CRICKET RUN: GRILLINI IN FUGA - DOPO L’USCITA DI LABRIOLA E FURNARO, I “POMPIERI” COMINCIANO A PARLARE CON LA STAMPA (NON Più “BASTARDA”?)

1. ANATEMI, TRANSFUGHI E SOLDI -NUOVE DIVISIONI NEI CINQUESTELLE
Alessandro Trocino per il "Corriere della Sera"

Se il Parlamento è «una tomba maleodorante», come dice Beppe Grillo, va da sé che siamo alla «fine della democrazia», come chiosa sul blog del leader Paolo Becchi, un tempo considerato ideologo a 5 Stelle, poi ricusato per eccesso di intemperanze verbali, infine riammesso nell'olimpo dei collaboratori prestigiosi.

E così il professor Becchi può concludere il teorema del suo amico e conterraneo, riepilogando a modo suo, in un Bignami rapido ed efficace, le vicende degli ultimi mesi: «Quella che inizia con la caduta di Berlusconi, per arrivare al governo Letta, è la storia di un colpo di Stato permanente». Scrivere la storia contemporanea dei 5 Stelle, invece, è più complesso. Perché è come se ci fossero due Movimenti, uno che lavora alacremente in Aula, accumulando mozioni, proposte, interventi.

L'altro che si chiede se tutto questo abbia un senso, se la deriva intrapresa con gli anatemi di Grillo e l'isolazionismo politico non renda inutile e frustrante tanto attivismo. Da qui, e non solo da qui, un dissenso, esplicito e sotterraneo, che monta sempre più e si traduce in atti di esplicita insofferenza alle iperboli offensive di Grillo e al clima interno militarizzato che si trasforma spesso in una caccia alle presunte «mele marce».

Il caso di Alessandro Furnari e Vincenza Labriola è uno spartiacque. Dopo l'espulsione di Marino Mastrangeli, reo di frequentazione tv (poi sdoganata), siamo arrivati ai primi fuoriusciti. Per dissensi sull'Ilva, hanno spiegato loro. Perché volevano tenersi i soldi della diaria, hanno detto nel Movimento.

È seguita una dura reprimenda, sulla gogna di Facebook. A opporsi pubblicamente in pochi. Aris Prodani («Detesto la caccia alle streghe»), Marco Baldassarre, Adriano Zaccagnini. E ora Walter Rizzetto. Che spiega: «Sono con Vincenza in commissione e posso dire che ha sempre lavorato e fatto proposte. Ho letto i commenti sul suo Facebook e fanno rabbrividire: ci sono offese ai limiti del linciaggio. È una madre di due figli. Capisco la rabbia e la frustrazione nel vedere andar via due deputati, ma ricordiamoci che dobbiamo continuare a vivere in un Paese civile».

Rizzetto vuole parlare con la Labriola: «Voglio chiederle di continuare a seguire i principi per i quali è stata eletta. Sono sicuro che non è andata via per i soldi». Eppure un comunicato a nome del gruppo M5S liquidava un po' brutalmente la loro fuoriuscita, attribuendola al denaro. Comunicato condiviso e votato da tutti? «No - dice Rizzetto - È vero che abbiamo dato ai professionisti della nostra Comunicazione la libertà di agire in autonomia, ma in questo caso serviva più cautela e condivisione».

E il fastidio per questo comunicato, giudicato «infantile» e «inopportuno», è un segnale di come le acque non siano affatto calme. Il Senato è in ebollizione. La sfuriata dell'altro giorno di Mario Giarrusso contro Vito Crimi si inserisce lateralmente nella vicenda del nuovo capogruppo. Si elegge martedì: al ballottaggio ci sono Nicola Morra e Luis Alberto Orellana.

Il primo è un ortodosso, in linea con Crimi e con Riccardo Nuti. Il secondo raccoglie un'area più dialogante. Due voti li separano. Il primo turno è stato turbolento. I più critici hanno ottenuto la preferenza triplice, per evitare cordate pro Morra. Se al secondo turno prevalesse Morra, dice un senatore dissidente, «sarebbe un segnale grave: ricordiamoci che lui è uno di quelli che voleva espellere chi ha votato per Grasso al Senato». Quel Grasso che ora risponde a Grillo: «Il Parlamento è al centro del Paese».

Continua intanto l'interlocuzione con Sonia Alfano e Pippo Civati. Quest'ultimo spiega: «Non capisco i toni di Grillo, sembra quasi che voglia fare uscire i suoi dalle Camere. Ha 160 persone in Parlamento, le usi. Io non voglio far uscire nessuno, parlo con loro perché spero che cambino atteggiamento politico». Ma così non pare. E un senatore avverte: «Se continuano con questo clima, altra gente se ne andrà presto dal Movimento».

2. M5S: CURRO', GRILLO COLPISCE ANCHE NOI, PERICOLOSO DELEGITTIMARE ISTITUZIONI
(Adnkronos) - "Cosi' Beppe colpisce anche noi"- Lo dice il deputato del M5S Tommaso Curro' a 'Repubblica' parlando di Grllo e dei suoi attacchi al Parlamento. "Va difesa e non offesa la centralita' delle Camere" o il rischio e' che "si scardinino le istituzioni rappresentative", dice Curro'. "Io non penso proprio di lasciare. Faccio il mio lavoro e credo ancora che bisogna ri-nobilitare la politica. Anche a costi di pormi in minoranza", sottolinea il deputato grillino.

3. M5S: DI MAIO, PARLAMENTO NON E' TOMBA MA PUO' FARE DI PIU' 'FURNARI E LABRIOLA? PER COERENZA DOVREBBERO DIMETTERSI'
(ANSA) - ''Grillo e' il nostro megafono, ma non e' il Movimento. Io, che sto dentro il Palazzo, quel linguaggio non lo uso'', pero' il Parlamento ''e' un posto in cui si potrebbe fare molto per il bene del Paese, e' attrezzato per ogni tipo di intervento legislativo di alto livello, ma questa possibilita' viene troppo spesso trascurata''. Cosi' il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio (M5S) in un'intervista alla Stampa.

''La Camera e' piena di forze nuove che potrebbero dare un grande apporto al Paese, fornire idee, energia'', osserva Di Maio, secondo cui ''esternalizzare i lavori per la riforma costituzionale e' sbagliato: non mi piace l'idea che si scelgano luoghi terzi per decisioni che dovrebbero essere delle Camere''. ''Il nostro e' un Parlamento democratico, che si muove con il freno a mano tirato e che potrebbe fare molto di piu'', ribadisce il parlamentare dell'M5S.

''Dovrebbe solo credere maggiormente in se stesso. Non e' ingessato come si immagina. Sulla conversione dei decreti, per esempio, vola''. Sul passaggio al gruppo misto di Furnari e Labriola, ''se c'e' chi e' andato oltre io lo condanno ma se qualcuno ha scritto che per coerenza dovrebbero dimettersi e tornare a casa, secondo me ha ragione''.

 

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