IL ROMANZO CRIMINALE DER CECATO - DALLA STRAGE DI BOLOGNA ALL’OMICIDIO PECORELLI: CARMINATI NELLE TENEBRE DEI MISTERI ITALIANI - NEL 1983 RUTELLI, ALL’EPOCA RADICALE, CHIESE LA SUA SCARCERAZIONE MA L’APPELLO NON PIACQUE AD ALMIRANTE

Fabrizio D’Esposito per “il Fatto Quotidiano”

BUZZI CARMINATIBUZZI CARMINATI

 

   Massimo Carminati inteso come Er Cecato è una sorta di Giulio Andreotti del crimine. In quattro decenni, il suo nome va e viene dalle tenebre dei misteri italiani. Alla data del 25 luglio scorso, il casellario giudiziale di “Carminati Massimo”, nato a Milano il 31 maggio 1958, ha una lunghezza di cinque pagine fitte, per un totale di nove “provvedimenti presenti”.

   

La rapina e i soldi dello Scià

MASSIMO CARMINATI DA GIOVANEMASSIMO CARMINATI DA GIOVANE

   Nel 1979, i Nuclei armati rivoluzionari di Valerio Fioravanti detto Giusva progettano di liberare dal carcere romano di Regina Coeli il terrorista neofascista Pierluigi Concutelli di Ordine Nuovo. Ma i giovani terroristi neri che si ritrovano in un bar del Fungo all’Eur, a Roma, sono anche rapinatori e il 27 novembre di quell’anno entrano in azione alla Chase Manhattan Bank di piazzale Marconi.

 

MASSIMO CARMINATI E FABRIZIO FRANCO TESTAMASSIMO CARMINATI E FABRIZIO FRANCO TESTA

Sono in cinque: Giusva Fioravanti, Peppe Dimitri, Alessandro Alibrandi, Mimmo Magnetta e Massimo Carminati. I primi quattro fanno la rapina in banca, Carminati rimane in auto, con il motore acceso, che aspetta i camerati con il bottino. Dirà Fioravanti: “Il mito di quella rapina, che nell’ambiente ci circondò per anni, fu dovuto, tanto per cambiare, a un fatto che noi in quel momento neanche conoscevamo.

 

All’epoca della crisi tra l’Iran di Khomeini e gli Usa alcuni fondi dello scià erano depositati presso la Chase Manhattan Bank; così quando Jimmy Carter bloccò questi fondi, restarono nelle casse della banca. Dopo la rapina, Sergio Calore mi disse: ‘Siete stati geniali, perché quella è la banca dei Rockefeller’”. In realtà, la filiale scelta è vicino all’Eur, dove abitano Fioravanti e Dimitri. Carminati, insieme con Alibrandi, s’incarica di far “ripulire” il bottino da Franco Giuseppucci, boss della banda della Magliana.

massimo carminati massimo carminati

   

Così nasce il mito

   Il 20 aprile 1981, di lunedì, una Renault 5 con tre persone a bordo arriva al valico di Gaggiolo, in provincia di Varese, al confine con la Svizzera. I tre sono: Alfredo Graniti, Mimmo Magnetta e Massimo Carminati. Quest’ultimo è seduto dietro e ha venti milioni di lire con sé. I tre non sono armati. Hanno però pinze e tronchesi per squarciare la recinzione confinaria e riparare in terra elvetica. Carminati è latitante.

 

Sta fuggendo dalla maxi-retata dei magistrati romani contro l’eversione dei Nar. Quando l’auto si ferma, sono le 21 e 30, i tre trovano gli agenti della Digos e tentano di scappare. I poliziotti sparano. Diversa la ricostruzione di Magnetta: “Spegniamo le luci dell’auto e nel momento in cui io apro lo sportello di destra e, contemporaneamente, si accende la luce di cortesia, ci iniziano a sparare”.

   

Salvo per miracolo

Un giovanissimo Francesco Rutelli con Bettino Craxi durante una manifestazione dei Radicali negli anni Ottanta Un giovanissimo Francesco Rutelli con Bettino Craxi durante una manifestazione dei Radicali negli anni Ottanta

   Carminati viene identificato solo due giorni dopo. Addosso ha un passaporto intestato a un infermiere della Capitale, Piero Vartolo. È in gravi condizioni. Viene operato e subisce l’asportazione dell’occhio sinistro. Entra di nuovo in sala operatoria perché il proiettile è ancora conficcato dietro alla mascella. Ritorna a Roma ed è rinchiuso in una cella di Regina Coeli, in isolamento.

 

Due anni dopo, il 9 novembre 1983, il tesoriere del Partito radicale, Francesco Rutelli, rivolge un appello al ministro della Giustizia per la scarcerazione di Carminati: “Fu arrestato vicino al confine svizzero dopo che agenti della polizia spararono contro l’automobile sulla quale viaggiava insieme ad altri due giovani. Carminati fu ferito, perse un occhio, subendo gravi lesioni alla testa. Un proiettile gli rimase conficcato nella scatola cranica. Sette agenti furono rinviati a giudizio per questo episodio, infatti i tre erano disarmati”.

   

L’amico Giorgio

Giusva fioravanti, Sergio Calore e Paolo Signorelli al processo per l\'omicidio Aleandri (1982)Giusva fioravanti, Sergio Calore e Paolo Signorelli al processo per l\'omicidio Aleandri (1982)

   L’appello di Rutelli non piace al Msi di Giorgio Almirante e ai genitori dello stesso Carmi-nati , che parlano tramite una dichiarazione dell’ufficio stampa missino: “Respingiamo nel modo più assoluto il tentativo cinico e vergognoso del Partito radicale di strumentalizzare la vicenda di nostro figlio.

 

Diamo atto al Msi-Dn e all’onorevole Almirante di essersi occupati e di occuparsi di nostro figlio col più forte interesse impegno e in pieno disinteresse”. Il 23 novembre 1983, Carminati riceve a Regina Coeli la vista di Tomaso Staiti di Cuddia, parlamentare del Movimento sociale: “Massimo ha avuto lo spappolamento del bulbo oculare, la frantumazione del pavimento dell’orbita, lesioni gravi alla carotide e ha subito sinora sette interventi. È alto un metro e 85 e pesa solo 57 chili, nonostante tutto viene considerato un individuo socialmente pericoloso e tenuto in isolamento”.

enrico depedis enrico depedis

   

Il maxi processo ai “neri”

   Il 12 dicembre 1984 a Roma si apre, in Corte d’assise, il processo a cinque anni di terrorismo nero dei Nar nella Capitale, dal 1977 al 1981. Associazione sovversiva e banda armata, omicidi, rapine e furti, armi, incendi e ricettazione.Tra gli imputati ci sono i fratelli Fioravanti, Giusva e Cristiano, e Francesca Mambro. La requisitoria dell’accusa, nell’aula bunker di Rebibbia, altro carcere romano, si tiene il primo aprile del 1985 e si conclude con la richiesta di 53 condanne per circa sei secoli di galera. Per Carminati vengono chiesti 13 anni.

 

Il pm si chiama Francesco Nitto Palma, che nel 2011 sarà ministro della Giustizia del governo Berlusconi. Nel 1986, il sostituto procuratore Libero Mancuso che indaga sulla strage di Bologna ascolta Angelo Izzo, uno dei tre massacratori del Circeo nonché neofascista, che parla dell’omicidio del giornalista Mino Pecorelli, ucciso la sera del 20 marzo 1979 nel quartiere Prati a Roma, in via Orazio: “Fu Valerio Fioravanti a dirmi che era stato materialmente lui a uccidere Pecorelli unitamente a Massimo Carminati, suo compagno di scuola al liceo Tozzi di Roma. Fioravanti mi dette diverse motivazioni di detto omicidio. Tutte le versioni che mi fornì avevano come comune denominatore la provenienza della richiesta da parte della Banda della Magliana”. Ma il 16 novembre del ’91, il pm Giovanni Salvi ottiene l’archiviazione, per l’omicidio Pecorelli, delle posizioni, tra gli altri, di Licio Gelli e di Carminati.

DePedis EnricoDePedis Enrico

   

I pentiti della Banda accusano

   Arrestato nel frattempo per traffico internazionale di droga, per associazione a delinquere, per il depistaggio della strage di Bologna, Carminati nel 1995 si ritrova di nuovo nelle indagini sull’omicidio Pecorelli. Lo accusano i pentiti della Banda della Magliana. Va a processo insieme con Giulio Andreotti e Claudio Vitalone, Pippo Calò e Tano Badalamenti. Lui e il mafioso Michelangelo La Barbera sarebbero stati i killer. Carminati viene assolto il 24 settembre ’99, in primo grado. Ascolta la sentenza dalla tv, in un bar nei dintorni di Rebibbia, pronto a costituirsi in caso di condanna. Dice: “Sono sempre stato convinto dell’innocenza di tutti”.

 

Mino PecorelliMino Pecorelli

   Il giorno stesso a Milano, nell’inchiesta su Fausto e Iaio, i due leoncavallini uccisi nel 1978, il pm Stefano Dambruoso, oggi deputato montiano di Scelta civica, chiede l’archiviazione per Carminati. In quattro decenni di manette e processi, Carminati ha sempre ripetuto la stessa formula: “Mi avvalgo della facoltà di non rispondere”. Solo una volta ha ceduto. Per scagionare l’amico Renatino De Pedis in un altro mistero, il sequestro di Emanuela Orlandi.

 

Ultimi Dagoreport

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...

amadeus programmi sul nove like a star chissa chi e la corrida tha cage sukuzi music party

DAGOREPORT: AMADEUS TORNA IN RAI - IL RITORNO A VIALE MAZZINI POTREBBE MATERIALIZZARSI GRAZIE ALLO ZAMPONE DI FIORELLO, CHE NON VEDE L'ORA DI RITROVARE LA SUA "SPALLA" - CON "AMA" AL SUO FIANCO, L'EX ANIMATORE DEI VILLAGGI TURISTICI POTREBBE RINGALLUZZIRSI AL PUNTO DA AFFIANCARLO AL FESTIVALONE DI SANREMO 2027 - L'USCITA DI AMADEUS NON SAREBBE OSTACOLATA DA "NOVE" DI DISCOVERY, ANZI: I DIRIGENTI DELL’EMITTENTE AMERICANA NON VEDONO L’ORA DI RECEDERE DALL’ONEROSISSIMO CONTRATTO QUADRIENNALE CON L’EX DISC JOCKEY - SECONDO GLI “ADDETTI AI LIVORI”, LA CATENA DI FLOP INANELLATA DA "AMA" SUL "NOVE" HA PESATO SUL BILANCIO DI DISCOVERY: PER PUBBLICITÀ INCASSATA E RIMBORSATA PER MANCATO RAGGIUNGIMENTO DELLO SHARE STABILITO NEI CONTRATTI, SI PARLA DI UNA SOMMETTA INTORNO AI 15 MILIONI - A DIFFERENZA DI CROZZA E FAZIO, PERSONAGGI-FORMAT, AMADEUS SENZA UN PROGRAMMA FORTE E LA GIUSTA CORNICE DI UNA EMITTENTE GENERALISTA PRIMARIA COME RAI1, È DESTINATO A SCOMPARIRE NEL MUCCHIO…

giorgia e arianna meloni come le gemelle di shining - fotomontaggio del fatto quotidiano

DAGOREPORT – VI RICORDATE QUANDO GIORGIA MELONI DEFINIVA LA SORELLA ARIANNA UNA “PRIVATA CITTADINA SENZA INCARICHI”? DIMENTICATELO: È IN CORSO UN TENTATIVO DI TRASFORMARE LA PRIMOGENITA DI ANNA PARATORE IN UNA POLITICA NAVIGATA. ECCO COME NASCE L’IMBARAZZANTE NTERVISTA RILASCIATA OGGI DALL'EX MOGLIE DI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA AL “CORRIERE DELLA SERA”, IN CUI ARIANNA RICORDA QUANDO “GUIDAVA IL CAMION NEI VICOLI DI ROMA” PER IL PARTITO, E RIVENDICA: “DA 30 ANNI SIAMO IN POLITICA” – LA FIAMMA MAGICA VUOLE TOGLIERLE L’ETICHETTA DI “SORELLA D’ITALIA”. IL GUAIO È CHE ‘GNA FA: L’UNICO PREGIO CHE ANCHE I COLLEGHI DI PARTITO LE RICONOSCONO È… LA SOMIGLIANZA ALLA SORELLA

del vecchio la stampa angelucci elkann

DAGOREPORT - NON SI STA MAI TRANQUILLI: AL RISIKO FINANZIARIO (MPS-MEDIOBANCA) FINITO TRA LE CARTE DELLA PROCURA DI MILANO, ORA SI AGGIUNGE IL RISIKO EDITORIALE: LA VENDITA DI ‘’’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ AL GRECO KYRIAKOU DIVENTA, GIORNO DOPO GIORNO, UN BORDELLO DI VOCI E RUMORS - C’È CHI ASSICURA CHE LO SBARCO DEL GRECO NON VADA ASSOLUTAMENTE A GENIO AL BOSS DELL’IMPERO MEDIASET, PIER SILVIO BERLUSCONI – CHI SPIFFERA DI UN PRESUNTO INTERESSAMENTO DELLA FAMIGLIA ANGELUCCI, EDITORE DE “IL GIORNALE” E DI “LIBERO”, ALL’ACQUISIZIONE DEL QUOTIDIANO “LA STAMPA”, CHE ELKANN HA MESSO IN VENDITA PER LA SOMMETTA DI 65 MILIONI DI EURO, CHE NON RIENTREREBBE NEL PERIMETRO DEL GRECO CON L’ANTENNA. MA PER IL BOSS DELLA SANITÀ CARO AL GOVERNO L’UNICO MODO DI COMPRARI ''LA STAMPA'' È ALL’EDICOLA: ELKANN NON GLIELO VENDERÀ MAI - A PROPOSITO DI EDITORIA COME ULTIMA UMANA VOLUTTÀ, SI VOCIFERA CHE LEONARDINO DEL VECCHIO VOGLIA COMPRARSI NIENTEMENO CHE “IL FATTO QUOTIDIANO” (DAVVERO URGE LA RIAPERTURA DEI MANICOMI…)

giancarlo giorgetti luigi lovaglio milleri francesco gaetano caltagirone

SUL CASO MPS-MEDIOBANCA, L'ARTICOLO-BOMBA DEL GIORNO È SUL "CORRIERE", DA CUI SI EVINCE CHE LE DICHIARAZIONI RILASCIATE ALLA CONSOB DA CALTAGIRONE E DAL MINISTRO GIORGETTI SONO IN APERTO CONTRASTO - E’ LO STESSO IMPRENDITORE ROMANO AD AMMETTERE CHE IL MINISTRO LEGHISTA SONDÒ ALCUNI POTENZIALI INVESTITORI NELLE SETTIMANE PRECEDENTI ALLA OSCURA “GARA” CHE FECE INTASCARE IL 15% DI MPS, IN MANO AL TESORO, AL QUARTETTO DELFIN-CALTAGIRONE-ANIMA-BPM - UNA VERSIONE IN APERTO CONFLITTO CON QUELLA DI GIORGETTI, CHE IL 29 LUGLIO 2025 ALLA CONSOB DISSE: “NON C’È STATA ALCUNA INTERLOCUZIONE, CONTATTO O SCAMBIO” - A QUESTO PUNTO, CHI RISCHIA DI FINIRE NEI GUAI CON LA PROCURA DI MILANO NON SONO SOLO I “FURBETTI DEL CONCERTINO”, MA LA STESSA CONSOB GUIDATA DA PAOLO SAVONA CHE, COME AUTORITÀ DI VIGILANZA DEL MERCATO FINANZIARIO, NON HA RILEVATO NEL SUO DOCUMENTO DI “ASSOLUZIONE” SULLA PRESUNTA CONCERTAZIONE DEI CALTA-MELONI, NESSUNA DISCORDANZA TRA LE DICHIARAZIONI DI CALTAGIRONE E DI GIORGETTI…