liti a destra fini rauti bossi almirante

ANCHE LA DESTRA HA LE SUE SCISSIONI - LA LITE BOSSI-SALVINI E’ SOLO L’ULTIMO DI UNA LUNGA SERIE DI SCAZZI - NEL 1976 NACQUE “DEMOCRAZIA NAZIONALE” IN POLEMICA CON IL MSI - NEL 1995 RAUTI, CHE NON ACCETTO’ LA “SVOLTA DI FIUGGI”, CREO’ LA “FIAMMA TRICOLORE” - POI L’ADDIO DI FINI A BERLUSCONI E QUELLO DI TOSI A SALVINI

umberto bossiumberto bossi

Antonio Rapisarsa per “il Tempo”

 

“Tenevaiono? Tenevaisì o no?”. Per settimane è stato questo il leit-motiv che ha accompagnato l’ennesima scissione a sinistra, quella consumata nel Pd con la fuoriuscita dell’ex segretario Pierluigi Bersani e dei suoi Democratici e progressisti. Se quello che è stato ribattezzato il «male storico della sinistra» ha visto i suoi albori nella storica divisione del '21 a Livorno tra socialisti e comunisti anche a destra traumi, rotture e separazioni hanno creato letteratura e, a quanto si vede, non passano mai di moda.

 

pino rautipino rauti

L'ultima, per molti altamente probabile, è quella che si potrebbe consumare in Lega Nord dove il fondatore Umberto Bossi battuto per la seconda volta?da Matteo?Salvini, stavolta per mezzo dello sfidante Gianni?Fava ha decretato addirittura «la fine del Carroccio» e si è detto pronto a?smobilitare?l’ufficio di?sempre in via?Bellerio per?stringere un?accordo con?l’irriducibile?indipendentista Roberto?Bernardelli.?

 

Quella di Bossi, per quanto dal valore?altamente?simbolico,?non sarebbe?la prima scissione?dell'era Salvini, dato che?circa due anni fa anche?Flavio Tosi,?sindaco di Verona uscente, ha pensato bene di lasciare il Carroccio in polemica col segretario denunciando la rottura del cosiddetto «Patto del Pirellone» da parte dell'altro Matteo per fondare il suo movimento Fare! (con la differenza, rispetto alle invettive del Senatur, che con questo è entrato nell'orbita centrista).

 

giorgio almirante giorgio almirante

Se in questa alba di Terza Repubblica, caratterizzata dalla personalizzazione delle leadership, le scissioni sono quasi sempre «contra personam» contro Salvini, contro Renzi tra la prima e la seconda, a destra, ci è divisi anche sui contenuti e su laceranti questioni con la storia. La più celebre, per dimensioni e per carica emotiva, è la celebre scissione di Democrazia nazionale, avvenuta nei confronti del Movimento sociale nel 1976 nel nome di un’emancipazione dalla dottrina del fascismo, e che costò al partito della Fiamma il dimezzamento della rappresentanza parlamentare.

 

Ebbene, davanti a questa decisione (che si rivelò poi una scissione «di vertici» senza consenso nell’elettorato) Giorgio Almirante reagì con un durissimo editoriale sul Secolo d'Italia pubblicato la vigilia di Natale del ’76 dal titolo che non ha bisogno di spiegazione: «Il partito compatto espelle i disertori». Bisognerà aspettare quasi vent’anni, poi, per vivere un'altra stagione di lotta interna e di alto profilo a destra.

gianfranco finigianfranco fini

 

Esattamente nel 1995, quando Pino Rauti, non accettando la svolta di Fiuggi (ribattezzata «l'abiura»), che porterà la trasformazione del Msi in Alleanza nazionale, fondò il Movimento sociale-Fiamma Tricolore: un soggetto che riuscì nei primi anni di vita non solo a raccogliere diversi esponenti e militanti ma anche a far perdere il Polo delle libertà nel '96 rosicchiando voti determinanti nei collegi. L'emorragia a destra non si esaurisce qui.

 

massimo andersonmassimo anderson

Undici anni dopo in aperta polemica al progetto di Gianfranco Fini di portare An nella famiglia democristiana del Ppe è Francesco Storace, ex sodale del segretario, a lasciare il partito che aveva contribuito a fondare per dare vita a La Destra. Anche Fini, da parte sua, non si farà scappare l'occasione di operare una scissione: anch'esso con un partito che aveva contribuito a far nascere, il Pdl. Il 5 settembre 2010, dalla storica festa di Mirabello, dopo le infinite polemiche con Silvio Berlusconi e il famoso «Che fai, mi cacci?», lanciò la costituzione di Futuro e libertà. Che poi quest'ultima si sia rivelata senza senza tanto futuro (proprio come Democrazia nazionale) è un'altra storia.

ernesto de marzioernesto de marzioalfredo covellialfredo covelliarturo michieliniarturo michielinigastone nencionigastone nencioni

Ultimi Dagoreport

keir starmer emmanuel macron e friedrich merz sul treno verso kiev giorgia meloni mario draghi olaf scholz ucraina donald trump

DAGOREPORT - IL SABATO BESTIALE DI GIORGIA MELONI: IL SUO VELLEITARISMO GEOPOLITICO CON LA GIORNATA DI IERI FINISCE NEL GIRONE DELL'IRRILEVANZA. LA PREMIER ITALIANA OGGI CONTA QUANTO IL DUE DI PICCHE. NIENTE! SUL TRENO DIRETTO IN UCRAINA PER INCONTRARE ZELENSKY CI SONO MACRON, STARMER, MERZ. AD ATTENDERLI, IL PRIMO MINISTRO POLACCO TUSK. NON C'È PIÙ, COME TRE ANNI FA, L’ITALIA DI MARIO DRAGHI. DOVE È FINITA L’AUTOCELEBRATOSI “PONTIERA” TRA USA E UE QUANDO, INSIEME CON ZELENSKY, I QUATTRO CABALLEROS HANNO CHIAMATO DIRETTAMENTE IL ‘’SUO CARO AMICO” TRUMP? E COME HA INCASSATO L’ENNESIMA GIRAVOLTA DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA CHE SI È DICHIARATO D’ACCORDO CON I VOLENTEROSI CHE DA LUNEDÌ DOVRÀ INIZIARE UNA TREGUA DI UN MESE, FUNZIONALE AD AVVIARE NEGOZIATI DI PACE DIRETTI TRA UCRAINA E RUSSIA? IN QUALE INFOSFERA SARANNO FINITI I SUOI OTOLITI QUANDO HA RICEVUTO LA NOTIZIA CHE TRUMP FA SCOPA NON PIÙ CON IL “FENOMENO” MELONI MA CON...

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…

parolin prevost

PAROLIN È ENTRATO PAPA ED È USCITO CARDINALE - IN MOLTI SI SONO SBILANCIATI DANDO PER CERTO CHE IL SEGRETARIO DI STATO DI BERGOGLIO SAREBBE STATO ELETTO AL POSTO DI PAPA FRANCESCO – GLI “AUGURI DOPPI” DI GIOVANNI BATTISTA RE, IL TITOLO FLASH DEL “SOLE 24 ORE” (“PAROLIN IN ARRIVO”) E LE ANALISI PREDITTIVE DI ALCUNI SITI - PERCHÉ I CARDINALI HANNO IMPALLINATO PAROLIN? UN SUO EVENTUALE PAPATO NON SAREBBE STATO TROPPO IN CONTINUITÀ CON BERGOGLIO, VISTO IL PROFILO PIU' MODERATO - HA PESATO IL SUO “SBILANCIAMENTO” VERSO LA CINA? È STATO IL FAUTORE DELL’ACCORDO CON PECHINO SUI VESCOVI...

matteo renzi sergio mattarella elly schlein maurizio landini

DAGOREPORT – IL REFERENDUM ANTI JOBS-ACT PROMOSSO DALLA CGIL DI LANDINI, OLTRE A NON ENTUSIASMARE MATTARELLA, STA SPACCANDO IL PD DI ELLY SCHLEIN - NEL CASO CHE UNA DECINA DI MILIONI DI ITALIANI SI ESPRIMESSERO A FAVORE DELL’ABOLIZIONE DEL JOBS-ACT, PUR NON RIUSCENDO A RAGGIUNGERE IL QUORUM, LANDINI ASSUMEREBBE INEVITABILMENTE UN'INVESTITURA POLITICA DA LEADER DELL'OPPOSIZIONE ANTI-MELONI, EMARGINANDO SIA SCHLEIN CHE CONTE - E COME POTRANNO I RIFORMISTI DEM, I RENZIANI E AZIONE DI CALENDA VALUTARE ANCORA UN PATTO ELETTORALE CON UN PD "LANDINIZZATO", ALLEATO DEL POPULISMO 5STELLE DI CONTE E DE SINISTRISMO AVS DI BONELLI E FRATOIANNI? - A MILANO LA SCISSIONE DEL PD È GIÀ REALTÀ: I RIFORMISTI DEM HANNO APERTO UN CIRCOLO IN CITTÀ INSIEME A ITALIA VIVA E AZIONE. MA BONACCINI DIFENDE ELLY SCHLEIN

sergio mattarella giorgia meloni

DAGOREPORT - L'ARDUO COMPITO DI MATTARELLA: FARE DA ARBITRO ALLA POLITICA ITALIANA IN ASSENZA DI UN’OPPOSIZIONE - IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON VUOLE SOSTITUIRSI A QUEGLI SCAPPATI DI CASA DI SCHLEIN E CONTE, NÉ INTENDE SCONTRARSI CON GIORGIA MELONI. ANZI, IL SUO OBIETTIVO È TENERE IL GOVERNO ITALIANO DALLA PARTE GIUSTA DELLA STORIA: SALDO IN EUROPA E CONTRO LE AUTOCRAZIE – IL PIANO DI SERGIONE PER SPINGERE LA PREMIER VERSO UNA DESTRA POPOLARE E LIBERALE, AGGANCIATA UN'EUROPA GUIDATA DA FRANCIA, GERMANIA E POLONIA E LONTANA DAL TRUMPISMO - LE APERTURE DI ''IO SONO GIORGIA" SUL 25 APRILE E AFD. MA IL SUO PERCORSO VERSO IL CENTRO E' TURBATO DALLL'ESTREMISMO DI SALVINI E DALLO ZOCCOLO DURO DI FDI GUIDATO DA FAZZOLARI...