CULATELLO E BANANA HANNO UN NEMICO IN COMUNE: RENZI

Federico Geremicca per "La Stampa"

A guardare la faccenda da lontano, uno potrebbe dire: ma cos'ha Matteo Renzi per essere così inquieto? I sondaggi lo danno in continua ascesa.

Swg ieri: fiducia in lui al 56%, in Bersani al 29; centrosinistra al voto con lui 36%, con Bersani 28; il consenso intorno a lui cresce, anche nel Pd; l'Università americana John Hopkins gli chiede di chiudere con un discorso l'anno accademico (in precedenza era toccato anche a Mario Draghi); il suo competitor alle primarie, Bersani, sembra finito in un vicolo cieco, e il tempo - il futuro, cioè - è inesorabilmente dalla sua parte. E allora perché le interviste a muso duro, il «si sta perdendo tempo» e ieri - ancora - l'affondo contro "l'Unità"? Uno potrebbe dire: è tutta colpa di una foto. Sarebbe una semplificazione. Eppure una foto c'è...

Roma, Galleria Colonna, mattina del 23 marzo: Denis Verdini, plenipotenziario berlusconiano, e Ugo Sposetti, storico ex tesoriere del Pd e uomo delle missioni delicate, fanno colazione assieme e conversano fitto al tavolino di un bar. Ad alcuni quella foto dice poco. A Matteo Renzi - che conosce a memoria profilo e mansioni del fiorentino Verdini - dice invece molto.

E ieri mattina se ne è andato a Radio 105 a spiegare - in chiaro - che cosa e perché: «O Bersani riuscirà a spaccare i 5 Stelle oppure farà un accordo con il Pdl. Si stanno parlando: Migliavacca ha parlato più volte con Verdini...». Dunque non solo Sposetti ma anche Migliavacca. E perché? «Se proprio si deve parlare di alleanza col Pdl, Berlusconi si fida molto di più di Bersani o D'Alema che dei nuovi del Pd. Si conoscono da tempo, è più facile che trovino un accordo tra loro...».

Eccolo, allora, il sospetto: che all'ombra della Grande Lite, Bersani e Berlusconi si stiano parlando per tentare di far nascere un governo che avrebbe - tra i diversi risultati - quello di tenere Renzi in panchina chissà quanto ancora. Non è solo il leader Pd, infatti, a considerare il sindaco di Firenze un problema: c'è anche Berlusconi che teme, fortissimamente teme, di ritrovarselo come sfidante alle prossime elezioni. E l'affondo del sindaco di Firenze e l'avviso a Bersani nascono dunque da qui: o un'intesa col Pdl o il voto. Con l'ovvia difficoltà, per il leader Pd, di fare un governo col Cavaliere dopo aver detto per mesi mai e poi mai...

«E in ogni caso - spiegava Renzi ieri - io ho solo chiesto: fate qualcosa, qualunque cosa, ma fatela. E sono sconcertato da Bersani che dice che io temo un suo successo, e offeso dal fatto che appena apro bocca mi attaccano ad alzo zero, dicendo che sono come Berlusconi, trattandomi come fossi di un altro partito e tirando fuori la balla della scissione. È una logica aberrante: la stessa che ha già portato "l'Unità" a darmi del fascistoide».

Tira un fiato, poi conclude con amarezza: «A volte reagiscono come persone che non hanno la minima idea di cosa succede fuori del Palazzo... Io ho solo detto "non si perda tempo", che è quel che pensa la gente. Qui nessuno ha chiesto le dimissioni di Bersani, cosa che pure qualcuno poteva fare, dopo quel che è accaduto».

Sia come sia, la tregua ora è rotta. Pier Luigi Bersani lo ha capito da diversi segnali; e la stessa cosa ha inteso Renzi. Le trattative di Verdini, le accuse di lavorare per il nemico, i sussurri che dicono che se si vota in fretta sarà difficile fare le primarie... Ce ne era già a sufficienza. E poi, ieri, l'uscita di Fabrizio Barca - invocato da molti in chiave anti-Renzi - che si candida a un ruolo nel Pd.

«Vogliono puntare su lui come candidato-premier? Lo facciano - spiega il sindaco agli uomini del suo staff -. Io sceglierei uno che vince. Ma se la linea è "meglio perdere, piuttosto che vincere con Renzi"... allora alzo le mani. Io ho tempo però: e citando De Andrè posso dire che "ho un treno da perdere"... Ma questo non significa che sia disposto ad accettare offese e falsità».

Una falsità - secondo Renzi - sarebbe sostenere che è pronto ad una scissione dal Pd. «Una follia - ribatte uno dei più stretti collaboratori del sindaco -. Per altro, una cosa senza senso, proprio ora che i consensi per Matteo crescono anche nel partito». Renzi ne parlava la settimana scorsa nella hall di un hotel di Roma con un importante manager pubblico che lo segue con simpatia: «Sapesse quanti e da quanto tempo mi spingono a fare un partito... C'è il mio amico, De Laurentiis, per esempio - simpaticissimo presidente del Napoli col quale parlo spesso di calcio - che ogni tanto telefona e mi chiede "allora, lo fai o non lo fai questo partito?". Io gli rispondo "buono, presidente, che ce ne è già troppi: e poi, fino a prova contraria, io sto nel Pd"...».

Fino a prova contraria. E fino a prova contraria, però, Renzi già una volta ha rinunciato a mettere in campo sue liste che potevano essere, appunto, l'embrione di una «cosa nuova». È accaduto dopo le primarie e prima delle elezioni: uno dei più stretti collaboratori di Pier Luigi Bersani gli propose delle «Liste Renzi» da mettere in campo, a sostegno della coalizione, nella battaglia del Senato.

Il sindaco non era granché entusiasta dell'idea perché va bene perdere le primarie e restare leale: ma anche la lealtà ha un limite... Alla fine, però, arrivò il no di Bersani e la si chiuse lì. «Metti che la Lista Renzi prendeva il 15-20% dei voti annota oggi un ultrà renziano - che cosa sarebbe successo nel Pd?».

Fino a prova contraria, dunque, Renzi resterà nel Pd, cercherà di non rimanere prigioniero della temuta trappola Berlusconi-Bersani e continuerà a spronare i democratici a darsi una mossa. Ma questo, appunto, fino a prova contraria. E la prova contraria potrebbe arrivare se si precipitasse in fretta verso il voto e qualcuno andasse a spiegargli che non c'è tempo per fare le primarie.

Col manager pubblico che lo interrogava qualche giorno fa, Renzi era stato chiarissimo: «Stia tranquillo, a Bersani l'ho già detto: Pier Luigi sono leale e sosterrò il tuo tentativo di fare un governo. Ma sappi che se ci sono le elezioni, io ci sarò. In un modo o nell'altro, ma ci sarò...». Che non è l'annuncio di sue liste, non è il preludio ad una scissione ma è un modo semplice per dire «io sono stato leale, ma trucchi e giochini alle primarie non ne accetterò più». O primarie o scissione, dunque? Lo si vedrà quando sarà...

 

renzi killer fiorentino matteo renzi BERSANI, GRILLO, BERLUrenzi Matteo RENZI E BERSANI BERLU E BERSANI ARRIVO BERSANI, BERLUSCONIPierluigi Bersani Silvio Berlusconi Romano Prodi Pierferdinando Casini Mario Monti Angela Merkel renzi

Ultimi Dagoreport

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni antonio tajani quirinale alfredo mantovano

DAGOREPORT - NON CI SARÀ ALCUNA ROTTURA TRA MARINA E PIER SILVIO: NONOSTANTE LA NETTA CONTRARIETÀ ALLA DISCESA IN POLITICA DEL FRATELLINO, SE DECIDESSE, UN GIORNO, DI PRENDERE LE REDINI DI FORZA ITALIA, LEI LO SOSTERRÀ. E L’INCONTRO CON LA CAVALIERA, SOLLECITATO DA UN ANTONIO TAJANI IN STATO DI CHOC PER LE LEGNATE RICEVUTE DA UN PIER SILVIO CARICATO A PALLETTONI, È SALTATO – LA MOLLA CHE FA VENIRE VOGLIA DI EMULARE LE GESTA DI PAPI E DI ‘’LICENZIARE’’ IL VERTICE DI FORZA ITALIA È SALTATA QUANDO IL PRINCIPE DEL BISCIONE HA SCOPERTO IL SEGRETO DI PULCINELLA: TAJANI SOGNA DI DIVENTARE PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NEL 2029, INTORTATO DA GIORGIA MELONI CHE HA PROMESSO I VOTI DI FRATELLI D’ITALIA. UN SOGNO DESTINATO A SVANIRE QUANDO L’EX MONARCHICO SI RITROVERÀ COME CANDIDATO AL QUIRINALE UN ALTRO NOME CHE CIRCOLA NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, QUELLO DI ALFREDO MANTOVANO…

giorgia meloni alfredo mantovano francesco lollobrigida carlo nordio andrea giambruno

DAGOREPORT - NON SI PUO' DAVVERO MAI STARE TRANQUILLI: MANTOVANO, IL SAVONAROLA DI PALAZZO CHIGI – D'ACCORDO CON GIORGIA MELONI, PRESA LA BACCHETTA DEL FUSTIGATORE DI OGNI FONTE DI ''DISSOLUTEZZA'' E DI ''DEPRAVAZIONE'' SI È MESSO IN TESTA DI DETTARE L’ORTODOSSIA MORALE  NON SOLO NEL PARTITO E NEL GOVERNO, MA ANCHE SCONFINANDO NEL ''DEEP STATE''. E CHI SGARRA, FINISCE INCENERITO SUL "ROGO DELLE VANITÀ" - UN CODICE ETICO CHE NON POTEVA NON SCONTRARSI CON LA VIVACITÀ CAZZONA DI ALCUNI MELONIANI DI COMPLEMENTO: CI SAREBBE LO SGUARDO MORALIZZATORE DI MANTOVANO A FAR PRECIPITARE NEL CONO D’OMBRA PRIMA ANDREA GIAMBRUNO E POI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA – IL PIO SOTTOSEGRETARIO PERÒ NON DORME SONNI TRANQUILLI: A TURBARLI, IL CASO ALMASRI E IL TURBOLENTO RAPPORTO CON I MAGISTRATI, MARTELLATI A TUTTA CALLARA DA RIFORME E PROCURE ALLA FIAMMA...

pier silvio berlusconi silvia toffanin

L’IMPRESA PIÙ ARDUA DI PIER SILVIO BERLUSCONI: TRASFORMARE SILVIA TOFFANIN IN UNA STAR DA PRIMA SERATA - ARCHIVIATA LA FAVOLETTA DELLA COMPAGNA RESTIA ALLE GRANDI OCCASIONI, PIER DUDI HA AFFIDATO ALL'EX LETTERINA DELLE SUCCULENTI PRIME SERATE: OLTRE A “THIS IS ME”, CON FASCINO E MARIA DE FILIPPI A MUOVERE I FILI E SALVARE LA BARACCA, C'E' “VERISSIMO” CHE OCCUPERÀ TRE/QUATTRO PRIME SERATE NELLA PRIMAVERA 2026. IL PROGRAMMA SARÀ PRODOTTO DA RTI E VIDEONEWS CON L’OK DELLA FASCINO A USARE LO “STUDIO-SCATOLA" UTILIZZATA DA MAURIZIO COSTANZO NEL FORMAT “L’INTERVISTA” - COSA C'E' DIETRO ALLE MANOVRE DI PIER SILVIO: E' LA TOFFANIN A COLTIVARE L'AMBIZIONE DI DIVENTARE LA NUOVA DIVA DI CANALE 5 (CON I CONSIGLI DELLA REGINA DE FILIPPI) O È LA VOLONTÀ DEL COMPAGNO DI INCORONARLA A TUTTI I COSTI, COME UN MIX DI LILLI GRUBER E MARA VENIER? 

wang

DAGOREPORT - CICLONE WANG SUL FESTIVAL DI RAVELLO! - PERCHÉ NEGARLO? E' COME VEDERE GIORGIA MELONI COL FAZZOLETTO ROSSO AL COLLO E ISCRITTA ALL’ASSOCIAZIONE DEI PARTIGIANI - YUJA WANG, LA STELLA PIU' LUMINOSA DEL PIANISMO CLASSICO, ENTRA IN SCENA STRIZZATA IN UN VESTITINO DI PAILLETTES CHE SCOPRE LE COSCE FINO ALL'INGUINE, TACCHI “ASSASSINI” E LA SCHIENA NUDA FINO ALL’OSSO SACRO. MA NON STIAMO ASSISTENDO ALLE SCIOCCHEZZE DA DISCOTECA DI CERTE “ZOCCOLETTE” DEL POP IN PREDA A SFOGHI DI TETTE, SCARICHI DI SEDERONI, SCONCEZZE DA VESPASIANO; NO, SIAMO NEL MONDO AUSTERO E SEVERO DEI CONCERTI DI “CLASSICA”: RACHMANINOFF, PROKOFIEV, MOZART, CHOPIN, CAJKOVSKIJ. MA ALLA WANG BASTA UN MINUTO PER FAR “SUONARE” LE COSCE DESNUDE METTENDOLE AL SERVIZIO DELLE EMOZIONI E DELL’INTERPRETAZIONE MUSICALE, CONFERMANDO IN PIENO LE PAROLE DI LUDWIG VON BEETHOVEN: “LA MUSICA È LA MEDIATRICE TRA LA VITA SPIRITUALE E LA VITA SENSUALE” - VIDEO