
URSULA, OLTRE AI DAZI C’È DI PIU’ – VON DER LEYEN È DISPOSTA A FARE NUOVE CONCESSIONI SULL'EXPORT PER NON INCRINARE L'ALLEANZA CON TRUMP SULLA SICUREZZA – L’AMBASCIATORE STEFANINI: “LA NECESSITÀ DI TENERE AGGANCIATA WASHINGTON SUL SOSTEGNO ALL'UCRAINA, A COSTO DI PAGARE IL CONTO DEI PATRIOT AMERICANI A KIEV, È STATA IL TALLONE D'ACHILLE STRATEGICO E GEOPOLITICO DELLA SAGA COMMERCIALE DEI DAZI” – “ANDANDO IN SCOZIA PER INCONTRARE TRUMP, VON DER LEYEN SI ACCODA AL PELLEGRINAGGIO DI LEADER CHE ACCETTANO LE SUE REGOLE DEL GIOCO. IL GUAIO È CHE PIÙ LE SUBISCONO PIÙ LE CAMBIA A PIACIMENTO...”
Estratto dell’articolo di Stefano Stefanini per “La Stampa”
DONALD TRUMP URSULA VON DER LEYEN
Di più Atlantico della Scozia c'è poco. Ultima spiaggia, o scogliera, dell'Europa, fa da perfetto sfondo all'incontro di oggi fra la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, e Donald Trump che può dare una piega alle relazioni transatlantiche dell'era Trump 2.0. Il tema del colloquio sono naturalmente i dazi.
[…] E con un Presidente americano che fa della politica tariffaria uno strumento centrale delle relazioni internazionali, i risultati dell'incontro investiranno l'intero clima dei rapporti fra Ue e Stati Uniti. Schermaglie preliminari a parte, una guerra commerciale sarebbe difficile da conciliare con un'alleanza nella sicurezza. Uno dei due deve cedere. […]
donald trump gioca a golf a Turnberry in scozia
Il colloquio di oggi sarà principalmente commerciale; le ricadute geopolitiche. I due protagonisti lo sanno bene altrimenti non si incontrerebbero. Da mesi Ursula chiede di vedere Donald; da mesi Donald la ignora. L'unico frettoloso abboccamento è avvenuto a Roma a margine delle esequie di Papa Francesco grazie soprattutto all'intercessione di Giorgia Meloni.
Nelle ultime due-tre settimane i negoziatori Usa e Ue hanno lavorato intensamente. I termini di un accordo sono stati probabilmente raggiunti. Manca una sola cosa: il benestare del Presidente, senza il quale tutto quanto negoziato non vale niente. A Trump basterebbe annunciarlo, come ha fatto con altri. Tre righe su Truth Social.
STRETTA DI MANO TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP - FUNERALE DI PAPA FRANCESCO
Sceglie invece di incontrare di persona la Presidente della Commissione. Improbabile lo faccia per conversione europeista. O perché le vuole chiedere di più, nel qual caso l'accordo è a rischio, o perché ritiene l'accordo importante, per tutto il male che dica dell'Ue.
Per von der Leyen l'importante è portare a casa l'accordo, cioè quanto i suoi negoziatori sono riusciti a ottenere. Per quanto asimmetrico è il meglio che in questa fase passi il convento Usa. Poi si vedrà. Tanto, sui dazi, con Trump non ci sarà mai pace ma tregua nel migliore dei casi altrimenti guerriglia.
Sempre preferibile a una guerra a tutto spiano che vede l'Ue obiettivamente più debole e, soprattutto, la dividerebbe. Per chiudere l'accordo bisogna andare da Trump? Così fan tutti.
C'era una volta la diplomazia del ping-pong tra Washington e Pechino. Oggi c'è la diplomazia del golf con Mar-o-Lago. O con Turberry, in Scozia.
ZELENSKY E TRUMP AL VERTICE NATO DELL'AJA
Dove sul tavolo, o meglio sul "green", c'è molto di più di un accordo tariffario tra Usa e Ue. Quanto a contenuti, oltre al "numero" che fissi il dazio Usa su tutte le esportazioni Ue – sarà l'ormai atteso 15%? – sarà comunque molto stringato e sommario, come tutti i precedenti (Regno Unito, Cina, Vietnam, Filippine, Giappone) stipulati in fretta e furia da quest'amministrazione americana.
[…] Per fondamentale che sia il quantum del dazio, la discriminante geopolitica è soprattutto fra accordo e non accordo. Il non accordo sarebbe uno schiaffo in faccia degli Usa all'Ue. A quel punto la guerra commerciale diventa inevitabile.
donald trump e ursula von der leyen dopo il bilaterale al g7 in canada
Una guerra commerciale fra Washington e Bruxelles sfilaccerebbe il rapporto strategico e di sicurezza transatlantico. Da un divorzio euro-americano scaturirebbero due tangenti in direzioni opposte. L'una spingente l'Europa nelle braccia mercantilistiche della Cina, pronta a fare, verso Bruxelles, ponti d'oro a parole e zero concessioni su concorrenza ed esportazioni a buon mercato – lo ha confermato il recentissimo vertice Ue-Cina conclusosi con un niente di fatto.
La seconda di accelerazione della marcia di avvicinamento di Trump a Putin, finora a singhiozzo. Un'intesa fra i due avrebbe doppia conseguenza: a breve termine, di abbandono dell'Ucraina alle mire russe; a medio termine, di disimpegno Usa dalla sicurezza europea.
donald trump gioca a golf a Turnberry in scozia
Se gli interessi americani si concentrano sull'emisfero occidentale, vedi impossessarsi della Groenlandia, e sul Pacifico per il confronto con la Cina, l'Europa è costretta a far fronte da sola alla Russia, con l'Ucraina a farne le spese per prima.
Le acrobazie di Volodymir Zelenzky per rientrare nelle buone grazie di Trump si squaglierebbero come neve al sole se l'Europa perde la sponda transatlantica e gli Usa scoprono quella dell'Eurasia.
La necessità di tenere agganciata Washington sul sostegno all'Ucraina, a costo di pagare il conto dei Patriot americani a Kiev, è stata pertanto il tallone d'Achille strategico e geopolitico della saga commerciale dei dazi. Corollario di un Presidente americano per il quale la bilancia commerciale conta quanto le alleanze strategiche – tanto in Europa quanto in Asia: in questo Donald è coerente.
Andando in Scozia per incontrare Trump, von der Leyen si accoda al pellegrinaggio di leader, europei e non, che accettano le sue regole del gioco. Il guaio è che più le subiscono più le cambia a piacimento.
Non così Vladimir Putin, Xi Jinping, Benjamin Netanyahu; e neanche Mark Carney. I tre anni e mezzo che restano a Trump meritano una riflessione su come resistergli oltre che assecondarlo, ma oggi Ursula non ha scelta che cercar d'incassare l'accordo sui dazi. Per la sicurezza, nostra e di Kiev, non solo per le esportazioni.