1. DITE A BERGOGLIO CHE CI SONO CENTINAIA DI MILIONI DI EURO NASCOSTI IN VATICANO! 2. E’ QUELLO CHE SOSTIENE IL DOMINUS DELLE FINANZE DELLA SANTA SEDE, CARDINALE GEORGE PELL. SI TRATTA DI FONDI NERI, EXTRABILANCIO, CHE RAPPRESENTANO UNA MANNA DAL CIELO PER I CONTI DEL VATICANO, VISTO CHE IL BILANCIO 2014 E’ IN ROSSO DI 24 MILIONI 3. CENTINAIA DI MILIONI DI EURO ERANO NASCOSTI IN PARTICOLARI CONTI SETTORIALI E NON APPARIVANO NEI FOGLI DI BILANCIO. MA PERCHÉ NON ERANO CONTABILIZZATI? A COSA SERVIVANO TUTTI QUEI SOLDI? ESISTONO ALTRE RISERVE, MAGARI MOLTO PIÙ GRANDI? 4. IL CARDINALE PELL: “PER SECOLI PERSONAGGI SENZA SCRUPOLI HANNO APPROFITTATO DELLA INGENUITÀ FINANZIARIA E DELLE PROCEDURE SEGRETE DEL VATICANO”

M. Antonietta Calabrò per il “Corriere della Sera

 

George Pell George Pell

Il lavoro di riforma della finanze vaticane ha fatto scoprire centinaia di milioni di euro che non comparivano nei bilanci ufficiali della Santa Sede. Lo afferma lo Zar delle finanze vaticane, il cardinale australiano George Pell, sul settimanale Catholic Herald in un articolo di oggi e anticipato sul sito dello Spectator sottolineando che paradossalmente a motivo di «fondi neri» le casse della Santa Sede sono più in salute di quanto inizialmente apparissero.

 

«È importante sottolineare che il Vaticano non è in fallimento - scrive Pell -. A parte il fondo pensione, che ha bisogno di essere rafforzato per le richieste su di esso nei prossimi 15 o 20 anni, la Santa Sede sta facendo la sua strada, essendo in possesso un patrimonio e investimenti consistenti».

George PellGeorge Pell

 

Il bilancio del 2014: 24 milioni in rosso

Per rendersi conto della portata delle dichiarazioni di Pell , bisogna considerare che il consuntivo consolidato della Santa Sede per l’anno 2013 , approvato nel luglio 2014 , ha chiuso con un deficit di 24.470.549 dovuto soprattutto alle fluttuazioni negative derivanti dalla valutazione dell’oro per circa 14 milioni di euro. Quindi la scoperta di centinaia di milioni di euro extrabilancio dimostra che singole «parti» del Vaticano sono molto più floride della Santa Sede in quanto tale.

 

papa bergoglio e una guardia svizzerapapa bergoglio e una guardia svizzera

Fondi neri e possibili abusi

«In realtà - afferma il Prefetto vaticano per l’Economia -, abbiamo scoperto che la situazione è molto più sana di quanto sembrasse, perché alcune centinaia di milioni di euro erano nascosti in particolari conti settoriali e non apparivano nei fogli di bilancio. È un’altra questione, a cui è impossibile rispondere, quella se il Vaticano dovrebbe avere riserve molto più grandi».

 

Secondo Pell, finora nelle finanze vaticane «Congregazioni, Consigli e, specialmente, la Segreteria di Stato, hanno goduto e difeso una sana indipendenza. I problemi erano tenuti “in casa” (come si usava nella maggior parte delle istituzioni, laiche e religiose, fino a poco tempo fa). Pochissimi erano tentati di dire al mondo esterno che cosa stava accadendo, tranne quando avevano bisogno di un aiuto supplementare».

 

Il torrione Niccolò V, sede dello Ior  niccolovIl torrione Niccolò V, sede dello Ior niccolov

Il porporato sostiene che per secoli personaggi senza scrupoli hanno approfittato della ingenuità finanziaria e delle procedure segrete del Vaticano. Le finanze della Santa Sede erano poco regolate e autorizzate a «sbandare, ignorando i principi contabili moderni». Ma ora non è più così: le nuove strutture e organizzazioni stanno portando le finanze vaticane nel 21/mo secolo e rendendo il loro funzionamento trasparente, con piena responsabilità.

 

Sempre secondo Pell, «chi era nella Curia seguiva modelli a lungo consolidati. Proprio come i re avevano permesso ai loro governanti regionali, principi o governatori di avere quasi mano libera, purché i libri fossero in equilibrio, così hanno fatto i Papi con i cardinali di Curia (come fanno ancora con i vescovi diocesani)». Gli accantonamenti extra-bilancio per importi molto rilevanti come quelli rivelati dal cardinale Pell, naturalmente, costituiscono delle sacche all’oscuro dell’amministrazione centrale che possono dare occasione per possibili abusi.

PAPA RATZINGER PADRE GEORG PAOLO GABRIELE jpegPAPA RATZINGER PADRE GEORG PAOLO GABRIELE jpeg

 

Rivelazioni su Vatileaks

Il segretario per l’Economia, spiega anche che i tentativi di riformare la banca vaticana hanno vacillato. E si sofferma sul caso «Vatileaks». «Quando torneremo agli ultimi anni del pontificato di Benedetto XVI, troveremo che problemi erano tornati alla banca vaticana. Il presidente della banca, il dottor Ettore Gotti Tedeschi, è stato licenziato dal consiglio laico e una lotta di potere in Vaticano ha portato alla fuoriuscita regolare di informazioni.

 

Lo scandalo è esploso quando Paolo Gabriele, il maggiordomo del Papa, ha rilasciato migliaia di pagine di documenti fotocopiati privati del Vaticano alla stampa». «La mia prima reazione - aggiunge - è stata di chiedere come un maggiordomo abbia goduto di un qualsiasi accesso, tanto meno l’accesso regolare per anni, a documenti sensibili. Parte della risposta è che ha condiviso un grande ufficio unico con i due segretari papali. Tutto questo è stato gravemente dannoso per la reputazione della Santa Sede e una croce pesante per Papa Benedetto».

BERTONE-BERGOGLIOBERTONE-BERGOGLIO

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?