LA DINASTY DEI RIVA TIENE IN PUGNO BANCHE E POLITICA? - OLTRE A FORAGGIARE FORZA ITALIA (245MILA EURO) E PIER-ACCIAIO BERSANI (98MILA A LUI DIRETTAMENTE, NON AL PARTITO), I PADRONI DELLE FERRIERE AVEVANO IN PUGNO ANCHE PASSERA? - I RIVA INDICARONO BANCA INTESA COME GARANTE ALLA SCADENZA DELLE FIDEIUSSIONI DI CARIGE – AHIA! AIA! UN INGEGNERE 32ENNE DI SIRACUSA FU MESSO DALLA PRESTIGIACOMO A PRESIEDERE LA COMMISSIONE…

Carlo Bonini Giuliano Foschini per "la Repubblica"

Chi e come ha protetto la famiglia Riva ritardando nel tempo interventi cruciali sull'Ilva? In cambio di cosa? Il Procuratore di Taranto, Franco Sebastio, la mette così: «La nostra indagine non è chiusa. I tempi saranno brevi, ma è necessario fare un approfondimento. Le intercettazioni dell'ordinanza offrono spunti che vanno doverosamente verificati. Perché il quadro di tutti gli attori di questa vicenda sia completo».

L'accertamento delle responsabilità (non tutte necessariamente penali, ma non per questo irrilevanti) non è dunque chiuso. E parte da un dato pacifico. I Riva hanno una storia di elemosinieri. Finanziano la politica scommettendo sul centro- destra cui sono organici (245mila euro a Forza Italia) ma, nel 2006, investono prudentemente un chip di 98mila euro nella campagna elettorale di Pierluigi Bersani, che diventerà ministro dello Sviluppo Economico del secondo governo Prodi. Sono caritatevoli con la Diocesi e il Comune di Taranto quali benefattori in contanti di chiese e cimiteri.

E tuttavia, i Riva sono anche una straordinaria opportunità. Per la politica. Per le banche. Che conoscono la fragilità di quella gallina dalle uova certamente d'oro ma anche avvelenate (2 miliardi e mezzo gli utili dell'Ilva negli ultimi 4 anni). Ce ne è abbastanza per un patto di mutuo soccorso. Che si salda in un anno cruciale: il 2008.

I RESIDUI NOCIVI
Alla fine di febbraio 2008, i Riva sono nell'angolo. La seconda ispezione all'Ilva dei tecnici dell'Arpa (la guida quell'Assennato che nelle intercettazioni la famiglia chiede di "fare fuori", "frantumare") rileva emissioni di diossina tra gli 8,3 e i 4,4 nanogrammi per metro cubo. Un valore di 11 volte superiore alla soglia massima consentita al mondo. Può essere l'anticamera della chiusura dello stabilimento. Ma i Riva hanno anche un secondo problema. Quello delle discariche dei residui nocivi della lavorazione.

Le discariche, interne allo stabilimento, ma gestite dalla Provincia di Taranto, hanno per i Riva un costo irrisorio perché parametrato su valori di dieci anni prima. E le garantisce una fideiussione di 800mila euro della Banca Carige che tuttavia si avvia a scadenza. Anche qui, senza discariche la produzione si ferma. Ma per le discariche bisogna sostenere un costo crescente. E i Riva non rinunciano volentieri a margini di profitto importanti.

"ESPERTO IN STRADE E RIFIUTI"
Il nuovo governo Berlusconi aiuta i Riva a trovare la "quadra" con un'Aia, quella del 2011, che, sappiamo ora dalle intercettazioni, i Riva ritagliano sul proprio conto economico come un abito di sartoria. Ma c'è di più. Nel 2008, il ministro dell'Ambiente Prestigiacomo, che ha quale suo direttore generale l'attuale ministro Corrado Clini, sostituisce l'intera commissione ministeriale che deve mettere a punto quell'Aia, affidandone la presidenza a un ingegnere allora 32enne di Siracusa, ricercatore presso l'università privata "Kore" di Enna che vanta nel suo curriculum due soli lavori di ricerca: "Le potenzialità del ravaneto nella tecnica delle costruzioni stradali" e "La gestione dei rifiuti solidi urbani in Sicilia".

Si chiama Dario Ticali. Alla sua scienza dovrebbe essere affidato il destino dell'Ilva. Ma al telefono, Luigi Pelaggi, allora capo dipartimento del ministero, ne parla con i Riva come di uno a cui deve solo essere detto cosa scrivere nell'Aia. Accadrà anche che la Prestigiacomo decida nell'estate 2010 di posticipare alla fine del 2014 il rispetto per l'Ilva dei limiti di emissione delle benzoapirene. E il perché resta un mistero che neppure Clini è in grado oggi di spiegare (Al Fatto l'estate scorsa, dice: «Non lo so. Spero la decisione sia nata da una seria struttura tecnica di ragionamento »).

PASSERA, INTESA, ALITALIA
È un fatto che, con assoluta coincidenza temporale, nel novembre 2008, mentre la Prestigiacomo rimodella uomini e tempi che porteranno all'Aia in oltre 3 anni, Riva entri nella cordata della nuova Alitalia, di cui Banca Intesa e il suo ad di allora, Corrado Passera, sono insieme azionisti e advisor.

Dovrebbe acquisire l'8 per cento. Ma la quota lievita generosamente al 10,2. Fanno 120 milioni di euro. Per giunta, in quelle stesse settimane, la stessa Intesa aprirà ai Riva una linea di credito di 80 milioni di euro per l'allestimento di due navi container per trasporto di minerali.

IL NODO DELLE DISCARICHE
Non è finita. Con Passera ormai ministro, i Riva non cessano di spendere il nome di Intesa, e con lei quel che evoca il nome del suo ex ad, come la propria banca e come stimmate di potere utile ad ammansire interlocutori di provincia. Questa volta, a loro dire, la banca è pronta a risolvere il nodo delle discariche ormai venuto al pettine.

Alla fine del 2011, la Provincia di Taranto si accorge infatti che le fideiussioni di Carige sono ampiamente scadute e, sulla base dell'Aia e della legge regionale del 2010, ne ricalcola il valore in una cifra che oscilla tra i 300 e i 400 milioni di euro. I Riva provano inutilmente a sostenere che possono pagare solo il 30 per cento di quel valore (perché quella sarebbe la loro percentuale di utilizzo della discarica) e indicano come garante una società di assicurazioni priva dei requisiti.

Quindi, indicano Intesa. Che tuttavia - come dicono a Repubblica fonti della banca e della Provincia - non risulta aver firmato alcun pezzo di carta. Né essere impegnata a nome dei Riva in nessuna negoziazione. La domanda dunque è: quale potere di ricatto politico hanno continuato a esercitare o possono ancora esercitare i Riva?

 

STEFANIA PRESTIGIACOMO fabio riva EMILIO RIVA - ILVACorrado Passera IL MINISTRO CORRADO CLINI ILVAILVAILVAILVA PROTESTA A DIFESA DELLA SALUTE jpegILVA DI TARANTO jpeg

Ultimi Dagoreport

gender club degrado roma pina bausch matteo garrone

25 ANNI FA SPUNTÒ A ROMA UN CLUB IN MODALITÀ DARK-ROOM: AL "DEGRADO", IMMERSO NEL BUIO, SI FACEVA SESSO SENZA IL SENSO DEL PECCATO, IN MEZZO A TUTTI. UNO ‘’SBORRIFICIO” CHE NON HA AVUTO EGUALI E CHE DEMOLÌ I MURI DIVISORI TRA ETERO-BI-GAY-LESBO-TRANS-VATTELAPESCA - PER 9 ANNI, “CARNE ALLEGRA” PER TUTTI. OGNUNO VENIVA E SI FACEVA I CAZZI SUOI, E QUELLI DEGLI ALTRI. IL "DEGRADO'' POTEVA ESSERE RIASSUNTO IN UNA DOMANDA: CHI È NORMALE? - DAGO-INTERVISTA ALL’ARTEFICE DEL BORDELLO: “SCORTATA DA MATTEO GARRONE, UNA NOTTE È APPARSA PINA BAUSCH IMPEGNATA AL TEATRO ARGENTINA. SI ACCENDONO LE LUCI E UNA TRAVESTITA URLO': “AO' SPEGNETELE! IO STAVO A FA’ UN BOCCHINO. NUN ME NE FREGA ‘N CAZZO DE 'STA PINA!”

giorgia meloni alberto stefani luca zaia matteo salvini sondaggio

DAGOREPORT – VENETO DI PASSIONI PER IL CENTRODESTRA: LA VITTORIA DI ALBERTO STEFANI È SCONTATA, MA A CONTARE DAVVERO SARANNO I NUMERI! SECONDO IL SONDAGGIO DI PAGNONCELLI, IL GIOVANE LEGHISTA CON CIUFFO GIAMBRUNESCO È AL 62,8%, CONTRO UN MISERO 26,9% DEL CANDIDATO DI SINISTRA, GIOVANNI MANILDO. UN OTTIMO RISULTATO, MA SOLO SE NON SI RICORDA COSA AVVENNE CINQUE ANNI FA: ZAIA VINSE CON IL 76,79% DEI VOTI, E BASTÒ LA SUA LISTA, INSIEME A QUELLA DELLA LEGA, PER OTTENERE IL 61,5%. OGGI CI VUOLE TUTTO IL CENTRODESTRA UNITO PER RAGGIUNGERE LA STESSA CIFRA – LO SPETTRO DEL SORPASSO DI FDI SUL CARROCCIO: SE LE TRUPPE MELONIANE OTTENESSERO PIÙ VOTI, CHE FINE FAREBBE LA GIÀ FRAGILE LEADERSHIP DI SALVINI?

giorgia meloni matteo salvini antonio tajani giancarlo giorgetti

DAGOREPORT - COME MAI LADY GIORGIA INFLIGGE ALLA “NAZIONE”, IN VISTA DEL 2026, UNA FINANZIARIA COSÌ MICRAGNOSA, CORRENDO IL RISCHIO DI PERDERE CONSENSI? - UNA MISERIA DI 18 MILIARDI CHE, AL DI LÀ DELL’OPPOSIZIONE, STA FACENDO SPUNTARE LE CORNA DEL TORO AGLI ALLEATI SALVINI E TAJANI, MENTRE RUMOREGGIANO I VAFFA DI CONFINDUSTRIA E DEI MINISTRI COSTRETTI AD USARE L’ACCETTA AL BILANCIO DEI LORO DICASTERI (TAGLIO DI 89 MILIONI ALLA DISASTRATA SANITÀ!) – LA DUCETTA HA UN OTTIMO MOTIVO PER LA MANOVRA MIGNON: FINENDO SOTTO IL 3% DEL PIL, IL GOVERNO ALLA FIAMMA USCIRÀ CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER CONFEZIONARE NEL 2026 UNA FINANZIARIA RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON I TEMPI DELLE POLITICHE DEL 2027 - E GLI ITALIANI NELLA CABINA ELETTORALE POTRANNO COSÌ RICOMPENSARE LA BONTÀ DELLA REGINA GIORGIA…

shooting calendario pirelli 2026

A PRAGA SI SVAGA! – UNA PARATA DI STELLE STA PER INVADERE LA CITTÀ DI FRANZ KAFKA: PER LA PRESENTAZIONE DEL CALENDARIO PIRELLI 2026 VENERDÌ 14, ALLA MUNICIPAL HOUSE, SONO ATTESI 500 ILLUSTRI OSPITI ACCOLTI DA MARCO TRONCHETTI PROVERA CHE AVRÀ AL SUO FIANCO TANTO BEL MONDO: DA TILDA SWINTON A GWENDOLINE CHRISTIE, GUERRIERA NEL ‘’TRONO DI SPADE’’, DALLE MODELLE IRINA SHAYK ED EVA HERZIGOVA, DALLA STILISTA SUSIE CAVE ALLA TENNISTA VENUS WILLIAMS, DA LUISA RANIERI A FAVINO – NON MANCHERÀ CHIARA FERRAGNI ALLACCIATA ALL’EREDE GIOVANNI TRONCHETTI PROVERA…

sigfrido ranucci giovambattista fazzolari

DAGOREPORT - UCCI UCCI, TUTTO SUL CASO RANUCCI: DAI PRESUNTI CONTATTI DI SIGFRIDO CON I SERVIZI SEGRETI PER L'INCHIESTA DI "REPORT" SUL PADRE DI GIORGIA MELONI AL PEDINAMENTO DI SIGFRIDO, CHE COINVOLGEREBBE FAZZOLARI, IL BRACCIO DESTRO (E TESO) DI LADY GIORGIA – RANUCCI, OSPITE IERI SERA DI BIANCA BERLINGUER, HA PRECISATO, MA CON SCARSA CHIAREZZA, COSA E' ACCADUTO NELLE DUE VICENDE: “NON SONO STATO SPIATO DA FAZZOLARI. SO CHE È STATO ATTIVATO UN MECCANISMO PER CAPIRE CHI FOSSE IL NOSTRO INFORMATORE. SI TEMEVA FOSSE QUALCUNO DEI SERVIZI, MA NON È ACCADUTO” - SULL'ALTRA VICENDA DEL PEDINAMENTO: "NON SO SE SONO STATO SEGUITO MATERIALMENTE" – RIGUARDO L'ATTENTATO: "NON HO MAI PENSATO CHE DIETRO CI FOSSE UNA MANO POLITICA" - DAGOSPIA CERCA DI FAR LUCE SUI FATTI E I FATTACCI... - VIDEO

giorgia meloni marina berlusconi antonio tajani

DAGOREPORT – IL DESIDERIO DI FARSI INCORONARE REGINA D'ITALIA, PER IL MOMENTO, LA MELONA LO DEVE RIPORRE NEL CASSETTO DEI SOGNI - L’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, BOCCIATA DA TUTTI I PARTITI CHE NON INTENDONO FINIRE CANNIBALIZZATI DALLA MELONI, STA MANDANDO IN PEZZI FORZA ITALIA - TAJANI FA IL POSSIBILISTA E GLI AZZURRI ESPLODONO. LASCIAMO POI PERDERE LA FAMIGLIA DI ARCORE CHE VEDREBBE SPARIRE IL NOME BERLUSCONI DAL SIMBOLO DEL PARTITO - A MILANO SI VOCIFERA DI UN TERRIBILE SCAZZO AL CALOR BIANCO TRA UN TAJANI IN MODALITA' RIBELLE E CRISTINA ROSSELLO, VICINISSIMA A MARINA - L'IDEONA DI FARSI INCORONARE "SUA MAESTA' GIORGIA I" FA STORCERE IL NASO ANCHE AI VARI POTENTATI SOTTERRANEI DEI FRATELLINI D’ITALIA (LOLLOBRIGIDA-LA RUSSA-RAMPELLI)...