CONTRORDINE, GRILLINI! LA TV LOGORA CHI NON CI VA E BEPPUZZO PER EVITARE L’ESTINZIONE PREMATURA “SDOGANA” I GIORNALISTI

1-GRILLO E LA RETROMARCIA SUI GIORNALISTI
Marta Serafini per il Corriere della Sera

«Non diamo la colpa ai giornalisti o ai talk show, per favore. Possono aver inciso, ma non più di tanto. Il 50% o poco meno non ha votato». Grillo fa marcia indietro sulla stampa cattiva. All'indomani della sconfitta, il frontman del M5S, mentre punta il dito contro chi ha votato Pd e Pdl , tra le righe lascia trapelare un mea culpa, almeno sulla strategia di comunicazione adottata. E di fatto sconfessa quanti dei suoi - come Marcello De Vito candidato sindaco a Roma - hanno detto «è colpa della stampa, ne siamo stati vittime».

CINQUE STELLE VS STAMPA
Due righe in un post, che sanno tanto di un invito a non nascondersi dietro al dito dei giornalisti cattivi. Ma sono anche due righe scritte dopo gli insulti della base alla Gabanelli dai quali Grillo non ha preso le distanze, dopo le minacce di querela alla giornalista autrice del servizio sui soldi del blog sparate nel mucchio, dopo i messaggi mandati dal gruppo di comunicazione (scelto da Grillo e Casaleggio) ai parlamentari del M5S invitandoli al silenzio stampa.

E non solo. Il cambio di posizione arriva dopo le black list dei giornalisti inaffidabili, le squadre di sorveglianza in Transatlantico e il sondaggio contro il conduttore di Ballarò Giovanni Floris accusato di essere parziale. Tutti boomerang, che evidentemente non hanno giovato al Movimento Cinque Stelle. E tutti segnali che non c'è stata una linea politica e di comunicazione omogenea.

GRILLO IN TV?
Che Grillo e Casaleggio pensino in queste ore a un cambio di strategia dunque non sorprende. E, mentre sono attese riunioni a Milano con il guru della comunicazione, tra i Cinque Stelle si inizia a dibattere proprio su quello che era considerato il punto di forza del Movimento, e cioè la capacità di comunicare con i cittadini.

A tanti appare infatti evidente come la rete non basti più per fare politica. Così sulla graticola ci finiscono il web, il blog, i MeetUp e gli stessi mezzi con cui sono stati selezionati candidati che non sempre sono parsi all'altezza del compito. Non a caso, infatti, mentre Grillo ancora taceva sul risultato elettorale affidando all'ideologo non ufficiale del Movimento Paolo Becchi il compito di interpretare sul blog il verdetto delle urne, in tanti nella base del Movimento Cinque Stelle spronavano l'ex comico ad andare in tv, a parlare con quella parte di Italia che non sta su internet per dire forte e chiaro cosa il M5S possa fare loro.

Basta Cnn, tv finlandese e radio svizzera. Basta solo comunicati via blog. Quando si è in ballo bisogna ballare. A chiedere questa inversione è la stessa base che insorse quando Grillo, prima delle ultime consultazioni politiche, prese in considerazione l'invito di Sky per rilasciare un'intervista, l'unica, con una televisione italiana. «La tv fa male al movimento» venne detto. Ma, ora, forse in tempo di crisi, la tv potrebbe ritornare utile. Alla faccia della democrazia liquida e del nuovo ordine mondiale Gaia che tanto piace a Casaleggio.

2-NON SOLO M5S, L'ASTENSIONE 
COLPISCE ANCHE IL PDL

Marco Bresolin per La Stampa

Dal voto di protesta al non voto. Le impressioni delle prime ore trovano conferma nell'analisi dei flussi di voto: molti elettori che avevano riposto una speranza nel Movimento Cinque Stelle alle scorse politiche, alle amministrative hanno preferito manifestare in un altro modo il loro dissenso. Rimanendo a casa. Un segnale allarmante per il M5S, indice del fatto che questi tre mesi «dentro» le istituzioni non hanno soddisfatto i palati di chi aveva creduto che Beppe Grillo e i suoi avrebbero potuto cambiare la politica italiana.

Certo, il paragone tra voto nazionale e amministrativo va fatto con le dovute cautele. Ma l'entità dei risultati non può che far leggere la realtà in questo senso: una percentuale che oscilla tra il 30 e il 50% degli elettori grillini è rimasta a casa e una buona parte di chi è andato a votare è tornato ai partiti d'origine, sia nel centrodestra, che nel centrosinistra. Questo è uno dei dati più significativi che emergono dall'analisi dei flussi elettorali realizzata dall'«Istituto Cattaneo» in quattro città: Brescia, Treviso, Ancona e Barletta. Quest'ultima, però, evidenzia un andamento in controtendenza con le altre.

Nella città pugliese, dove l'astensionismo è stato addirittura più basso rispetto alle politiche (ha votato il 75% contro il 70% di tre mesi fa), il grosso degli ex elettori del M5S non si è rifugiato nel non voto. Tutt'altro: la metà di quei voti è finita al candidato del centrosinistra. E l'aspirante sindaco non è certo uno qualunque: si tratta di Pasquale Cascella, ex portavoce di Napolitano. Evidentemente gli elettori del Movimento non sono così allergici all'istituzione Quirinale.

Ma non di sole Cinque Stelle vive l'astensionismo. Tra i tanti italiani che questa volta hanno deciso di rimanere a casa, ci sono parecchi ex elettori del Pdl. Tendenza decisamente più contenuta, invece, per il fedelissimi del Pd. Ad Ancona e Treviso, circa un terzo di chi aveva votato il partito di Berlusconi alle politiche questa volta si è astenuto. A Brescia la percentuale è leggermente più alta (quasi il 40%), mentre a Barletta (complice l'alta affluenza), l'effetto è limitato.

Tornando all'esame delle singole città, tra i flussi più significativi di Treviso c'è il corposo ritorno verso il centrodestra e verso il centrosinistra di chi aveva votato il Movimento Cinque Stelle. Per intenderci: tra gli elettori del M5S alle scorse politiche, sono di più quelli che questa volta hanno dato la loro preferenza al candidato Manildo (sostenuto dal Pd) o a Gentilini (lo «sceriffo» leghista) - circa un terzo del totale - rispetto a quelli che hanno puntato sul pentastellato Gnocchi, arrivato quarto dietro a Zanetti (Scelta Civica). Eppure tre mesi fa il partito di Grillo qui aveva sfondato quota 26% con 136 mila voti: a questo giro ne ha incassati meno di 2.800.

E in termini assoluti fanno impressione anche i numeri di Roma. Alle politiche avevano votato 1,6 milioni di persone, alle amministrative solo 1,2. Circa quattrocentomila voti in meno. Ma il conto dell'astensionismo non sembra esser stato pagato da tutti allo stesso modo: il Movimento Cinque Stelle ha perso 286 mila voti, mentre per gli altri l'emorragia è decisamente più contenuta: 26 mila in meno il centrosinistra, 10 mila in meno il centrodestra e 41 mila in meno per il centro se si paragonano i voti della coalizione Monti con quelli del candidato Alfio Marchini.


3-BECCHI: "COMUNICAZIONE ERRATA, LA RETE E LE PIAZZE ORA NON BASTANO PIÙ"


Mattia Feltri per La Stampa

Prof. Becchi, lei è stato il primo a commentare il voto sul blog di Grillo. Allora è ancora l'ideologo di riferimento?
«No, no. Non di riferimento. Mi sono proprio iscritto».

Davvero? È del M5S?
«Eh sì. Alla radio avevo detto che in Italia poteva finire a fucilate. Apriti cielo: tutti a scrivere che allora Grillo mi aveva estromesso dal Movimento, ma non era vero perché per essere estromesso dovevo prima entrarci. E allora ci sono entrato».

Quindi colpa collettiva: siete andati molto male.
«È inutile nascondere la realtà, è stata una battuta d'arresto. Bisogna capire che è capitato. Intanto, è capitato che siamo usciti da un periodo molto difficile, nel quale siamo stati messi nell'angolo anzitutto in Parlamento».

Dovevate accerchiarlo.
«È vero, e invece ci siamo fatti accerchiare. È che quel posto è pieno di vecchie volpi e i nostri sono tutti di primo pelo, alcuni molto bravi, ma mediamente parecchio inesperti. Non ci fanno lavorare, per esempio bloccando le commissioni di garanzia. Non le faranno mai».

Figuriamoci.
«Vedrete. E poi anche il sistema dell'informazione ha fatto passare il messaggio che ci siamo occupati soltanto di diarie e scontrini. Ma non è vero».

Le proposte di legge saranno forse una decina e tutte risapute. Ma la crisi...
«Dobbiamo impratichirci. Sulla crisi però siamo presenti, specie sulle piccole e medie imprese. Casaleggio ne incontra spesso i rappresentanti. Soltanto che è passata un po' l'idea che siamo uguali agli altri e non è vero. Dobbiamo comunicare meglio: i nostri parlamentari spiegano in rete tutto quello che fanno, ma la rete è insufficiente».

Rete più piazze è stata la strategia vincente alle Politiche.
«Ma ora non basta più: bisogna diffondere i risultati e per farlo servono tv e giornali. Bisogna concedersi, a costo di commettere qualche sciocchezza. È una questione di visibilità e di spiegazione del nostro lavoro».

Professore, non avete perso tre o cinque punti, avete più che dimezzato...
«Ma non possiamo paragonare le amministrative con le politiche. Nelle amministrative servono candidati sindaci conosciuti, con rapporti solidi. Lì ci sono troppi interessi locali. Su questo dobbiamo ancora lavorare molto».

A Roma siete passati dal 27 al 12, e lì è un voto politico.

«Roma è una caso a parte ed è una realtà che conosco poco. Sono di Genova. Però se si fa il raffronto con le Regionali la flessione è molto più contenuta. Insomma, chi ci dà per morti sbaglia di grosso. Anzi, il dato di Roma mi dice che sono i partiti classici, Pd e Pdl, che si stanno liquefacendo».

Sono scuse da vecchio democristiano.
«Abbiate pazienza, certo che abbiamo commesso degli errori. Ma noi continuiamo a essere l'unica novità radicale su piazza. Dobbiamo ragionare su tempi più lunghi. Già in autunno capiremo alcune cose. Arriveranno i soldi per la cassa integrazione? Questo è un Paese che può esplodere».

Parlamentari ingenui, candidati sindaci invisibili. C'è un problema di selezione della classe dirigente?
«È un tema che dobbiamo porci già con le Europee del 2014. Va ampliata la platea degli elettori, è evidente che non si possono mandare in Parlamento persone che hanno preso 40 preferenze. La verità è che il nostro successo ha preso alla sprovvista noi stessi per primi».

D unque?
«E dunque dobbiamo usare questi mesi per impratichirci e raccontarci. Dobbiamo metterci in testa che questo è un Paese sotto ricatto. Con un presidente del Consiglio che fa parte del Bilderberg e tutte quelle organizzazioni segrete, altro che Br...».

Professore, ci risiamo...
«Mica gli sto dando del brigatista. Ma il suo è un governo delle eurocrazie, voluto da Berlusconi che, se lo condannano in Cassazione, fa cadere il governo e fa pure la vittima: ecco qual è il ricatto. E per di più è ineleggibile, ma per lui le leggi non valgono...».

Anche Zagrebelsky ha detto che è eleggibile, perché le due precedenti votazioni fanno giurisprudenza.
«E ha detto una gradissima cazz... Oddìo, devo stare attento... Ha detto una sciocchezza perché in Italia i precedenti non fanno giurisprudenza. Lo stimo ma sbaglia. È che qui tutto sembra congiurare a favore di Berlusconi. Più passano i mesi e più forte diventa».

Lo scontro finale con voi è sospeso?
«Vediamo che succede nei prossimi mesi. Mettiamoci sotto a lavorare. Vi faremo delle sorprese».

 

Beppe Grillo sul palco di piazza del popolo Beppe Grillo sul palco di piazza del popolo BEPPE GRILLO DAL TRENO beppe grillo BEPPE GRILLO SUONA IL PIANO PER IL FOTOGRAFO DI BILD jpeggrillo casaleggio casaleggio grillo PAOLO BECCHIGiovanni Floris

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