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L’ALBANIA È ROBA MIA: AL GOVERNO E A BRUXELLES, NESSUNO SAPEVA DELL’ACCORDICCHIO TRA MELONI E RAMA PER LA GESTIONE DEI MIGRANTI (L'AMBASCIATORE ITALIANO A TIRANA, PRESENTE AL TRATTATO, COSTRETTO AL SILENZIO!) – TAJANI E SALVINI DEBBONO ABBOZZARE PER NON APPARIRE QUELLO CHE SONO: DUE ALLEATI DI GOVERNO CHE NON CONTANO UN CAZZO - LA DUCETTA PUO' CONTINUARE A INVENTARSI "MEZZO DI DISTRAZIONE DI MASSA" (DALLA RIFORME COSTITUZIONALI AL TRASLOCO MIGRANTI IN ALBANIA) MA ENTRO IL 31 DICEMBRE L'ASPETTA AL VARCO L’EUROPA: IL PIL E' FERMO, IL PNRR NON VA AVANTI E SENZA LA RATIFICA MES LO SCONTRO CON BRUXELLES SARA' INEVITABILE: SENZA LA FIRMA DEL GOVERNO ITALIANO (HA FIRMATO PURE ORBAN), DAL 1 GENNAIO 2024, IL SISTEMA BANCARIO DELL'UNIONE EUROPEA SARA' SENZA PARACADUTE – L’OPPOSIZIONE, DA ELLY SCHLEIN A PEPPINIELLO CONTE, E' SOLO CHIACCHIERE E DISTINTIVO (MAI UNA PROPOSTA ALTERNATIVA ALLE CAZZATE DI MELONI, ZERO) - SE ROMA L'ASPETTA SULLA RIVA DEL FIUME, A MILANO L’ANTI-MELONISMO E' SCOPPIATO...

 

DAGOREPORT

 

edi rama giorgia meloni 1

Dell’accordicchio sulla gestione dei migranti con l’Albania al governo nessuno sapeva. Tanto meno a Bruxelles. Come scritto dai principali quotidiani, a dare forma al memorandum è stato il genio (per mancanza di prove) del sottosegretario Giovambattista Fazzolari.

 

L’ennesima 'arma di distrazione di massa' tirata fuori dal cilindro (come la tassa sugli extra profitti bancari e la riforma costituzionale con messa in mora del Quirinale) per spostare l’attenzione dalle difficoltà del governo sui temi economici (come vedremo, autentici macigni).

 

Dall'alto della sua egolatria, "Io so' Giorgia e voi non siete un cazzo" non ha condiviso con nessuno dei suoi ministri i dettagli dell’accordo (di massima) con il premier albanese, Edi Rama, a Rirana, lo scorso Ferragosto.

 

Ovviamente è stata poi “costretta” ad avvertire il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, dell’arrivo in Italia di un presidente straniero (il Viminale viene allertato, da prassi, per ragioni di sicurezza).

 

Il prefetto irpino, che fu fedele capo di gabinetto di Matteo Salvini, quando il “Capitone” era ministro dell’Interno, capita l'antifona che si respira a Palazzo Chigi, si è via via allineato ai voleri della Sora Giorgia. Un continuo “obbedisco”, tipico del poliziotto rispettoso della catena gerarchica, che fu innescato quando  Meloni sfilò al Viminale per affidarlo nelle manine del sottosegretario Mantovano la gestione del dossier migranti. Risultati poi ottenuti dal Cipresso mantovano dopo lo "scippo" a Piantedosi? Zero.

 

GIOVANBATTISTA FAZZOLARI A CINQUE MINUTI

Altro fatto gravissimo. Tra le persone a conoscenza del piano migranti con l’Albania della Sora Giorgia c’era l’ambasciatore italiano a Tirana, Fabrizio Bucci. Era presente anch’egli all’incontro tra la Ducetta e Edi Rama in terra albanese lo scorso 17 agosto. La feluca, però, è stata “ridotta al silenzio” per ragioni di opportunità, per fare in modo che non fossero svelati i dettagli del piano.

 

Un’anomalia, visto che gli ambasciatori sono tenuti a condividere informazioni strategiche con la Farnesina e il ministro degli Esteri. In buona sostanza, il memorandum approntato con l’Albania, Giorgia Meloni se l’è fatto in casa, senza l’aiuto del Ministero degli Interni e della Farnesina. Il documento è stato messo su carta da oscuri funzionari dell’Ufficio legislativo di Palazzo Chigi, con la supervisione del sottosegretario, Alfredo Mantovano.

alfredo mantovano giorgia meloni

 

Con l’Unione Europea, sorpresa e spiazzata dall’accordo, la Sora Giorgia si è limitata ad informare Bruxelles il giorno prima della firma, minimizzando la portata e la rilevanza dell’intesa.

 

In casa, invece, la premier ha dovuto incassare l’incazzatura di Antonio Tajani (tenuto all’oscuro, a suo tempo, anche del decreto sugli extraprofitti delle banche) e Matteo Salvini, caduti dal pero alla notizia dell’arrivo di Edi Rama a Roma. I due, che hanno masticato amaro, hanno fatto buon viso a cattivo gioco.

 

giorgia meloni in albania ospite di edi rama 3

Il ministro degli Esteri se n’è uscito barcollando con una supercazzola diplomatica ("La migrazione fa parte della storia umana, al di la' dei numeri sono progetti e sogni la cui unica alternativa appunto e' la migrazione. […] Tuttavia bisogna saper coniugare migrazioni, accoglienza, integrazione con un progetto sociale dignitoso per evitare tensioni e problematiche").

 

Salvini ha finto di condividere il progetto con una dichiarazione apparentemente conciliante: "Bene il governo, che ha siglato un accordo per trasferire in Albania gli immigrati clandestini che cercano di entrare nel nostro Paese. È un passo concreto e significativo”.

 

I due vicepremier erano ovviamente incazzati, ma hano dovuto abbozzare per non dare l’impressione di essere irrilevanti e ancora una volta di non contare un piffero nel governo. Per ora, la danno vinta al tandem Meloni-Fazzolari, ma a lungo termine si ricorderanno dell’ennesimo ceffone incassato che si aggiunge alla già lunga filiera di melonate.

ALFREDO MANTOVANO

 

E l’opposizione che dice? Con somma fortuna di Giorgia Meloni, balbetta. Elly Schlein addirittura elogia la premier nel libro di Vespa: “Siamo avversarie, con una visione del Paese e del mondo agli antipodi, ma ci rispettiamo”. Sul caso Giambruno, la sinistra si è limitata a compatire la poverina a rischio di corna.

 

Pd e Cinque Stelle non riescono ad opporre alle proposte del Governo una controvisione alternativa, soprattutto sul tema dei migranti: si limitano a generiche critiche che non entrano nel merito e non forniscono un piano B credibile.

 

Se il “campo largo” latita nel suo lavoro di opposizione nei palazzi romani, l’anti-melonismo sta esplodendo a Milano. Nella principale piazza finanziaria d’Italia inizia a serpeggiare un malumore, per ora strisciante e superficiale, che ancora non si traduce in sondaggi negativi o spostamenti di voti…

 

giovanbattista fazzolari pistolero

Ma tutte le cazzate portate in scena (dalla tassa sulle banche alla riforma costituzionale) non eviteranno a Giorgia Meloni lo scontro con Bruxelles. Il Pil è fermo, il Pnrr non va avanti, la riforma del Patto di stabilità è appesa e l’approvazione del Mes potrebbe slittare ancora.

 

La seduta per il voto definitivo di ratifica del Meccanismo europeo di stabilità era stata calendarizzata per il 20-21 novembre, ma la Ducetta temporeggia, perché i suoi Fratelli d’Italia non hanno nessuna voglia di votare a favore del “nuovo” Fondo salva Stati.

 

Sta' Meloni non ha ancora capito che, dal primo gennaio 2024, però, senza la ratifica, mancherà il cosiddetto “backstop” finanziario per le banche europee, il paracadute finanziario che prevede una linea di credito da 68 miliardi da attivare in caso di necessità per gli istituiti di credito. Un azzardo enorme che potrebbe avere pesanti ripercussioni sistemiche sulla stabilità dell’Euro e dei mercati.

 

FABRIZIO BUCCI AMBASCIATORE ITALIANO IN ALBANIA

Senza contare che, in assenza di un nuovo accordo, nel 2024 torna in vigore il vecchio Patto di Stabilità, con il famigerato vincolo al 3% del deficit che troverebbe l’Italia già in fuori gioco, visto che il Governo prevede uno sforamento del 4,3% nel 2024, con lo spadone di Damocle della procedura di infrazione.

 

L’Europa non starà a guardare, e darà battaglia, visto che considera il Mes la migliore polizza di garanzia per il sistema bancario dell’Ue agli occhi dei mercati.

 

Ps. Il premier albanese, Edi Rama, in questi giorni, ha rilasciato dichiarazioni e interviste a raffica ai media italiani, sostenendo di aver ricevuto “richieste del genere anche da altri Paesi europei”, ma di aver sempre rifiutato perché “non siamo a disposizione di chiunque”. Come mai Rama non ha elencato i Paesi interessati a sbolognare i migranti all’Albania? Siamo certi che le sue parole non siano solo fumo per dare al piano Meloni una maggiore dignità politica?

Fabrizio Bucci ambasciatore italiano a tirana

edi rama e giorgia meloni firma accordo per i migranti italia albania 3

tajani salviniRAMA MELONIantonio tajani giorgia meloni matteo salvini alfredo mantovano e gianfranco fini 2002 Matteo Salvini dal palco della manifestazione pro-Israele della LegaELLY SCHLEIN antonio tajani giorgia meloni matteo salvini edi rama giorgia meloni

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