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1. SFOGHI, INSULTI, DELIRI, GRANDI ORRORI E STUPIDE BANALITÀ, DISCORSI CRUCIALI E FARSI A VANVERA DEL DITTATORE CON I GENERALI NEL 1942. QUANDO ANCORA CREDEVA DI VINCERE 2. ”GLI EBREI DEBBONO ANDARSENE DALL' EUROPA. E SE RIFIUTANO DI FARLO, ALLORA NON VEDO ALTRA SOLUZIONE CHE LO STERMINIO”

Massimiliano Scafi per “il Giornale”

 

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Era il 23 gennaio del 1942 e a Berlino faceva piuttosto freddo.
Adolf Hitler, come al solito, aveva invitato a cena qualche generale e i vecchi camerati: menu rigorosamente vegetariano, niente alcol, quattro chiacchiere in libertà. «Gli ebrei debbono andarsene dall' Europa. E se rifiutano di farlo spontaneamente, allora non vedo altra soluzione che lo sterminio». Infatti, sappiamo tutti quello che è successo.

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Ma, senza arrivare all' odio totale per «i giudei», erano davvero in tanti nella lista nera del Fuhrer. Gli svizzeri, ad esempio: «Non si può più permettere che esista uno Stato come quello, un ascesso nel corpo dell' Europa. Potremmo, tutt' al più utilizzarli come albergatori». I russi, da ridurre in schiavitù: «Che idea ridicola vaccinarli... e niente sapone per loro. Il loro principale apporto alla civiltà è la vodka». Gli ucraini: «Gli faremo avere fazzoletti di seta, chincaglieria e tutto ciò che piace ai popoli coloniali».

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Tanti bei progetti pure per i sudtirolesi, da trasferire in Crimea attraverso il Danubio: «Troveranno un posto latte e miele». Per la Norvegia, «che sarà la centrale elettrica dell' Europa del Nord». Per il Vaticano. «Tireremo fuori quel branco di porci. Poi ci scuseremo». Quanto a noi, stravedeva per Mussolini, «il genio che oggi si trova alla testa del popolo italiano ha il profilo di Cesare». Un po' meno per i Savoia: «Bisognerebbe catturarli tutti, infilarli su un aereo e portarli il Germania».

 

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Non voleva una pace definitiva con la Francia per non mettere in difficoltà il governo di Roma, altrimenti «per battere l' Italia basterebbe la polizia di Parigi». Detestava Churchill, «prostituta politica», e Roosevelt, «azzeccagarbugli giudeo con una moglie negroide». E stimava Stalin: «Una delle figure più straordinarie della storia, una personalità eccezionale».

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Sfoghi, insulti, deliri, grandi orrori e stupide banalità, discorsi cruciali e farsi a vanvera.
Virgolettati in parte inediti e in parte dimenticati dalla storia, seppelliti per decenni negli archivi del Kgb, raccolti adesso da Fabrizio Dragosei, da vent' anni corrispondente da Mosca del Corriere della Sera, in Così parlò Hitler, edito da Mursia. «Parlava molto e ci teneva a non essere equivocato. La sera a cena, che spesso cominciava tardissimo, lui teneva banco e intratteneva i suoi interlocutori per ore. E il fedele segretario Martin Borman aveva messo in piedi un servizio di stenografi che registravano ogni parola del Fuhrer».


Dalle trascrizioni viene fuori come Hitler volesse occupare tutta l' Europa per poi allargarsi anche oltre. Dopo l' Inghilterra, pensava di aggredire pure l' America. Chiedeva ai suoi ingegneri aeronautici di progettare un bombardiere Heikel con motori accoppiati. Obbiettivo, i grattacieli di New York.

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«Un raid come quelli su Londra avrebbe un effetto devastante. Sarebbe fisicamente impossibile portare via le macerie e lì non è possibile costruire dei rifugi antiaerei». La coerenza? Non importa. «Con simili collaboratori posso permettermi giravolte di 180 gradi senza che nessuno muova un muscolo», questo il suo primo commento dopo l' attacco alla Russia del 22 giugno 1941.


L' Operazione Barbarossa violava il patto con il suo amato Stalin? Chi se ne frega, «un Stato che dispone di un stampa ispirata e ha in pugno i giornalisti dispone del più grande potere». Il popolo capirà.

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Il disegno generale era chiaro. «Chi approfitterà veramente di questa guerra saremo noi.
Ne usciremo bene in carne, prenderemo qualsiasi cosa ci possa esser utile e non restituiremo un bel niente. Che protestino, non mi importa. Per il bene del popolo tedesco ci vuole un conflitto ogni 15 o 20 anni».

 

Berlino doveva diventare capitale mondiale, sede perenne dei giochi olimpici. «Avremo le più ricche colonie del mondo». Progetti grandiosi pure per la Germania: un milione e mezzo di Volkswagen da produrre ogni anno, autostrade larghe 11 metri a carreggiata per arrivare comodamente fino ai confini dell' impero, in Crimea, aerei tanto grandi «da poterci installare una sala da bagno».

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Odiava le mogli, «meglio un' amante», le donne spagnole, «tutte oche, vanno sempre a messa», e i cuochi, «idioti ridicoli». Voleva rifare Berlino e sosteneva che a bruciare Roma non fosse stato Nerone ma «i cristiano-bolscevici». Rimorsi? Nessuno. «Sono stato troppo buono e la bontà si rimpiange dopo». Pentimenti? Solo uno: «Non ho regolato abbastanza i conti e, se non lo si fa subito, si diventa compassionevoli».

 

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Dopo la morte si vedeva in un Olimpo. «Sarò in compagnia degli spiriti più illuminati di tutti i tempi». E un cruccio, che la dice lunga sui suoi complessi: «Uno scozzese può essere ricevuto a Londra con il kilt ma a Berlino, chiunque indossi i Lederhose tirolesi darebbe l' impressione di andare a una festa di Carnevale».

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