1- CORVO O NON CORVO, IN VATICANO E’ GUERRA PER BANDE TRA IL CLAN DEI BERTONIANI E LA CURIA CHE SI RICONOSCE NELLA PARROCCHIA DI BAGNASCO-RUINI-BOFFO-SODANO 2- LA VICENDA IOR E’ STATA L’ULTIMA BATTAGLIA CHE HA SPACCATO LA CURIA. AL DI SOPRA DEL CONSIGLIO DEI LAICI CHE HA SEPPELLITO GOTTI TEDESCHI C’È LA COMMISSIONE CARDINALIZIA DI VIGILANZA CHE VENERDÌ SI È RIUNITA SENZA RIUSCIRE AD APPROVARE UN COMUNICATO. UN FATTO SENZA PRECEDENTI: I PORPORATI NICORA E TAURAN HANNO CONTESTATO A BERTONE LA GESTIONE DELLA CACCIATA DI GOTTI TEDESCHI E LA GESTIONE DELLA TRATTATIVA CHE DOVREBBE PORTARE LA SANTA SEDE NELLA LISTA DEI PAESI “VIRTUOSI” DELL’OCSE 3- DALLA NOMINA DEL NUOVO CAPO DELLO IOR SI CAPIRA’ SE BERTONE HA VINTO O HA PERSO 4- “REPUBBLICA” IN TESTA, DILAGA IL ROSICAMENTO-STAMPA PER IL LIBRO-SCOOP DI NUZZI

Giacomo Galeazzi per La Stampa

La vicenda Ior divide i cardinali. Giovedì il consiglio laico di sovrintendenza della banca vaticana ha seppellito il suo presidente Ettore Gotti Tedeschi sotto una raffica di addebiti. Ma, ai più non è noto, la «cassaforte del Papa» è in realtà gestita con un regime «duale». Al di sopra del consiglio dei laici c'è la commissione cardinalizia di vigilanza che venerdì si è riunita senza riuscire ad approvare un comunicato.

Un fatto senza precedenti, segno che non è stato trovato un accordo all'interno del direttorio guidato dal segretario di Stato Tarcisio Bertone e composto dai porporati Attilio Nicora, Jean-Louis Tauran, Telesphore Placidus Toppo e Odilo Pedro Scherer. Secondo quanto si apprende, Nicora e Tauran hanno contestato a Bertone la gestione dell'uscita di scena di Gotti Tedeschi e l'intera conduzione della trattativa che dovrebbe portare all'ammissione della Santa Sede nella «white list» dell'Ocse, cioè nella lista dei Paesi «virtuosi».

Gli esperti di Moneyval, il gruppo del Consiglio d'Europa che si occupa della valutazione dei sistemi antiriciclaggio e contro il finanziamento del terrorismo, stanno ancora vagliando le procedure e le normative vaticane. Nicora, inoltre, contesta a Bertone la sottrazione di poteri all'Aif, l'autorità interna di informazione finanziaria che egli presiede, rallentando così il percorso verso la trasparenza finanziaria.

Difficile dire se lo scontro all'interno della commissione cardinalizia sia avvenuto sulla valutazione dell'operato di Gotti Tedeschi. Quel che è certo è che questa contrapposizione avrà effetti sulla nomina del nuovo capo dello Ior. Al momento il candidato più accreditato alla successione del banchiere piacentino è il presidente «ad interim» Ronaldo Hermann Schmitz, ma le ipotesi sono molte.

Il profilo ideale è quello dell'ex numero uno della Bundesbank, Hans Tietmeyer che è tedesco, come gradirebbe il Pontefice, e però molto anziano. Insomma all'interno della commissione cardinalizia ora si confrontano apertamente due anime. Da una parte coloro che ritengono (Nicora, Tauran) che la linea della trasparenza, la necessità di adeguarsi agli standard internazionali per entrare nel club dei più virtuosi, sia per il Vaticano un ideale da non disattendere in nessun modo;

dall'altra quella di quanti, come Bertone, ritengono che questa stessa linea vada perseguita con moderazione poiché il Vaticano ha una sua specificità che non lo rende assimilabile gli altri stati sovrani.

Al primo sopralluogo di Moneyval, nel novembre scorso, in certi aspetti la normativa sarebbe stata giudicata «troppo vaga», e ha quindi subito ritocchi non secondari. Non senza polemiche e contrasti interni (tra l'altro proprio nella concitata fase del «veleni» e delle fughe di documenti).

Lo scorso 25 gennaio, «per urgente necessità», la normativa è stata «modificata e integrata» con aggiustamenti sui poteri di controllo dell'Aif, le cui «ispezioni» sono ora «disciplinate» da un regolamento.

A parte qualche mal di pancia e qualche resistenza nei dicasteri interessati, l'intenzione della Santa Sede è di giungere a regole che rispettino effettivamente gli standard internazionali. Ci sarebbero, a tale proposito, parecchi aspetti da sistemare e da adeguare. E la nuova bufera al vertice dello Ior potrebbe arrecare alla trattativa danni difficili da prevedere.

 

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