CRIMI-NAL MINDS: MA QUESTI GRILLINI CI SONO O CI FANNO?

Jacopo Iacoboni per "la Stampa"

Il primo risultato della giornata di sabato - in cui una parte del Pd ha cercato il cambiamento che poteva ma un'altra utilizzava l'insegna del cambiamento, come ha detto qualcuno, per «aprire come una scatola il M5s» - è che lo staff di Beppe Grillo e Casaleggio s'è irrigidito. Da questo punto di vista, risultato negativo. «È ancora peggio di prima per noi», dicono.

I nomi di Boldrini e Grasso, hanno postato sul blog senza firma, ossia con la firma più nota, «sono foglie di fico», come Doria a Genova e Ambrosoli a Milano. Nomi nuovi di una politica vecchia e di un partito «impresentabile» sempre guidato da... D'Alema. Tra l'altro, a Milano - punto terminale dell'intelligenza collettiva dei cinque stelle - sono convinti che D'Alema sia il vero candidato del Pd per il Quirinale, previo accordo con il Pdl. «La sua candidatura sarebbe irricevibile dall'opinione pubblica, il Paese non reggerebbe sette anni di inciucio», scrive Grillo. E nello staff spiegano «ci tenteranno; se non è vero siamo lieti, possono smentire».

Insomma, nei giorni che verranno non c'è da aspettarsi un disgelo tra i due mondi, Pd e cinque stelle: quella di sabato è stata vissuta come una specie di aggressione al gruppo parlamentare del Movimento (definito «immaturo» anche da alcuni insider). È vero che in quel gruppo si discute, e il tweet di Grillo ad alcuni ha fatto drizzare i capelli, ma su questo nello staff sono intransigenti. Evitano accuratamente la parola «traditori» o «Giuda», la formula che viene più usata è «hanno commesso un errore».

Nessuno evoca «espulsioni», ma il ragionamento che si sente fare è: «Per coerenza dovrebbero dimettersi». Per i fondatori la cosa fondamentale è che gli eletti siano una cinghia di trasmissione con gli elettori, e tengano fede al regolamento sottoscritto a ottobre: quando ci sono opinioni diverse, il gruppo vota una posizione a maggioranza e poi tutti la rispettano.

Salvo casi singoli, che possono riguardare votazioni di coscienza, non voti politici come il presidente del Senato e, ancora di più, i prossimi sulla formazione di un governo o l'elezione del capo dello Stato. Il problema è che dal Parlamento non ci si dimette; se non per motivate ragioni. Semmai si finisce nel gruppo misto. Sarebbe la più classica deriva politichese. Una nemesi, per loro.

Neanche tanto paradossalmente, allora, il Parlamento è il terreno più difficile, dove dimostrano di avere tanto da imparare. E anche Crimi forse in futuro sarà più rigido. Fuori, invece, i cinque stelle si sentono ancora su un'onda. Venerdì - il giorno prima dello scacco al Senato - circolavano a Milano numeri impressionanti sui consensi attuali. Non i sondaggi di istituti tradizionali, ma una convinzione, informata, di viaggiare al 32 per cento. Ecco perché sono scettici su elezioni a giugno, «non ci faranno tornare a votare».

Certo la strada per un governo con il Movimento è chiusa. A Milano prevedono, nonostante tutto, che alla fine «faranno un governo che chiameranno del presidente, o istituzionale». E, anche se non lo dicono, forse a loro converrebbe. Ma «se si vota naturalmente siamo felici». È l'unica vera via per risolvere lo stallo, spiegano.

In effetti una delle caratteristiche poco colte, di fronte a questo Movimento per tanti sconosciuto, è che per la prima volta nelle dinamiche politiche italiane - lo staff dei garanti è anche più radicale della base (per dire, nel Pci, o nella Fgci, è sempre stato il contrario). Se alcuni parlamentari si mostrano possibilisti, non si può dire che sensazione analoga si ricavi a Milano. Claudio Messora, il blogger byoblu, dice che quelli che hanno votato Grasso sono «quindici uomini sulla cassa del morto». Ma persino quelli che chiedevano più libertà, ieri si affrettavano a dire: è chiaro che sulla fiducia voteremo tutti uniti.

Questa è al momento la fotografia. Ne dobbiamo ricavare che ogni strada è chiusa? Forse l'unica sfida a questa posizione sarebbe un incarico a un premier stimatissimo da tutti (Rodotà, o un nome di questo tipo), pronto però ad andare in parlamento direttamente, senza passare dai partiti, e facendo in sostanza un «governo del M5s». È facile capire quanto questa strada sia ai limiti dell'impossibile.

 

Vito Crimi jpeggrillo casaleggio Roberta Lombardi e Vito Crimi jpegCLAUDIO MESSORA

Ultimi Dagoreport

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...