' ala sinistra del Movimento, che resta pur sempre il partito che da un giorno all' altro lo ha catapultato dalla cattedra universitaria alla presidenza del Consiglio. E in questi mesi ha saputo costruirsi un rapporto anche con i vertici del Pd, al punto di indispettire più d' una volta il suo ex amico Di Maio. A dicembre, per esempio. Quando Conte si presentò in Parlamento e con a fianco il ministro degli Esteri disse chiaro e tondo che Matteo Salvini «non poteva non sapere» della trattativa sul Mes.

 

Un «parlare a suocera perché nuora intenda», visto che il leader della Lega è stato vicepremier del Conte 1 tanto quanto lo è stato Di Maio.

 

Così, non è affatto un caso che ieri il presidente del Consiglio abbia auspicato la nascita di un «ampio campo progressista e riformista dove si possano trovare tutte le forze alternative alle destre». Una «area innovatrice», ha ripetuto in serata, dove «potrebbe avere spazio anche il M5s».

 

 Il punto di arrivo cui guarda Conte, dunque, è una sorta di nuovo Ulivo che possa competere elettoralmente con il centrodestra a trazione Lega. Tanto che ieri ha lanciato un amo anche verso le Sardine: «Le vorrei incontrare per raccogliere le loro sensibilità».

 

MASSIMO DALEMA GIUSEPPE CONTE

D' altra parte, di questo soggetto il premier ha l' ambizione di proporsi come il punto di congiunzione tra tutte le diverse anime. Ed è in quest' ottica, raccontano a Palazzo Chigi, che avrebbe manifestato il suo favore a un' eventuale nomina di Paola Taverna a capo politico del M5s. L' attuale vicepresidente del Senato, infatti, è decisamente collocata a sinistra e contribuirebbe a favorire il traghettamento di quel che resta dei Cinque stelle in quel «campo» di cui parla Conte.

 

Un' operazione su cui però pesa l' incognita Di Maio. Il ministro degli Esteri, infatti, sarebbe tentato da un ritorno di fiamma con Salvini. E potrebbe portargli in dote un certo numero di senatori se davvero si arrivasse a un redde rationem all' interno dei gruppi parlamentari grillini. Chissà, magari anche con il nullaosta di Davide Casaleggio. Non è un caso che ieri Vito Crimi abbia bocciato sonoramente l' idea di Conte (e Zingaretti) di un «campo» progressista. «Ai cittadini di fare un fronte per sconfiggere le destre non frega niente», ha sentenziato il reggente del M5s facendo infuriare quel che resta di un partito ormai allo sbando.

 

 

2 - IL PREMIER IN CAMPO, MOSSA PER SPOSTARE I GRILLINI A SINISTRA

Marco Conti per “il Messaggero

Dalema Vespa e Conte a Vinitaly

 

Giuseppe Conte si schiera ed entra a piedi uniti nelle fasi precongressuali del M5S. «Io non ho nulla a che fare con queste destre», dice ospite de La7. Un messaggio che amplifica, e in qualche modo chiarisce, ciò che il presidente del Consiglio aveva detto poche ore prima davanti l'uscio di palazzo Chigi quando si era augurato che «si rafforzi un ampio fronte progressista». Malgrado dica che non intenda mettersi a fare il leader di partito, Conte prova ad indicare una via d'uscita al M5S e prova ad offrire, ai tantissimi parlamentari grillini che non vogliono tornare a casa anzitempo, un motivo nobile per giustificare altri tre anni di legislatura.

 

LA FATICA

luigi di maio vito crimi

Disegnare la cornice di un'alleanza organica con il Pd, e con tutto lo schieramento di centrosinistra, rappresenta per Conte (che in tv confida: «In Emilia mi sarei affidato al voto disgiunto») quasi una precondizione della verifica di maggioranza che si appresta a proporre ai partiti che lo sostengono. Per non esaltare troppo il successo del Pd in Emilia Romagna, Conte augura buon lavoro sia a Stefano Bonaccini che all'azzurra Jole Santelli, ma nel mirino mette il suo ex vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini che di fatto indica come leader di quelle destre con le quali non intende avere a che fare.

 

Una sorta di delegittimazione dell'avversario che scava un fossato soprattutto con coloro che nella maggioranza rimpiangono l'alleato lumbard o esaltano una terza via che elettoralmente fatica a concretizzarsi. Posizionandosi su un fronte, Conte sembra quasi sfidare chi avrà il coraggio di posizionarsi sul fronte opposto rimanendo magari ancora al governo. Un messaggio che punta diritto al suo ministro degli Esteri Luigi Di Maio. L'ex leader grillino non ha ancor commentato il voto di domenica ma la sua contrarietà a comporre un governo con il Pd si unisce la contrarietà a costruire con i dem un'alleanza organica anti-Salvini.

 

In cambio di una prospettiva «riformista» tutta da costruire, e che si realizzerebbe nell'ambito di una legge elettorale proporzionale e non di un sistema maggioritario, Conte offre ai grillini - orfani della terza via - che la verifica di governo non finisca per sbilanciarsi in favore del Pd o di Italia Viva. Ed infatti, nell'intervista in tv Conte infarcisce la verifica di maggioranza di temi cari al Movimento, come lo sviluppo sostenibile, la svolta green, la digitalizzazione.

 

NICOLA ZINGARETTI STEFANO BONACCINI

Le garanzie offerte da Conte a Crimi, durante il colloquio telefonico mattutino, hanno così permesso al reggente del Movimento di presentarsi davanti ai taccuini con la garanzia che la legislatura andrà avanti, che alle prossime regionali non ci sono alleanze da realizzare per forza, e senza vedersi quindi costretto a dover anticipare in qualche modo la scelta delle alleanze che il M5S sarà chiamato a fare in occasione degli stati generali di marzo. Resta il fatto che Conte, presidente del Consiglio indicato dal M5S, ha scelto da che parte stare e si erge a punto di riferimento di quel fronte riformista, alternativo alle destre guidate da Salvini.

 

Ad offrire una certezza ancor più ampia che la legislatura andrà avanti, è il consiglio dei ministri del pomeriggio che indica per il 29 marzo la data del referendum sul taglio dei parlamentari. Fissare la data serve a chiudere anche quel minimo spazio di ambiguità che, secondo qualcuno, avrebbe ancora permesso di tornare alle urne per eleggere un nuovo Parlamento con i numeri attuali e non con quelli della riforma costituzionale. Una tentazione che, secondo alcuni, poteva avere l'ala destra. Anche perché è lo stesso Conte a ricordare a tutti che «i numeri in Parlamento» sono diversi da quelli usciti dalle elezioni di domenica e che con questi occorre fare i conti. Pd compreso.

 

La scommessa di Conte sta tutta nel buongoverno perché, come Stefano Bonaccini, è convinto che «vincere in Emilia Romagna non basta» e che «ora bisogna governare» in modo da arrivare alla scadenza della legislatura con un bagaglio di riforme in grado di convincere l'elettorato a proseguire con la stessa maggioranza.

 

Ultimi Dagoreport

cdp cassa depositi e prestiti giovanbattista fazzolari fabio barchiesi giorgia meloni giancarlo giorgetti dario scannapieco francesco soro

DAGOREPORT - QUALCOSA DEVE ESSERE SUCCESSO IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE. CHE VIRUS HA COLPITO PALAZZO CHIGI PER PASSARE DA AMATO E LETTA A TALE GIOVAMBATTISTA FAZZOLARI, UN TIPINO CHE FINO AL 2018, RICOPRIVA IL RUOLO DI DIRIGENTE DI SECONDA FASCIA ALLA REGIONE LAZIO? - CHE È SUCCESSO A CASSA DEPOSITI E PRESTITI (CDP), HOLDING PUBBLICA CHE GESTISCE I 300 MILIARDI DI RISPARMIO POSTALE DEGLI ITALIANI, PER RITROVARCI VICEDIRETTORE GENERALE, CON AMPIE DELEGHE, DAL PERSONALE E GLI INVESTIMENTI ALLA COMUNICAZIONE, IL 43ENNE FABIO BARCHIESI, CHE ORA ASSUME ANCHE LA CARICA DI AD DI CDP EQUITY, LA PIÙ IMPORTANTE SOCIETÀ DEL GRUPPO? - COME SI FA A RICOPRIRE DI RUOLI NEVRALGICI DI POTERE L’EX FISIOTERAPISTA DI MALAGO' CHE NON HA MAI RICOPERTO IL RUOLO DI AMMINISTRATORE NEMMENO NEL SUO CONDOMINIO, CHE BALBETTA UN INGLESE APPENA SCOLASTICO E HA ALLE SPALLE UNA LAUREA IN ECONOMIA OTTENUTA, PRESSO LA SELETTIVA UNIVERSITÀ TELEMATICA UNICUSANO, A CUI SI AGGIUNGE UNA CATTEDRA, A CONTRATTO, ALLA LINK, L’ILLUSTRISSIMA UNIVERSITÀ DI VINCENZO SCOTTI? - ALL’ANNUNCIO DELLA NUOVA CARICA DI BARCHIESI, LO SCONCERTO (EUFEMISMO) È PIOMBATO NELLE STANZE DEL MEF, PRIMO AZIONISTA DI CDP, MENTRE PER LE FONDAZIONI BANCARIE L’ULTIMA PRESA DI POTERE DEL DUPLEX FAZZO-BARCHIESI, IN SOLDONI, E' “IL PIÙ GROSSO SCANDALO POLITICO-FINANZIARIO MAI VISTO NEL BELPAESE...”

maurizio landini giorgia meloni

IL SESSISMO È NELLA CONVENIENZA DI CHI GUARDA – LA SINISTRA DIFENDE LANDINI CHE HA DEFINITO “CORTIGIANA” GIORGIA MELONI: PENSATE COSA SAREBBE SUCCESSO NEL "CAMPO LARGO" E NEI GIORNALI D'AREA SE L’AVESSE DETTO SALVINI DI UNA BOLDRINI QUALSIASI. AVREMMO AVUTO PAGINATE SUL SESSISMO DEL BIFOLCO PADANO. MA IL SEGRETARIO DELLA CGIL È "UN COMPAGNO CHE SBAGLIA", E ALLORA VA DIFESO: “È SOLO UN EQUIVOCO” – NON CHE LA DESTRA DIFETTI DI IPOCRISIA: GIORGIA MELONI SI INDIGNA PER "CORTIGIANA" EPPURE E' LA MIGLIORE ALLEATA DI TRUMP, UNO CHE SI VANTAVA DI "AFFERRARE TUTTE LE DONNE PER LA FICA”

flavio cattaneo ignazio la russa giorgia meloni carlo calenda matteo salvini

DAGOREPORT - IL CONTESTO IN CUI È ESPLOSO LO SCONTRO-CON-SCAZZO TRA CARLO CALENDA, E L’AD DI ENEL, FLAVIO CATTANEO, HA COLPITO GLI HABITUÉ DEI PALAZZI ROMANI - IL DURO SCAMBIO NON È AVVENUTO IN UN TALK DE LA7, BENSÌ A UN GALLONATISSIMO CONVEGNO DI COLDIRETTI, LA FILO-GOVERNATIVA ASSOCIAZIONE CHE RAGGRUPPA 1,6 MILIONI DI IMPRENDITORI AGRICOLI (LA PRIMA USCITA PUBBLICA DI MELONI PREMIER FU A UN CONVEGNO COLDIRETTI) - L’INVITO AL CALENDA FURIOSO, DA MESI SMANIOSO DI ROMPERE LE OSSA A CATTANEO, È STATO “LETTO” NEI PALAZZI ROMANI COME UN SEGNO DI “DISTACCO” TRA LA STATISTA DELLA SGARBATELLA E L’AD DI ENEL, IL CUI MANDATO SCADE LA PROSSIMA PRIMAVERA DEL 2026 – E QUANDO IN UN SUCCESSIVO TWEET CALENDA COINVOLGE I GRAN MENTORI DELL'INARRESTABILE CARRIERA DI CATTANEO, LA RUSSA E SALVINI, SI ENTRA IN QUEL LUNGO E SOTTERRANEO CONFLITTO DI POTERE CHE FECE SBOTTARE ‘GNAZIO: “GIORGIA VUOLE CONTROLLARE TUTTO: PALAZZO CHIGI, IL SUO PARTITO, QUELLI DEGLI ALTRI, MA È IMPOSSIBILE’’ -  ORA IL DESTINO CINICO E BARO VUOLE CHE SUL CAPOCCIONE DI CATTANEO, OLTRE ALLA MANGANELLATA DI CALENDA, SIA ARRIVATO UNO SGRADITO OSPITE, UN NON IDENTIFICATO SPYWARE CHE L’HA SPIATO NOTTE E DÌ... - VIDEO - LA VIGNETTA ANTI-CALENDA DI "OSHO": "A PROPOSITO DE UTILI, VOLEMO PARLA' DELL'UTILITÀ DI AZIONE?"

chiara appendino roberto fico giuseppe conte vincenzo de luca elly schlein

DAGOREPORT - GENTILE CHIARA APPENDINO, È CONSAPEVOLE CHE IN POLITICA, COME NELLA VITA, ‘’NON SI PUÒ AVERE LA SIRINGA PIENA E LA MOGLIE IN OVERDOSE”? MA E' DAVVERO CONVINTA CHE, CON UN M5S “PIÙ AUTONOMO DAL PD”, IL PARTITO DI CONTE SAREBBE RIUSCITO A SVENTOLARE LE CANDIDATURE DI TRIDICO IN CALABRIA E DI FICO IN CAMPANIA, DOVE NEL 2020 M5S HA PRESO IL 9,9% MENTRE DE LUCA INTASCÒ IL 69,4%? – OGGI LA VITTORIA DI FICO, FINO A IERI DATA PER SICURA, STA TROVANDO UNA STRADA ACCIDENTATA - A SALVARE LA BARACCA CI DOVRÀ PENSARE LO SCERIFFO DI SALERNO – COME ELLY, CHE DOPO AVERLO DISPREZZATO, E' SCESA A MITI CONSIGLI, ANCHE FICO DEVE ACCETTARE LE “PRIORITÀ” DI DE LUCA OPPURE VERRÀ ABBANDONATO AL SUO DESTINO DI PERDENTE, FACENDO FELICE IL CANDIDATO DI FRATELLI D’ITALIA, EDMONDO CIRIELLI...

elly schlein giuseppe conte roberto fico vincenzo de luca eugenio giani

DAGOREPORT - PARAFRASANDO NANNI MORETTI, CON LEADER DEL CALIBRO DI ELLY SCHLEIN E DI GIUSEPPE CONTE, ''IL CENTROSINISTRA NON VINCERA' MAI'' - IN TOSCANA, I DUE "GENI" HANNO TENTATO DI ESTROMETTERE IL “CACICCO” EUGENIO GIANI, REO DI SANO RIFORMISMO, CHE SI È DIMOSTRATO CAVALLO VINCENTE – IN CAMPANIA, INVECE, RISCHIANO DI ANDARE A SBATTERE CON IL CAVALLO SBAGLIATO, IL FICO DI GIUSEPPE CONTE, CHE TRABALLA NEI SONDAGGI: URGE UN FORTE IMPEGNO DI RACCOLTA VOTI DEL "CACICCO" TANTO DISPREZZATO DA ELLY: VINCENZO DE LUCA (CHE A SALERNO SE LA DEVE VEDERE CON IL CONCITTADINO E CANDIDATO DEL CENTRODESTRA, CIRIELLI) – CON L’INCONSISTENZA STORICA DEL M5S A LIVELLO LOCALE, IL “CAMPOLARGO” VA AL PIU' PRESTO ACCANTONATO: TROPPI "PRINCIPI" DIVERSI TRA PD E M5S PER UN'ALLEANZA, MEGLIO UNA COALIZIONE IN CUI OGNUNO CORRE COL SUO PROGRAMMA CERCANDO DI MASSIMIZZARE IL CONSENSO - SOLO DOPO IL VOTO, IN CASO DI VITTORIA, SI TROVA L'ACCORDO (E COME DIMOSTRA LA COALIZiONE DEL GOVERNO MELONI, LA GESTIONE DEL POTERE È IL MIGLIOR PROGRAMMA...) - VIDEO

giorgia meloni guido crosetto

IL "FRATELLASTRO" CROSETTO FA BALLARE GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI: “SE GLI STATI EUROPEI NON RINUNCIANO ALLA LORO SOVRANITÀ IN ALCUNI SETTORI, SONO MORTI. SULLA DIFESA DOBBIAMO METTERE ASSIEME I 27 PAESI UE IN UN SOLO PROGETTO COMUNE” – LA POSIZIONE DEL MINISTRO DELLA DIFESA È ALL’OPPOSTO DI QUELLA SOVRANISTA DELLA DUCETTA, CHE PIÙ VOLTE IN PASSATO HA REMATO CONTRO IL PROGETTO DI UN ESERCITO UNICO EUROPEO: “SAREBBE UNA INUTILE DUPLICAZIONE. IL SISTEMA DI DIFESA OCCIDENTALE È BASATO SULLA NATO, E NELLA NATO CI SONO ESERCITI NAZIONALI CHE COOPERANO TRA DI LORO. IO VOGLIO PIUTTOSTO UNA COLONNA EUROPEA DELLA NATO” – CHISSA' CHI ALLA FINE DIRA' L'ULTIMA PAROLA... - VIDEO