DI-PARTITO DEMOCRATICO - LO SCAMBIO DI IDEE TRA RENZIANI E MINORANZA È UNA RISSA DA SALOON: “VIGLIACCO!”, “MAZZIERE!”, “RACCOMANDATO!”, “VENDUTO!” - LOTTI FA IL DURO: “PUGNALATE ALLE SPALLE”. CORSINI: “SEI UN SERVO CHE OBBEDISCE ILLUDENDOSI DI COMANDARE”

Laura Cesaretti per “il Giornale”

 

felice cassonfelice casson

«Vigliacco!». «Mazziere!». «Raccomandato!». «Venduto!». Lo scambio di idee nel Pd, complice il caldo torrido, si fa vivace, col presidente Orfini che accusa la minoranza di voler «smontare il Pd» e l'ex capogruppo Speranza che replica che è colpa di Renzi. Mentre Felice Casson, reduce dai trionfi veneziani, attacca sul fronte Azzollini: la libertà di coscienza data dal Pd è «un errore politico, giuridico e sociale, vogliono tutelare la casta».

Del resto lo dicono in molti: il non voto di ieri in Senato e lo sgambetto di giovedì con cui la minoranza Pd ha mandato sotto il governo sulla Rai, segna una sorta di punto di non ritorno, uno spartiacque nella vita interna del partito.

cena di finanziamento del pd a roma  luca lotticena di finanziamento del pd a roma luca lotti

 

Il voto di quell'emendamento è un segnale un po' «corleonese», come la testa di cavallo che nel film Il Padrino viene infilata nel letto di chi si vuol ricattare. Il fronte anti-Renzi del Pd fiuta il sangue, capisce che il premier è indebolito e che il rischio di essere trascinati al voto (e non ricandidati) da Renzi si allontana, e dunque perde i freni inibitori e minaccia apertamente il premier: o fai come ti diciamo noi, o a Palazzo Madama ti crivelleremo di colpi (parlamentari, al momento) finché non molli.

 

ANTONIO 
GIACOMELLI 
ANTONIO GIACOMELLI

Obiettivo immediato del fronte dalemian-bersaniano: svuotare la riforma del bicameralismo, reintroducendo il Senato elettivo (e dunque garantendosi più seggi) e aumentandone i poteri di condizionamento sul governo. Obiettivo di più lungo termine: riprendersi il partito, anche a costo di perdere il governo. In questo clima salta ogni diplomazia.

 

Se il braccio destro di Renzi, Luca Lotti, era stato feroce coi senatori rivoltosi, accusandoli di aver assestato una «vigliacca pugnalata alle spalle», la risposta che gli ha dato ieri il dalemiano lombardo Paolo Corsini lo supera di slancio: «Tal Luca Lotti, insigne statista del bigliardino, chiama vigliacchi i senatori del Pd che non hanno votato la delega sulla Rai. Fa il suo lavoro di mazziere: la perfetta incarnazione di quel servo che ubbidisce illudendosi di comandare. Non c'è da stupirsi: da subito applica la lezione appresa alla mensa di Verdini». Roba da rissa al saloon, dopo intense libagioni.

 

corradino mineo contestatocorradino mineo contestato

Il viceministro Antonello Giacomelli, che ha la delega alle Comunicazioni e la responsabilità dell'iter della legge sulla governance Rai, stuzzica con notevole perfidia il civatiano Corradino Mineo, e i suoi trascorsi da lottizzato Rai: «Per dare una idea sulla riforma Rai: Minzolini e Mineo votano contro, Sergio Zavoli a favore. Tutto torna», twitta. Come dire: ai due ex direttori della tv di Stato di nomina politica la proposta di Renzi non piace, al padre nobile del giornalismo tv invece sì.

 

Sergio Zavoli Gianni Letta foto mezzelani gmt Sergio Zavoli Gianni Letta foto mezzelani gmt

E un altro senatore della maggioranza Pd, Franco Mirabelli, incalza: «Mineo annuncia il voto contrario alla Riforma Rai perché a suo dire perpetua la lottizzazione. L'unico direttore Rai scelto per merito è stato lui!». Il prode Mineo replica piccato: «Non l'unico per merito, ma uno di quelli scelti quando c'erano personalità come Curzi e non burocrati di partito».

 

E pazienza se Sandro Curzi, brillante direttore del Tg3, era stato a sua volta indicato dal Pci. Anche Benedetta Tobagi, nominata nel Cda Rai da Bersani - e che sperava in una proroga, ma sa che non verrà riconfermata da Renzi - spara a zero sul premier: «Vuole solo a rafforzare il controllo dell'esecutivo sulla tv pubblica, Renzi sta nei Tg più di Berlusconi quando era premier». Il renziano Michele Anzaldi, membro della Vigilanza Rai, si dice «allibito» per gli attacchi al governo della consigliera uscente: «Un'avversione che va anche oltre la polemica politica, si fa fatica a comprendere con quale equilibrio Tobagi abbia esercitato il suo mandato di amministratrice del servizio pubblico».

Ultimi Dagoreport

jackie kennedy e gianni agnelli a ravello nel 1962

JOHN KENNEDY E’ STATO IL PIÙ INFEDELE PUTTANIERE DEL XX SECOLO MA SUA MOGLIE JACQUELINE S’ATTACCAVA COME UN’IDROVORA A OGNI AUGELLO A PORTATA DI MANO (DAI DUE COGNATI ROBERT E TED PASSANDO PER SINATRA, BEATTY, MARLON BRANDO E VIA CHIAVANDO) - L’8 AGOSTO 1962, TRE GIORNI DOPO LA MORTE DI MARYLIN MONROE, JACKIE (INCAZZATA PER LE INDISCREZIONI SULLA LIAISON TRA IL MARITO E L’ATTRICE) RAGGIUNSE RAVELLO, SULLA COSTIERA AMALFITANA: FU ACCOLTA COME UNA REGINA DALL’ALLUPATISSIMO GIANNI AGNELLI – PER JACKIE, RAVELLO FECE RIMA CON PISELLO E LA VACANZA DIVENNE UN’ALCOVA ROVENTE (“LA VACANZA PIÙ BELLA DELLA SUA VITA”, RIPETEVA) AL PUNTO DA TRATTENERSI PIU’ DEL PREVISTO FINCHÉ NON PIOMBARONO 007 AMERICANI A PRELEVARLA COME UN ALMASRI QUALUNQUE PER RIPORTARLA A WASHINGTON DAL MARITO CORNUTO E INCAZZATO - LA VORACE JACKIE IMPARÒ A FARE BENE I POMPINI GRAZIE ALL'ATTORE WILLIAM HOLDEN: “ALL'INIZIO ERA RILUTTANTE, MA UNA VOLTA PRESO IL RITMO, NON SI FERMAVA PIÙ” –PER RIPICCA CI FU ANCHE UNA LIASON MARELLA AGNELLI-JOHN KENNEDY (CONFIDENZA DI INFORMATISSIMA SOCIALITE) - VIDEO

edmondo cirielli maria rosaria campitiello paolo di maio

“INUTILE FRUSTARE UN CIUCCIO MORTO, CAMBIA SPACCIATORE” – A PARLARE NON È UN HATER ANONIMO MA UN VICEMINISTRO DELLA REPUBBLICA: EDMONDO CIRIELLI, ESPONENTE DI SPICCO DI FRATELLI D'ITALIA E NUMERO DUE DI TAJANI AGLI ESTERI, CHE SBROCCA SU FACEBOOK E INSULTA IL SINDACO DI NOCERA INFERIORE, PAOLO DI MAIO – A FAR ANDARE FUORI GIRI CIRIELLI È STATO UN POST DEL PRIMO CITTADINO SU ALCUNI INCARICHI DELLA COMPAGNA AL MINISTERO DELLA SALUTE, MARIA ROSARIA CAMPITIELLO – LA VIOLENTISSIMA REPRIMENDA DI CIRIELLI: “NELLA VITA PRIVATA NON HAI MAI FATTO NIENTE DI BUONO" - COME MAI CIRIELLI SE L’È PRESA COSÌ TANTO? FORSE SENTE LA SUA CANDIDATURA A GOVERNATORE DELLA CAMPANIA CHE SI ALLONTANA? O TEME UNA SCONFITTA BRUCIANTE, ASSAI PROBABILE SE IL CENTROSINISTRA RITROVA L’UNITÀ?

igor taruffi elly schlein

DAGOREPORT - QUALCUNO DICA A ELLY SCHLEIN CHE STA AFFONDANDO IL PD! - NON SOLO TOSCANA E UMBRIA, DALLA CAMPANIA ALLA SICILIA FINO ALLA PUGLIA, SI MOLTIPLICANO I PROBLEMI SUI “TERRITORI” - A FINIRE NEL MIRINO LO “SPICCIAFACCENDE” DI ELLY, IGOR TARUFFI, RESPONSABILE ORGANIZZAZIONE DEL NAZARENO. DOVE C’È LUI, C’È CASINO, VISTA LA SUA PROPENSIONE A SALVAGUARDARE I CACICCHI FEDELI ALLA MIGLIORE ALLEATA DEL GOVERNO MELONI - IN SUO SOCCORSO È ARRIVATO ANCHE IL BERSANIANO NICO STUMPO CHE NON RIESCE AD EVITARE I PASTICCI CHE "LO STRATEGA IN VERSIONE PIZZICAGNOLO" TARUFFI COMBINA A CAUSA DELLA SCARSA CONOSCENZA DELLE REGOLE E DELLE DIVERSE REALTA’ LOCALI. E PER LA PRIMA VOLTA…

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...