giuseppe conte decreto

FATTO IL DECRETO, TROVATI I TRAPPOLONI – DAL DECRETO DEL GOVERNO PER LE IMPRESE (IL CUI TESTO ANCORA NON È PRONTO) POTREBBERO ESSERE ESCLUSE 271.107 SOCIETÀ. LA LIQUIDITÀ SERVIRÀ SOLO A UNA PICCOLA PARTE DI IMPRENDITORI – DAL PD SONO STUFI DEL PROTAGONISMO ACCENTRATORE DEL PREMIER E DELLE IMPUNTATURE DI LUIGI DI MAIO

 

 

 

1 - BUROCRAZIA, CAVILLI, SCADENZE: ECCO LE TRAPPOLE DEL DECRETO

Antonio Signorini per “il Giornale”

Giuseppe Conte mejo di Patrick Swayze in Dirty Dancing

 

Aziende che erano in crisi, o quasi, nel 2019 escluse dai prestiti, procedure troppo complesse sui rinvii fiscali, soglie discriminatorie sul credito e, più in generale, tempi di attuazione incerti. Con il rischio che una macchina ancora non rodata, ad esempio quella della Sace - società pubblica di servizi assicurativi che dovrà farsi carico delle garanzie sui 400 miliardi di prestiti - vada in tilt. Un po' come è successo con l' Inps alle prese con il bonus da 600 euro.

 

Il decreto imprese non è ancora noto, il testo definitivo non è pronto. E già questo ieri ha indispettito le categorie interessate. Quello che appare chiaro è che alcune delle richieste che venivano dal mondo dell' economia e dalle opposizioni non sono state accolte.

conte gualtieri

Senza garanzie sui prestiti al 100%, si escludono ad esempio tutte le «imprese in difficoltà», secondo la normativa europea. E questo era un requisito noto, richiesto da Bruxelles.

 

Ma nelle bozze si sbarra la strada anche a società a insolvenza probabile presenti al 29 febbraio 2020 «tra le esposizioni deteriorate della banca». Sono quindi contribuenti che si sono trovati in difficoltà, anche minori, nel periodo immediatamente precedente alla pandemia. Tempi comunque di crisi. Tipologia di imprese che il governo, di fatto, condanna a morte. Quando la garanzia statale è sotto il 100%, peraltro, scattano le normali istruttorie per la parte a carico della banche per controllare i criteri di eleggibilità.

roberto gualtieri si congratula con giuseppe conte per l'informativa sul mes

Possibile quindi un' ulteriore selezione.

 

Alla fine, secondo un calcolo fatto dall' agenzia Adnkronos, potrebbero essere escluse dall' operazione da 400 miliardi, 163.129 aziende e 107.978 famiglie produttrici, quindi 271.107 società su 4 milioni e 398mila.

 

Ma dagli addetti al settore arrivano critiche all' impostazione di fondo. Il decreto liquidità servirà solo a «una piccola platea di imprenditori, quelli decisi a chiedere prestiti sotto i 25mila euro, ma per tutti gli altri permangono i problemi», denuncia Fipe Confcommercio. «Chi chiederà cifre superiori ai 25mila euro deve fare diversi passaggi e rischia di dover aspettare ancora».

 

chiusi per virus

Alla schiera di chi segnala rischi sui tempi si aggiungono i leader del mondo cooperativo Mauro Lusetti e Maurizio Gardini: «È indispensabile garantire che i tempi di istruttoria delle banche siano compatibili con l' emergenza». Abi, l' associazione delle banche e Sace hanno già iniziato gli incontri per snellire le procedure (preoccupazione forte anche dentro la maggioranza). Ma alcune delle richieste provenienti proprio dal mondo bancario, che avrebbero contribuito a facilitare le procedure, non sono state ascoltate. Ad esempio fare chiarezza su eventuali responsabilità in caso di fallimenti delle aziende destinatarie dei prestiti. Facile immaginare che ora gli «esami» delle banche saranno più rigorosi.

I rinvii dei pagamenti fiscali erano già stati oggetto di critiche. Solo due mesi di slittamento per rate e adempimenti (peraltro solo per Iva e contributi) a fronte di un blocco delle attività economiche che avrà effetti duraturi.

 

la prima pagina del new york times del 27 marzo 2020 – richieste di disoccupazione a causa del coronavirus

Il decreto «invece di semplificare norme e procedure, come sarebbe necessario in un periodo di assoluta emergenza come quello attuale, finisce per complicarle ulteriormente e ingiustificatamente», protesta il presidente del Consiglio dei commercialisti Massimo Miani. Il riferimento è ai requisiti complessissimi per rinviare i versamenti di aprile e maggio: «Individuazione dei ricavi/compensi in modo distinto per i mesi di marzo e aprile 2020 e l' esigenza di raffrontare gli importi così determinati con quelli relativi ai corrispondenti mesi del 2019». Forse in questo ginepraio di procedure c' è lo zampino di chi deve garantire liquidità allo Stato, il ministero dell' Economia.

 

XI JINPING GIUSEPPE CONTE

2 - IL BALLETTO DEL DECRETO E IL PD LANCIA MESSAGGI: GOVERNO TROPPO DEBOLE

Laura Cesaretti per “il Giornale”

 

Mentre, a 24 ore dalla trionfale conferenza stampa in cui Giuseppe Conte si autocelebrava, al Quirinale ancora attendevano il testo del «poderoso» decreto liquidità, dal Pd iniziano ad arrivare segnali di impazienza. Il protagonismo accentratore del premier, che poteva essere accettabile e quasi inevitabile durante l' emergenza, rischia di diventare incompatibile con la necessità sempre più impellente di organizzare la «fase due», quella della ripresa. Lo scontro violento sulla gestione del «bazooka» per le imprese, che ha paralizzato per due giorni il governo, si è risolto con un raffazzonato compromesso che lascia uno strascico di irritazione.

 

roberto gualtieri luigi di maio

«Al dunque, con la scusa di mediare, Conte si è piegato ai grillini, come sulla vicenda pericolosissima del no al Mes», dicono in casa Dem. «La scelta di destinare 50 miliardi alle aziende esportatrici sotto la supervisione della Farnesina è demenziale: quali sono le aziende non esportatrici? È solo una questione di potere su cui Di Maio si è impuntato, e su cui gliela hanno data vinta», sottolinea un ex ministro del centrosinistra.

 

NICOLA ZINGARETTI DOPO IL CONTAGIO DA CORONAVIRUS

Il pastrocchio ottenuto dal ministro degli Esteri, che non perde occasione per cercare visibilità e per dimostrare che nel disastrato partito Cinque Stelle è ancora lui a comandare, rischia di complicare enormemente anche la stesura dei decreti attuativi che devono rendere operativo il decreto.

 

Si riaffaccia così, con urgenza, la richiesta del Pd di costituire attorno al governo una «cabina di regia» per la ricostruzione: «Ci aspettiamo che sia convocata da Conte», dice il capogruppo Delrio. «Deve essere il luogo in cui sindacati, imprese, associazioni di categoria, maggioranza e opposizione e le Regioni e gli amministratori si incontrano», perché non bastano più i «faccia a faccia» di Conte con i leader di minoranza, che, come si vede dal voto di fiducia sul Cura Italia, non portano a nulla. «In Parlamento bisogna lavorare insieme», ricorda Delrio al governo. Il coinvolgimento delle opposizioni potrebbe avvenire attraverso l' inclusione nell' organismo di alcuni governatori e amministratori di centrodestra: il nome più gettonato è quello di Luca Zaia, in onore a quel «modello Veneto» che si è rivelato vincente nel controllare l' epidemia. Con il vantaggio politico di premiare il rivale più temuto da Salvini nella Lega.

 

roberto gualtieri giuseppe conte luigi di maio

L' idea della «cabina di regia» è partita tempo fa dal Mef, preoccupato per la totale mancanza di interlocutori a Palazzo Chigi: «Il premier - spiega chi ha seguito la vicenda nel partito - non ha uno staff economico, non sa nulla di economia e si è circondato solo di avvocati e giuristi come lui: è una falla molto pericolosa», che rende difficile la preparazione dei provvedimenti. Nicola Zingaretti ha fatto sua la proposta: la «cabina di regia» può diventare, per il segretario dem che è fuori dal governo, un modo per entrare nell' area dell' esecutivo. Conte, atterrito dal timore di essere commissariato, fa però orecchie da mercante. Ma nel Pd cresce la preoccupazione «La fase due sarà pesantissima e assai rischiosa - sottolinea senza giri di parole il parlamentare dem Enrico Borghi - e non potrà assolutamente essere gestita con i metodi usati nell' emergenza sanitaria: serve una dose massiccia di politica, non bastano più i tecnicismi da avvocato del popolo». Quello del Pd, spiega, è «un avviso ai naviganti: non può continuare la logica per cui decide tutto Palazzo Chigi tanto poi il Pd è responsabile e continua a fare il donatore di sangue».

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni times musk sunak edi rama

COME AL SOLITO, I GIORNALISTI ITALIANI SI FERMANO AI TITOLI: L’ARTICOLONE DEL “TIMES” SUI LEADER INTERNAZIONALI “TUTTI PAZZI PER LA MELONI” NON È PROPRIO UNA CAREZZA SUL FACCINO DELLA SORA GIORGIA, COME CI VOGLIONO FAR CREDERE “CORRIERE”, “LIBERO” E GLI ALTRI MEGAFONI DELLA FIAMMA MAGICA. ANZI, È PIENO DI FRECCIATONE ALLA THATCHER DE’ NOANTRI, TIPO “L’UMILTÀ BEN PREPARATA” DI FRONTE AL PREMIER ALBANESE EDI RAMA. O LA CHIOSA SULL’INCONTRO CON JD VANCE: “IL FLIRT DELLA 48ENNE ERA SOLO NATURALMENTE SIMPATICO O SI È RESA CONTO CHE RIDENDO DELLE BATTUTE DEGLI UOMINI DI POTERE OTTERRÀ L'ACCORDO COMMERCIALE CHE DESIDERA?” – RICORDA I “THREESOME” E IL PACCO DI GIAMBRUNO, SMONTA LE ORIGINI PROLETARIE DELLA DUCETTA E CHIUDE CITANDO BERLUSCONI: “È UNA PERSONA CON CUI NON SI PUÒ ANDARE D'ACCORDO”. VI SEMBRANO COMPLIMENTI?

giampaolo rossi giorgia meloni silvia calandrelli felice ventura matteo salvini gianfranco zinzilli giancarlo giorgetti

C'È UN NUOVO CAPITOLO NELL'ETERNO SCAZZO MELONI-SALVINI E RIGUARDA LA RAI - NEL CDA DI DOMANI FELICE VENTURA, DIRETTORE DELLE RISORSE UMANE, SARÀ NOMINATO PRESIDENTE DI RAI PUBBLICITÀ - SULLA POLTRONA DELLA CASSAFORTE DEL SERVIZIO PUBBLICO SI È CONSUMATO L'ENNESIMO SCAZZO: L'AD, GIAMPAOLO ROSSI, VOLEVA ISSARE SILVIA CALANDRELLI (NONOSTANTE LA VICINANZA AL PD), OSTEGGIATA PERÒ DALLA LEGA CHE VOLEVA GIANFRANCO ZANZILLI - IL MINISTRO GIORGETTI HA CONVOCATO ROSSI AL MEF (AZIONISTA DELLA RAI) PER IMPORRE IL NOME, MA QUELLO, DI FRONTE AL DIKTAT, HA OPPOSTO UN "ME NE FREGO". E ALLA FINE È STATO TIRATO FUORI DAL CILINDRO IL NOME DI VENTURA...

giorgia meloni elly schlein

DAGOREPORT - LE MANOVRE DA "DOTTOR STRANAMORE" DI ELLY SCHLEIN: SFANGARLA AI REFERENDUM, VINCERE IN AUTUNNO IN TUTTE E 6 LE REGIONI CHE ANDRANNO AL VOTO, QUINDI ANDARE AL CONGRESSO ANTICIPATO DEL PD A GENNAIO 2026 PER POI FARSI INCORONARE LEADER DEL CENTROSINISTRA ALLE POLITICHE DEL 2027 (CONTE PERMETTENDO) – A FAVORE DI ELLY GIOCA IL FATTO CHE LA MINORANZA DEM E' FRANTUMATA CON BONACCINI E LO RUSSO TRATTATI DA TRADITORI DELLA CAUSA DEI RIFORMISTI E PICIERNO E GORI GIUDICATI TROPPO EX RENZIANI – NEL CENTRODESTRA GIRA GIÀ LA BATTUTA: “LUNGA VITA AD ELLY SCHLEIN”, CHE RESTA PER "LA STATISTA DELLA GARBATELLA" LA SUA MIGLIORE POLIZZA PER FARSI ALTRI 5 ANNI A PALAZZO CHIGI...

friedrich merz donald trump starmer macron meloni von der leyen jd vance

DAGOREPORT - L’INCONTRO DI GIORGIA MELONI CON VANCE E VON DER LEYEN È STATO SOLO ''ACCIDENTALE'': È STATO POSSIBILE IN VIRTU' DELL’INSEDIAMENTO DI PAPA LEONE XIV (NON È STATA LA DUCETTA A CONVOCARE I LEADER, BENSI' SANTA ROMANA CHIESA) – LA "COMPASSIONE" DI TRUMP, CHE HA COINVOLTO LAST MINUTE "COSETTA" MELONI NELLA CHIAMATA CON MACRON, STARMER E MERZ – LE FAKE NEWS DI PALAZZO CHIGI PROPALATE DALLA STAMPA E MEDIA DI DESTRA COL SUPPORTO DEL “CORRIERE DELLA SERA”:  ALL’ORIZZONTE NON C’È MAI STATO ALCUN INVIO DI TRUPPE EUROPEE AL FIANCO DI KIEV CONTRO MOSCA. SOLO DOPO LA FIRMA DI UNA TREGUA, GRAN BRETAGNA E FRANCIA SONO A FAVORE DI UN INVIO DI TRUPPE, MA UNICAMENTE AL FINE DELLA SALVAGUARDIA DEI CONFINI UCRAINI, E COL FONDAMENTALE SUPPORTO INTELLIGENCE DELLA CIA - ALTRA MINCHIATA DELLA PROPAGANDA ALLA FIAMMA: NON E' MAI ESISTITA LA VOLONTÀ DI ESCLUDERE L’ITALIA DAL GRUPPO DEI ''VOLENTEROSI''. È LA "GIORGIA DEI DUE MONDI" STESSA A ESSERSI CHIAMATA FUORI, IN PREDA ALL'AMBIZIONE SBAGLIATA DI DIVENTARE LA "PONTIERA'' TRA STATI UNITI ED EUROPA, E PER EVITARE GUAI IN CASA CON IL SUO NEMICO PIU' INTIMO, MATTEO SALVINI...

giuliano amato

AMOR CH’A NULLO AMATO – IL RITRATTONE BY PIROSO DEL DOTTOR SOTTILE: “UN TIPO COERENTE E TUTTO D’UN PEZZO, UN HOMBRE VERTICAL? O UN SUPER-VISSUTO ALLA VASCO ROSSI, ABILE A PASSARE INDENNE TRA LE TURBOLENZE DELLA PRIMA REPUBBLICA, UOMO-OMBRA DI CRAXI, MA ANCHE DELLA SECONDA?” – ALCUNI PASSAGGI STORICI DA PRECISARE: AMATO NON SI CANDIDÒ NEL 2001 A CAUSA DI ALCUNI SONDAGGI-PATACCA SVENTOLATIGLI DA VELTRONI, CHE DAVANO RUTELLI IN VANTAGGIO SU BERLUSCONI – A FERMARE LA CORSA AL QUIRINALE DEL 1999 FU MASSIMO D’ALEMA, CHE LO SCARICÒ PER IL “NEUTRO” CIAMPI  - IL MANCATO VIAGGIO AD HAMMAMET E IL RAPPORTO CON GIANNI DE GENNARO...

ernesto galli della loggia giorgia meloni

DAGOREPORT - FAZZOLARI E' PER CASO IL NUOVO DIRETTORE DEL "CORRIERE"? - IN UNA PRIMA PAGINA CHE NASCONDE LE MENZOGNE DI GIORGIA MELONI, SPUTTANATA DA MACRON, BRILLA UN EDITORIALE VERGOGNOSO DI GALLI DELLA LOGGIA CHE SI DOMANDA: "SE LA GERMANIA (DI AFD) HA DAVVERO FATTO I CONTI CON IL SUO PASSATO NAZISTA. IN ITALIA, INVECE, UN PARTITO CHE PURE HA LE SUE LONTANE ORIGINI NEL FASCISMO GOVERNA DA TRE ANNI IN UN MODO CHE SOLO I COMICI (DUNQUE PER FAR RIDERE…) GIUDICANO UNA MINACCIA PER LA DEMOCRAZIA" - L’EX MAOISTA, POI TERZISTA, QUINDI BERLUSCONIANO, 5STELLE, INFINE MELONIANO  DEVE STUDIARE UN PO’, INVECE DI CAMBIARE PARTITO A OGNI CAMBIO DI GOVERNO. NEL DOPOGUERRA IN GERMANIA, GLI EX NAZISTI RIENTRARONO NEL CONTESTO SOCIALE E OTTENNERO POSTI DI POTERE NELLE INDUSTRIE PIÙ AVANZATE FINO ALLA CONTESTAZIONE DEL '68, SIMBOLEGGIATA DALLO SCHIAFFONE RIFILATO DALLA STUDENTESSA BEATE KLARSFELD AL CANCELLIERE (EX NAZISTA) KURT KIESINGER – IN ITALIA LA DESTRA ALLA FIAMMA DI FINI FU SDOGANATA DAL GOVERNO BERLUSCONI, DOVE IL MINISTRO DELLA GIOVENTU' ERA GIORGIA MELONI. COSA CHE IL GALLI OMETTE ESSENDO ORA COLLABORATORE DEL GOVERNO DUCIONI PER IL SETTORE SCUOLA...