MESSORI L’ANTIPAPA – IL DIVINO QUIRINO: “LO SPAURACCHIO DI UN PAPATO DI SINISTRA AGITATO CONTRO BERGOGLIO RICADE COME SCIOCCHEZZA SU CHI OSA IPOTIZZARLO”

Quirino Conti per Dagospia

Da non credere: dopo Michele Serra su La Repubblica, anche Liliana Cavani deve scendere in campo contro l'antipapismo di Vittorio Messori. Rispondendo punto per punto sul Corriere della Sera alle fantasiose letture apologetiche del Grande Convertito. Che naturalmente, con la boria di sempre, non può che ribadire l'indiscutibilità del suo aristocratico monopolio sul tema. Frainteso, dunque, misinterpretato e completamente travisato: un martire della Restaurazione!

Tra le molte bizzarrie del suo articolato ragionare: "Senza la trasformazione in solida istituzione, del "Movimento di Cristo" sarebbe rimasto solo un cenno in qualche testo di storia antica dell'ebraismo". Da non credere.

Il miracolista Messori, procedendo nella sua tortuosa campagna contro questo papato, nell'articolo contestato dalla Cavani sconfessa praticamente duemila anni di nuda Fede. Proprio lui - il convinto assertore della verità di Lourdes, il palpeggiatore del braccio di Bernardette, commosso e persuaso che l'inspiegabile freschezza del corpo della Santa non possa che attribuirsi a un'origine sovrannaturale - ora, implacabile, per svalutare un papato che non gli piace, arriva addirittura a rabberciare il parallelo tra una Chiesa malata di carrierismo e l'organizzazione strutturale di un partito politico.

Dunque, seguendo il suo ragionamento, Colui che aveva radunato attorno a sé un piccolo gregge al quale annunciare il Regno (con, in prospettiva, un sostituto già scelto da Lui inaffidabile e pieno di difetti), senza i futuri palazzi, gli sgonnellanti monsignori, le limousine, le banche e i più loschi intrallazzi, non avrebbe combinato proprio un bel niente. Con un annuncio affascinante, certo, ma irreale e persino ingenuo. Nonostante una resurrezione conclamata (o non è più vero?) e svariati altri gesti non propriamente da tutti. A garanzia di una storia unica e senza confronti.

E mentre cerca di scrollarsi di dosso questa impressione - del resto non della sola Cavani e, precedentemente, anche di Serra -, nel suo argomentare a sfavore dell'attuale papato, Messori arriva a confrontare la storia della Chiesa con l'esordio del Movimento Cinque Stelle, e con Grillo fondatore. Il sorprendente parallelo (se non blasfemo) pone da sé molti problemi di praticabilità. Almeno per vistosa stravaganza. Giungendo persino a considerare come inevitabili per la sopravvivenza della Fede, tra molti altri privilegi (e qui casca l'asino), anche le "proprietà mobili e immobili" dell'intera Cattolicità. Inserendo forse tra queste anche l'inestimabile, esilarante sede sibaritica che l'Opus Dei possiede ai Parioli; o tutto quel po' pò di marcio ultimamente emerso dai traffici politico-immobiliari di Propaganda Fide.

Proseguendo in un simile ragionamento, il caro apologeta probabilmente arriverebbe anche ad affermare la bontà dell'imbroglio costantiniano. Di quel falso storico, cioè, che per secoli ha fatto sì che si potesse confondere il primato di Pietro con una potestà regale origine di ogni male. E forse si rammaricherebbe persino di Porta Pia! Non dispiacendosi neppure delle megalomani spese intraprese ultimamente da un certo vescovo (e riportate da molti media) per il restauro del suo palazzotto episcopale.

Messori trova infantile (e quasi ridicolo perché utopico) l'auspicio di un ritorno alle origini. Ed è incredibile per chi come lui afferma a ogni occasione di conoscere approfonditamente la storia del Cristianesimo. E non ignora di certo che le deviazioni di quasi tutti gli ordini religiosi - francescani compresi - sono nate proprio dalla malafede di seguaci che, come il nostro Gran Convertito, erano poco portati a reggere l'impeto del fondatore (e, dunque, quello dello Spirito Santo, no?) perché più realisti di un materialista-marxista nel ‘17.

Ma Messori giudica le origini frutto di un entusiasmo irripetibile. Anzi, persino al nascere, già contaminato da ogni forma di pragmatismo e di oggettivo relativismo. E non c'è scampo: o si diventa straricchi, si abita in palazzi principeschi, si viaggia in macchine sontuose con autista, ci si veste con ridicoli abiti distanzianti, si possiedono banche e ogni altro genere di confort economico o, al contrario, ogni impeto suggerito dallo Spirito dopo un po' cede. Come un venticello senza forza. Altro che Pentecoste!

A questo punto che ne facciamo allora del "Non prevalebunt"? Vuoi mettere l'efficacia di un bel faldistorio e di un fastoso trono melodrammatico al confronto di questa nuova semplicità?

Ma il problema purtroppo è un altro: è ormai evidente che questo Papa non ammetterà connivenze né spalleggiamenti di sorta. E questo preoccupa vecchie clientele e avvantaggiatissimi, abituali cortigiani. Per non parlare di qualche nobile stylist che decaduta dal ruolo di suggeritrice, al sofisticato orecchio della precedente segreteria papale non potrà più indicare l'imperdibile chic del fronzolo tridentino o di tutto quel cerimoniale neobabilonese: tra fumi, ori e merletti.

Giacché la novità, come generosamente concede Messori, non consiste in quell'intramontabile "una Chiesa da riformare", piuttosto, drammaticamente, in una Chiesa da redimere. E lo spauracchio di un papato di sinistra agitato contro Bergoglio non può che ricadere come sciocchezza su chi osa ipotizzarlo.

Ma non si diceva che "la Chiesa è nel mondo ma non è del mondo"? O era tutta un'invenzione per tacitare baratri di paura, e dunque, come si è affermato a lungo, il vero "oppio dei popoli"? Del resto, così facendo, quest'astrusa polemica non fa che dare inevitabilmente del "Papa di destra" a tutti i predecessori di Francesco (almeno da Giovanni Paolo II°); e di "comunità di destra" a tutto quel chiacchierato movimentismo (Opus Dei, Comunione e Liberazione, Legionari di Cristo ecc.) quanto meno sospettato di affarismo, avidità e spregiudicatezza imprenditoriale. Tralasciando per misericordia le disavventure dell'IDI, del San Raffaele, dei Camilliani e dei Paolini...

Suvvia Messori, un po' di Fede! Lei che ha avuto il privilegio di constatare con mano che anche un corpo morto resiste al tempo, se Qualcuno lo vuole. Fresco e giovane così come ora appaiono piazza San Pietro e una quantità di chiese da tempo desertificate.
Con affetto, voglio però darle un consiglio: una lunga meditazione su un meraviglioso quadro di Caravaggio. Su un Cristo che dall'alto si precipita nel tempo e nella storia per disarcionarne, assieme a quel gran persecutore, tutto il realismo. Lei che di sicuro conoscerà molto bene la storia di Saulo.

PS: Le confermo, invece, cavilloso convertito, che a Porta a Porta Lei era "sembrato a disagio" perché oggettivamente a disagio.

 

Quirino Conti QUIRINO CONTI - ANNA FENDIQuirino Conti MARCELLO MESSORIOpus Day MessoriLiliana Cavani LILIANA CAVANI

Ultimi Dagoreport

pippo baudo senato

SI E' SPENTO A 89 ANNI IL MITOLOGICO PIPPO BAUDO - L’UOMO CHE HA SCOPERTO TUTTI (PER PRIMO SE STESSO), DEMOCRISTIANO DI FERRO, HA ATTRAVERSATO CRISI DI GOVERNO E CAMBIAMENTI IN RAI E VANTA IL RECORD DEI FESTIVAL DI SANREMO CONDOTTI (13) – QUANDO SFIORÒ LA CRISI INTERNAZIONALE, NEL 1986, PER LO SKETCH DEL TRIO SOLENGHI-MARCHESINI-LOPEZ SULL'AYATOLLAH KHOMEINI. E QUANDO LANCIÒ BEPPE GRILLO CHE PRONUNCIÒ LA CELEBRE BATTUTA SU BETTINO CRAXI: "SE IN CINA SONO TUTTI SOCIALISTI, A CHI RUBANO?" (VIDEO) - "LO SHOWMAN DELLA TRADIZIONE, IL SUPERCONDUTTORE, L’ORGANIZZATORE DI UN INTRATTENIMENTO SEMPRE SINTONIZZATO SUL PENULTIMO PARADIGMA DEL CONSENSO POPOLARE, SENZA SQUILLI REAZIONARI E SENZA STRILLI AVANGUARDISTICI: CLASSI MEDIE, PUBBLICO MEDIO, SENSIBILITÀ MEDIA. PERCHÉ BAUDO È IL CENTRO. CULTURALE, POLITICO, SOCIALE" (EDMONDO BERSELLI)

putin trump

DAGOREPORT - IL FATTO CHE PUTIN SIA RITORNATO A MOSCA CON L’ALLORO DEL VINCITORE, LA DICE LUNGA DI COME SIA ANDATO L’INCONTRO CON TRUMP. DEL RESTO, COME PUOI CONFRONTARTI CON GLI ESPERTI DIPLOMATICI RUSSI (SERGEI LAVROV E YURI USHAKOV), AFFIANCATO DA UN SEGRETARIO DI STATO COME MARCO RUBIO, NOTORIAMENTE A DIGIUNO DI GEOPOLITICA, E DA UN VENDITORE DI APPARTAMENTI COME STEVE WITKOFF? – PUTIN, SORNIONE, HA CERCATO DI CONVINCERE TRUMP DI TAGLIARE I LACCI E LACCIUOLI CON I LEADER EUROPEI - MISSIONE NON OSTICA VISTO I “VAFFA” ALLA UE, ULTIMO DEI QUALI LA GUERRA DEI DAZI - TRA VARI MOTIVI CHE MANTENGONO ACCESO UN INTERESSE DI TRUMP CON L’EUROPA, FA CAPOLINO L’EGO-SMANIA DI ESSERE INCORONATO, COME OBAMA, CON IL NOBEL DELLA PACE. ONORIFICENZA CHE VIENE PRESA A OSLO E NON A MAR-A-LAGO - E ADESSO COSA POTRÀ SUCCEDERE LUNEDÌ PROSSIMO NELLA SALA OVALE DOVE È ATTESO L’INCONTRO TRA TRUMP E ZELENSKY? LA PAURA CHE IL LEADER UCRAINO SI PRENDA UN’ALTRA DOSE DI SCHIAFFI E SBERLEFFI DAL TROMBONE A STELLE E STRISCE INCOLPANDOLO DI ESSERE IL RESPONSABILE DEL FALLIMENTO DELLA SUA TRATTATIVA CON MOSCA, HA SPINTO MACRON A CONVOCARE I ''VOLENTEROSI'' -OBIETTIVO: PREPARARE ZELENSKY AL SECONDO ROUND CON IL TEPPISTA DELLA CASA BIANCA...

giorgia meloni elly schlein

DAGOREPORT - COME DESTABILIZZARE IL NEMICO PIÙ INTIMO? SEGUITE IL METODO MELONI: AD OGNI INTRALCIO CHE SI INVENTA QUEL GUASTAFESTE DI SALVINI, LA MINACCIA DELLA DUCETTA È SEMPRE LA STESSA: ANDIAMO AL VOTO ANTICIPATO E VEDIAMO QUANTO VALE NELLE URNE ‘STO CARROCCIO - QUESTO RITORNELLO MELONIANO DI ANTICIPARE DI UN ANNO LE POLITICHE 2027, PERCHÉ NON LO FA SUO ANCHE ELLY SCHLEIN? ANZICHÉ STAR LÌ A PIAGNUCOLARE DI “SALARIO MINIMO”, DI “POLITICA INDUSTRIALE CHE NON C’È” E DI “CETO MEDIO IMPOVERITO”, SE L’ITALIA VA A PUTTANE, METTA L'ARMATA BRANCA-MELONI IN DIFFICOLTÀ: SI TOLGA L’ESKIMO DA GRUPPETTARA E LANCI LEI A GRAN VOCE UNA BELLA CAMPAGNA FATTA DI SLOGAN E FRASI AD EFFETTO PER CHIEDERE LO SFRATTO DEL GOVERNO, LANCEREBBE COSI' UN GUANTO DI SFIDA ALL’ARROGANZA DELLA DUCETTA, METTENDOLA IN DIFFICOLTÀ E NELLO STESSO TEMPO RIUSCIREBBE A TRASMETTERE AL POPOLO DISUNITO DELL’OPPOSIZIONE UN SENTIMENTO FORTE, AFFINCHE' IL SOGNO DI MANDARE A CASA GIORGIA MELONI POSSA DIVENTARE REALTÀ - SE OGGI, LA STORIA DEI NUOVI MOSTRI POLITICI SI FONDA SULL’IMMAGINARIO, COSA ASPETTA ELLY SCHLEIN A CAMBIARE MUSICA?

orazio schillaci marcello gemmato paolo bellavite ed eugenio serravalle

DAGOREPORT – I DUE NO-VAX NOMINATI NEL COMITATO TECNICO SUI VACCINI SPACCANO FRATELLI D'ITALIA: MONTA IL PRESSING PER FAR DIMETTERE EUGENIO SERRAVALLE E PAOLO BELLAVITE DALL’ORGANISMO – IN MOLTI RITENGONO CHE IL RESPONSABILE POLITICO DELL’IMPROVVIDA DECISIONE SIA MARCELLO GEMMATO, FARMACISTA E POTENTE SOTTOSEGRETARIO ALLA SALUTE MELONIANO – IL MINISTRO ORAZIO SCHILLACI È FRUSTRATO DAI CONTINUI BLITZ POLITICI CHE LO PONGONO DI FRONTE A DECISIONI GIÀ PRESE: NON CONTA NULLA E TUTTI PRENDONO DECISIONI SULLA SUA TESTA. ORA SAREBBE INTENZIONATO A REVOCARE L’INTERO GRUPPO DI LAVORO SE I NO-VAX NON SLOGGIANO. ENTRO 48 ORE…

trump zelensky putin donald volodymyr vladimir

DAGOREPORT – ARMATI DI RIGHELLO, GLI SHERPA DI PUTIN E TRUMP SONO AL LAVORO PER TROVARE L’ACCORDO SULLA SPARTIZIONE DELL’UCRAINA: IL 15 AGOSTO IN ALASKA L’OBIETTIVO DEL TEPPISTA DELLA CASA BIANCA È CONVINCERE PUTIN AD “ACCONTENTARSI”, OLTRE DELLA CRIMEA, DEL DONBASS, RITIRANDOSI PERO' DALLE REGIONI UCRAINE OCCUPATE DALL'ESERCITO RUSSO: KHERSON E ZAPORIZHZHIA (CON LA SUA CENTRALE NUCLEARE) - TRUMP POTREBBE AGGIUNGERE LO STOP ALLE SANZIONI E CHISSÀ CHE ALTRO – PRIMA DI UN INCONTRO PUTIN- ZELENSKY, TRUMP PORTERA' I TERMINI DELLA PACE ALL'ATTENZIONE DEGLI ALLEATI EUROPEI DI KIEV - PER GARANTIRE L'EX COMICO CHE MOSCA NON SGARRERA', MACRON, MERZ E COMPAGNI PROPORRANNO L'INGRESSO DELL'UCRAINA NELL'UNIONE EUROPEA (CHE FA SEMPRE PARTE DELLA NATO) - PER L’ADESIONE UE SERVE L’OK DEI FILO-PUTINIANI ORBAN E FICO (CI PENSERÀ LO ZAR A CONVINCERLI) - UNA VOLTA FIRMATA, DOPO 6 MESI DEVONO ESSERE APERTE LE URNE IN UCRAINA - LA GAFFE: "VENERDI' VEDRO' PUTIN IN RUSSIA...": TRUMP SULLA VIA SENILE DI BIDEN? OPPURE....