letta guerini

ZAN ZAN! PD BALCANIZZATO, LE CORRENTI DEM (GLI EX RENZIANI DI BASE RIFORMISTA IN TESTA) MORDONO ALLA GIUGULARE LETTA E FANNO SALTARE L’IPOTESI DI ELEGGERE ALESSANDRO ZAN, BANDIERINA DEL MONDO LGBT, ALLA PRESIDENZA DELLA CAMERA – BASE RIFORMISTA, GIA’ DECIMATA NEI SEGGI OTTENUTI, TEME DI RESTARE ANCHE SENZA LA PRESIDENZA DEL COPASIR PER LORENZO GUERINI, BERSAGLIO DEI VETI GRILLINI - LA BATTAGLIA PER I VICEPRESIDENTI DELLE CAMERE E I CAPIGRUPPO...

Carlo Bertini per “la Stampa”

 

enrico letta 1

Per dare un'idea del potere che hanno le correnti nel Pd, quando hanno sospettato che vi fosse la mano di Enrico Letta dietro l'ipotesi di eleggere Alessandro Zan vicepresidente della Camera contro la figura di Fontana, hanno fatto cadere nel giro di due giorni questa candidatura, senza appello. Facile immaginare come ci sia rimasto Zan, che avrebbe potuto rappresentare una bandiera per il mondo Lgbt da uno scranno ben più alto di quello di parlamentare. Ma così è il mondo dem: Zan avrebbe tolto il posto a qualcuno, a dispetto di una vox populi in suo favore salita dai banchi dei deputati quando fece il suo ingresso in aula il giorno dell'elezione di Fontana presidente.

 

«Noi non abbiamo posto problemi», dicono dalle parti di Letta, «ma i capi corrente non lo vogliono...».

GUERINI

 

Il caso Zan svela il clima di sospetti intorno al segretario in questa fase di nomine. Perfino uno che Zan lo voterebbe e che ha pochi appetiti come capo di un'area priva di truppe in parlamento, critica l'atteggiamento del segretario: «Ci risparmiasse l'ipocrisia di venirci a dire che lui è fuori da tutto», sbotta Matteo Orfini parlando di Letta in una delle conversazioni con i suoi compagni di partito. Promettendo che dirà la sua in Direzione questa settimana.

 

Dove troverà sponde, perché molti pensano che il segretario uscente stia fissando paletti di potere con la scusa di un rinnovo nelle cariche apicali: sul piatto ci sono i nomi di Anna Ascani alla Camera e Valeria Valente al Senato (vicine a Letta), in attesa del congresso, che si celebrerà però tra sei mesi. «Ecco, sarebbe il caso di dare un'accelerata alle primarie», è la conclusione di Orfini.

 

enrico letta

A criticare il leader sono soprattutto i riformisti della corrente che fa capo a Lorenzo Guerini. «Ma quale è il criterio? Decide Letta? In una fase di passaggio bisognerebbe essere accorti», nota Alessandro Alfieri, numero uno di Base Riformista. Area indebolita nei seggi ottenuti, che potrebbe restare priva di rappresentanza: senza la capogruppo Simona Malpezzi e senza la presidenza del Copasir per Lorenzo Guerini, bersaglio dei veti grillini. «Se vogliono tacitarci con il Copasir sbagliano: non è cosa che avverrà ora ma tra un mese almeno; e poi basta uno, tra Renzi e Conte, che si alzi per dire di no, e salta tutto».

 

«Macché veti - reagiscono al Nazareno - Renzi prima ha messo bocca sul congresso dem, dando il bacio della morte a Bonaccini e adesso getta polpette avvelenate sulle commissioni di garanzia, solo perché vuole piazzare la Boschi alla Vigilanza».

Letta prova a placare gli animi: fa sapere che «non si vuole escludere nessuno, le nomine si fanno sulla base dei pesi dei rispettivi gruppi, tenendo il criterio di equilibrio di genere».

ZELENSKY GUERINI

Alla vigilia della prima riunione domani dei gruppi parlamentari per votare a scrutinio segreto i capigruppo, il suo braccio destro, Marco Meloni, tornato in Parlamento dopo la pausa forzata causa Renzi (fu il solo a votare contro la defenestrazione dell'allora premier nella Direzione del 2014) sta contattando i capi corrente per trovare un accordo su un pacchetto che comprenda le vicepresidenze delle Camere e i questori. Poltrone di secondo piano, ma comunque foriere di prestigio e di personale di segreteria. «Eravamo rimasti che Letta avrebbe avuto un ruolo terzo - nota Orfini -. Trovo curioso che Meloni chiami per costruire maggioranze nei gruppi distribuendo assetti».

 

Nel risiko delle poltrone, la vicepresidenza della Camera potrebbe andare a Nicola Zingaretti o Debora Serracchiani, quella del Senato a Simona Malpezzi, ma solo se la corrente Base Riformista perdesse il Copasir dove sono candidati Guerini ed Enrico Borghi.

ENRICO LETTA

 

Altrimenti ad Anna Rossomando, area Orlando, se non fosse votata lei capogruppo, che però è destinata al Csm. E come questore, c'è Bruno Astorre della corrente Franceschini. Il quale, così come Orlando, non sarebbe contrario a lasciare le due capigruppo uscenti per evitare risse. Ma per far vedere che non si occupano solo di poltrone, i dem provano anche a fare opposizione, attaccando il conflitto di interessi di Berlusconi: «E' inconcepibile che i suoi figli, proprietari di Mediaset, entrino in campo nelle trattative di governo», si indigna Borghi. Per sapere se andrà al Copasir, Borghi dovrà aspettare: prima si eleggeranno i vicepresidenti delle Camere e poi i capi delle commissioni di garanzia.

lorenzo guerini

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…

parolin prevost

PAROLIN È ENTRATO PAPA ED È USCITO CARDINALE - IN MOLTI SI SONO SBILANCIATI DANDO PER CERTO CHE IL SEGRETARIO DI STATO DI BERGOGLIO SAREBBE STATO ELETTO AL POSTO DI PAPA FRANCESCO – GLI “AUGURI DOPPI” DI GIOVANNI BATTISTA RE, IL TITOLO FLASH DEL “SOLE 24 ORE” (“PAROLIN IN ARRIVO”) E LE ANALISI PREDITTIVE DI ALCUNI SITI - PERCHÉ I CARDINALI HANNO IMPALLINATO PAROLIN? UN SUO EVENTUALE PAPATO NON SAREBBE STATO TROPPO IN CONTINUITÀ CON BERGOGLIO, VISTO IL PROFILO PIU' MODERATO - HA PESATO IL SUO “SBILANCIAMENTO” VERSO LA CINA? È STATO IL FAUTORE DELL’ACCORDO CON PECHINO SUI VESCOVI...

matteo renzi sergio mattarella elly schlein maurizio landini

DAGOREPORT – IL REFERENDUM ANTI JOBS-ACT PROMOSSO DALLA CGIL DI LANDINI, OLTRE A NON ENTUSIASMARE MATTARELLA, STA SPACCANDO IL PD DI ELLY SCHLEIN - NEL CASO CHE UNA DECINA DI MILIONI DI ITALIANI SI ESPRIMESSERO A FAVORE DELL’ABOLIZIONE DEL JOBS-ACT, PUR NON RIUSCENDO A RAGGIUNGERE IL QUORUM, LANDINI ASSUMEREBBE INEVITABILMENTE UN'INVESTITURA POLITICA DA LEADER DELL'OPPOSIZIONE ANTI-MELONI, EMARGINANDO SIA SCHLEIN CHE CONTE - E COME POTRANNO I RIFORMISTI DEM, I RENZIANI E AZIONE DI CALENDA VALUTARE ANCORA UN PATTO ELETTORALE CON UN PD "LANDINIZZATO", ALLEATO DEL POPULISMO 5STELLE DI CONTE E DE SINISTRISMO AVS DI BONELLI E FRATOIANNI? - A MILANO LA SCISSIONE DEL PD È GIÀ REALTÀ: I RIFORMISTI DEM HANNO APERTO UN CIRCOLO IN CITTÀ INSIEME A ITALIA VIVA E AZIONE. MA BONACCINI DIFENDE ELLY SCHLEIN

sergio mattarella giorgia meloni

DAGOREPORT - L'ARDUO COMPITO DI MATTARELLA: FARE DA ARBITRO ALLA POLITICA ITALIANA IN ASSENZA DI UN’OPPOSIZIONE - IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON VUOLE SOSTITUIRSI A QUEGLI SCAPPATI DI CASA DI SCHLEIN E CONTE, NÉ INTENDE SCONTRARSI CON GIORGIA MELONI. ANZI, IL SUO OBIETTIVO È TENERE IL GOVERNO ITALIANO DALLA PARTE GIUSTA DELLA STORIA: SALDO IN EUROPA E CONTRO LE AUTOCRAZIE – IL PIANO DI SERGIONE PER SPINGERE LA PREMIER VERSO UNA DESTRA POPOLARE E LIBERALE, AGGANCIATA UN'EUROPA GUIDATA DA FRANCIA, GERMANIA E POLONIA E LONTANA DAL TRUMPISMO - LE APERTURE DI ''IO SONO GIORGIA" SUL 25 APRILE E AFD. MA IL SUO PERCORSO VERSO IL CENTRO E' TURBATO DALLL'ESTREMISMO DI SALVINI E DALLO ZOCCOLO DURO DI FDI GUIDATO DA FAZZOLARI...

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”