migranti rifugiati profughi danimarca

LA DANIMARCA RIAPRE I CONFINI. SÌ, MA COL TRUCCO: PASSANO SOLO I PROFUGHI DIRETTI IN SVEZIA (MERKEL, TIÈ!) - JUNCKER PRESENTA IL PIANO: 160MILA RIFUGIATI DA DIVIDERE, OBBLIGATORIAMENTE, TRA I PAESI. POLACCHI, UNGHERESI SLOVACCHI E CECHI SONO CONTRO. MA PER IL SÌ BASTA LA MAGGIORANZA

1.MIGRANTI: MEDIA, DANIMARCA SBLOCCA TRENI GERMANIA

migranti tra germania e danimarcamigranti tra germania e danimarca

 (ANSA) - Le Ferrovie danesi hanno ripreso i collegamenti con la Germania: lo scrive l'emittente tv Itv sul suo sito Internet. Il servizio era stato sospeso ieri a tempo indeterminato a causa dell'afflusso di "centinaia di migranti", come aveva annunciato un portavoce della società ferroviaria Dsb.

 

 

2.MIGRANTI: DANIMARCA LASCIA PASSARE CHI È DIRETTO IN SVEZIA

 (ANSA) - La polizia danese ha ricevuto l'ordine di lasciar 'passare' le centinaia di migranti entrati dalla Germania che vogliono raggiungere la Svezia. Lo ha reso noto il responsabile della polizia, Jans Henrik Hoejbjerg, spiegando che gli ufficiali danesi "non possono detenere gli stranieri che non vogliono chiedere asilo (in Danimarca)" Molti dei migranti dicono di voler andare in Svezia, Norvegia e Finlandia, perché hanno parenti lì o credono che le condizioni per i richiedenti asilo sono migliori.

 

 

3.LA RABBIA DI STRASBURGO “MA IL GOVERNO DANESE NON FERMERÀ IL PIANO”

migranti in danimarcamigranti in danimarca

Alberto d’Argenio per “la Repubblica

 

«Certo, il segnale che viene da Copenaghen è pessimo, rovina una giornata europea improntata alla solidarietà ma il governo danese non riuscirà a bloccare il piano Juncker sui migranti». Il responsabile europeo che parla da Strasburgo, dove ieri la Commissione ha approvato il poderoso pacchetto sui migranti, solitamente è cauto. Ma questa volta si lascia andare all’ottimismo: «Non finirà come a giugno quando i governi bloccarono i nostri progetti per aiutare i paesi sotto stress migranti e le persone che arrivano in Europa per salvarsi dalla guerra».

 

migranti in  danimarcamigranti in danimarca

L’ottimismo deriva dai numeri, mentre ad essere incerti sono i tempi. Il pacchetto arriverà lunedì prossimo al vertice d’emergenza dei 28 ministri degli Interni a Bruxelles, ma è difficile che riescano a chiudere subito la partita. Il dossier è troppo complicato, si va dalla ripartizione tra i paesi Ue di 160mila richiedenti asilo nei prossimi due anni alla trasformazione del sistema delle quote in un meccanismo permanente che emenda le regole di Dublino fino alla lista dei paesi sicuri i cui cittadini sono da rimpatriare per lasciare spazio ai rifugiati come i siriani.

 

Dunque al massimo i ministri arriveranno ad un accordo di massima, ma poi ci vorrà un secondo giro. Angela Merkel chiede la convocazione di un summit straordinario dei capi di Stato e di governo, secondo diversi diplomatici giusto per assicurarsi una meritata passerella mediatica dopo avere imposto al resto dell’Unione la linea della solidarietà. Ma a Bruxelles frenano, sarebbe più facile riconvocare i ministri degli Interni insieme a quelli degli Esteri e chiudere la partita senza lasciare spazio agli imprevedibili protagonismi dei leader.

 

JEAN CLAUDE JUNCKER CON ANGELA MERKELJEAN CLAUDE JUNCKER CON ANGELA MERKEL

Se ad essere incerti sono i tempi, a confortare sono i numeri. A giugno Francia e Spagna erano quantomeno scettici sulle quote (allora si parlava di 40mila e non 160mila migranti e non c’era l’idea di emendare Dublino), la Germania era ambigua e tutto il blocco dell’Est era contrario all’accordo, tanto che il testo dopo una drammatica notte di litigi tra i leader venne annacquato rendendo il ricollocamento dei migranti volontario e portando la cifra a 32mila.

 

Viktor Orban Viktor Orban

Per passare il nuovo pacchetto deve avere la maggioranza qualificata dei governi. La Danimarca - che appunto ieri ha fatto irritare i partner bloccando i migranti diretti in Svezia, Paese nel quale i siriani ottengono automaticamente lo status di rifugiati verrà subito sterilizzata: non voterà perché esterna a Schengen. Così come la Gran Bretagna e l’Irlanda.

 

Se Londra prenderà volontariamente 20mila richiedenti asilo direttamente dai campi profughi in Medio Oriente in modo da non legittimare il sistema europeo, Dublino invece si dimostrerà solidale con gli altri paesi dell’Unione chiedendo di partecipare al sistema delle quote.

 

HOLLANDE E DAVID CAMERONHOLLANDE E DAVID CAMERON

Rispetto a giugno la svolta principale è quella di Angela Merkel ed è grazie a lei che l’opinione pubblica europea e i leader si sono accodati alla solidarietà. Così Hollande e Rajoy ora sostengono il pacchetto europeo e i baltici, che in estate erano stati violentissimi a dire di no. Basti pensare che la lituana Dalia Grybauskaite aveva avuto un durissimo litigio con Renzi, allora unico paladino della solidarietà sui migranti. Ieri invece la “Lady di ferro” di Vilnius ha twittato: «Parteciperemo agli sforzi comuni europei ».

 

UNGHERIA BARRIERAUNGHERIA BARRIERA

E anche Estonia e Lettonia sono pronte all’inversione a U. A tenere duro al momento sono solo i quattro del gruppo di Visegrad: Polonia, Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca. Non hanno i numeri per formare una minoranza di blocco in grado di far saltare il pacchetto, ma un voto contro un Paese “pesante” come la Polonia normalmente non è consigliato. Non questa volta, con Berlino che ha già avvertito la premier Ewa Kopacz di scansarsi altrimenti uscirà sconfitta in Consiglio.

 

ungheria   200 profughi in cammino da budapest a vienna   9ungheria 200 profughi in cammino da budapest a vienna 9

 E mandare sotto Orban, Fico e Sobotka non è certo un problema. Al massimo, per evitare uno strappo, i quattro ribelli potranno ottenere qualche concessione cosmetica al testo per tornare a casa a testa alta e andare all’unanimità. Niente di più. Il tutto, sperano a Bruxelles, dovrebbe avvenire entro fine mese per permettere all’Europa di presentarsi all’assemblea dell’Onu con il volto solidale.

 

 

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....