DAL “GOVERNO DI MINORANZA” A QUELLO DEI MINORATI - COSI’ BERSANI TENTO’ DI RIFILARE IL PACCO AI GRILLINI

Luca Sappino per Espresso.it

Marina Sereni, che del Pd è la vicepresidente, nonché vicepresidente della Camera, l'ha detto senza giri di parole: «L'idea non è mai stata quella di fare un governo con i 5 Stelle». «L'idea - ha spiegato a 'Porta a porta' - era di chiedere ai 5 stelle di consentire che nascesse un governo di centrosinistra, pur rimanendo cosa distinta». Insomma, l'offerta fatta dal Pd al Movimento 5 stelle è stata sempre e solo quella che Bersani chiamava «governo di minoranza»: forse un po' poco per convincerli ad aderire.

Lorenza Bonaccorsi, deputata del Pd, renziana, non è stupita e conferma la versione di Sereni: «Sinceramente non è una novità - dice - il fatto che Bersani abbia lavorato per fare un governo di minoranza s'era capito». «La cosa da matti - osserva però Bonaccorsi - è che appresso a questa ipotesi impraticabile abbiamo perso due mesi».

Sull'offerta fatta dal Pd ai 5 stelle, pare quindi aver ragione Beppe Grillo: «Non c'hanno proposto di fare un governo, ci hanno solo chiesto i nostri voti», spiegava il leader nella sua prima conferenza stampa. Secondo Grillo si proponeva loro un metodo molto diverso da quello messo in piedi per far nascere il governo Letta, che in effetti è un governo vero Pd-Pdl e non un governo Pd fatto nascere con i voti del Pdl.

Di chi è però la colpa? Sempre Marina Sereni lo spiega convinta: «Avevamo valutato e proposto ai 5 stelle, sapendo che non volevano entrare nella nostra maggioranza, di non opporsi e di consentire tecnicamente la nascita di quel governo, ma non hanno voluto nemmeno quello» e quindi, «possiamo dire che il governo in carica è anche un po' figlio loro».

Conferma Laura Puppato, che del rapporto con i 5 stelle era incaricata: «Marina Sereni dice la verità, esistendo un no preventivo del Movimento a qualsiasi forma di governo insieme». Ma era sul piatto la formazione di «un governo insieme», di cui insieme si scelgono anche il presidente del consiglio e i ministri, esattamente come è stato fatto con Letta? Puppato dice di sì, anche se «non ci sono mai state occasioni di colloquio ufficiale». «Non siamo mai riusciti ad avere un vero dialogo», spiega la deputata-pontiera «anche quando Bersani ha detto chiaramente che era pronto a fare un passo indietro».

Anche per Pina Picierno le strade sono state percorse tutte: «Io sono anche tra quelli che hanno votato un loro vicepresidente della Camera - spiega - e non so quali siano state precisamente le parole usate, ma dai 5 stelle sono arrivate solo chiusure». Si è proposto di fare un governo insieme, nomine comprese? «Io credo di sì», dice Picierno. Anche se, aggiunge, «non era in discussione il fatto che il presidente dovesse essere espressione del Pd». Prova ne è, infatti, l'incontro streaming tra Bersani, Crimi e Lombardi: l'offerta era il governo Bersani.

Il metodo dei 5 stelle è però chiaro: «Noi avremmo fatto le consultazioni per trovare una rosa di premier, come per le Quirinarie», spiegano dallo staff di comunicazione della Camera. E la frase di Bersani («Se il problema sono io, lo si dicesse chiaramente», aveva detto effettivamente il candidato presidente del Pd), non dev'esser suonata come un via libera: «Non ci hanno mai chiesto niente», ripete ogni volta che ne ha occasione Rocco Casalino, l'uomo stampa dei 5 stelle.

E anche Tommaso Currò, il deputato 5 stelle che più di tutti aveva cercato l'intesa, e che anche oggi sottolinea le responsabilità del suo gruppo («Ognuno si prenda la sua fetta di responsabilità, noi avremmo potuto fare il nostro nome»), dice: «L'unica offertà di cui ho avuto notizia, è quella dello streaming». Figurarsi allora il capogruppo al Senato Vito Crimi.

«Dal Pd dicono che è più facile trattare con Berlusconi che con noi? Se per trattare si intende 'tu mi dai questo, io quello', è certamente vero», provoca Crimi. «Non è mai arrivata alcuna proposta per fare qualcosa insieme», assicura. E poi racconta: «Nei giorni delle consultazioni di Bersani ci hanno detto 'abbiamo capito, siamo il cambiamento, votateci'. Niente di più».

 

PIETRO GRASSO TRA BERSANI ED ENRICO LETTALETTA-BINDI-BERSANI ALL'ASSEMBLEA PDBEPPE GRILLO SU BILD jpegpuppato PINA PICIERNObersani napolitano

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni francesco acquaroli antonio tajani matteo salvini donald trump

DAGOREPORT: A CHE PUNTO È L'ARMATA BRANCA-MELONI? TORNATA SCORNATA DAL G7 MENO UNO (TRUMP SE NE FOTTE DI LEI E DELL'EUROPA), I PROBLEMI REALI BUSSANO ALLA PORTA DI PALAZZO CHIGI. A PARTIRE DALL'ECONOMIA: LA GUERRA IN MEDIORIENTE POTREBBE FAR SCHIZZARE IL PREZZO DEL PETROLIO, E CONSEGUENTE AUMENTO DI OGNI PRODOTTO - AGGIUNGERE LA LOTTA CONTINUA CON SALVINI, LA PIEGA AMARA DEI SONDAGGI NEI CONFRONTI DEL GOVERNO E LA POSSIBILE SCONFITTA NELLE MARCHE DEL SUO FEDELISSIMO ACQUAROLI: IL PD CON MATTEO RICCI E' IN VANTAGGIO DI 5 PUNTI E LA STATISTA DELLA GARBATELLA È TENTATA DI ANTICIPARE IL VOTO NELLE MARCHE A SETTEMBRE – SULLE ALTRE QUATTRO REGIONI, LA FIAMMA E' INDECISA SUL TERZO MANDATO CHE FAREBBE FELICE ZAIA IN VENETO, DESTABILIZZANDO IL PD IN CAMPANIA. MA IERI, PRESSATO DA VANNACCI, SALVINI HA PRESO A PRETESTO IL "NO" DI TAJANI, PER SFANCULARE VELOCEMENTE (E SENZA VASELINA) I SUOI GOVERNATORI, ZAIA E FEDRIGA - IL ''NO'' DI TAJANI ERA TRATTABILE: L'OBIETTIVO E' LA FUTURA PRESIDENZA DELLA REGIONE LOMBARDIA (IL CANDIDATO ''COPERTO'' DI FORZA ITALIA È..)

tommaso inzaghi

DAGOREPORT - IL TRASFERIMENTO DI SIMONE INZAGHI IN ARABIA? UN AFFARE DI FAMIGLIA. L’ARTEFICE DELL’OPERAZIONE CHE HA PORTATO L’EX ALLENATORE DELL’INTER ALLA CORTE DELL’AL-HILAL È STATO TOMMASO INZAGHI, IL FIGLIO DI SIMONE E DI ALESSIA MARCUZZI, PROCURATORE CHE FA PARTE DELL'AGENZIA DI FEDERICO PASTORELLO, LA P&P SPORT MANAGEMENT – LE LAUTE COMMISSIONI, LA TRATTATIVA CHE ANDAVA AVANTI DA TEMPO (GIÀ PRIMA DEL RITORNO CON IL BARCELLONA SIMONE INZAGHI AVEVA PROPOSTE DALL’ARABIA), LO STRANO MESSAGGIO SOCIAL DI TOMMASO INZAGHI E LE VOCI SU UNO SPOGLIATOIO IN TENSIONE PRIMA DELLA FINALE DI CHAMPIONS PER...

francesco gaetano caltagirone alberto nagel francesco milleri

DAGOREPORT - GONG! ALLE ORE 10 DI LUNEDÌ 16 GIUGNO SI APRE L’ASSEMBLEA DI MEDIOBANCA; ALL’ORA DI PRANZO SAPREMO L’ESITO DELLA GUERRA DICHIARATA DAL GOVERNO MELONI PER ESPUGNARE IL POTERE ECONOMICO-FINANZIARIO DI MILANO - LO SCONTRO SI DECIDERÀ SUL FILO DI UNO ZERO VIRGOLA - I SUDORI FREDDI DI CALTARICCONE DI FINIRE CON IL CULO A TERRA NON TROVANDO PIÙ A SOSTENERLO LA SEDIA DI MILLERI SAREBBERO FINITI – L’ATTIVISMO GIORGETTI, DALL’ALTO DELL’11% CHE IL MEF POSSIEDE DI MPS – L’INDAGINE DELLA PROCURA DI MILANO SU UNA PRESUNTA CONVERGENZA DI INTERESSI TRA MILLERI E CALTAGIRONE, SOCI DI MEDIOBANCA, MPS E DI GENERALI - ALTRO GIALLO SUL PACCHETTO DI AZIONI MEDIOBANCA (2%?) CHE AVREBBE IN TASCA UNICREDIT: NEL CASO CHE SIA VERO, ORCEL FARÀ FELICE LA MILANO DI MEDIOBANCA O LA ROMA DI CALTA-MELONI? AH, SAPERLO….

iran israele attacco netanyahu trump khamenei

DAGOREPORT - STANOTTE L'IRAN ATTACCHERÀ ISRAELE: RISCHIO DI GUERRA TOTALE - È ATTESO UN VIOLENTISSIMO ATTACCO MISSILISTICO CON DRONI, RISPOSTA DI TEHERAN ALL'"OPERAZIONE LEONE NASCENTE" DI NETANYAHU, CHE QUESTA MATTINA HA COLPITO IL PRINCIPALE IMPIANTO DI ARRICCHIMENTO IRANIANO, UCCIDENDO L'INTERO COMANDO DELL'ESERCITO E DELLE GUARDIE RIVOLUZIONARIE. LA MAGGIOR PARTE DI LORO È STATA FATTA FUORI NELLE PROPRIE CASE GRAZIE AI DRONI DECOLLATI DALLE QUATTRO BASI SOTTO COPERTURA DEL MOSSAD A TEHERAN - ISRAELE HA DICHIARATO LO STATO DI EMERGENZA: GLI OSPEDALI SPOSTANO LE OPERAZIONI IN STRUTTURE SOTTERRANEE FORTIFICATE - TRUMP HA AVVERTITO OGGI L'IRAN DI ACCETTARE UN ACCORDO SUL NUCLEARE "PRIMA CHE NON RIMANGA NULLA", SUGGERENDO CHE I PROSSIMI ATTACCHI DI ISRAELE CONTRO IL PAESE POTREBBERO ESSERE "ANCORA PIÙ BRUTALI" - VIDEO

lauren sanchez jeff bezos venezia

FLASH! – I VENEZIANI HANNO LA DIGA DEL MOSE PURE NEL CERVELLO? IL MATRIMONIO DI JEFF BEZOS È UNA FESTICCIOLA PER 250 INVITATI DISTRIBUITI TRA QUATTRO HOTEL: GRITTI, AMAN, CIPRIANI E DANIELI - NIENTE CHE LA SERENISSIMA NON POSSA SERENAMENTE SOSTENERE, E NULLA A CHE VEDERE CON LE NOZZE MONSTRE DELL'INDIANO AMBANI, CHE BLOCCARONO MEZZA ITALIA SOLO PER IL PRE-TOUR MATRIMONIALE – DITE AI MANIFESTANTI IN CORTEO "VENEZIA NON E' IN VENDITA" CHE I 10 MILIONI DI EURO SPESI DA MR.AMAZON SI RIVERSERANNO A CASCATA SU RISTORATORI, COMMERCIANTI, ALBERGATORI, GONDOLIERI E PUSHER DELLA CITTÀ…