LA DITTATURA DI GRILLOMAO: CHI DI ANTIPOLITICA FERISCE DI ANTIPOLITICA PERISCE

Sergio Rizzo per il "Corriere della Sera"

Non è vero, come mormora qualche maligno, che i grillini battono la fiacca. Le interrogazioni targate Movimento 5 Stelle fioccano, e le proposte di legge su sistema elettorale, taglio dei costi della politica e incompatibilità parlamentari si ammucchiano nei cassetti di Camera e Senato. Per non parlare delle mozioni e della battaglia sulle commissioni permanenti. Ma la riforma più incisiva finora partorita riguarda la diaria: sostituire l'indennità aggiuntiva allo stipendio che tocca agli onorevoli per mantenersi a Roma con una carta di credito.

Dicono che risolverebbe alla radice il problema di rendicontare le spese realmente sostenute, operazione essenziale per tener fede alla promessa di restituire quello che avanza dai 3.503 euro spettanti ogni mese a ciascuno di loro. La rendicontazione è diventata un autentico incubo, e la diaria un'ossessione: i grillini la maneggiano come dinamite. La questione è così delicata che dal primo giorno si parla quasi soltanto di quello. Ovvero, come risolvere la questione dei quattrini.

Oltre alla paura di scivolare nel tritacarne della Casta, c'è anche il terrore di finire sulla Colonna Infame del Movimento, com'è già capitato a qualcuno. In Sicilia il vicepresidente dell'assemblea regionale Antonio Venturino, che si era tenuto il resto, è saltato come un tappo di spumante. Se sulla presenza ai talk show non si scherza, sui soldi si scherza ancora meno. Riferiscono i presenti che all'assemblea di ieri con i suoi parlamentari Beppe Grillo avrebbe dedicato al «reprobo» ex grillino siciliano epiteti poco affettuosi.

Se non proprio l'ombelico del mondo, di sicuro la diaria è diventata per il M5S l'ombelico del Parlamento. Nel Palazzo i «cittadini» si chiedono smarriti quanto sia lecito spendere senza doversi per forza ritrovare come squattrinati «universitari fuorisede», come un giorno ha confessato un anonimo grillino alla giornalista dell'Ansa Francesca Chiri.

I 32 euro a notte che il capogruppo al Senato Vito Crimi spende per dividere con il suo collaboratore una stanza in un alberghetto dietro alla stazione sono una cifra congrua? Il dibattito s'infuoca. E quando la storia comincia a scottare e i giornalisti a fare domande, è proprio Crimi che si deve assumere il compito di giustificare le inevitabili reticenze in una conferenza stampa: «Abbiamo deciso di rimandare la rendicontazione della diaria a quando avremo in mano le prime buste paga». Una conferenza stampa...

La sua collega capogruppo della Camera Roberta Lombardi è anche meno fortunata, perché perde il portafoglio con gli scontrini. Commettendo l'errore di chiedere consiglio alla rete su come rendicontare. La infilzano crudelmente. Diego Bianchi, alias Zoro, mostra in tivù gli sfottò più micidiali. Uno scrive: «Suggerisco referendum sul web per individuare soluzione adeguata. Vota solo chi ha perso il proprio portafogli entro il 31 dicembre 2012». Va avanti per giorni, finché sul web i buontemponi non si placano.

In Parlamento, però, a non placarsi sono le polemiche su quella benedetta diaria. Fra chi non ci sta a contare i centesimi, chi arriva alla conclusione che non è giusto rimetterci e chi addirittura si è indebitato con amici e parenti per venire a Roma, il partito della diaria integrale si fa sempre più rumoroso. Riunioni, telefonate, perfino un referendum: ma non se ne viene a capo. Quasi metà dei cittadini si pronuncia per la restituzione «secondo coscienza».

E non riuscendo a risolvere da soli quella faccenda diventata alquanto imbarazzante, è Grillo che deve precipitarsi da Genova a Montecitorio. Per minacciare di mettere alla berlina chi sceglie di fare la cresta. «Adesso lavoriamo sui 20 punti del programma», dice. Sarebbe ora.

 

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