usa e tiktok donald trump

DAMMI UN ALGORITMO E TI CONQUISTERÒ IL MONDO - COME PREVEDE L'ACCORDO CON PECHINO, TRUMP STA PER FAR TRASFERIRE L'ALGORITMO CINESE DI TIKTOK A UNA SOCIETÀ AMERICANA COMPOSTA DA PERSONE A LUI VICINE: IL CALIGOLA DI MAR-A-LAGO HA IN MENTE DI SFRUTTARE LA TECNOLOGIA PER AUMENTARE IL SUO CONSENSO - COME? TRUMP POTRA’ "PROGRAMMARE" LE PIATTAFORME A SUO PIACIMENTO, DECIDENDO QUALI CONTENUTI DEBBANO PROPINARE AGLI UTENTI PER LE AVVICINARLI AL MONDO “MAGA”...

Estratto dell’articolo di Massimo Gaggi per il “Corriere della Sera”

 

donald trump su tiktok

Nel confronto Usa-Cina giusto concentrarsi su dazi e terre rare, ma attenti a non sottovalutare la partita di TikTok e della sovranità algoritmica con le sue conseguenze anche politiche. Donald Trump e Xi Jinping si preparano a fare scelte che muovono interessi economici e strategici enormi, fisici, visibili: prezzi che salgono, balzelli da pagare, impatti sulle Borse, merci che spariscono dagli scaffali, produzioni industriali bloccate, ad esempio Ford e Jeep.

 

Le due aziende hanno già dovuto fermare alcune catene di montaggio per mancanza di parti che contengono metalli rari estratti o raffinati in Cina. Così l’accordo su TikTok, ormai pronto per la firma, rimane un po’ in ombra: fine di una telenovela suggestiva che riguarda soprattutto i giovani americani, ormai dipendenti dal bombardamento di video più o meno divertenti della Rete cinese.

 

Minacciavano una rivolta qualora TikTok fosse stata messa al bando negli Stati Uniti come previsto da una legge votata dal Congresso alla quale si erano opposti in pochi, tra i quali la sinistra radicale di Alexandria Ocasio-Cortez.

 

DONALD TRUMP XI JINPING - TIKTOK

Che oggi potrebbe festeggiare l’accordo salvo che per un piccolo particolare: l’intesa trasferisce il temutissimo controllo algoritmico cinese, il «cavallo di Troia piazzato in mezzo agli Stati Uniti» denunciato dal Congresso, a una società privata nella quale Pechino avrà una quota di minoranza, mentre il controllo sarà in mano a figure imprenditoriali tutte vicine a Trump: da Larry Ellison alla famiglia Murdoch a Silver Lake Partners (partner delle aziende di suo genero, Jared Kushner).

 

Cosa significa tutto questo? «Controllo degli algoritmi di raccomandazione» è per molti di noi un’espressione della quale fatichiamo a percepire l’importanza: immateriale, impalpabile. Ma ha un peso rilevante sulle nostre vite nel campo degli acquisti e dell’informazione (privilegiando nelle reti sociali certi contenuti commerciali, propagandistici e di distribuzione o alterazione della realtà).

DONALD TRUMP TIKTOK

 

Ed ha cominciato ad averlo, e lo avrà sempre più, anche nel campo della politica. Con l’aggravante che il peso di questi algoritmi sul voto è impossibile da misurare e il loro modo di funzionare è sconosciuto perché dipende da codici privati e segreti: le aziende che li gestiscono possono modificarli in modo occulto e a loro piacimento.

 

Ce ne accorgiamo, in modo vago, solo quando qualcuno esagera: come quando Elon Musk, infuriato perché i post su X di Biden ricevevano più interazione dei suoi, ha fatto modificare il funzionamento dell’algoritmo della sua Rete sociale per ottenere un repentino capovolgimento della situazione a suo favore. [...]

 

DONALD TRUMP VS XI JINPING

Democratici e repubblicani erano insorti contro TikTok accusata di mettere nelle mani di Pechino uno strumento con una capacità capillare di raccogliere dati privati sui cittadini americani (la Rete cinese ha 170 milioni di utenti nel Paese) e di influenzare l’opinione pubblica coi suoi messaggi.

 

Sospetto alimentato dal fatto che la versione cinese di TikTok, Douyin, è assai diversa da quella Usa: non solo censura le espressioni di dissenso politico, ma promuove, mettendoli in primo piano, contenuti «costruttivi» come l’importanza, per i giovani, di eccellere nelle materie scientifiche, l’etica di un forte impegno nello studio e nel lavoro, relegando nelle retrovie manifestazioni di disagio e argomenti «leggeri».

 

DONALD TRUMP TIKTOK

TikTok, invece, è il trionfo della leggerezza (a volte anche peggio), ma è popolarissimo ed ha, quindi, anche influenza politica. [...] Con la Rete e il suo algoritmo in mani amiche può fare molto di più: non a caso, fatto l’accordo sulla struttura societaria, Pechino e Washington hanno continuato a discutere proprio della sovranità sull’algoritmo.

 

Se ne avrà il controllo, Trump saprà come usarlo: il suo team ha preso dimestichezza con la gestione dei meccanismi occulti delle reti sociali costruendo quella del presidente, Truth Social. Tutti i sondaggi dicono che, con giornali e tv che hanno perso peso, i social (ora in interazione con l’intelligenza artificiale) sono diventate il canale prevalente d’informazione, anche politica.

 

USA VS CINA

Trump fa, comunque, terra bruciata dichiarando i media tradizionali “nemici del popolo” e favorendo l’acquisizione di reti televisive da parte di suoi alleati (c’è già riuscito con Cbs, ora ha nel mirino Cnn), mentre nel campo dei social media l’attore principale, Mark Zuckerberg (Facebook, Instagram, WhatsApp), a suo tempo minacciato di galera a vita da Trump, è tornato faticosamente nelle sue grazie e vuole cooperare col presidente.

 

Quanto a X (ex Twitter) è nelle mani di Musk che, pur non avendo più i buoni rapporti di un tempo con Trump, odia i democratici. TikTok è, per il presidente, la ciliegina sulla torta.

 

donald trump

Perché, dopo aver chiamato robbery, rapina, la pretesa Usa di prendere il controllo di TikTok, Xi Jinping cede? Vedremo fino a che punto l’algoritmo (che è di proprietà cinese e verrà ceduto su licenza agli americani che lo altereranno) sarà totalmente fuori dalla portata di Pechino.

 

Ma, dopo aver sfruttato per cinque anni la sua influenza sociale sui giovani americani senza che la politica Usa se ne accorgesse o reagisse, probabilmente il leader cinese ritiene che un’arma ormai palese sia un’arma spuntata: può essere usata come merce di scambio per ottenere concessioni su altri fronti. [...]

TELECINESI - MEME BY EMILIANO CARLI

Ultimi Dagoreport

giovambattista giovanbattista fazzolari vitti

FLASH – ROMA VINCE SEMPRE: IL SOTTOSEGRETARIO FAZZOLARI, DA SEMPRE RISERVATISSIMO E RESTÌO A FREQUENTARE I SALOTTI, ORA VIENE PIZZICATO DA DAGOSPIA NEL “SALOTTO” DI PIAZZA SAN LORENZO IN LUCINA, SPAPARANZATO AI TAVOLI DI “VITTI”, DOVE POLITICI, GIORNALISTI E POTENTONI AMANO ATTOVAGLIARSI (DENIS VERDINI FACEVA LE RIUNIONI LI' E CLAUDIO LOTITO AMA GOZZOVIGLIARE DA QUELLE PARTI, SPILUCCANDO NEI PIATTI ALTRUI) – ANCHE “FAZZO” È ENTRATO NELLA ROMANELLA POLITICA DE “FAMOSE DU’ SPAGHI”: L’EX DIRIGENTE DI SECONDA FASCIA DELLA REGIONE LAZIO CHIACCHIERA CON UN CANUTO SIGNORE DI CUI VORREMMO TANTO CONOSCERE L’IDENTITÀ. I DAGO-LETTORI POSSONO SBIZZARIRSI: HANNO QUALCHE SUGGERIMENTO PER NOI?

giampaolo rossi rai report sigfrido ranucci giovanbattista fazzolari francesco lollobrigida filini

DAGOREPORT – RAI DELLE MIE BRAME: CHIAMATO A RAPPORTO L'AD GIAMPAOLO ROSSI ALLA CAMERA DEI DEPUTATI DOVE SI E' TROVATO DAVANTI, COL DITO ACCUSATORIO, I PLENIPOTENZIARI RAI DEI TRE PARTITI DI MAGGIORANZA: GASPARRI (FI), MORELLI (LEGA) E FILINI (FDI) CHE, IN CORO, GLI HANNO COMANDATO DI TELE-RAFFORZARE LA LINEA DEL GOVERNO - IL PIÙ DURO È STATO IL SOTTOPANZA DI FAZZOLARI. FILINI SPRIZZAVA FIELE PER L’INCHIESTA DI “REPORT” SUI FINANZIAMENTI DI LOLLOBRIGIDA ALLA SAGRA DEL FUNGO PORCINO - ROSSI, DELLE LORO LAMENTELE, SE NE FOTTE: QUANDO VUOLE, IL FILOSOFO CHE SPIEGAVA TOLKIEN A GIORGIA NELLE GROTTE DI COLLE OPPIO, PRENDE IL TELEFONINO E PARLA DIRETTAMENTE CON LA PREMIER MELONI... - VIDEO

giorgia meloni daria perrotta giancarlo giorgetti

FLASH – GIORGIA MELONI HA DETTO A BRUTTO MUSO AL RAGIONERE GENERALE DELLO STATO, DARIA PERROTTA: “QUESTO È UN ESECUTIVO POLITICO E NON TECNICO”. IL CENTRODESTRA HA GIÀ SILURATO IL DG DEL TESORO, ALESSANDRO RIVERA, HA LIQUIDATO L’EX RAGIONIERE BIAGIO MAZZOTTA E HA ACCOMPAGNATO ALL’USCITA IL DIRETTORE DELLE PARTECIPATE, MARCELLO SALA. ORA SE LA PRENDE ANCHE CON LA FEDELISSIMA DI GIANCARLO GIORGETTI, CHE NON È CERTO UNA PERICOLOSA COMUNISTA, NÉ UNA OSTILE “MANDARINA” IN QUOTA “DEEP STATE”. A DESTRA COSA PRETENDONO DA MEF E RAGIONERIA? CHE SIANO USI A OBBEDIR TACENDO? DAVANTI AI TRISTI NUMERI, NON CI SONO IDEOLOGIE O OPINIONI…

donald trump volodymyr zelensky donald trump nobel pace

DAGOREPORT – DONALD TRUMP È OSSESSIONATO DAL NOBEL PER LA PACE: LE BOMBE DI NETANYAHU SU GAZA E I MISSILI DI PUTIN SULL’UCRAINA SONO GLI UNICI OSTACOLI CHE HA DI FRONTE – CON “BIBI” È STATO CHIARO: LA PAZIENZA STA FINENDO, LA TREGUA NON SI PUÒ ROMPERE E NON CI SONO PIANI B, COME HA RICORDATO AL PREMIER ISRAELIANO MARCO RUBIO (IN GRANDE ASCESA ALLA CASA BIANCA A DANNO DI VANCE) – DOMANI L’ACCORDO CON XI JINPING SU DAZI, TIKTOK, SOIA E NVIDIA (E STI CAZZI DI TAIWAN). IL PRESIDENTE CINESE SI CONVINCERÀ ANCHE A FARE PRESSIONE SUL SUO BURATTINO PUTIN? SE NON LO FARÀ LUI, CI PENSERÀ L’ECONOMIA RUSSA AL COLLASSO…

sangiuliano gasdia venezi giuli

SULLA SPOLITICA CULTURALE DELLA “DESTRA MALDESTRA” – ALBERTO MATTIOLI: “CI RENDEMMO SUBITO CONTO CHE DA SANGIULIANO C’ERA NULLA DA ASPETTARSI, A PARTE QUALCHE RISATA: E COSÌ È STATO. GIULI AVEVA COMINCIATO BENE, MOSTRANDO UNA CERTA APERTURA E RIVENDICANDO UN PO’ DI AUTONOMIA, MA MI SEMBRA SIA STATO RAPIDAMENTE RICHIAMATO ALL’ORDINE - CHE LA DESTRA ABBIA PIÙ POLTRONE DA DISTRIBUIRE CHE SEDERI PRESENTABILI DA METTERCI SOPRA, È PERÒ UN FATTO, E PER LA VERITÀ NON LIMITATO AL MONDO CULTURALE - IL PROBLEMA NON È TANTO DI DESTRA O SINISTRA, MA DI COMPETENZA. CHE BEATRICE VENEZI NON ABBIA IL CURRICULUM PER POTER FARE IL DIRETTORE MUSICALE DELLA FENICE È PALESE A CHIUNQUE SIA ENTRATO IN QUALSIASI TEATRO D’OPERA - (PERCHE' SULL’ARENA DI VERONA SOVRINTENDE - BENISSIMO - CECILIA GASDIA, DONNA E DI DESTRA, SENZA CHE NESSUNO FACCIA UN PLISSÉ?)’’

alessandro giuli pietrangelo buttafuoco arianna giorgia meloni beatrice venezi nicola colabianchi nazzareno carusi tiziana rocca giulio base

''L’ESSERE STATI A CASA MELONI O DI LA RUSSA NON PUÒ ESSERE L’UNICO O IL PRIMO REQUISITO RICHIESTO PER LE NOMINE CULTURALI’’ - LETTERA A DAGOSPIA DI PIERLUIGI PANZA: “SONO TRA LE ANIME BELLE CHE QUANDO GIORGIA MELONI HA VINTO LE ELEZIONI HA SPERATO CHE, AL POSTO DEL PLURIDECENNALE AMICHETTISMO ROMANO DI SINISTRA SI AVVIASSE UN METODO, DICIAMO SUPER-PARTES, APERTO (MAGARI ANCHE SOLO PER MANCANZA DI CANDIDATI) E TESO A DELINEARE UNA CULTURA LIBERALE LEGATA AL PRIVATO O ALLE CONFINDUSTRIE DEL NORD… POVERO ILLUSO. IL SISTEMA È RIMASTO LO STESSO, APPLICATO CON FEROCE VERIFICA DELL’APPARTENENZA DEL CANDIDATO ALLA DESTRA, MEGLIO SE ROMANA DI COLLE OPPIO, PER GENEALOGIA O PER ADESIONE, MEGLIO SE CON UNA PRESENZA AD ATREJU E CON UN LIBRO DI TOLKIEN SUL COMODINO - LE NOMINE DI GIULI, BUTTAFUOCO, CRESPI, VENEZI, COLABIANCHI, BASE & ROCCA, IL PIANISTA NAZARENO CARUSI E VIA UNA INFINITÀ DI NOMI NEI CDA, NELLE COMMISSIONI (IN QUELLA PER SCEGLIERE I 14 NUOVI DIRETTORI DEI MUSEI C’È SIMONETTA BARTOLINI, NOTA PER AVER SCRITTO "NEL BOSCO DI TOLKIEN, LA FIABA L’EPICA E LA LINGUA")