
DAGOREPORT – ANCORA SCOSSA PER LA BATOSTA DELLE COMUNALI, GIORGIA MELONI RIVOLGE IL SUO SGUARDO ALLE REGIONALI DI AUTUNNO. UNA TORNATA DECISIVA, CON 17 MILIONI DI ELETTORI, PER CAPIRE SE HA SENSO BUTTARE A MARE L’ALLEANZA CON LA LEGA DI SALVINI PER ANDARE AL VOTO ANTICIPATO NELLA PRIMAVERA DEL 2026 IN COMPAGNIA SOLO DI FORZA ITALIA E NOI MODERATI – LA DUCETTA HA UN PROBLEMA DA RISOLVERE: LA LOMBARDIA. RESOSI CONTO DI NON POTER GOVERNARE TRE REGIONI DEL NORD CON L’8%, “ER TRUCE” SAREBBE DISPOSTO A CEDERE IL PIRELLONE NEL 2028, PUR DI NON PERDERE SUBITO IL FORTINO VENETO. MA LA STATISTA DEI DUE MONDI (COLLE OPPIO E GARBATELLA) SA BENE CHE LA SUA RETE DI POTERE ASSOLUTO NON HA SPAZIO IN LOMBARDIA DOVE A COMANDARE SONO IGNAZIO E ROMANO LA RUSSA. E SI TORMENTA: NON SAREBBE MEGLIO METTERE SUBITO LE MANI SUL RICCO E PRODUTTIVO VENETO, ANCHE A COSTO DI SCONTENTARE ZAIA E SALVINI? AH, SAPERLO...
ignazio la russa giorgia meloni
DAGOREPORT
Ancora rintronata per la batosta alle elezioni Comunali (Genova e Ravenna vinte al primo turno dal centrosinistra e Taranto e Matera al ballottaggio con il “campo largo” in vantaggio), Giorgia Meloni rivolge il suo sguardo alle Regionali di autunno.
Sarà una tornata decisiva, con 17 milioni di persone chiamate alle urne, per capire i reali equilibri all’interno della maggioranza di Governo. Pesare il consenso, in quell’occasione, servirà alla premier per capire se, dopo tante beghe e discussioni con Salvini, ha senso buttare a mare l’alleanza con la Lega per andare al voto anticipato in compagnia di Forza Italia e Noi Moderati, nella primavera del 2026.
valutazioni favorevoli sul governo sondaggio demos per repubblica 17 maggio 2025
Il già calante consenso del Governo, sceso al 35% (sondaggio di Ilvo Diamanti per “la Repubblica”) ha avuto un evidente riverbero sulla tornata amministrativa, penalizzando i candidati del centrodestra, e potrebbe averlo con ancora più rilevanza, tra qualche mese, alle Regionali.
L’oggetto del contendere tra Giorgia Meloni e Matteo Salvini è la Lombardia: il segretario della Lega, resosi conto di non poter governare tutto il Nord con l’8%, sarebbe disposto a cedere il Pirellone nel 2028, pur di non perdere subito il fortino Veneto.
Per l’ex Truce del Papeete, sarebbe sì un “sacrificio”, ma da consumarsi nel lungo periodo. E nel lungo periodo, si sa, può succedere di tutto. Anche per questo, Giorgia Meloni sta riflettendo se sia la scelta più saggia pretendere la Lombardia per Fratelli d’Italia.
Anche perché dalle parti della “Madunina” i suoi fedelissimi, gli europarlamentari Carlo Fidanza e Nicola Procaccini, sono deboli rispetto ai veri ras lombardi di Fratelli d’Italia, Ignazio La Russa e suo fratello Romano.
Il presidente del Senato nel corso degli anni ha intessuto una imponente rete di contatti e potere, ha aiutato e fatto nominare molte persone, ha ottimi rapporti con il deep state locale (polizia, magistrati, funzionari, avvocati, imprenditori), è inserito nei gangli della vita pubblica di Milano e i suoi parenti, figli in testa, sono tutti ben introdotti nel potere meneghino.
giorgia meloni guido crosetto ignazio la russa primo simbolo senza fiamma di fratelli d italia
La sua influenza deflagra al Pirellone, nelle stanze della Giunta regionale lombarda, dove il presidente del Senato avrebbe provato a “spingere” Mario Mantovani, ex plenipotenziario di Berlusconi in Lombardia, al posto di Guido Bertolaso come assessore alla Sanità, gallina delle uova d'oro della prima regione d'Italia.
Un simile sistema di potere è difficile da scardinare e un pezzo da novanta come ‘Gnazio non si farebbe certo scavalcare da un Fidanza qualsiasi della Meloni. In Lombardia, in buona sostanza, vuole comandare lui. E se la Regione, all’interno della trattativa tra alleati, venisse offerta a Fratelli d’Italia, il deus ex machina sulle scelte e sugli uomini sarebbe sua.
D’altronde La Russa è un osso duro: ha dimostrato la sua tenacia nella pervicace difesa della sua amica, Daniela Santanchè (il cui processo potrebbe finire in prescrizione), e ha puntato i piedi per ottenere la Presidenza del Senato nel 2022, costringendo Giorgia Meloni ad accontentarlo, nonostante la contrarietà di Forza Italia e di Silvio Berlusconi in persona.
Del resto, se la Lega aveva la presidenza della Camera e FdI il primo piano di Palazzo Chigi, il Senato era destinato a un esponente di Forza Italia. Ma La Russa è un osso duro, durissimo. E la Ducetta chinò il capino.
SALUTO ROMANO - MEME BY EMILIANO CARLI
Che la silhouette mefistofelica di La Russa abbia un enorme potere è stato evidente sin dalla nascita di Fratelli d’Italia, nel 2012: il partito erede della tradizione almirantiana, diventata "democratica" con la svolta di Fini, creato per scissione dal Popolo delle Libertà, ebbe in Ignazio il suo vero kingmaker.
Fu lui, insieme a Guido Crosetto, che essendo di radici democristiane non poteva certo capeggiare la legione di post fasci ed ex missini, a consegnare a Giorgia Meloni la leadership del nascente partito.
La Russa capì che per un nuovo soggetto politico serviva un volto giovane, fresco e non “compromesso”, mentre il suo luciferino pizzetto, dopo anni passati a fare prima il colonnello di Gianfranco Fini e poi il pretoriano di Silvio Berlusconi, era "impresentabile" a capo di un nuovo partito.
Per anni, La Russa e Crosetto sono stati i burattinai di Giorgia Meloni, fino a quando, durante il Governo Draghi, l'ex ministro della Gioventù dell'ultimo governo Berlusconi, con FdI unico partito all'opposizione, ha tagliato i fili dal suo vecchio mentore e ha iniziato a esercitare la propria leadership.
E avvenne il Grande Balzo dei Fratellini d'Italia che portò Meloni dal 6% al 26%, grazie al consenso del grande voto mobile dell'elettorato deluso, che prima portò il Pd di Renzi al 41% alle europee, poi lo abbandonò votando in massa per la Lega di Salvini e per il Movimento 5 Stelle di Grillo e infine trovò la sua alternativa nella Giorgia dei due mondi (Colle Oppio e Garbatella).
GIORGIA MELONI E MATTEO SALVINI
La Ducetta sa bene che la sua rete di potere assoluto non ha spazio in Lombardia dove Fratelli d’Italia dipende dai buoni uffici e dalle relazioni dei fratelli La Russa.
Per tutte queste ragioni, la Fiamma Magica di Palazzo Chigi (Sorelle Meloni, Fazzolari e Scurti) si chiede cogitabonda: vale la pena intestarsi la Lombardia, che va al voto fra tre anni, e che una volta "ceduta" da Salvini verrebbe di fatto gestita dai La Russa Brothers? Non sarebbe meglio mettere subito le mani sul ricco e produttivo Veneto, anche a costo di scontentare Zaia e Salvini?
ignazio la russa daniela santanche 2003
Ps. A proposito di elezioni, i risultati delle Amministrative certificano l’ennesimo, sconfortante buco nell’acqua dei sondaggisti, che a Genova davano in bilico il duello tra Silvia Salis e Pietro Piciocchi.
giorgia meloni e ignazio la russa 25 aprile 2025 altare della patria foto lapresse
IL POST FACEBOOK DI GIORGIA MELONI PER IL COMPLEANNO DI SILVIO BERLUSCONI - 29 SETTEMBRE 2023
IL BACIO TRA GIORGIA MELONI E MARINA BERLUSCONI
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BERLUSCONI MELONI
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SILVIO BERLUSCONI CON GLI APPUNTI SULLA MELONI AL SENATO
GIORGIA MELONI SILVIO BERLUSCONI
SALVINI MELONI BERLUSCONI
IGNAZIO LA RUSSA LORENZO FONTANA GIORGIA MELONI AI FUNERALI DI SILVIO BERLUSCONI
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giorgia meloni ignazio la russa - foto lapresse
ROMANO LA RUSSA FA IL SALUTO ROMANO
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GIORGIA MELONI - IGNAZIO LA RUSSA - SERGIO MATTARELLA - 25 APRILE 2025 - FOTO LAPRESSE